4 dicembre 2013

Mattia Nicoletta: L'#agricoltura può essere un lavoro per giovani...

Mattia Nicoletta

Intervista a Mattia Nicoletta che con il fratello Alessio gestisce l'omonima azienda ortofrutticola. 

Da dipendente ad imprenditore: come nasce questa scelta?
Ho iniziando a fare l’enologo all’interno dell’amministrazione regionale. Poi per vari motivi dopo dieci anni mi sono ritrovato a casa. Però già da qualche anno insieme a mio fratello avevamo iniziato un’attività ancora di tipo hobbistico riguardante l’orticoltura. E poi nel giro di qualche anno tutto questo è diventato un vero e proprio lavoro. Siamo partiti da 2500 metri quadrati e oggi ne abbiamo circa 35mila. Mai avremmo pensato che questa sarebbe diventata un’attività a tempo pieno ed invece è così. Oggi siamo entrambi occupati in questo progetto grazie anche a papà e mamma che ci danno una grandissima mano.

Che cosa è “Au potager de Grand-Mère”?
E’ stato un nome individuato per dare quel collegamento che c’era con i nonni, in particolare con la nonna. Loro hanno sempre lavorato la terra. La tradizione di famiglia è stata sempre quella di avere delle attività nell’agricoltura. E proprio per voler rendere omaggio a loro che ci hanno lasciato questa terra e l’hanno lavorata in tempi difficili abbiamo voluto iniziare un’attività che ce lo facesse ricordare e ci permettesse di tramandarlo anche alle generazioni future.

E’ diventato il vostro marchio di azienda?
Direi di sì. E’ anche un collegamento con quella che vuole essere l’agricoltura d’antan, quindi di tipo tradizionale o, comunque, il più possibile tradizionale.

Nella vostra famiglia c’è una tradizione legata al lavorare la terra. Qual è la cosa più importante che avete imparato e il contributo più significativo di cui si siete fatti portatori?
Abbiamo imparato che dobbiamo sempre imparare. Tutti gli anni c’è qualche novità. Tutti gli anni si deve stare dietro ad attività differenti. Poi, con tanti agricoltori, ci facciamo portatori del messaggio che la terra non va sfruttata, ma accudita, coltivata, anche capita. E’ una ricchezza che tutti abbiamo, ma dobbiamo utilizzarla nel modo migliore.

Voi vi siete anche aperti alla realtà dei Gas, cioè dei Gruppi di acquisto solidali. Il saltare passaggi nella commercializzazione è forse la strategia principe per raggiungere velocemente un equilibrio aziendale…
Questo è vero. Noi ci siamo infatti organizzati in modo tale da inviare tutte le settimane un e-mail a questo gruppo di Gas dando loro una disponibilità di un certo quantitativo di prodotto e manteniamo un prezzo uguale a quello del punto vendita a casa in modo che vi sia una convenienza. Il prezzo nei mercati è invece di 10-15  centesimi più alto su alcuni articoli. E mandando questa e-mail la gente sa che cosa abbiamo, prenota e viene  a ritirare il proprio sacchettino comodamente al mercato. Per il prossimo anno stiamo anche studiando la fattibilità di una consegna a domicilio. Ma è un’idea che stiamo approfondendo con i responsabili dei Gas.

Quali sono, secondo voi, i principali problemi legati alla conduzione di un’azienda agricola?
Ce ne sono tanti come in tutti i settori. Uno su tutti è quello di lavorare sotto il cielo aperto e quindi di essere sottoposti a problematiche a cui non possiamo provvedere. Poi aggiungerei la burocrazia eccessiva. Non credo possa essere ancora retto a lungo un simile livello. E poi sarebbe bene che  a livello sia nazionale che regionale i politici credessero veramente nel settore agricolo. Non soltanto come una categoria che porta molti voti. E’ un settore che si deve avere a cuore e che ha bisogno di forze nuove in quanto l’età media dei conduttori delle aziende agricole valdostane non è per niente bassa. Ma se non ci si crede veramente non si fanno passi avanti.

Dicono che fate ricerca. Che cosa significa?
Più che ricerca facciamo dei test. Nel senso che mettiamo a dimora, ad esempio, una particolare tipologia di pomodoro e poi a fine anno verifichiamo se c’è stata una buona resa e, quindi, la pianta è produttiva. Ma pur in presenza di una buona resa ci accorgiamo che la pianta ha bisogno di troppe cure e deve essere gestita in modo troppo impegnativo per noi non va bene e, allora, cercheremo di orientarci su un’altra varietà. E questo lo abbiamo fatto un po’ con tutte le tipologie messe sino ad ora a dimora. La stessa logica l’abbiamo seguita con il nostro pollaio – che era anche il mio sogno nel cassetto che avevo da bambino – che abbiamo finalmente realizzato. Anche in quel caso la prima tipologia di gallina scelta non ha dato i risultati sperati e ora speriamo in futuro di avere più fortuna.

A livello d’impresa estesa non c’è una grande tradizione valdostana come avicoltura. Era più un allevamento di tipo privato, famigliare…
E’ vero. Devo comunque dire che siamo molto contenti in quanto abbiamo iniziato con i polli da ingrasso e partiti da 60 animali oggi ne abbiamo oltre 150. La richiesta sarebbe addirittura maggiore ma al momento non riusciamo ad ingrandirci di più. Vedremo in futuro.

Un bel numero comunque…
Come allevamento di tipo rurale direi proprio di sì.

Se vi dico “braccia restituite all’agricoltura” che cosa pensate? E’ davvero un fenomeno crescente? I giovani stanno tornando?
Il settore è interessante e c’è spazio per tutti. Chi ha voglia di lavorare può trovare il suo spazio. Faccio un esempio: un’azienda come la nostra che propone 15-20 tipologie di verdure diverse non potrà andare avanti ancora per tanto con tutta questa specialità. Ma se noi ci specializziamo su dieci differenti tipologie e un altro imprenditore agricolo ne sceglie altre dieci si può creare una rete, scambiarsi le verdure e, quindi, far trovare al consumatore finale una più ampia gamma di prodotti. E si tratterebbe di una posizione davvero vincente.

Ci sono anche ristoratori che acquistano i vostri prodotti? Il classico chilometro zero.
C’è da dire che questa sensibilità è presente in molte attività. Dal ristoratore di Fénis, a quello di Aosta e, soprattutto, anche la grande distribuzione. Ad esempio la Gros Cidac è molto sensibile. Attualmente siamo in diversi a conferire la verdura nel momento in cui la stagione ce lo permette. E siamo molto contenti di farlo. Così come garderie, scuole. Finalmente queste realtà si sono decise a favore dei prodotti locali e tutto questo aiuta a fare sistema, aiuta a fare rete.

Una novità da annunciare a livello imprenditoriale?
Sicuramente ci poniamo l’obiettivo di ampliare il settore avicolo.

Un sogno imprenditoriale da realizzare?
Ne abbiamo tanti. A me piacerebbe ricreare un’azienda agricola d’antan per dare la possibilità un po’ a tutti, in particolare ai bambini, di vedere quali erano gli animali e le attività che davano sostentamento alle famiglie di un tempo e non mi dispiacerebbe di poter avviare anche un’attività di ospitalità rurale.

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