31 ottobre 2010

Società Partecipate: La Regione Ricorre alla Corte Costituzionale

Appare intenzionato a reggere il fortino delle partecipate della Regione Valle d’Aosta: 49 aziende (15 direttamente partecipate dalla Regione e 34 attraverso la finanziaria regionale Finoasta attualmente guidata da Giuseppe Cilea) operanti nei più svariati settori da quello dell’energia, agli impianti a fune fino al gioco d’azzardo. Il primo match è avvenuto a partire dalla legge finanziaria del 2008. 

 Il provvedimento legislativo all’articolo 3 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, stabilisce che, al fine di tutelare la concorrenza ed il mercato, che le amministrazioni «non possano costituire società aventi per oggetto l’attività di produzione di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, né assumere o mantenere direttamente partecipazioni, anche di minoranza, in tali società». 

La ricognizione ha riguardato ben sedici società fra le quali Sitrasb dove la Regione detiene il 63,5% del capitale sociale, Sav (28,72%). Società italiana per il Traforo del Monte Bianco (10,63%), Rav (52,03%), Inva (75%), Casinoò de la Vallée (99%) e ovviamente Finaosta (100%) e ha sentenziato che per tutte sussistono i presupposti previsti dalla legge per il mantenimento delle partecipazioni detenute, «avendo – si legge nella delibera 2682 dell’8 ottobre di quest’anno - verificato che ognuna delle società direttamente partecipate ha per oggetto attività di produzione di servizi di interesse generale e di servizi strettamente necessari al perseguimento delle attività istituzionali dell’amministrazione regionale». 

Più complesso il secondo fronte divenuto anche oggetto di dibattito in Consiglio regionale e che ormai si appresta a prendere la strada della Corte Costituzionale. E’ stato il consigliere di minoranza Robert Louvin (Alpe) a presentare un’interpellanza al Presidente della Giunta ricordando come l’articolo 6 della manovra approvata dal Parlamento vieti alle società pubbliche di effettuare aumenti di capitale, trasferimenti straordinari, aperture di credito, né di rilasciare garanzie a favore delle società partecipate non quotate che abbiano registrato, per tre esercizi consecutivi, perdite di esercizio ovvero che abbiano utilizzato riserve disponibili per il ripianamento di perdite anche infrannuali. «Questa forma di intervento – ha detto Louvin - è stata assai frequente da parte dell'Amministrazione regionale, in particolare nel settore del trasporto a fune, per il tramite soprattutto della società Finaosta». Nella risposta, il Presidente della Regione, Augusto Rollandin, ha sottolineato che «l'ammontare degli interventi dell'Amministrazione regionale o per il tramite della Finaosta nel corso di questi cinque anni è di poco oltre i 40 milioni. Non vi sono poi stati interventi per trasferimenti straordinari, aperture di credito o rilascio di garanzie». 

Rollandin ha poi focalizzato l’attenzione sulle società che potrebbero essere oggetto del provvedimento. Sono nove le partecipate del settore dei trasporti a fune infatti che hanno registrato una perdita d'esercizio per tre esercizi consecutivi: Cervino Spa; Chamois Impianti Spa; Ciri Spa Courmayeur Impianti di Risalita Spa; D.T. Valgrisenche Spa Développement Valgrisenche Spa; Funivie Gran Paradiso Spa; Grand Saint Bernard Spa; Monterosa Spa; SITIB Spa, Società Incremento Turistico Invernale Brusson; Sagit Spa, Società per Azioni Gressoney per l'Incremento Turistico. Perdite che, comunque, deriverebbero anche da interventi per investimenti. 

Il Governo regionale ha però adottato una deliberazione con la quale ha deciso di proporre ricorso dinanzi alla Corte Costituzionale in quanto questa disposizione, pur qualificata come principio di coordinamento della finanza pubblica non applicabile in via diretta alle Regioni, «costituisce in realtà una disposizione dettagliata auto applicativa, che esclude di fatto ogni spazio di adeguamento e comprime illegittimamente l'autonomia legislativa, finanziaria e organizzativa della Regione». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 27 ottobre 2010)

30 ottobre 2010

Delibere di Giunta: Segnalazioni per le Aziende (75): 2,3 milioni a Dora per Progetto di Ricerca





La sede della Dora
AGRICOLTURA E RISORSE NATURALI


3,38 milioni contro la rinotracheite
L’Esecutivo ha approvato, ai sensi della legge regionale n. 3 del 2002, la prosecuzione del programma di sorveglianza, di protezione e di eradicazione della rinotracheite infettiva bovina in Valle d’Aosta (IBR), su tutto il territorio regionale, per il periodo novembre 2010 – 31 maggio 2011. L’impegno di spesa ammonta a 3 milioni 380 mila euro. (delibera 2.918)

ATTIVITA’ PRODUTTIVE

807mila euro elle imprese artigiane e industriali
Sono stati concessi contributi in conto capitale, in istruttoria automatica e valutativa, a favore di imprese artigiane e industriali, relative a domande presentate nel corso dell’anno 2010, per un impegno di spesa di 807 mila euro. (delibera 2.909 - 2.910 - 2911)

2,3 milioni alla Dora per la ricerca
E’ stato concesso un contributo alla Dora di Aosta, ai sensi della legge regionale n. 84 del 1993, per la realizzazione di un progetto di ricerca industriale. L’impegno di spesa per gli anni 2010/2013 è di 2 milioni 360 mila euro. (delibere 2.914)

BILANCIO, FINANZE E PATRIMONIO

Vendita immobili regionali
La Giunta ha approvato l’avviso d’asta e il relativo estratto per la vendita di immobili di proprietà regionale, ai sensi della legge regionale n. 12 del 1997 e successive modificazioni. (delibera 2.973)

ISTRUZIONE E CULTURA

Lavagne interattive
L’Esecutivo ha approvato la realizzazione di un progetto formativo per l’innovazione della didattica con l’utilizzo delle Lavagne Interattive Multimediali LIM/TIBI, destinato ai docenti delle istituzioni scolastiche della Regione, per il periodo dicembre 2010 – aprile 2011. (delibera 2.879)

2,6 milioni per la sicurezza degli edifici scolastici

E’ stato adottato il piano straordinario, per l’anno 2010, per l’adeguamento a norma e la messa in sicurezza degli edifici scolastici di proprietà degli enti locali. Il finanziamento complessivo a carico della Regione è pari a 2 milioni 692 mila euro. (delibera 2.960)


SANITA', SALUTE E POLITICHE SOCIALI

1,9 milioni per la ristrutturazione di microcomunità

E’ stato infine deliberato il Piano di riparto delle risorse finanziarie per la ristrutturazione di microcomunità realizzate dagli enti locali, per l’anno 2010. L’impegno di spesa è 1 milione 900 mila euro. (delibera 2.968 )


TERRITORIO E AMBIENTE

Disciplina stazioni radiolettriche e strutture di radiotelecomunicazione
Sono stati deliberati i criteri di ripartizione dei contributi agli enti locali per lo svolgimento delle funzioni esercitate ai sensi della legge regionale n. 25 del 2005 «Disciplina per l’installazione, la localizzazione e l’esercizio di stazioni radioelettriche e di strutture di radiotelecomunicazion»i. (delibera 2.975) 

29 ottobre 2010

Il Manifesto della Sagra Autentica: le 7 Regole d'Oro

Allein,  feta di trifolle, la festa delle patate
Lo sai che alla quarta edizione di Territori in Festival, venerdì 24 settembre,  alle Terme Excelsior di Montecatini  (leggi qui il post) sotto la supervisione del Gastronauta Danilo Paolini è stato presentato il primo Manifesto della Sagra autentica? Una presa di posizione virulenta contro le sagre «farlocche»? 


Siccome il tema sembra interessare anche la Valle - e avevo già riportato in materia alcune riflessioni piuttosto critiche di Maddalena Cristiani, presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di Commercio - ho pensato di farti cosa gradita riproducendo i sette punti del Manifesto e chiedendoti che cosa ne pensi. Mi sembra un utile strumento di riflessione. 


La mia personale opinione è che qui in Valle il problema non sia tanto la sagra «farlocca» quanto il fatto che in determinati periodi dell'anno ce ne sia una vera inflazione, con differenze davvero minime.




1 - La sagra è parte integrante dell’identità storica di una comunità e di un paese: è da intendersi come connubio perfetto tra l’autenticità gastronomica e le tradizioni del territorio da cui questa proviene. È espressione della cultura materiale del territorio e ha come obiettivo la salvaguardia, la diffusione e la promozione del patrimonio territoriale: in essa si intrecciano gastronomia, cultura, tradizione ed economia. Perché una sagra si possa definire “tradizionale” deve possedere almeno un passato di legame tra il prodotto e il suo territorio, documentato da tradizione orale e scritta. Tutte le iniziative culturali previste dalla sagra, infatti, devono riflettere l’obiettivo primario della sagra virtuosa, ovvero esprimere cultura e tradizione.
2 - Il cibo, il consumo collettivo e rituale di determinati prodotti carichi di valori simbolici è il motore propulsore della sagra. Il tipo di alimento, il modo di prepararlo e di consumarlo rimandano ad un passato di vita comunitaria e a una cultura alimentare percepita come segno di identità. Per questo la sagra deve somministrare piatti e ricette che abbiano come ingrediente principale il prodotto di cui si fa promotrice.
3 - La sagra non ha finalità speculativa. Non è uno strumento di business e profitto, ma un veicolo di valorizzazione del territorio e della comunità. In questo modo la sagra diventa un’occasione per la comunità locale (operatori commerciali e non) per riflettere sulle proprie origini e sulle proprie risorse. La sagra deve garantire al meglio la tracciabilità, la divulgazione, la conoscenza dei propri prodotti e la trasparenza fiscale. La sagra va intesa come un’opportunità per il territorio: favorisce il miglioramento dell’immagine della comunità, l’orgoglio di una comunità di riuscire a sostenere un evento, di sviluppare nuove conoscenze e capacità, di stimolare lo spirito di partecipazione, aggregazione, amicizia e appartenenza. È uno strumento con cui far conoscere giacimenti dimenticati, ma anche borghi, musei periferici, centri storici, chiese e abbazie. La sagra può costituire anche uno strumento di ricchezza economica nella misura in cui è in grado di realizzare servizi a favore della comunità locale.
4 - La sagra promuove forme di socializzazione e sviluppo collegate alla cultura del cibo locale. Essa risponde al desiderio delle comunità di avere spazi di convivialità e socializzazione. Coinvolge tutto il territorio e le numerose realtà produttive e commerciali locali, nonché i vari operatori del settore enogastronomico, quali produttori, artigiani, cucinieri, ristoratori e baristi. Il benessere e la soddisfazione di tutte le fasce della popolazione, sono essenziali per una sostenibilità nel tempo della manifestazione. La valorizzazione di un prodotto risulta efficace e con ampie ricadute economiche - durature - a vantaggio degli operatori locali, quando viene considerata in una dimensione collettiva, partecipata e condivisa sul territorio e non quando viene concepita tramite azioni estemporanee e promosse dai singoli soggetti anche se legati alla filiera e alle istituzioni. La dialettica tra i contesti favorirà naturalmente un intrecciarsi di creatività e tradizione, contribuendo a trasmettere che il folklore non è fossilizzato, ma in continua evoluzione e rielaborazione. Si auspica quindi il coinvolgimento della comunità nelle attività organizzative, invitando gli abitanti a prendere parte a comitati; incentivando aziende locali e amministrazioni al supporto finanziario e tecnico.
5 - La sagra deve svolgersi in un periodo limitato di tempo, deve essere legata a cicli di produzione e consumo e non può avere durata superiore ai sette giorni. Deve avere luogo nel territorio di origine del suo prodotto, ricetta o trasformazione tipica, in locali e ambienti idonei per la somministrazione che siano ben inseriti nel contesto paesaggistico, anche valorizzando strutture e ambienti tradizionali. Può svolgersi in contesto urbanizzato o in ambito rurale. Può anche prevedere eventi centralizzati ed eventi dislocati presso luoghi di produzione, osterie, ristoranti, enoteche e trattorie, creando una sinergia tra tutti gli attori pubblici e privati coinvolti nella sagra.
6 - La sagra è organizzata e gestita da associazioni senza scopo di lucro, che in concorso con altri soggetti portatori di interesse a livello territoriale, operano con continuità allo sviluppo e alla promozione della stessa attraverso un comitato. Gli organizzatori della sagra, perché questa possa definirsi tale, devono monitorare che i compiti relativi alla sicurezza degli ambienti e alle norme igienico sanitarie siano svolti con professionalità e responsabilità, assicurando competenza e preparazione del personale volontario. Devono quindi affidarsi a volontari competenti, che si assumano la responsabilità dei compiti affidati. Gli organizzatori devono inoltre impegnarsi a tutelare i volontari coinvolti a livello assicurativo. Il personale ha come obiettivo divulgare informazioni e approfondimenti, ma anche educare i visitatori e sensibilizzarli. Deve possedere competenza, ed essere in grado di dare informazioni corrette sul prodotto, raccontare aneddoti sulla sua storia ed esprime il legame sensoriale con la sua terra. Gli eventuali utili debbono essere reinvestiti in attività a favore della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale immateriale.
7 - La sagra deve rispettare il proprio territorio, facendo attenzione all’impatto ambientale e curando in particolare strutture, uso di detersivi biologici e smaltimento rifiuti. Piatti, bicchieri e posate utilizzate in strutture pubbliche devono essere in materiale riutilizzabile, biodegradabile e di riciclo, o di uso comune e tradizionale sul territorio. Deve essere realizzata la raccolta differenziata. Lo smaltimento di liquidi e gas nocivi deve avvenire secondo le norme di legge. La sagra virtuosa, deve quindi dimostrare di intraprendere un percorso educativo anche in campo ambientale ed ecologico.

28 ottobre 2010

Cosa Fare Prima, Durante e dopo una Fiera Internazionale: Istruzioni per l'Uso


Venerdì 22 ottobre alla Pépinière d'Entreprises di Aosta si è svolto il convegno «Come ottimizzare la partecipazione alle fiere internazionali», organizzato dall'Istituto nazionale per il Commercio Estero (ICE) e dalla Regione Autonoma Valle d'Aosta, in collaborazione con Attiva - Chambre Valdôtaine, e dedicato alle imprese valdostane che puntano sulla partecipazione a fiere internazionali per incrementare l’attività e la produttività all'estero. Dopo la querelle in merito alla inestsitente partecipazione degli imprenditori valdostani al Salone del Gusto 2010 potremmo dire che si tratta di un post dal tempismo eccezionale.

      Siete sicuri che il vostro prodotto possa essere esportato?
      Avete fatto una corretta analisi dei costi di esportazione?
      Avete assunto tutte le informazioni utili a conoscere tutte le procedure di abbattimento dei costi di importazione del paese dove volete entrare?
      Sapete che esiste la possibilità di utilizzare il deposito doganale?
      Avete prima visitato la fiera a cui volete partecipare come espositore?
      Avete inserito nel vostro programma di comunicazione uno studio attento degli usi e costumi, cultura e tradizioni locali?
      Siete sicuri che il prodotto che volete lanciare sia adatto al mercato a cui è diretto?
      Siete sicuri di poter utilizzare il vostro marchio sul mercato estero senza scontrarvi con la cultura e la legislazione vigente?

Queste sono solo alcune delle domande a cui ogni impresa dovrebbe dare o avere una risposta prima di prendere parte a una fiera internazionale o lanciare un prodotto su un nuovo mercato. Conseideratela una prima check-list, anche se non esauriente.

Il relatore della giornata, Dr. Nicola Minervini, esperto di internazionalizzazione d'impresa, ha saputo affrontare il tema in maniera chiara e brillante, senza lesinare informazioni ed esempi pratici derivanti da una lunga esperienza personale nel settore.

Prima di affrontare in maniera approfondita il tema della giornata, Minervini ha illustrato il metodo PIMI (Promozione – Informazione – Mercato – Impresa), da lui elaborato per pianificare al meglio le attività di Export di un’impresa.
In particolare, in base a questo schema, durante la fase di Promozione l’imprenditore deve dedicare particolare attenzione all’investimento sul marchio dell’azienda, all’ottimizzazione della partecipazione alle fiere, alla maggiore attenzione alle differenze culturali, alla forma più adatta di presentare l’azienda, alla qualificazione della rete vendita e alla maggior preparazione alle missioni imprenditoriali.

L’aspetto Informazione prevede invece una preventiva identificazione di rischi e barriere, l’utilizzazione del supporto all’export, la definizione delle informazioni necessarie, l’identificazione delle fonti di informazioni e l’elaborazione di un piano export.

Per quanto attiene all’elemento Mercato, Minervini ha poi sottolineato l’importanza dell’identificazione del prodotto, della creatività nella forma di ingresso sul mercato, della maggiore attenzione agli aspetti legali, della selezione del mercato e della forma di ingresso, dell’“Ingegneria” per l’elaborazione dei prezzi ed infine della selezione del partner.

Infine, per ciò che concerne il tema chiave Impresa, è stata evidenziata l’importanza di ragionare sui seguenti aspetti fondamentali per una impresa che voglia esportare: capacità tecnologica, qualità della gestione dell’export, integrazione aziendale, logistica competitiva, formazione continua e gestione personalizzata dell’evasione dell’ordine.

Per coinvolgere maggiormente il pubblico presente in sala, Minervini ha organizzato un lavoro di brainstorming che prevedeva che i partecipanti dei tre gruppi formati individuassero, sulla base di quanto il relatore aveva illustrato nella prima parte della mattinata, le azioni da mettere in atto prima, durante e dopo la fiera.

Prendendo spunto da quanto emerso dal lavoro dei partecipanti, il relatore ha poi fornito preziose indicazioni su come individuare la fiera più adatta alle esigenze dell’impresa, come pianificare al meglio la partecipazione all’evento e su come infine trarne i maggiori benefici, dedicando un ampio spazio all'importanza che si deve dedicare allo studio delle differenze culturali tra Paesi, per esempio alle diverse interpretazioni di frasi, formule di cortesia, colori e orari, ecc. dimostrando quanto possa essere rischioso, per il risultato di una missione, non conoscerle a sufficienza.

A supporto del suo intervento Minervini ha inoltre fornito diverse fonti di informazioni (elenchi di siti web istituzionali o dedicati al commercio estero), utilissimi per una preparazione corretta e completa della propria attività all’estero, condizione indispensabile per il successo di un’impresa.

In qualche post successivo. A mo' di piccoli flash ti offrirò qualche ulteriore pillola dei contenuti della giornata.

Danilo Grivon Ospite a ImpresaVda su Radio Proposta in Blu

Carissimo visitatore, metto on line la puntata del 22 ottobre di «ImpresaVda», trasmessa su Radio Proposta in Blu. Ospite della puntata Jean Jacques Coquillard di Quality Wine, società che opera nella progettazione e realizzazione di impianti per l'industria enologica ed alimentare, con lui ci analizzeremo il mondo enologico valdostano (e non solo) da un osservatorio originale.

Qui - se te la sei persa - puoi trovare la puntata registrata.

Venerdì 29 ottobre, alle 10, sarà invece mio ospite, per la ventireesima puntata, sponsorizzata come sempre dalla Camera di Commercio di Aosta, Danilo Grivon della Fromagerie Haut Val d'Ayas di Brusson, con lui rifletteremo di cosa significhi fare filiera nel biologico.

Ti ricordo che ImpresaVda è disponibile a dare voce ai tuoi dubbi, ai tuoi quesiti, ai tuoi commenti critici. Scrivi a: diretta@radiopropostainblu.it.

Anche a trasmissione terminata non esitare a mandare una tua impressione o a lasciare un tuo commento anche su questo blog. Ne farò buon uso.

Non dimenticare che è possibile ascoltare Radio Proposta anche sul tuo pc: clicca qui.

E fallo sapere anche ai tuoi amici.

Se non conosci ancora la radio ti segnalo le sue frequenze: Courmayeur 103.8 - La Salle 93.7 - Saint-Nicolas 107.6 - Aosta 107.8 - Saint-Vincent 107.4 - Bassa Valle 107.8 - Brusson 88.5 - Ayas 107.6 - Valtournenche 107.6 - Valle del Gran San Bernardo 107.6 e Valgrisenche 88.0.
Buon ascolto.

27 ottobre 2010

Salone del Gusto 2010: Imprenditore Valdostano Dove Sei?

Un articolo pubblicato su La Stampa di oggi a firma di Stefano Sergi si interroga (secondo me giustamente) in merito all'assenza dei produttori privati valdostani al Salone del Gusto 2010 di Torino.


Un'assenza resa ancora più evidente dalla forte presenza di imprenditori Trentini. Soltanto l'amministrazione regionale con uno stand da 200 metri, un ricco programma di eventi e un impegno di spesa di 80mila euro ha garantito la presenza della nostra regione ad un appuntamento dal grande richiamo internazionale, evitando un vuoto imbarazzante.


Tu che mi leggi in questo momento e che, in quanto imprenditore - immagino - ti senti chiamato in causa, sai spiegarmi che cosa è successo? Mi sembra davvero un'occasione persa non soltanto sul fronte del business, ma della cultura imprenditoriale.

L'Occupazione Straniera in Valle d'Aosta secondo il Dossier Statistico Caritas/Migrantes sull'Immigrazione 2010



Ieri, martedì 26 ottobre, presso il Magazzino della Caritas di Aosta, è stato presentato, in contemporanea con la sede nazionale di Roma e altri sedi italiane, il «Dossier Statistico sull’Immigrazione 2010» di Caritas Italiana/Migrantes. Il primo Rapporto sull’immigrazione venne pubblicato nel 1991 e l’edizione 2010, vent’anni dopo, rappresenta una ricorrenza speciale riassumibile con il motto: «Dossier 1991 – 2010: per una cultura dell’Altro». Il Dossier è stato presentato dal prof. William Bonapace, autore di alcuni capitoli del testo (insieme a Monica Monteu Giolitto con un intervento del giornalista, scrittore ed educatore Karim Metref. A dare il saluto alla platea il direttore della Caritas don Aldo Armellin che ha dato subito la parola a Mons. Giuseppe Anfossi che ha sottolineato come uno dei grandi insegnamenti della sociologia consista nel fatto che mentalità e cultura sono fondamentali nell’approccio al tema dell’immigrazione e il Vescovo ha poi commentato come invece «la politica che si fa in Italia di accoglienza delle persone che arrivano da fuori del territorio nazionale sia troppo poco attenta alla cultura di queste popolazioni».


Riporto qui di seguito il paragrafo sull'occupazione straniera in Valle d'Aosta. Potrai leggere il testo, quasi integrale, del rapporto sul Corriere della Valle che sarà in edicola venerdì.


L'occupazione straniera
I lavoratori nati all'estero occupati in Valle d'Aosta sono 6.875, il 13,4% dei 51.289 lavo­ratori occupati complessivi, con una crescita superiore al 120% rispetto al 2000, quando erano 3.017, e del 3,3% rispetto all'anno precedente. Sottraendo alla prima cifra i francesi, gli svizzeri e gli altri immigrati dall'UE a 15, così come gli statunitensi, gli occupati prove­nienti da paesi a forte pressione migratoria risultano essere 5.796, l'11,3% di tutti gli occu­pati locali.

Le donne incidono per il 43,8% sugli immigrati occupati e rappresentano il 47,7% delle nuove assunzioni di cittadini nati all'estero. Il loro saldo occupazionale (differenza tra assunti e cessati) è però negativo (-61) come lo è per gli uomini (-99). L'età dei lavoratori di origine straniera è in genere bassa: quasi il 50% non raggiunge i 35 anni, anche se aumentano gli occupati ultra40enni (36,3%).

La principale collettività, tra i lavoratori immigrati, è la romena (1.671 occupati), a cui segue la marocchina (1.224): queste due collettività costituiscono da sole il 50% circa di tutti gli occupati nati all'estero, esclusi gli UE a 15 e gli USA; seguono gli albanesi (555), i tunisini (264) e i polacchi (246). I latino-americani sono 663 (11,4% degli occupati provenienti da paesi a forte pressione migratoria) e gli asiatici 293, di cui 122 cinesi e 35 filippini. Il principale settore di impiego degli immigrati sono i servizi, con 4.287 lavoratori; seguono l'industria con 1.961 e l'agricoltura con 580.

Ma le diverse collettività non si distribuiscono nei settori in modo omogeneo, segno di una significativa segmentazione nazionale delle professioni. Infatti se i lavoratori romeni si collocano per il 56% nei servizi, tra gli albanesi tale quota scende al 44% per lasciare spazio all'industria (42,3%), mentre i marocchini, particolarmente presenti nel commercio, hanno una percentuale nei servizi del 52%, a cui si affianca un 17,2% in agricoltura. Anche i cinesi risultano in buona parte occupati nei servizi (63%) e il rimanente nell'industria, mancando del tutto in agricoltura. Gli indiani, al contrario, sono per il 67,3% concentrati nell'industria e nel settore primario. Ancora più rilevante è la quota dei latino-americani nei servizi (79,3%), per la forte presenza di lavoratrici impiegate nella cura alla persona, come pure degli africani subsahariani (percentuale analoga). Una situazione che in assenza di dovuti "correttori" potrebbe portare, nel tempo, ad una difficoltà nei processi di mobilità sociale e a una etnicizzazione del mercato.

Un'ultima considerazione meritano le rimesse: nel corso del 2009 sono stati inviati ben 8.249.000 euro da parte dei cittadini stranieri verso i loro paesi di provenienza, per un aumento annuo di 277.000 euro. In nove anni, a partire dal 2000, dalla Valle d'Aosta sono stati inviati 38.100.000 euro, un contributo fondamentale di aiuto a chi è rimasto e un segnale di attenzione e responsabilità da parte di chi è partito. Le cifre maggiori provengono dalle collettività più numerose: in primo luogo dalla romena che ha inviato, nell'ultimo anno, 1.888.000 euro, seguita dalla marocchina (1.454.000 euro). Particolarmente significativo è anche il contributo dei latino-americani (2.092.000 euro) tra cui spiccano i dominicani (996.000 euro).

26 ottobre 2010

L'imprenditore? Una persona Seria, Determinata e Appassionata

Da sin. Andrea Barmaz, Augusto Rollandin, Francesco Antonioli, Guido Martinetti e Luciano Brunero
«Essere persone serie». Se dovessi sintetizzare il senso dell'intervento di Guido Martinetti alla tavola rotonda organizzata da Confindustria Valle d'Aosta «Il Territorio le radici dell'impresa», e ospitato, ieri pomeriggio, nella sala conferenze dell’albergo Etoile du Nord di Sarre, mi limiterei a queste semplici tre parole, perchè che un imprenditore giovane (37enne) in una società dove l'intellighenzia - politica e non - si forma nei Reality Show all'insegna di chi riesce meglio a buttarla in «caciara» (leggetevi sul Corriere della Valle che sarà in edicola venerdì un articolo su «Maleducazione ed educazione») dica che per fare impresa occorre prima di tutto essere persone serie è una vera rivoluzione copernicana. Quasi, quasi un po' mi commuovo.

Ma la cosa ancora più incredibile è stato il dimostrarlo pochi minuti dopo. Quando Andrea Barmaz dell'Institut agricole ha lanciato la suggestione (che ho peraltro apprezzato) di utilizzare il latte valdostano per fare il gelato Martinetti non ha ceduto alla tentazione del «beau geste» che non costa nulla, attaccandosi ad una bella frase condita di condizionali ad hoc come sono soliti fare molti politici all'insegna del «Perchè no? Si potrebbe fare». No. Lui ha spiegato come la scelta di un prodotto piuttosto che un altro derivi dalla sua eccezionalità. «Testato alla cieca sul prodotto fiordilatte il latte valdostano non emerge, di conseguenza se lo utilizzassi faremmo soltanto comunicazione, ma non aggiungeremmo nulla al prodotto». Sì avete proprio letto bene «faremmo soltanto comunicazione». In sintesi quel che conta è il prodotto ed è il prodotto che deve fare grande un brand. E non viceversa.

Cito altre frasi a casaccio di un intervento davvero brillante che ha visto anche la testimonianza convincente di Luciano Brunero che mi ha fatto capire come Alpenzu sia una realtà imprenditoriale solida con un'attenta barra sulla qualità, e la bertoldiana sagacia del Presidente Augusto Rollandin che ha cercato di far capire al collega Francesco Antonioli come i piccoli numeri valdostani cozzino spesso con i massimi sistemi europei.
Il tutto, ovviamente, ben introdotto dalla Presidente di Confindustria Valle d'Aosta Monica Pirovano che può essere contenta dell'avvio di questo ciclo di conferenze.

Ritornando però a Martinetti mi permetto di abbozzare una piccola antologica che, ovviamente, non è stata rivista dall'autore, ma si basa sui miei rapidi appunti:

1) Il nostro è un caso fortunato che si porta dietro determinazione e passione.


2) Negli anni 90 l'industria alimentare nell'utilizzo della chimica ha toccato il punto più basso


3) Nella produzione del cibo a monte c'è un processo agricolo con un agricoltore in grado di lavorare con la terra in modo virtuoso e poi un interprete in grado di elaborare le materie prime prodotte in modo altrettanto virtuoso.


4) Fare agricoltura di qualità oggi significa tornare indietro di 50 anni: una delle mie maggiori preoccupazioni in pieno 2010 è come far maturare il letame. Eppure vi assicuro che è importantissimo.


5) La passione stimola a raccogliere informazioni e a pensare costantemente come fare meglio la propria attività. Occorre una sana ossessione a fare le cose bene.


6) Ogni situazione vive in un contesto agricolo ambientale sui generis. Bisogna partire dalle armi molto solide e vincenti che vi dà il territorio.


7) Bisogna mettersi nei panni del clienti. Toccare l'emozione delle persone. Noi utilizziamo i biscotti di meliga che vengono prodotti da un vecchio panettiere. Al cliente raccontiamo il lavoro di questo anziano artigiano.


8) Il marketing, soprattutto nel food, si deve sempre poggiare su un progetto di totale coerenza rispetto al prodotto.


9) I business plan vanno redatti con grande serietà. Meglio talvolta un approccio conservativo. In questa maniera si acquisisce anche credibilità nei confronti degli istituti di credito.


10) I fornitori - attraverso una giusta redditività - devono essere messi nelle condizioni migliori per fare un lavoro di qualità.


In questo prontuario imprenditoriale ciascuno trovi lo spunto giusto per la settimana.
I commenti sono ben accetti.

25 ottobre 2010

Kit del Neoimprenditore? Il Bando, 1 Articolo e 4 Siti

Mi hanno chiesto dove è possibile reperire il bando di Confindustria sul kit del neoimprenditore per lanciare un'idea vincente, iniziativa che, come ho già detto trovo molto stimolante e che spero trovi tanti giovani desiderosi di parteciparvi. Proprio per favorire la diffusione del concorso ti segnalo il link dove puoi scaricarti il testo del bando. Il concorso è aperto a tutti gli studenti iscritti agli Istituti di istruzione secondaria di secondo grado della Regione autonoma Valle d’Aosta, dell’Università della Valle d’Aosta e del Politecnico di Torino, sede di Verrès. 
Mi raccomando partecipate numerosi. 


In proposito ti segnalo un articolo pubblicato il 27 settembre sul Sole 24 Ore che può fornire qualche spunto di approfondimento e che si intitola proprio «Il Kit dei neoimprenditori». Da leggere con attenzione la parte dedicata alle «Dieci mosse per un piano d'azione vincente».


L'articolo segnala anche alcuni link utili per fare impresa. Io ne ho scelti quattro:


Invitalia, cioè l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, che agisce su mandato del Governo per accrescere la competitività del Paese, in particolare del Mezzogiorno, e per sostenere i settori strategici per lo sviluppo. I suoi obiettivi prioritari sono: favorire l'attrazione di investimenti esteri, sostenere l'innovazione e la crescita del sistema produttivo, valorizzare lepotenzialità dei territori.


Contributi.it, portale che offre informazioni utili su contributi europei e finanziamenti nazionali, sui bandi aperti per i finanziamenti in ogni Regione d'Italia e su leggi e contributi per i vari settori.


Info-Finanziamenti, un altro portale con le ultime novità su norme e bandi, divisi per settore e regione. Uno spazio è dedicato anche alle iniziative degli istituti di credito.


Jobtel.it, è un portale per l'orientamento al lavoro. Qui puoi fare un test e vedere se hai la stoffa dell'imprenditore.

24 ottobre 2010

L'Utopia Realizzata delle Gelaterie Grom

Federico Grom e Guido Martinetti (grom)

«Da due anni tenevamo d’occhio Aosta. Quando si è presentata la location giusta al prezzo giusto è scattato l’acquisto e l’avvio del punto vendita». Guido Martinetti, 33 anni, enologo, con Federico Grom fondatore di quell’«utopia» realizzata che sono le gelaterie Grom, ci fa capire che la stessa cura che hanno messo nel realizzare «il gelato più buono del mondo» si riverbera sulla scelta di quali piazze occupare. 

E dire che la crescita è stata rapida. Nel 2003 i due amici aprono un negozio in centro a Torino e appena sette anni dopo possono contare su 41 negozi in Italia e 7 all’estero. All’inaugurazione del punto vendita di New Jork la coda per il gelato – curioso marchio di fabbrica della ditta -  era di 100 metri. E così oggi, dal mese di giugno, all’incrocio di via De Tillier e Croix de Ville, a poche centinaia di metri dalla centralissima via Chanoux, nel cuore della vecchia Aosta la gelateria Grom fa bella mostra di sé, coda compresa. «Non c'è una formula per stabilire quale possa essere la piazza migliore – precisa Martinetti – tuttavia Aosta ci interessava in quanto è una località dove c’è attenzione per il food di qualità ed è molto frequentata turisticamente nel periodo estivo. E posso dire che non ci sbagliavamo. Il riscontro dal punto di vista della clientela è infatti molto buono».

Oggi Martinetti sarà all'albergo  Etoile du Nord di Sarre, a partire dalle 17,30, ospite d'onore di Confindustria Valle d'Aosta.


Per chi vuol saperne di più...
Grom inaugura a maggio del 2003 nel centro di Torino una gelateria ed il successo è immediato. I due soci fondatori sono Guido Martinetti e Federico Grom.
Nel 2005 investono in un laboratorio di produzione adatto a soddisfare le esigenze degli altri negozi Grom che si vanno ad aprire nello stesso anno. Il fine è sempre lo stesso: offrire il meglio. Le miscele liquide vengono controllate da un team di esperti e quindi distribuite 3 volte alla settimana, grazie a un rigoroso controllo della temperatura, presso ogni gelateria e qui mantecate.
Nascono così i gusti che rendono Grom famosa in Italia e nel mondo: il limone Sfusato di Amalfi, la nocciola Tonda Gentile Trilobata delle Langhe, la pesca di Leonforte, il pistacchio di Bronte, la fragolina di Ribera e così via. Grom attrae da subito le attenzioni della stampa specializzata e non: scrivono di Grom Carlin Petrini, Davide Paolini, Paolo Massobrio, ma anche il New York Times ed il New York Sun, la televisione NBC che intervista i due Soci durante il programma nazionale «Today Show» durante le Olimpiadi di Torino, e vengono premiati da Slow Food e dalla Provincia di Torino come "Master of Food". Nel 2007 nasce il primo negozio all'estero, a New York.

Nello stesso anno i soci riescono finalmente a realizzare uno dei loro progetti più ambiziosi: comprano 8 ha di terreno a Costigliole d'Asti e creano l'azienda agricola Mura Mura, dove vengono piantate vecchie cultivar di pesche, albicocche, pere, fichi, fragole e meloni: l'obiettivo è sempre quello di ottenere la miglior frutta possibile, a coltivazione biologica, nel rispetto dei tempi della natura e dell'ambiente.
Nel 2008 nasce poi l'importantissimo progetto ecologico «Grom Loves World» che sostiene il rispetto per l'ambiente e l'ecosostenibilità: tutta la plastica (cucchiaini, sacchetti per il gelato d'asporto e per la spazzatura) infatti viene sostituita da uno straordinario materiale che deriva dall'amido di mais e da oli vegetali, completamente biodegradabile, e la carta viene certificata dal più importante ente internazionale per la gestione forestale responsabile, l'Fsc, per una corretta gestione delle foreste e delle condizioni di vita delle popolazioni indigene; inizia la raccolta differenziata dei rifiuti in ogni negozio e acquistano nuovi vettori con basse emissioni di CO2 per la logistica.

I due soci si lanciano alla ricerca, dalle Langhe fino alla Sicilia ed al centro America, del meglio che il mondo dell'agricoltura può offrire.

I principi sono rigorosi: solo frutta fresca e di stagione, provenienti dai migliori consorzi d'Italia e dall'azienda agricola di proprietà Mura Mura a Costigliole d'Asti, nessun utilizzo di coloranti o additivi chimici, acqua di montagna di Lurisia come base per i sorbetti e latte fresco intero di alta qualità per le creme, uova biologiche e selezioni dei migliori cacao e caffè dal centro America. 

Dal 2010 Grom approda anche ad Aosta. 

Demografia d'Impresa: nell'ultimo decennio Crescono Servizi e Industria e Cala l'Agricoltura

Nell’ultimo decennio il tessuto imprenditoriale valdostano ha mutato la sua trama ma non ha modificato le sue dimensioni. Nel 1997 le imprese attive erano infatti 13.056 contro le attuali (il dato è del secondo trimestre 2010) 12.461 (-4,55%). Una discesa che si è fatta più ripida nell’ultimo biennio con 12.628 aziende nel 2008 e 12.448 nell’anno in cui la crisi ha graffiato di più, il 2009. 


Se poi l’analisi si sposta sui comparti ci si rende conto di come il dato negativo sia imputabile al settore agricolo, passato dalle 3.512 imprese del 1997 alle 2.037 del 2009, una parabola discendente contrastata da Servizi (da 6.059 a 6.387) e Industria (da 3.232 a 3.910), rispettivamente +5,5% e +20,09%. Va precisato che il dato prima del 1997 non può essere preso in considerazione in quanto per motivi amministrativi è mutata la classificazione delle imprese agricole. Di conseguenza non si tratta di un improvviso boom del settore.


Diminuisce invece in maniera più significativa il peso della manodopera industriale sugli occupati, dovuto anche alla forte terziarizzazione della società valdostana. Lo storico Elio Riccarand nel terzo volume della «Storia della Valle d’Aosta contemporanea» fa notare come il peso industriale sia passato dal 28,6% del 1991 al 24,8% dei giorni nostri. In assoluta controtendenza il comparto delle costruzioni. «Nel 1991, - scrive lo studioso - l’attività manifatturiera ed energetica impiegava 8.369 addetti contro i 6.334 delle costruzioni; nel 2008 il rapporto si è invertito, con 6.942 addetti nel manifatturiero e nell’energetico e 7.169 addetti nelle costruzioni». Trend che ovviamente trova conferma nel 2010: a fronte di circa 13mila occupati nel settore industriale 8mila operano nelle costruzioni su una forza lavoro di circa 58mila unità. 


Ma che cosa ha comunque mantenuto le imprese industriali sul territorio? «Questo scenario di stabilita – osserva la presidente di Confindustria Valle d’Aosta Monica Pirovano, amministratore delegato della Cogne Acciai Speciali - è stato favorito dal fatto che molte aziende valdostane hanno solide radici nella loro regione: dovute alla tipologia di impresa, alle loro dimensioni, al sostegno continuo, ed esplicitato in mille forme, da parte della pubblica amministrazione che ha, in parte, sopperito ad una logistica che di certo non rende facile il fare impresa industriale in questa regione. Sul fronte dell’attrazione di nuove imprese invece risulta utile la legge regionale in materia di ricerca e sviluppo». Per Pirovano la politica industriale regionale deve favorire sempre di più la nascita di filiere verticali. «In passato si è poco ragionato sulla possibilità di creare poli industriali, tuttavia oggi si potrebbe sviluppare, come si fa in altre regioni, le reti di impresa. Si mantengono gli assetti societari, ma ci sono vantaggi fiscali e economie di scala. E’ un processo fondamentale per garantire la competitività delle nostre aziende». 


L’assessore alle Attività Produttive Ennio Pastoret così riassume l’impegno dell’amministrazione regionale per il mantenimento e lo sviluppo del settore industriale sul territorio valdostano. «C’è un dato di fondo che è giusto premettere – osserva Pastoret – il fatto che il sistema produttivo valdostano si presenti come robusto». In proposito Pastoret cita una ricerca fatta dall’advisor indipendente Iperion Corporate Finance in base alla quale il 60,8% delle Pmi valdostane ha chiuso il bilancio di esercizio 2009 in utile contro una media nazionale del 38,9. La Valle d’Aosta, pur tenendo conto dei suoi piccoli numeri, ha fatto meglio di Lombardia e Emilia Romagna. «Il nostro apporto a questo scenario – conclude l’assessore -penso possa essere colto soprattutto nella legge sugli aiuti alla ricerca - che in questi ultimi anni ha visto raddoppiare il tetto massimo di contribuzione -  e in quella che norma gli aiuti ai settori industriale e artigiano, unitamente alla disponibilità di aree ben attrezzate, ad esempio gli incubatori, all’insediamento di nuove aziende».  (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 20 ottobre 2010)















 

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