16 giugno 2013

#Export: la grande occasione della salumeria italiana e #valdostana


Aumenti a due cifre nei Paesi extra UE.  In Europa l’incremento non ha superato l’1,3%.
Stati Uniti, Giappone, Canada, Russia e Hong Kong sono  i mercati che hanno determinato questi risultati, quindi Paesi extracomunitari, che complessivamente nel 2012 hanno visto aumentare le quantità importate di salumi italiani del 12,7% pari a un +16,5% di valore. Più contenuto l’aumento incassato in Europa, che si ferma a un modesto +1,3%, segno evidente delle difficoltà economiche in cui il Vecchio Continente, pur con i distinguo del caso, si sta dibattendo.

La salumeria Made in Italy dunque piace sempre di più, soprattutto al di là dell’oceano, dove prosciutti crudi stagionati, prosciutti cotti e mortadelle italiane continuano a incassare il favore di mercati sempre più affascinati dalle nostre produzioni di qualità. Spiccano le percentuali di incremento degli Stati Uniti (+21,5%), del Giappone (+32,4%), della Russia (+33,9%), di Hong Kong (+23,1%), ma anche di un Paese ben più vicino a noi come la Bosnia Erzegovina che nel 2012 ha aumentato le importazioni di salumi italiani del 12,5% in quantità, pari a un +21,5% di valore.

L’export vola ma non compensa le perdite nazionali. Lo afferma il professor Alessandro Olper, secondo il quale le aziende devono sapersi strutturare meglio
I risultati pur positivi – spiega Alessandro Olper, docente presso il Dipartimento di Economia e Politica Agraria all’Università di Milanonon compensano purtroppo le perdite del mercato nazionale che come tutti sanno vive un periodo di profonda recessione. Ciò detto però, non vi è alcun dubbio che l’export rappresenti per il settore agroalimentare italiano uno sbocco interessante e, se ben sfruttato, una grande occasione di crescita e soprattutto di business».

Ma come può essere sviluppata questa tendenza, quali sono le strategie da mettere in atto per dare impulso a una voce così importante, oggi ancora di più, dell’economia italiana?
«Credo che il nodo della questione sia racchiuso nella necessità di far crescere le aziende – risponde il docente – e quando parlo di crescita mi riferisco a un sistema ben strutturato in grado di far fronte anche al rischio che, inevitabilmente, le dinamiche legate all’export comportano. Le potenzialità ci sono e l’elevata qualità delle nostre produzioni sono universalmente riconosciute, ma la qualità, da sola, non basta».

Il commento di Guido Bertolin della Maison Bertolin
«Non posso fare altro che confermare i dati e le considerazioni riportate nel comunicato - spiega Bertolin - per quanto riguarda la Bertolin nel 2012 l’export in valore è aumentato del +30,07% rispetto al 2011. +17,30% in Paesi extra UE (Russia – Giappone),   +9,30% in Francia  e  +16,80% in Belgio. Molto buoni anche i dati del primo trimestre 2013. L’export cresce anche per noi, ma nel nostro fatturato totale purtroppo incide per poco più del 3%. Confermo in effetti forti perdite in questo primo trimestre. Oltre il 10% nel mercato nazionale. L’export è sicuramente uno sbocco interessante, ma in Valle d'Aosta siamo aziende piccole. Le potenzialità ci sono e anche la qualità. E' necessario investire in questi mercati ma facendo sinergie in modo da ridurre i costi e il rischio».

La filiera si riunisce a Italpig - Rassegna Suinicola di Cremona
Il tema dell'export e della qualità garantita al consumatore italiano e internazionale è uno degli argomenti più attuali del settore perché apre nuove opportunità commerciali per tutta la filiera. Per questo tutti i protagonisti si sono dati appuntamento a Italpig il 24 ottobre 2013 per un confronto aperto e diretto sulla direzione da prendere per valorizzare tutti i segmenti della filiera.

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