Visto
il momento di crisi è evidente che il ruolo della finanziaria
regionale è strategico…
Spieghiamo perché ai nostri
radioascoltatori.
La
Finanziaria regionale è uno strumento che la Regione si è data nel
1982 per consentire di operare sul terreno delle azioni per lo
sviluppo economico con una agilità diversa da quella che potevano
avere la pubblica amministrazione
Da
economista come giudica questa crisi?
Questa
è una crisi straordinaria. Non è una crisi congiunturale di qualche
anno. E' caratterizzata da una durata molto lunga e da una profondità
importante. Nel senso che molto indicatori economici – dai consumi
delle famiglie al reddito – hanno fatto dei passi indietro. Nel
giro di qualche anno sono tornati al livello del 2000. Adesso si
sente, si legge più 0,7 o più 0,5, ma in realtà recuperare un meno
10 o un meno 12 a colpi di più 0,7 vuol dire quindici anni per
tornare come prima.
Una
crisi strutturale…
Una
crisi strutturale che ha coinvolto le economie dei grandi paesi.
Qualcuno la attribuisce all'eccessiva finanziarizzazione
dell'economia. In parte credo che sia spiegabile perché le grandi
accumulazioni le hanno fatte i sistemi finanziari, anche se poi il
sistema finanziario è andato in crisi, invece la produttività di
lavoro e capitale tecnico, le attività tradizionali manifatturiere
sono al palo.
In
questi primi mesi di Presidenza su cosa ha concentrato maggiormente
la sua attenzione?
Prima
di tutto ho dovuto studiare un po'. Studiare i dossier, le questioni
aperte. Le realtà specifiche di una società che è molto
particolare, anche a livello nazionale. Non tutte le finanziarie
italiane fanno le stesse cose, hanno gli stessi compiti. Il grosso
del lavoro in questi mesi per l'azienda e per chi ha dovuto seguirla
come Presidente è stato il problema della reiscrizione a Banca
D'Italia richiesta da Banca d'Italia a tutti gli intermediari
finanziari sulla base di nuove regole. E quindi chi era già iscritto
come
la Finaosta ha dovuto affrontare una serie di attività, di
produzioni di documenti, di pianificazioni che hanno comportato e
stanno comportando molto impegno. In più bisogna anche dire che la
Finaosta è particolare perché oltre ad avere la vigilanza della
Banca d'Italia come le Banche è anche una società pubblica, quindi
ha anche le regole e i controlli di una società pubblica, e cioè la
trasparenza, l'anticorruzione. C'è tutta una serie di adempimenti
che fanno sì che purtroppo molto del tempo sia dedicato a questo e a
trascurare la vera mission che è lo sviluppo del territorio
Quali
sono gli attuali numeri di Finaosta? Quanto pesa sull'economia
valdostana?
I
numeri sono rilevanti. E' una società che ha un patrimonio di 240
milioni come Gruppo, affidamenti per 1,4 miliardi, 600 milioni a
valore di libro di partecipazioni, 90 dipendenti qualificati. Oltre
10mila mutui in essere, in una realtà di 100mila persone con 49mila
famiglie. Gran parte di questi mutui sono alle persone per i
finanziamenti delle case, ma ci sono 1000 in essere soltanto per le
imprese.
Finaosta
deve confrontarsi con la partita delle partecipate. Qual è il suo
pensiero in merito?
Le
partecipazioni sono uno degli strumenti attraverso cui si possono e
si sono adottate delle politiche, buona parte sono state della
Regione, e le partecipazioni sono state acquisite da Finaosta su
mandato della Regione. La più importante è quella di Cva che è una
grande azienda, poi c'è il blocco funiviario, poi ci sono altre
partecipazioni di rilievo finalizzate a gestire dei fenomeni come
Autoporto, Structure. La filosofia è che la Finaosta abbia un ruolo
di coordinamento strategico di queste partecipazioni, ma che sia la
totale autonomia di gestione nelle singole società
Uno
dei progetti era quello della cabina di regia unica delle società di
impianti a fune...
La
Regione ha già dato corso a questa iniziativa, dando mandato alla
Finaosta di razionalizzare il sistema delle partecipazioni negli
impianti a fune. Oggi ci sono cinque società, sei con la Funivie
Monte Bianco, ma
io faccio riferimento a quelle operative dei comprensori sciistici
sono Courmayeur, La Thuile, Pila, Cervino e Monte Rosa che hanno
assorbito alcuni piccoli comprensori non sempre contigui ma almeno
affini. C'è una regia unica in quanto in realtà sono tutte
controllate dallo stesso azionista, cioè la Regione tramite
Finaosta.
La
Regione è sempre stata il centro propulsore dell'economia valdostana
e Finoasta il suo braccio esecutivo. Con il nuovo contesto economico
questo scenario può ancora essere efficace?
Sono
cambiate tante cose. Non dimentichiamo che Finaosta è costituita nel
1982, l'anno in cui entra a regime il riparto fiscale, in cui nelle
casse regionali iniziano ad esserci molte più risorse di prima,
quindi l'opportunità di costruirsi una scatola che possa gestirle e
metterle a disposizione dell'economia è stata l'idea portante. E'
importante anche ora che dal 2011 sono arrivati i tagli. Non bisogna
infatti dimenticare come è cambiato il quadro. Prima era un'azienda
che aveva anche dei soci bancari, una finanziaria spa sul mercato,
oggi è una cosiddetta società in house, quindi al 100% della
Regione. Deve comportarsi come costola della Regione e bisogna tenere
conto che il mondo è così cambiato. La riassumo brevemente. Prima
c'era il bilancio regionale che faceva l'economia della Valle, oggi,
in prospettiva, è l'economia della Valle che dovrà fare il bilancio
regionale.
In
prospettiva Finaosta dovrà mettersi al servizio anche di questo…
Dovrà
creare le condizioni affinché lo sviluppo sia uno sviluppo che
produce reddito e occupazione.
Su
questo ci sono delle piste?
Ci
sono dei dossier aperti. Certamente bisogna anche lavorare
sull'attrattività delle imprese perché abbiamo aree dove ci sono
spazi disponibili, imprese che ci hanno lasciato e – ahimé – ci
lasceranno tra poco, e c'è quindi la necessità di attrarne delle
altre.
Ci
sono delle novità in vista per il 2016 da annunciare a ImpresaVda?
Sono
molti i dossier aperti e come dicevo prima molti dipendono dal via
libera della Regione che ci affida il compito di realizzarli. Uno
interessante su cui si sta praticamente chiudendo tutta la fase
preparatoria e che nel 2016 dovrebbe essere in pista è un nuovo
fondo di rotazione a disposizione principalmente dei condomini per
attività di efficientamento energetico, per fare degli interventi
che consentano nel tempo di avere dei risparmi nei costi energia
proprio per i cittadini che vi abitano. Non secondariamente si tratta
di lavori che possono essere una opportunità per il settore edilizio
e delle professioni in genere.
Per
le imprese c'è già un panel ampio di strumenti offerto…
Qui
c'è già un tema interessante. In merito alle imprese sappiamo che i
contributi a fondo perso non ci sono più e che le quote di
finanziamento in un momento i ìn cui i tassi sono bassi sono un po'
meno appetibili di una volta. Però le opportunità ci sono e gli
strumenti esistono soprattutto nel canmpo dell'innovazione e della
ricerca.
Un
sogno da Presidente di Finaosta da realizzare?
Se
immaginiamo i sogni come un obiettivo auspicabile mi piacerebbe di
riuscire con tutti gli staff e le équipe con cui si lavora a portare
in Valle qualche nuovo insediamento produttivo innovativo che crei
dei posti di lavoro qualificati per i nostri giovani e che possa fare
da traino alla crescita di quelle attività della cosiddetta new
economy di solito connesse a queste attività e connesse alla
diffusione dell'economia digitale. Mi piacerebbe trovare delle
partnership che possano essere attratte dalla Valle, collocarsi e
dare delle prospettive interessanti.
La
vecchia Tecnocity di Lanivi...
La
Tecnocity è stata una fase. Noi abbiamo avuto due cicli di
industrializzazione. Uno iniziale di circa 50-60 anni legato alle
materie prime e all'acqua, poi uno più breve di 25 anni legato ai
grandi gruppi industriali di Torino e Ivrea, cioè Fiat e Olivetti,
indotto e subfornitura, ora bisogna pensare ad un nuovo modello.
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