17 aprile 2014

Il futuro del #fablabvda secondo Andrea Carlotto e Cristina D'Arienzo

Andrea Carlotto e Cristina D'Arienzo
Intervista a Cristina D'Arienzo, fra i fondatori del Fablab della Valle d’Aosta e Andrea Carlotto della società Silent Media Lab, che si occupa di droni e che collabora con il Fablab. Come sempre si tratta dell'intervista andata in onda si Radio Proposta in Blu e ospitata sul Corriere della Valle.

Che cosa è un fablab?
D’Arienzo: E’ un laboratorio dove è possibile costruire quasi qualunque cosa. E’ concepito per dare la possibilità a tutti coloro che desiderano realizzarlo un progetto di riuscire nell’intento. Il fablab mette così a disposizione competenze e attrezzature che altrimenti sarebbero difficilmente accessibili ai singoli.

Come nasce il fablab in Valle d'Aosta…
D’Arienzo: Come ogni progetto nasce dall’incontro di più persone con esperienze e competenze diverse ed eterogenee accomunati dalla passione per l’innovazione e la tecnologia.

Voi siete un'associazione quali obiettivi vi proponete?
D’Arienzo: Siamo un’associazione di promozione sociale e il nostro obiettivo primario è sostenere la diffusione di questo nuovo artigianato digitale del fare. In che modo? Faremo divulgazione, formazione e creeremo rete per far sì che ci sia un trasferimento tecnologico orizzontale. Inoltre ci occuperemo di dare supporto per la realizzazione di progetti interni o esterni, piccoli o grandi che siano.

Concretamente che cosa si farà in un fablab… Ad esempio io vado al fablab e…
D’Arienzo: Troverai dei macchinari a disposizione di tutti come ad esempio stampanti 3D, laser cutter e schede di elettronica Arduino. In questo modo si può prendere consapevolezza di queste tecnologie.

E voi aiutate queste persone ad usarle…
D’Arienzo: Sicuramente ci sarà un supporto in quanto i macchinari non sono complicati, ma necessitano di un minimo di spiegazione.

Fablab vuol dire anche collaborare con le aziende del territorio e qui abbiamo una prima testimonianza. Si parla di droni è vero? Come nasce questo connubio?
Carlotto: Diciamo che si sposano molto bene. La mia attività comprende anche l’utilizzo di droni, un termine che io preferisco non utilizzare in quanto ha una connotazione un po’ troppo militare, preferisco APR che non sarà bellissima ma in italiano significa aeromobile a pilotaggio remoto. La mia attività nasce tanto tempo fa’. Io nasco come musicista, sono poi diventato musico terapista e sono arrivato ad aprire questa mia attività come una condensa di tutte le esperienze che ho vissuto e che propongo come la mia professionalità. Io mi occupo di audio, video, musica, di newmedia, cioè nuove maniere di proporre i media e quindi mi occupo di proiezioni, interazioni e mi sono reso conto che nel mio lavoro alla fin fine opero in maniera molto artigianale pur non essendo l’artigiano classico come il falegname. Io ho il mio laboratorio, con i miei strumenti. Un lavoro cucito su misura. Non ho dei prodotti finiti, ma esiste un processo creativo che si sviluppa sulla base di chi mi richiede i servizi ed è proprio un lavoro laboratoriale e artigianale. Di qui l’incontro con il Fablab che da tempo auspicavo, avendo conosciuto realtà simili in città più grandi come Milano o Torino, è stato inevitabile. Ci occupiamo entrambi di artigianato digitale. E in questo possiamo aiutarci reciprocamente. Molti interesse sono comuni. E così dopo esserci un po’ parlati ci siamo guardati negli occhi per chiederci in che cosa possiamo aiutarci a vicenda

E il  Fablab che dice del connubio?
D’Arienzo: Per noi è importante creare partnership con imprese in modo da creare un tessuto nuovo valdostano produttivo attraverso la condivisione di risorse sia materiali che culturali. Per noi è importante che il Fablab porti a qualcosa che sia creazioen di impresa o di progetti. E con Andrea ci stiamo trovando molto bene è sempre presente ai nostri eventi e speriamo di poter conoscere sia nuovi imprenditori o imprese già costituite sia cittadini che hanno voglia di fare, di creare.

Il fablab è uno splendido volano per la diffusione della cultura imprenditoriale...
Carlotto: Sicuramente. Il fablab io l’ho sempre inteso più come un luogo che come un’istituzione. Dove si va, ci si scambia. E’ un magazzino di possibilità che si possono dispiegare a seconda delle persone che frequentano. Sono le idee che arrivano a dare vita al fablab. Qui magari si possono incontrare delle persone interessate alle tue idee e che possono aiutarti a svilupparle.

Il fablab è un rete nazionale oltretutto…
D’Arienzo: Noi siamo appoggiati dal Fablab Torino che cis tanno aiutando su diversi settori. Ad esempio abbiamo in comodato d’uso una laser cutter che è un macchinario molto costoso. Creiamo delle partnership facendo dei corsi di formazione da noi e pure da loro. Il fare rete è perciò importante per crescere ed imparare. Vorrei poi aggiungere che il fablab non ha  età. Chiunque può venire ed approcciarsi alle nuove tecnologie. Il nostro obiettivo è far capire anche che la tecnologia è facile, che l’innovazione deve essere di tutti e per tutti. E quindi passate a trovarci.

 Una novità da annunciare come Fablab?
D’Arienzo: il 25 aprile in Cittadella, nel pomeriggio, ci saranno dei workshop, e apriremo le porte del fablab e le iscrizioni all’associazione. In più potrete incontrarci e pure incontrare Andrea che farà una piccola dimostrazione.
Carlotto: Faremo una piccola dimostrazione di volo in modo da far vedere le potenzialità di questi mezzi.

Un sogno da realizzare?
Carlotto: Più che un sogno è un auspicio. Mi piacerebbe essere testimone di un rinnovamento generazionale un po’ su tutti i fronti che non significa soltanto di età, ma di mentalità e di apertura rispetto a quello che accade intorno a noi. A  livello locale mi auguro una maggior condivisione tra le imprese, i professionisti valdostani. Troppo spesso c’è un po’ di gelosia, un po’ di ritrosia nel collaborare mentre invece è la chiave perché Valle abbia un futuro.
D’Arienzo: Nello stesso modo vorrei che il nostro territorio migliori, che ci sia più collaborazione. Che riusciamo a raccontarci i nostri sogni, i nostri progetti senza paura che il vicino ce lo rubi. Che le imprese per davvero possano far rete senza paura. L’idea dell’open, cioè di fare insieme allo stesso livello, di imparare l’uno dall’altro  sia per quanto riguarda glia spetti tecnologici che di vita.

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