24 marzo 2009

Valfidi e il progetto di approdo all'articolo 107


Territorialità, localismo, inteso come credito applicato nel territorio al dettaglio, e mutualità. Sono questi i tre principi fondamentali che il Presidente di Valfidi Andrea Leonardi ha indicato domenica scorsa, nella sala conferenze dell'Hostellerie du Chaval Blanc di Aosta, ai soci del Consorzio illustrando alle piccole e medie imprese valdostane, ai professionisti e agli operatori economici interessati, il progetto che porterà Valfidi all’iscrizione tra gli Intermediari vigilati. (Qui trovate tutti i post di questo blog dedicati all'argomento)Un percorso che comporterà oneri (i controlli di Banca d’Italia e da subito un nuovo aumento di capitale sociale) e onori (un miglior accesso al credito). Un percorso obbligato viste le raggiunte dimensioni di Valfidi che ha da poco superato la soglia critica di volume di attività finanziaria di 75 milioni. Un percorso cui guarda con interesse l’amministrazione regionale presente all’incontro con il Presidente della Giunta Augusto Rollandin e l’Assessore al Bilancio Claudio Lavoyer. Entrambi hanno infatti pronunciato parole di forte apprezzamento per l’avvenimento. In platea anche Aurelio Marguerettaz (che nelle precedente legislatura come assessore al Bilancio si è speso molto in questa direzione ), il presidente della Camera di Commercio Pierantonio Genestrone, quello di Finaosta Giuseppe Cilea, senza dimenticare i presidenti delle tre associazioni artigiane.
Il direttore Roberto Ploner ha poi raccontato la storia del Consorzio mostrando i documenti più significativi evidenziando i numeri crescenti dell’attività di Valfidi (vedi tabella). Un’occasione per ricordare anche la figura dello scomparso Gianni Padovani. Illuminante a chiusura della mattinata la presentazione del Progetto di Intermediario da parte di Paola Schwizer, Professoressa in Intermediazione Finanziaria e Assicurazioni all’Università Bocconi di Milano. La docente ha illustrato le motivazioni che spingono Valfidi a intraprendere questa strada unitamente ai requisiti per essere competitivi nel nuovo scenario del credito. Così la Schwizer ha sintetizzato le sue conclusioni: «la trasformazione è un atto necessario dato il raggiungimento di determinati volumi di attività. I benefici attesi riguardano un innalzamento del valore delle garanzie prestate, un miglioramento della reputazione e un conseguente sviluppo delle quote di mercato». Per la docente i confidi sono intermediari finanziari di natura mutualistica. Possono perciò essere qualificati come imprese mission-oriented, non profit-oriented, in quanto perseguono la finalità di massimizzare i benefici per le imprese associate offrendo alle stesse migliori condizioni di accesso al credito, assistenza per una gestione finanziaria più consapevole. In quanto imprese, i confidi sono comunque tenuti a rispettare un vincolo di economicità per garantirsi autonomia gestionale e sostenibilità della crescita. Essi svolgono un’attività complessa nei contenuti tecnici e relazionali, e devono quindi attrarre o formare personale qualificato, con competenze non facilmente reperibili. Sono infine intermediari creditizi, e assumono esposizioni rispetto alle quali devono mantenere un patrimonio adeguato. Non solo, essi devono assicurare la crescita del patrimonio rispetto allo sviluppo dell’attività e ad obiettivi strategici, come la diversificazione in nuove regioni, settori o servizi. Senza margini operativi adeguati, mancano le risorse per sviluppare i servizi, l’organizzazione e il patrimonio. La presenza di aiuti pubblici, secondo la professoressa, può attenuare il vincolo economico, ma non eliminarlo, tanto più in presenza di limiti finanziari alla capacità di spesa degli enti pubblici, e di limiti normativi all’intensità degli aiuti di Stato. In ogni caso, sarebbe molto debole una strategia guidata quasi esclusivamente dagli obiettivi e dalle risorse assegnati dai policy maker. Verrebbe mortificata la capacità libera e autonoma dei confidi, in quanto attori di mercato vicini alle imprese, di cogliere bisogni in continuo cambiamento, e di dare risposte più tempestive, più articolate tecnicamente, e per questo più efficienti, anche nell’uso delle risorse pubbliche. «La sfida non è da poco: - h aconcluso la Schwizer - Valfidi dovrà impostare un modello di business che sia sostenibile, preservi il carattere mutualistico dei confidi, e al tempo stesso dia incentivi all’efficienza in un quasi-mercato dove vengono messi in atto interventi pubblici».

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