14 dicembre 2009

Vino: 13 Punti per Rilanciare il Settore e Sconfiggere la Globalizzazione


Costantino Charrère è intervenuto il 30 novembre al «Boroli Wine Forum» a Cuneo, appuntamento dove era presente anche il ministro alle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia.
Con piacere riporto il testo del suo intervento che è stato anche uno degli argomenti principali dell'intervista che mi ha concesso venerdì scorso per il mio programma su Radio Proposta in Blu. Tema dell'incontro «Il vino come motore di svilluppo».

Il tema è di grande attualità. Una indagine CIA fatta nei giorni scorsi ha evidenziato che oggi in Italia, nel sistema delle produzioni Agroalimentari, una impresa su tre è a rischio chiusura.

Il motore di sviluppo si è “ingolfato”, ha rallentato la propria velocità, e produce perdita.

La filiera “VINO MADE IN ITALY” non è esente da questa situazione, anzi è parte attiva.


Le principali cause che la hanno determinata, si riconducono principalmente ai seguenti fenomeni:

1- La sovrapproduzione di uva, ha creato un forte squilibrio fra domanda ed offerta

2- L’ingresso in Europa di vini a basso costo ha creato una grave caduta dei prezzi di mercato

3- La crisi economica mondiale ha aggravato tale situazione

4- La globalizzazione commerciale è stata più veloce della capacità di adeguamento delle imprese e del sistema legislativo e amministrativo di filiera.


I punti deboli del “ sistema produttivo” Italiano si intravedono principalmente:

1- Nell’eccessivo “campanilismo’ dei produttori ( difesa del proprio orticello… )

2- Nella conseguente difficoltà a trovare politiche di sviluppo condivise

3- Nella mancanza quasi totale di associazionismo di filiera specifica in Italia

4- Nella incapacità di dialogare fra le varie organizzazioni esistenti, portatrici di interessi di parte

5- Nella conseguente difficoltà a fare sistema in Europa da parte delle stesse categorie Professionali Italiane.


Questi punti deboli hanno depotenziato il motore di sviluppo.

I principali punti deboli che si intravedono nell’attuale normativa di orientamento in Europa, che

potrebbero rallentare la ripresa, e che quindi devono essere governati sono:

1-Il rischio di “appiattire e omologare verso il basso”, nella Nuova DOP Europea la qualità riconosciuta del sistema VQPRD Italiano

2- Il rischio di perdere la garanzia dell’origine delle uve, in un quadro normativo che tutela soprattutto la trasformazione della materia prima, con la conseguente perdita della centralità del territorio vitivinicolo, ricchezza strutturale del sistema produttivo Italiano

3-Una eccessiva frammentazione e burocrazia delle norme che regolano l’Europa  (amministrative, fiscali, etichettatura, commerciali ecc. )

4-Un “Governo delle regole” lasciato in mano a legislatori di Bruxelles, totalmente sprovvisti di cultura del territorio , che agiscono con una visione unicamente rivolta al mercato e alla concorrenza.


Quale strategia mettere in atto per fare ripartire il sistema e rilanciare lo sviluppo?
1) Richiamare alla propria responsabilità gli attori del sistema Professionale e Interprofessionale ( Produttori e Associazioni di categoria ) in Italia e in Europa, creando partecipazione attiva

2) Elaborare proposte utili alla causa, e che portino al legislatore la reale necessità di chi fa impresa, tutela i territori, crea innovazione e rispetta l’ambiente

3) Dare valore aggiunto alla DOP che deve tutelare l’origine dell’uva, con obbligo didichiararlo in etichetta

4) Fare norme precise, chiare, innovative, che possano migliorare l’efficienza e ridurre gli sprechi per chi lavora ( Codice Agricolo/semplificazione burocratica )

5) Fare leva sui Parlamentari Italiani al parlamento Europeo ( il Parlamento, dopo il trattato di Lisbona non è più consultivo ma co-decisionale ) con il fine di legiferare sulle proposte in corso

6) Trovare alleanze con Francia e Spagna per riportare il potere decisionale dell’Europa verso il bacino del mediterraneo

7) Avviare una forte azione di comunicazione verso il consumatore sul valore aggiunto delle DOP e della politica di qualità alimentare della produzione vitivinicola Europea (DOP)

8) Favorire l’ingresso dei giovani in Agricoltura

9) Fermare sul nascere qualsiasi tentativo di autorizzare il libero transito di circolazione dei mosti In Europa, che creerebbe l’apertura alla delocalizzazione produttiva

10) Ridiscutere la proposta e la volontà di liberalizzare gli impianti nel 2013, bloccandola

11) Riportare nel giusto alveo il dibattito sulle demonizzazione dei consumi dell’alcool, che colpisce soprattutto e ingiustamente solo il vino

12) Attuare verso il consumatore una campagna di “ Consumo Consapevole “ che comunichi tutti i i reali valori del vino ( storia, cultura, civilizzazione, nutrizione, lavoro, economia , Made In Italy )

13) Portare nella scuola Italiana l’insegnamento della cultura della terra e dei suoi prodotti, autentico patrimonio Italiano ed Europeo.

Per fare si che il vino possa continuare ad essere motore di sviluppo non possiamo subire passivamente il processo di globalizzazione in corso, ma dobbiamo diventare protagonisti di questo cambiamento, dirigendolo con grande rigore e disciplina, per la causa del vino di qualità, e per la difesa dei territori , del nostro lavoro, e per il piacere del consumatore.

1 commenti:

giancarlo borluzzi ha detto...

Ogni promessa è debito e io mi ero impegnato a inviare una proposta imprenditoriale attuabile da valdostani in estremo oriente donde sono da poco tornato. Purtroppo nè in viaggio nè ora( momento antelucano prima della partenza per fuori regione)ho trovato il momento per mettere giù la proposta che ho chiara, ma ricordo qui il mio duty perchè riguarderà proprio il vino, seppur da angolazione composita. Penso ci siano vari modi per introdurre il vino in modo assolutamente originale dalle parti del sol levante, ne indicherò uno. A presto.

 

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