30 giugno 2019

#Grandangolo sulle professioni in Valle d'#Aosta: I #Veterinari

IDENTIKIT DELL'ORDINE 
DEI VETERINARI

Iscritti totali anno 2018: 109

Composizione del Consiglio Direttivo
Presidente: Sandra Ganio
Vice Presidente: Maria Claudia Vincenti
Segretario: Alberto Giudice
Tesoriere: Andrea Visentin
Consiglieri: Emilio Bazzocchi, Laurenzia Delpiano, Davide Mila
Revisori dei conti: Barbara Benetti, Federico Molino, Enrica Veysendaz
Revisore dei conti supplente: Alice Centelli

Trend: Si prevedono due nuovi iscritti il prossimo anno

E-Mail: segreteria@veterinari.vda.it
Sito internet: www. veterinari.vda.it


INTERVISTA AL CONSIGLIERE EMILIO BAZZOCCHI

Quali sono le principali problematiche a livello regionale e nazionale?
La professione si sta evolvendo in maniera notevole. Una volta il veterinario era quello che curava
le mucche in campagna, ora questa immagine è totalmente cambiata e in certi casi addirittura dimenticata. Ora il veterinario è colui che cura cani e gatti e gli animali d’affezione in genere. C’è ancora bisogno di buiatri, cioè quelli che curano le mucche, i cavalli, gli animali da reddito in generale, e in Valle ce ne sono pochi. Inoltre ci sono gli animali esotici o l’aspetto dell’igiene degli alimenti.

Esistono possibilità di lavoro in Valle d’Aosta oppure il settore è saturo?
Il settore si sta saturando ma degli spazi ci possono ancora essere almeno per quanto riguarda le
nicchie che ho appena citato. La consulenza alimentare, l’hccp perquanto riguarda le aziende, e poi c’è tutto il settore della veterinaria pubblica che è misconosciuto, ma avrà presto delle richieste notevoli. È difficile entrare in Asl ma è comunque una branca appetibile.

Esistono nuovi sbocchi professionali?
Oltre a quelli già citati possiamo ricordare la veterinaria forense che sta cominciando ad avere una sua importanza ed una certa richiesta.

Iniziative di formazione realizzate nel 2018 e in programma nel 2019?
La formazione era un’esigenza, ora è diventata una routine. Tutti i veterinari si aggiornano e lo fanno senza stare a contare i punteggi obbligatori. Tutti i veterinari avvertono l’esigenza di formarsi, sia quelli privati che quelli pubblici. Corsi ce ne sono tantissimi e sono frequentati. Inoltre anche  l’Ordine promuove  iniziative. L’ultima è stata, una ventina di giorni fa, un corso sul lupo con referenti da tutta Italia.

Consigli per chi si vuole avvicinare alla professione?
Ci vuole passione e si devono avere le idee chiare, altrimenti si rischia di andare incontro a delle delusioni. Diversamente, se si è molto motivati, le soddisfazioni ci possono essere. Dal punto di vista degli animali d’affezione ormai la medicina del cane e del gatto è paragonabile quasi completamente  a quella umana. È molto sofisticata. Il mercato è saturo. Non è una professione che assicura grandi guadagni.

Ci sono problemi sul fronte pensionistico?
La nostra cassa è l’ENPAV (Ente Previdenziale Assistenza Veterinari): siamo obbligati a versare, sia i liberi professionisti, che quelli pubblici, in base al reddito. Ci sono delle agevolazioni per i primi anni. Pur assicurando una continuità contributiva, la pensione non è granché e si va sempre di più verso fondi pensione paralleli per garantire un tenore di vita minimo. Anche le ottime pensioni di un tempo del settore pubblico ormai sono un ricordo e quindi il problema comincia a porsi.

Il mondo digitale è entrato nelle vostre professioni? E se sì come?
È un’entrata che ha pure un po’ stufato in quanto è stata tumultuosa. Io personalmente devo accedere obbligatoriamente per il normale lavoro quotidiano ad un incredibile numero di portali. C’è la ricetta
elettronica, i prontuari dei farmaci elettronici, le anagrafi della maggior parte degli animali. Ormai è tutto tracciato e gli ambulatori sono obbligati a lavorare con dei gestionali. È una coabitazione ormai assodata.

Un valore professionale da recuperare in questa nostra società?
Il valore etico da recuperare. La veterinaria è sempre stata considerata una professione intellettuale dove l’aspetto commerciale non era preponderante e adesso c’è stata un’apertura verso gli aspetti commerciali e in molti tendono a dimenticare che ci sono anche altri aspetti. Una volta si parlava di agire secondo scienza e coscienza, secondo la virtù del buon padre di famiglia. Sono tutti aspetti da tenere presenti tanto che ancora oggi quando uno si iscrive all’Ordine deve giurare sul codice deontologico. E l’Ordine serve anche a vigilare che il Codice sia rispettato. Un aspetto etico da  salvaguardare.

Sergio Bisone (#Peakjet): «Vogliamo lavorare con le imprese del territorio»

Da sinistra Bisone e Di Taranto 

Questa settimana proponiamo l’intervista a Sergio Bisone della Peakjet, start up insediata nell’incubatore di Pont– Saint–Martin.

Perché Peakjet? 
Il nome PeakJet racchiude la parola PEAK (picco, vetta) per la nostra passione per la montagna e perché in ogni impresa bisogna avere un obbiettivo a cui tendere. E la parola JET che è il concetto alla base della tecnologia di stampa a getto d'inchiostro, tecnologia sulla quale sono basate le stampanti che noi produciamo. Perché è stata costituita?... perché siamo due amici che, usciti dalle precedenti esperienze di lavoro, hanno decido di mettere in gioco la propria esperienza e professionalità per un progetto proprio imprenditoriale.

Come nasce il vostro interesse per un simile settore?
Noi arriviamo da settori diversi, automazione bancaria (Bisone) e abbigliamento (Di Taranto), ma siamo sempre stati attenti e curiosi verso tutto ciò che riguarda la tecnologia, quindi quando ci si è presentata l'occasione di affacciarci al settore della stampa digitale, potendo spaziare dalla stampa vera e propria alla deposizione di materiale per l'additive manufacturing, ne abbiamo colto le potenzialità.

Piccolo passo indietro: voi siete una start up nata da una start up...
Siamo stati coinvolti in questo proprio da una startup che è uscita l'anno scorso dal periodo di incubazione presso la Pepiniere di Pont-Saint- Martin, ovvero la THALLOSJET, che sviluppa
inchiostri e li vende con il proprio marchio.

Come vi relazionate con la casa madre?
Non è esattamente "la casa madre" nel senso che siamo due società assolutamente distinte, ma sicuramente ci sta facendo un po' da "mamma", accompagnandoci in questo percorso. La sinergia con loro è fondamentale: noi proponiamo delle stampanti per usi professionali, dalla stampa serigrafica, alla stampa sul cibo, alla deposizione di grafene o materiale biomedico,... applicazioni per le quali Thallosjet produce l'inchiostro e ha le conoscenze per veicolarlo attraverso una testina di stampa.
Questa sinergia fa in modo che noi possiamo fornire un pacchetto completo di HW, SW e inchiostri,
studiati e realizzati su misura per l'applicazione richiesta. Questo è il vero punto di forza della PeakJet, che caratterizza la nostra proposta e sul quale non abbiamo molti concorrenti.

È un mercato molto competitivo: quali sono le carte che ritenete di poter giocare?
Il mercato della stampa è molto competitivo, ma noi non abbiamo alcuna intenzione di fare  concorrenza ai giganti della stampa. Vogliamo fornire soluzioni di stampa complete, che si adattino
il più possibile alle esigenze dei clienti, coprendo quei settori di nicchia che sono più facili da aggredire per aziende piccole come la nostra. Crediamo di poter avere un ruolo grazie alla capacità di adattare il nostro prodotto. Siamo piccoli ma per questo flessibili e dinamici: è una società giovane
ma abbiamo alle spalle una solida esperienza industriale.

A cosa state lavorando in questo momento?
Stiamo lavorando su due fronti: da un lato stabilizzare i due prodotti che abbiamo in catalogo, sia dal punto di vista industriale che commerciale, dall’altro sviluppare la nuova generazione di macchina, lavoro che verrà svolto a Pont.

Quali sono i settori più promettenti?
Il settore food è molto importante: le stampanti vengono usate per decorare torte, dolci, ecc. Il secondo settore per importanza per PeakJet è la stampa serigrafica, per la decorazione del tessile. Ma riteniamo che anche il settore scientifico (deposizione di materiale, additive manufacturing) ci stia
dando dei segnali positivi e, anche se più lento a muoversi dei precedenti, è tecnologicamente molto stimolante.

Novità per il 2019 o addirittura per il 2020?
Il 2019 è l'anno della partenza, quindi sicuramente ci sarà l'inizio delle attività a Pont–Saint– Martin e vorremmo concludere la fase di stabilizzazione dei prodotti, proponendoci come partner affidabili sul
mercato. L'anno prossimo vogliamo proprio uscire con il prodotto nuovo, basato su testine di nuova concezione, più veloci, più precise.

Un sogno imprenditoriale da realizzare?
La nostra idea è che un'impresa debba svilupparsi all'interno di un tessuto sociale ed economico al quale restituire ricchezza sotto diverse forme: lavoro, conoscenza, formazione... Per questo ci piace
molto l'idea di poter lavorare insieme a società ed istituzioni del territorio nel quale viviamo, siamo cresciuti e dal quale, a nostra volta, abbiamo ricevuto ricchezza sotto diverse forme.

Riscoprire il #gelato artigianale a Pont-Saint-Martin

Proponiamo l'intervista a Christian Bordet della Gelateria Ivana di Pont–Saint–Martin 


Christian Bordet con la mamma Ivana 

Avete festeggiato 40 anni di attività. Un bell’anniversario. 
Un traguardo molto importante. Una rampa di lancio per me che ho rilevato da poco l'azienda di
famiglia. E partendo da questi 40 anni cercherò di migliorare. Speriamo di arrivare a 50. La vostra mission è far conoscere il gelato artigianale.

Come mai ritenete che se ne parli poco?
Sul gelato artigianale si fa tanta confusione. Chi fa la produzione in una certa maniera e la fa bene deve essere valorizzato. Noi lo facciamo utilizzando prima di tutto materie prime di qualità. Se io devo fare un gelato con gusto biscotto io mi faccio i biscotti. In Italia, purtroppo, l'80% delle gelaterie utilizza aiuti di tipo industriale, cioè dei semi–lavorati e degli aromi. La valorizzazione del gelato artigianale vero è la valorizzazione di un prodotto che è artigiano, cioè non segue le tecniche  industriali e non usa prodotti industriali. Anche a livello normativo non c'è una legge che stabilisce chiaramente cosa è gelato artigianale e cosa non lo è. Far conoscere il vero gelato artigianale, cosa si fa, che cosa ci mettiamo dentro, perché questo e perché non quello è importante. È un po’ come la pasta. . .

Oltretutto voi fate nelle scuole delle piccole lezioni sul gelato artigianale. . .
È capitato che a fine anno scolastico abbiamo fatto la lezione su come si fa il gelato. Spieghiamo ai ragazzi tramite delle slides o addirittura vengono da noi in gelateria e vedono così sin da piccoli che le pesche sono raccolte e si fa il gelato alla pesca.

Fondamentale anche l’utilizzo di prodotti Km0?
Noi abbiamo una linea di biscotti a chilometri zero. Per il nostro gelato alle paste di meliga noi partiamo dalla scelta della farina di mais, facciamo il biscotto con il nostro forno e poi il gelato. Un giro lungo ma utilizzando prodotti della zona. Per esempio mirtilli, lamponi di queste zone. Tutta la frutta di stagione che si trova in questa zona la usiamo. Anche il latte è di un'azienda agricola biologica molto vicina al nostro punto vendita.

Da dieci anni proponete la festa del gelato artigianale. In cosa consiste?
Un pomeriggio in allegria. Chiudiamo la piazza dove abbiamo il negozio. Facciamo venire varie associazioni sportive e non, come la ritmica. C'è il truccabimbi, un po' di musica. È un modo per fare una piccola apertura dell'estate prima che chiudano le scuole.

Come è stato il passaggio generazionale?
Non è stato facile convincere mia mamma che volevo fare questo lavoro. In quanto è un lavoro faticoso. Si deve lavorare anche nei festivi. È una professione, che se non senti la passione, è difficile fare volentieri. Io ce l'ho e quindi è stato naturale. Lei mi ha insegnato un po' di segreti, io ho fatto i corsi e ora siamo tutti e due contenti. La passione ha portato avanti questa piccola azienda.

Il prodotto che vi ha dato le maggiori soddisfazioni?
Sono quelli più semplici. Il gelato al cioccolato è uno di quelli più apprezzati, molto probabilmente perché il cioccolato piace a prescindere. Anche la frutta. Ci sono alcuni turisti che passano da noi apposta per il gelato al lampone in quanto dicono che fatto così non lo trovano da nessuna parte. Io gli dico che il nostro arriva da Arnad. Il gelato semplice non troppo elaborato è quello che viene apprezzato di più.

Novità per il 2019 o addirittura per il 2020?
Quest'anno abbiamo cercato di fare un ulteriore salto di qualità per essere sempre più artigianali e così proponiamo alcuni gusti come quello 901 che prende il nome e un po' il sapore di una famosa torta della zona del Canavese fatta con il cioccolato, il gianduia e il pan di Spagna. Parte da qualcosa di conosciuto, la torta, che però, scomposta e messa dentro ad un gelato, nessuno aveva mai mangiato. Poi c'è la melina che è una tipica “brioche” che realizziamo noi tutti i mercoledì con mela renetta e pasta frolla. L'abbiamo scomposta e rifatta come gelato. Uno trova l'acidità della mela, la croccantenzza della frolla e la crema che lega tutto.

Un sogno imprenditoriale da realizzare?
Farsi conoscere anche al di fuori dei comuni limitrofi a Pont–Saint–Martin, anche attraverso un altro
punto vendita. Esagero perfino fuori Italia. Non lo so. Vedremo.

28 giugno 2019

Charbonnier (#Manpower) nuova Presidente dei Giovani Imprenditori di #Confindustria Valle d'#Aosta

Elena Charbonnier
Si è tenuta a Saint-Christophe, presso la sede di Avda S.p.A., l’Assemblea dei Giovani Imprenditori di Confindustria Valle d’Aosta. L’Assemblea all’unanimità ha eletto Elena Charbonnier (Manpower) Presidente del Gruppo per il triennio 2019-2021. I Vice Presidenti saranno il Presidente uscente Davide Dell’Innocenti (Dell’Innocenti Lamiere S.r.l.) e Alberto Vuillermoz (Tecnomec S.r.l.) già vice Presidente nel precedente mandato. Nella stessa seduta è stato rinnovato il Consiglio Direttivo nelle persone di: Davide Dell’Innocenti, Alberto Vuillermoz, Angelo Aresu (Sant’Orso Immobiliare), Manuele Frutaz (Chenevier S.p.A.) e Rossella Noussan (Sicav 2000 S.p.A.).

Al termine dell’Assemblea, la neoeletta Presidente, Elena Charbonnier, ha dichiarato «La presidenza del Gruppo Giovani costituisce una grande opportunità, ma allo stesso tempo una responsabilità. Siamo, e vogliamo continuare ad essere, un punto di riferimento per i giovani che, a vario titolo, sono imprenditori, ma anche per tutti quei giovani che ambiscono a diventare imprenditori. Il mio obiettivo è guidare il Gruppo Giovani allargando il più possibile la base associativa, con uno spirito innovativo e la prerogativa di “fare squadra”. Vogliamo continuare la collaborazione con i Gruppi delle altre territoriali di Confindustria per avere una visione a 360° del domani imprenditoriale non solo valdostano ma anche italiano. Continueremo inoltre a collaborare anche con i gruppi delle altre Associazioni di categoria presenti sul terrirorio, collaborazione e obiettivi comuni saranno la base su cui lavorare per dare nuovo slancio al tessuto economico valdostano. Rivolgerò particolare attenzione al mondo imprenditoriale femminile, promuovendo e sostenendo attivamente le tante ragazze che fanno impresa, o che comunque vogliono costruire un percorso imprenditoriale in Valle d’Aosta».

26 giugno 2019

Nicola Rosset (#ChambreValdôtaine) ospite il 28 giugno a #ImpresaVda su #RadioPropostainBlu

Carissimo visitatore, domani, venerdì 28 giugno, alle 9,35, ultima puntata del nuovo ciclo di ImpresaVda su Radio Proposta in BluIn studio Nicola Rosset, Presidente della Chambre Valdôtaine. 

A circa un'ora dalla trasmissione della puntata puoi scaricare il podcast nell'apposita sezione sul sito di Radio Proposta in Blu.

Sul Corriere in edicola trovi invece l'intervista a Daniele Cattaneo, Hub manager degli incubatori di impresa di Aosta e Pont-Saint-Martin .


Se non conosci ancora la radio ti ricordo le sue frequenze: Courmayeur 103.8 - La Salle 93.7 - Saint-Nicolas 107.6 - Aosta 107.8 - Saint-Vincent 107.4 - Bassa Valle 107.8 - Brusson 88.5 - Ayas 107.6 - Valtournenche 107.6 - Valle del Gran San Bernardo 107.6 e Valgrisenche 88.0. 

25 giugno 2019

#CogneAcciaiSpeciali emette nuovo Minibond da 15 milioni di euro


Cogne Acciai Speciali S.p.A., tra i leader mondiali nella produzione e distribuzione di prodotti lunghi in acciaio inox, al carbonio e legati con sede legale e principale unità produttiva ad Aosta e stabilimenti in Cina, Svizzera e Messico, ha emesso un nuovo Minibond da 15 milioni di euro che è stato sottoscritto per 10 milioni da Cassa Depositi e Prestiti, anchor investor dell’operazione, e per la restante parte da Iccrea BancaImpresa (la Banca corporate del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea) e, in misura minoritaria, da altri investitori.

Il Minibond sarà quotato all’ExtraMOT Pro di Borsa Italiana, segmento dedicato alla quotazione di obbligazioni destinate ad investitori istituzionali. L’operazione, riservata unicamente ad investitori professionali, ha una durata di 7 anni (fino a giugno 2026) con rimborso amortising a partire da dicembre 2021 e cedola annua del 3,5%.

Le nuove risorse andranno a supporto degli investimenti in tema di prevenzione e miglioramento della qualità dell’aria, contemporaneamente agli interventi a supporto della crescita. In particolare per il 2019 sono previsti nell’area Acciaieria due importanti investimenti diretti in tema ambientale che prevedono la realizzazione di una cabina fonoassorbente (dog house) per l’abbattimento delle emissioni sonore e l’ampliamento della cappa di aspirazione del convertitore AOD e delle relative tubazioni per il miglioramento delle emissioni diffuse.

Gli investimenti previsti nel 2019 per le attività di efficientamento energetico e riduzione delle emissioni di Co2 si focalizzano invece sulla sostituzione dei bruciatori di vecchia generazione attualmente utilizzati con bruciatori moderni ad alto rendimento, che permettono risparmi di consumo di gas naturale di oltre il 50% rispetto ai bruciatori installati e sull’aggiornamento dei sistemi di taglio ad ossigeno consentendo di diminuire il consumo di combustibile utilizzato nell’attività.

Il Gruppo Cogne Acciai Speciali, presieduto da Giuseppe Marzorati, opera dal 1916 ed impiega più di 1.400 dipendenti, con un indotto di almeno 400 persone. Lo stabilimento produttivo di Aosta è la principale realtà industriale della Regione Autonoma Valle d’Aosta. Il Gruppo Cogne ha chiuso il 2018 con oltre 600 milioni di euro di ricavi, un ebitda di 60,4 milioni di euro ed un indebitamento finanziario netto di 85,4 milioni. Banca Finint e ADB Corporate Advisory hanno svolto rispettivamente il ruolo di arranger e advisor dell’operazione.

Lo studio legale Simmons&Simmons ha agito in qualità di deal legal counsel e advisor legale degli investitori. Lo studio legale NCTM ha invece svolto il ruolo di advisor legale della società emittente.
«I proventi derivanti dall’emissione - ha dichiara l'Amministratore Delegato Monica Pirovano - verranno impiegati per supportare l’importante programma di investimenti previsti nel Piano  Industriale 2019-2023 a sostegno della crescita organica e del continuo sviluppo tecnologico per affiancare ai consolidati settori dell’Automotive, del Power Generation e dell’Oil & Gas, quello strategico dell’Aerospace».

«Con questa operazione - ha commentato Nunzio Tartaglia Responsabile CDP Impresesupportiamo un'eccellenza italiana nella realizzazione di un piano di efficientamento energetico dalla forte connotazione ambientale. Un investimento, quindi, in sintonia con il nostro Piano Industriale, orientato allo sviluppo sostenibile delle imprese italiane. Grazie all'utilizzo di uno strumento innovativo come il Minibond, insieme ad altri investitori professionali possiamo sostenere il programma di crescita dell'azienda».

Per Simone Brugnera, Responsabile Area Minibond di Banca Finint «Cogne Acciai Speciali ha intrapreso un apprezzabile percorso sul mercato dei capitali. Con questa seconda emissione ha deciso di riproporsi nuovamente sul mercato ottenendo condizioni più favorevoli: i risultati che l'azienda ha ottenuto negli ultimi anni hanno riscontrato la fiducia di un partner finanziario di elevatissimo standing come Cassa Depositi e Prestiti, che con questa emissione ne consentirà la progressione sul mercato dei capitali a garanzia della continuità dell'importante percorso di crescita aziendale».

21 giugno 2019

#Rimchain: la rivoluzione del cerchio-catena


Della Rimchain ci siamo già occupati circa un anno fa con Giorgio Augusto Neyroz. Oggi intervistiamo Ezio Roppolo, il nuovo socio.

Il cammino è proseguito e oggi ci sono grosse novità. Di cosa si tratta?  
Nonostante l'età io sono una di queste novità, nel senso che nel corso del 2018, attraverso l'incubatore
di Vda Structure sono venuto in contatto con Giorgio, che è l'inventore di rimchain ovvero del cerchio-catena, che però non aveva un'esperienza di tipo industriale adeguata per svilupparlo. Sono così diventato il suo mentore, cioè a tempo perso ho cercato di aiutarlo, di indirizzarlo verso il percorso di commercializzazione del prodotto e poi, man mano, mi sono fatto coinvolgere dal progetto e così – ed è una delle novità di quest'anno – abbiamo allargato la base societaria con  l'introduzione di altri soci, tra cui il sottoscritto, per cui sono diventato anch'io amministratore della società.

Uno dei grossi scogli era la produzione industriale...
Il lavoro si sta sviluppando in tre direzioni: commercializzazione, sviluppo tecnico ed industriale. In merito a quest'ultimo filone abbiamo scelto una strada di esternalizzazione cioè tutto lo gestiamo noi ma attraverso degli interlocutori esterni. Abbiamo così contattato una società di ingegneria che ha sviluppato la progettazione operativa, la definizione del prodotto, e abbiamo trovato dei fornitori per
la produzione dei componenti e per l'assemblaggio.

Un prodotto di questo tipo, tenendo conto che è brevettato, sembra non avere limiti...
I limiti esistono sempre. Il nostro prodotto, che è una catena da neve, potrebbe anche essere usato
per le automobili o i mezzi industriali fuoristrada, però per ragioni climatiche geograficamente non è diffondibile in tutto il mondo su tutti i veicoli perché ci sono veicoli che circolano anche dove non ci sono queste necessità. Un'altra limitazione di mercato è che il nostro è un prodotto di alta gamma
non confrontabile con le catene tradizionali, cioè è un prodotto che associa alla funzione della catena
tradizionale la facilità e rapidità di installazione. Quindi non può posizionarsi in una fascia bassa di mercato.

Quali sono i più grossi ostacoli sulla vostra strada?
Dal punto di vista tecnico e produttivo non c'è mai nulla di scontato però, essendo un prodotto concettualmente facile da divulgare, anche la tecnologia è disponibile. Occorre soltanto superare gli
ostacoli di tipo quotidiano. Dal punto di vista commerciale gli ostacoli sono la concorrenza, per esempio, oltre che la non abitudine a considerare un prodotto nuovo e questo è normale nel mondo
dell'innovazione.

Una partnership che vi ha particolarmente gratificato?
Ce ne sono diverse. Prima di tutto dobbiamo un ringraziamento a Vallée d'Aoste Structure che ci
ha messo in contatto e che attivamente si impegna a supportare noi come altre start up. Un'altra partnership che si sta sviluppando ancora è con i potenziali finanziatori. Abbiamo bisogno di un po' di capitale e cerchiamo in questa fase persone fisiche piuttosto che imprese. Infine ci sono partner commerciali che stiamo iniziando a contattare e devo dire che l'impatto che ha la proposta Rimchain rispetto a partner importanti come l'Esercito, l'Iveco e la protezione civile è molto soddisfacente.
Raramente nella mia vita professionale ho trovato un simile apprezzamento per l'idea, per la proposta
del prodotto.

In questi giorni di cosa vi state occupando?
Stiamo cercando di superare un po' di ostacoli burocratici perché il nostro prodotto, essendo diverso
dalle catene, non può rispondere alle omologazioni fatte apposta per le catene e quindi stiamo cercando di affrontare con il Ministero dei Trasporti e la Motorizzazione civile questo tipo di problematica. Non è un problema banale. Non è stato sufficiente aver superato le prove di prestazione
attraverso l'operato di un ente indipendente, il Tuv, cioè il maggior ente di certificazione tedesco, grazie al quale abbiamo verificato comparativamente che il nostro prodotto ha le prestazioni di trazione e manovrabilità paragonabili alle migliori catene sul mercato, però non può rispondere ad una delle caratteristiche necessarie alla sicurezza delle catene e quindi dobbiamo trovare il modo
con il Ministero di far accettare il nostro prodotto sebbene non sia una catena tradizionale.

Proporre un simile prodotto dalla Valle d’Aosta è più facile, più difficile o indifferente?
Indifferente. C’era una grande probabilità che nascesse in Valle d’Aosta, visto il tipo di prodotto. Però dal punto di vista della commercializzazione è un prodotto che deve andare in tutti i mercati mondiali. Quindi che parta di qua o da un altro posto poco importa.

Quali saranno i vostri prossimi passi?
Il nostro prodotto è ancora un'invenzione e non un'innovazione, cioè non è ancora arrivato sul mercato. Per arrivare sul mercato abbiamo fatto la scelta di indirizzarci su un segmento molto ben preciso che è quello dei veicoli industriali pesanti, cioè i TIR. Il nostro obiettivo commerciale è raccogliere interesse da parte di clientela privilegiata, come Esercito e Protezione civile, da un lato, e dall'altro da parte dei produttori di mezzi industriali: in Europa vuol dire Iveco CNH, Gruppo Mercedes e Wolkswagen. Come livello di volumi passeremo dal fare qualche decina di pezzi a produrne qualche centinaia per la prossima stagione invernale per poterli dare in prova, facendo un
beta-test, a questi grandi interlocutori.

Un sogno imprenditoriale da realizzare?
Di realizzare il programma che ci siamo dati. Io per mestiere faccio anche il docente di processi di innovazione e nel corso della mia vita professionale ho fatto decine e decine di business plan: per una volta vorrei realizzare esattamente quello che ho progettato e non di più o di meno come capita nella normalità dei casi.

#Grandangolo sulle #Professioni in Valle d'Aosta: Gli #AgentiImmobiliari

IDENTIKIT FEDERAZIONE ITALIANA DEGLI AGENTI IMMOBILIARI

Iscritti totali anno 2019: 42
Composizione del Consiglio direttivo in carica dal 1° gennaio 2018
Presidente: Angelo Aresu
Vice Presidente: Roberto Nale
Segretario: Nathalie Money
Consiglieri: Marinella Gerandin, Vanda Bieler

Trend: l’ obiettivo è il mantenimento degli associati e nuovi iscritti tra le giovani leve.

E-Mail: 22279.aresu@fiaip. it
Sito internet: www. fiaip.it


L'INTERVISTA AL PRESIDENTE ANGELO ARESU


Quali sono le principali problematiche a livello nazionale e regionale?
Le difficoltà di accesso al credito e l'elevata tassazione fiscale sulla proprietà immobiliare sono i fattori che hanno in questi ultimi anni immobilizzato il mercato e fatto sì che il numero di compravendite si sia dimezzato. Gli stessi problemi cadono a pioggia sul territorio regionale. Questa situazione ha fatto sì che il valore degli immobili sia diminuito notevolmente nell'arco degli ultimi
10 anni.

Esistono possibilità di lavoro in Valle d’Aosta oppure il settore è saturo?
Ritengo che il settore non sia saturo, ma è necessario fare una distinzione tra le categorie di  professionisti che possono operare nell'ambito della mediazione. Il professionista che intende intermediare la vendita o la locazione di un immobile deve essere in possesso dei requisiti (L. 39/89)
e deve essere iscritto presso la Camera di commercio con l'obbligo di essere assicurato. La piaga maggiore è rappresentata da coloro che operano in modo abusivo. Uno dei settori che ritengo debba essere tenuto in seria considerazione per tutta una serie di obblighi imposti alle Banche è quello delle aste immobiliari, NPL "crediti deteriorati" e relativo saldo e stralcio. Qui ci sono nuove possibilità di lavoro.

Esistono nuovi sbocchi professionali?
L'Unione europea ha imposto a diverse categorie di professionisti di adeguare la propria posizione in
merito alle "incompatibilità". La Fiaip da subito ha presentato, per mezzo della Consulta associativa degli agenti Immobiliari, una serie di emendamenti e integrazioni che la politica nazionale ha recepito. È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il testo della Legge europea 3 maggio 2019, n. 37: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2018. Per Fiaip va dato merito alla lungimiranza del legislatore e del
Governo che ha saputo sbloccare i divieti che per anni hanno impedito agli agenti immobiliari italiani
di svolgere attività imprenditoriali. Grazie alla nuova legge l’agente immobiliare potrà modernizzarsi e competere sul mercato con i grandi del web. Il legislatore è sempre più vicino al mercato immobiliare e recepisce le istanze della categoria. La caduta delle incompatibilità permetterà la nascita di agenzie immobiliari multiservizi e multidisciplinari che potranno così soddisfare tutte le esigenze di chi intende comprare, vendere e affittare casa. Siamo soddisfatti per l’eliminazione
delle barriere che impedivano agli agenti di svolgere ogni attività imprenditoriale e per il fatto che il provvedimento rafforza e mantiene le incompatibilità verso le professioni intellettuali, i dipendenti
tutti, con espresso riferimento nel testo a quelli bancari, assicurativi e delle finanziarie. La nuova
normativa, entrata in vigore il 26 maggio 2019, segna una vera e propria rivoluzione per chi svolge l’attività di mediazione immobiliare in Italia e pone sempre più l’agente immobiliare al centro
della filiera del Real Estate, con tutti i vantaggi che ne derivano per il sistema Paese e per i consumatori. Uno dei nostri obiettivi sul territorio regionale è quello di riuscire ad organizzare il  corso per l'accesso alla professione. Per poterlo realizzare le associazioni devono essere accreditate
presso la Regione e quindi possedere tutti i requisiti di carattere organizzazivo ecc; la difficoltà nasce dal momento in cui la Regione ha tagliato i contributi che venivano erogati per la realizzazione del corso e dunque il costo di ogni singola iscrizione è praticamente raddoppiato.

Iniziative di formazione realizzate nel 2018 e in programma nel 2019?
Ogni anno la Fiaip Valle d'Aosta mette a disposizione dei propri associati un calendario di corsi di formazione. Il nostro lavoro è in continua evoluzione ed è necessario aggiornarsi continuamente.
Corsi effettuati nel 2019 "Novità introdotte dalla legge di bilancio per il settore immobiliare", "Corso
Marketing "Maike Ferry - Come costruire una lista incarichi", "Corso sulle Aste immobiliari". La Fiaip ha partecipato alla Fiera Maison & Loisir con uno stand dedicato. È in programma la Presentazione dell'Osservatorio Immobiliare Fiaip Vda il 24 giugno. Seguiranno altri corsi di marketing e corsi tecnici sulla modulistica e contrattualistica. La Fiaip ha aderito come socio aggregato a Confindustria in quanto ha come scopo comune la rappresentanza e la tutela di interessi
specifici dei propri associati. È interesse comune poter assumere un ruolo di maggiore incidenza
presso gli interlocutori istituzionali. La Fiaip usufruisce di una serie di servizi messi a disposizione da
Confindustria, tra i quali servizio di segreteria, gestione della corrispondenza, utilizzo della sala riunioni, servizio di assistenza per la predisposizione di corsi per dipendenti e altri servizi.

Consigli per chi si vuole avvicinare alla professione?
Il consiglio è rivolto soprattutto alla classe "Millennial" che ha già dimestichezza con la tecnologia
digitale e che arriva da un percorso "fresco" di studi. Il consiglio in primis è quello di concepire la differenza tra il mediatore e il venditore. In seconda battuta ritengo che il valore aggiunto sia dettato dalla professionalità, trasparenza, umiltà e soprattutto l'essere educato e gentile. Mi duole doverlo sottolineare ma vi sono realtà che si distinguono al contrario.

Ci sono problemi sul fronte pensionistico?
L'agente immobiliare è un libero professionista che paga le tasse in funzione al reddito percepito e che, vista la situazione economica e politica attuale, è obbligato ad integrare la "futura" pensione con un prodotto finanziario che possa rafforzarla.

Il mondo digitale è entrato nelle vostre professioni? E se sì come?
La dilagante diffusione delle nuove tecnologie digitali ha trasformato l’economia, le relazioni sociali,
il rapporto con la clientela e ha portato, da un lato, all’illusione di poter disintermediare la relazione
con il consumatore e dall’altro, alla nascita di un’economia delle piattaforme. In quest’ottica Fiaip ha presentato il "progetto innovativo FIAIP 4. 0 e le nuove tecnologie e nuove opportunità per l’intermediazione immobiliare, per dare agli associati la possibilità di gestire al meglio la propria agenzia immobiliare ed il rapporto con la clientela.

Un valore professionale da recuperare in questa nostra società?
La professionalità è il valore aggiunto nel nostro settore. Il successo di ognuno di noi arriva dal  momento in cui il tuo status di "professionista è riconosciuto" sia dai colleghi che dai clienti. Sono certo che dare più importanza al rapporto tra persone piuttosto che fossilizzarsi sulla sola conclusione di un affare sia la strada giusta da percorrere.

24 giugno #Grandangolo delle Professioni su #RadioPropostainBlu: Gli #Agronomi

Lunedì 24 giugno aprile, alle 10,35, su Radio Proposta in Blu ultima puntata del nuovo ciclo di «Grandangolo: incontri con le professioni della Valle d'Aosta». L'ospite di questa settimana sarà Elena Pittana, vicepresidente dell'Ordine degli Agronomi. 

Visto l'interesse destato dalla tramissione e la presenza di ancora alcune associazioni professionali molto probabilmente Grandangolo tornerà in autunno con un miniciclo conclusivo. 

Chi volesse proporsi per l'intervista può scrivere a corrieredellavalle@gmail.com . 

Sul Corriere in edicola trovate l'intervista dedicata agli educatori professionali. 

Buona lettura.

20 giugno 2019

Daniele Cattaneo (#Pépinièresi) ospite il 21 giugno a #ImpresaVda su #RadioPropostainBlu

Carissimo visitatore, domani, venerdì 21 giugno, alle 9,35, trentunesima puntata del nuovo ciclo di ImpresaVda su Radio Proposta in BluIn studio Daniele Cattaneo, hub Manager degli Incubatori di impresa di Aosta e Pobt-Saint-Martin. 

A circa un'ora dalla trasmissione della puntata puoi scaricare il podcast nell'apposita sezione sul sito di Radio Proposta in Blu.

Sul Corriere in edicola trovi invece l'intervista ad Alessio Nicoletta, Presidente di Coldiretti Valle d'Aosta. Buona lettura.


Se non conosci ancora la radio ti ricordo le sue frequenze: Courmayeur 103.8 - La Salle 93.7 - Saint-Nicolas 107.6 - Aosta 107.8 - Saint-Vincent 107.4 - Bassa Valle 107.8 - Brusson 88.5 - Ayas 107.6 - Valtournenche 107.6 - Valle del Gran San Bernardo 107.6 e Valgrisenche 88.0. 

#IvitEnergia: «Risparmio energetico a misura di condominio»

Questa settimana proponiamo l'intervista ad Alberto Bois della Ivit Energia. 

Di cosa si occupa Ivit Energia?
È un’azienda nata l'anno scorso che pone le sue radici in una storica impresa valdostana che è la Ivit, (Impresa Valdostana Impermeabilizzazione Terrazzi ) che da più di 40 anni opera ell'edilizia, soprattutto nel settore degli isolamenti e delle impermeabilizzazioni e, appunto, nella riqualificazione energetica cioè negli isolamenti a cappotto. C'è stata una sorta di ricambio generazionale e abbiamo cercato di rendere questa attività un po' più innovativa, siamo cioè andati a cercare quegli strumenti che le imprese tradizionali non hanno. Il nostro obiettivo è stato quello di affiancare i progettisti già nella fase di progettazione per proporre i prodotti e le soluzioni sia per le impermeabilizzazioni che per gli isolamenti. Il nostro target principale sono i condomini. Dall'anno scorso operiamo con degli operai specializzati che hanno anche fatto dei corsi di formazione ad hoc.

Per i condomini ci sono delle proposte che meritano di essere valutate. . .
Ci sono delle proposte normative e fiscali che sono nate a gennaio dell'anno scorso e riguardano la
cessione della detrazione fiscale. Farei però un passo indietro. Molto spesso quando affrontiamo un
intervento molto grande su un condominio si parla spesso di grandi cifre, però occorre sempre pensare che l'intervento di riqualificazione a cappotto del più del 25% della superficie dell'involucro gode del beneficio fiscale del 75%. Questo significa che un lavoro di 100mila euro dal condomino sarà pagato 25mila. In Valle d'Aosta, poi, abbiamo uno strumento molto potente rispetto alle altre regioni italiane che è il finanziamento Finaosta con un tasso agevolato. Questo permette di fare un finanziamento su tutto quanto l'importo con un tasso agevolato e il condomino riceve ogni anno dalla detrazione fiscale il 75% dell'importo. Quindi, pagando soltanto il 25%, se pensiamo che quel 25% è proprio la quota di energia che andiamo a risparmiare sul consumo di riscaldamento, è facile capire che la spesa del singolo condomino rimane costante. Di conseguenza un intervento molto grande, magari da 300-400mila euro, se bilanciato nel modo corretto fa sì che il condominio non se ne accorga e continui a pagare la sua abituale spesa condominiale. Va ricordato che non è soltanto il lavoro dell'isolamento a cappotto che è in detrazione ma pure tutti quei costi tecnici e quelle documentazioni - la progettazione, l'efficientamento, la Scia - che sono necessarie affinché la pratica Enea sia completata nel modo corretto e si possa aderire al regime di detrazione fiscale. Questo è a nostro avviso uno degli strumenti che possono dare una grande mano all'edilizia. Si è capito benissimo che non è più possibile continuare a costruire per poi vendere, tenuto anche conto della crisi di mercato molto accentuata, ma l'edilizia si sta spostando verso la riqualificazione del patrimonio immobiliare già esistente. E per farlo può essere importante affiancare i tecnici dal punto
di vista dei prodotti. Non significa essere legati ad un fornitore, ma poter dare anche quelle garanzie,
per esempio l'antincendio, necessarie per l'isolamento dell’involucro di un condominio. Dobbiamo
pensare che non usiamo soltanto delle lane di vetro, ma soprattutto, proprio per ridurre i costi, dei
materiali plastici, come il polistirene espanso che è comunque infiammabile.

Qual è la normativa? 
In questo caso la normativa presuppone che non sia applicato soltanto il polistirolo, ma che tutto quanto il ciclo, che è composto da collante, rasante, rete, finitura, debba avere una sua certificazione. È una situazione diversa rispetto a quella dell'impresario tradizionale che andava a prendere l'isolante da una parte perché gli costava meno o il collante da un'altra parte, ma è necessario fornire un approccio più preciso.

Un lavoro fatto che vi ha particolarmente gratificato?
Sono tanti. Uno dei più importanti è quello che abbiamo eseguito l'anno scorso in Viale Federico
Chabod ad Aosta, dove ci siamo occupati della riqualificazione di un intero condominio. È stato gratificante dal punto di vista estetico perché in collaborazione con il Direttore dei Lavori e l'Architetto Progettista è uscito fuori un lavoro un po' diverso dagli altri. Abbiamo rivestito completamente il condominio. Dal punto di vista pratico la scorsa settimana mi sono recato da
uno dei condomini per un lavoro di dettaglio e gli ho chiesto come era andata. E mi hanno detto che quest'anno non hanno acceso il riscaldamento. Chiaramente sono in una condizione favorevole, cioè tra due piani riscaldati, però molto spesso si pensa che sostituire i serramenti sia la soluzione di base per mantenere il caldo, ma questi tengono 4-5-6 metri quadri rispetto a tutto l'involucro. E si deve pensare che i muri non isolati sono una di quelle incidenze importanti che portano il freddo all'interno, ma soprattutto non permettono al calore di rimanere all'interno. La soddisfazione
sta proprio in questo, cioè nel fare un lavoro che funziona. La proposta ovviamente non è fatta soltanto ai condomini, ma anche alle abitazioni private. È giusto ricordare che cerchiamo anche di
accompagnare il cliente nell'individuare le soluzioni finanziarie in grado di aiutare nel pagamento.

Da quest'anno c'è un argomento molto nuovo, cioè quello della cessione della detrazione fiscale....
Un tema nuovo che dà anche adito a tante speculazioni. Il nostro approccio è di continuare a lavorare in modo specializzato e professionale e quando si tratta di argomenti di questo tipo di prenderli in considerazione e proporli a patto che sia tutto definito nero su bianco.

Novità per il 2019?
Stiamo cercando di raggiungere la certificazione ESCO, cioè Energy Service Company. In Valle ce ne
sono non più di due ed è una certificazione che potrebbe aprirci le porte per proporre interventi alle
amministrazioni pubbliche. La Esco gode di regimi fiscali particolari, è un tipo di impresa innovativa.
È tutto molto complesso in quanto si deve sottostare a determinate caratteristiche, avere determinate
certificazioni e questo non si sposa tanto con il quotidiano, con il seguire i cantieri, gli operai e tutto il resto. Cercheremo di farlo entro quest'anno. Questo è un po’ un mio sogno, cioè proiettare questa ditta di 40 anni verso il futuro. L'impresa nell'edilizia non può fermarsi, deve sempre innovare.

Il mantenimento della professionalità deve essere continuo...
È importantissimo. Noi abbiamo dei dipendenti storici e uno degli obiettivi di quest'anno è poter affiancare delle figure giovani che abbiano intenzione di imparare un mestiere che troppo spesso è
eseguito da personale di scarsa professionalità. Ne approfitto anche per parlare di innovazione in
quanto uno dei prodotti che sicuramente entrerà in commercio nei prossimi anni per quanto riguarda
gli isolamenti, sono i materiali a cambio di fase. Sono materiali inerti additivati con paraffina
che hanno un coefficiente termico, a differenza degli isolanti normali, che varia a seconda della inversione termica, cioè hanno un coefficiente mentre la temperatura sale ed un altro mentre scende. È straordinario poterli utilizzare, ma è difficile farlo dal punto di vista normativo in quanto non avendo un coefficiente fisso è difficoltoso normarli. Per paradosso al momento sono troppo innovativi. Vanno testati, ma daranno grandi soddisfazioni. Negli Stati Uniti li usano e ci sono ditte, anche in Valle, che stanno cominciando a proporli, magari non ancora sul mercato aostano. Tutto
sta nel cominciare a fare un prototipo dimostrando che questi prodotti funzionano.

19 giugno 2019

#BNIItalia: «La forza del passaparola»


Questa settimana proponiamo l’intervista a Lorenzo Tota della Web Grafica design di Pont-Saint-Martin e a Massimiliano Pegorari, consulente di Alleanza Assicurazione, per spiegarci l’esperienza di BNI Italia di cui sono rispettivamente Presidente e Vicepresidente pro tempore. 

Cosa significa BNI Italia?
Tota: Vuol dire Business Networking International. È un progetto che nascenel 1985 negli Stati Uniti.
E’ la più grande organizzazione di business networking e scambio referenze a livello mondiale. Nel 2003 attraverso un processo di franchising è importato in Italia. Attualmente nel nostro paese sono 283 i gruppi operativi, chiamati Capitoli, con circa 8400 componenti sparsi su tutto il territorio nazionale. Negli ultimi dodici mesi tutto questo ha generato un giro di affari pari a circa 270 milioni di euro.

Concretamente in cosa consiste? 
Pegorari: Noi ci troviamo settimanalmente con l’intenzione di aumentare il proprio volume di affari e lo facciamo con uno strumento antico, cioè il passaparola. Si tratta però è un passaparola strutturato.
Ognuno si presenta, presenta la propria attività di imprenditore, di libero professionista, di artigiano
e nel tempo impara a precisare gli obiettivi della sua azienda, della sua attività e a particolareggiare le richieste. Ciò che infatti ci contraddistingue è l’aiutarsi reciprocamente nello sviluppo delle occasioni di business, cioè nel far lavorare gli altri e per farlo devo sapere che cosa fanno e che cosa vogliono e, ovviamente, se sono in gamba.

Ci sono delle regole precise…
Pegorari: L’incontro è settimanale, sempre alla presenza di un visitatore od ospite. Pensate cosa significa per chi ha una attività ogni settimana presentare le proprie attività e richieste a 20-25 persone che lo conoscono già, oltre ad almeno un volto nuovo. Va da sé che questo è estremamente
positivo.
Tota: L’aspetto che ritengo efficace di questa riunione è che tu hai di fronte 20-25 potenziali  commerciali che potrebbero lavorare per te e fornirti affari.
Pegorari: Esagero un po’. BNI è un luogo dove poter concretizzare i propri desideri. Si cercano occasioni di business, ma non soltanto. Io provengo dal mondo universitario e ho dei progetti che riuscirò a realizzare grazie ad uno spunto datomi da un partecipante al Capitolo.

Un articolo di Repubblica, banalizzando un po’, vi descriveva come la lobby del cappuccino… attute a  parte voi siete un facilitatore d’impresa…
Tota: La lobby del cappuccino deriva dal fatto che noi ci incontriamo molto presto, normalmente alle
7 del mattino con un open networking che dura più o meno 20-25 minuti. Si entra in riunione alle 7,30 e alle 9 deve essere tutto concluso. Questo per consentire all’imprenditore che durante la propria
giornata spesso accumula ritardi di poter essere efficace e non perdere tempo.

Concretamente che cosa ha portato alla vostra azienda?
Tota: Io sono titolare della WebGrafica di Pont-Saint- Martin, azienda leader nel settore del marketing aziendale. La mia azienda si occupa dello sviluppo di soluzioni web e personalizzazione di abbigliamento sportivo e da lavoro e tutto quello che è il compartimento editoriale e, infine, di personalizzazione di automezzi, vetrofanie e insegnistica. BNI mi ha portato un aumento di clientela
in Alta Valle, incontrandoci ad Aosta è stato un bel modo per poter mettere piede in un’altra zona del
mio territorio.
Pegorari: Io provengo dal mondo della giurisprudenza e cerco di diffondere i tanti vantaggi legislativi - che pochi sanno - di un salvadanaio assicurativo, qualunque sia la compagnia. La mia è Alleanza Assicurazioni, leader in Italia nel settore vita e pensioni, e posso dire che nel mio caso BNI mi ha portato soprattutto clienti che non sono quelli che ti portano delle difficoltà, in quanto abbiamo modo di misurarci di settimana in settimana.

Anche un progetto personale se ricordo… 
Pegorari: Nel nostro gruppo ci sono tre professionisti di Milano e quindi c’è modo di spaziare un po’. In ogni città ce ne sono. Io ho studiato a Padova e lì ci sono quattro capitoli. Se io ho delle necessità o mi vengono fatte delle richieste da qualcuno che vive in quelle realtà ho già un punto di appoggio, formato da professionisti che hanno già superato una selezione, poi sta a me capire quanto in gamba siano o meno. Nel mio caso un grande desiderio era di portare dei progetti universitari alle scuole superiori, cioè dei tornei-dibattito sull’argomentazione, sull’imparare a sostenere una tesi oggi pro e domani contro con la finalità ultima di aprire un po’ la mente. Devo dire che pur avendo l’anno scorso chiesto a personalità, anche importanti, di essere messo in contatto con qualche docente chi poi concretamente mi ha messo in contatto con un Liceo di Aosta è un partecipante al nostro Capitolo.
Tota:Un altro aspetto molto importante di BNI Italia è quello della formazione. I professionisti, gli imprenditori, non tutti hanno una predisposizione a parlare in pubblico, a sapersi porre anche di fronte ad un cliente in una certa maniera. BNI Italia ti dà l’opportunità di formarti attraverso delle sedute, anche contenute, per migliorare la tua comunicazione.

C’è anche un sito… 
Tota: È un vero e proprio portale che si chiama www.bniitalia.com dove l’imprenditore può fare
una ricerca tra tutti i capitoli italiani. Il nostro si chiama Lumière ed è presente ad Aosta da circa due
anni. Ogni componente inserisce su questa piattaforma i “Grazie affare” conclusi e questo permette
di quantificare precisamente quanto generato dai Capitoli.
Pegorari: È molto importante il grazie. Ciò che ci tiene insieme - e ci tengo a sottolineare che siamo un gruppo aperto e vogliamo farci conoscere sempre di più, anzi la nostra vuole essere una economia collaborativa contrapposta a quella selvaggia e concorrenziale attuale – non è né un potere sanzionatorio, né un vantaggio immediato, ma il dovere morale di ricambiare chi ci ha aiutato a sviluppare il nostro business. Non c’è un obbligo, ma un impegno.

Novità per il 2019 come BNI?
Tota: L’obiettivo che ci siamo posti come Capitolo è di creare un evento BNI Fiera, non una “Maison& Loisir copia e incolla”, ma qualcosa che vada a completare il lavoro di BNI all’interno
di questa regione. E’ un progetto che sia io che Massimiliano stiamo portando avanti perché ci
teniamo molto in quanto sarà un trampolino di lancio per molte attività che non hanno occasione di
potersi mettere in mostra.
Pegorari: Un altro aspetto che riguarda la BNI a livello mondiale è il trasmettere gratuitamente la professionalità di ognuno all’interno delle scuole perché si crei una mentalità creatrice per costruire l’imprenditore di domani. Progetto che si chiama Business voices.
Tota: Questo progetto dovrà coinvolgere tutte le categorie professionali. Tutti i professionisti che
non possono proporsi a livello pubblicitario saranno coinvolti invece in un convegno..

#Grandangolo sulle professioni in Valle d'#Aosta: I #Notai

IDENTIKIT DEL COLLEGIO NOTARILE DI AOSTA

Iscritti totali anno 2018: 7

Composizione del Consiglio Direttivo
Presidente: Antonio Marzani
Segretario: Silvia Galliano
Tesoriere: Edoardo Sebastiani
Consiglieri: Francesco Saia, Marco Princivalle

Trend: Il trend nei prossimi anni in termini di iscritti si prevede: stabile

E-Mail: consiglioaosta@notariato. it
Sito internet: www. notariato. it/it/tags/aosta



INTERVISTA AL PRESIDENTE ANTONIO MARZANO


Quali sono le principali problematiche a livello regionale e nazionale?

A livello regionale troviamo le problematiche che si presentano a livello nazionale. Si tratta di difficoltà che derivano dalla crisi in cui il nostro Paese si ritrova da diversi anni e che ha investito anche il notariato. Anche per i notai c'è stata riduzione di lavoro, di introiti. L'ambiente in cui ci troviamo, poi, non è estremamente favorevole. La crisi ha indotto l'autorità politica a fare alcuni
interventi in materia di professioni e questi interventi ci hanno procurato delle difficoltà unite al fatto che molto spesso c'è una scarsissima conoscenza della figura del notaio e della sua professione e gli interventi si sono dimostrati inadeguati. Fra gli interventi recenti che incidono pesantemente sulla nostra professione segnaliamo l'aumento progressivo del numero delle sedi e l'abolizione della tariffa. Sono provvedimenti che incidono in maniera negativa sulla figura del Notaio in quanto si tratta di una professionalità molto particolare. Noi siamo pubblici ufficiali che svolgono la loro attività con una retribuzione proveniente dalla libera professione. Tutto questo ci mette in grande difficoltà.

Esistono possibilità di lavoro in Valle d’Aosta oppure il settore è saturo?
Come dicevo, noi siamo pubblici ufficiali, svolgiamo una funzione pubblica attribuendo la pubblica fede agli atti che riceviamo, di conseguenza il numero dei Notai che operano in ogni singolo distretto è stabilito dalla legge con numeri ben precisi. In Valle d'Aosta ci sono dei posti, di conseguenza chi vincerà il concorso potrà insediarsi nella nostra regione. Il problema è che i posti disponibili sono 17 e se venissero tutti ricoperti ci sarebbero delle difficoltà. Comunque il giovane che desiderasse avvicinarsi alla professione ne ha la possibilità.

Esistono nuovi sbocchi professionali? Nuove competenze?
In realtà è più facile che ce le tolgano. In questa guerra promossa tra le professioni, anche se non voluta dai professionisti è più facile che le competenze siano sottratte piuttosto che riconosciute. L'attività notarile si esplica in tutte le materie in cui un uomo lavora e si realizza. Dove c'è un'attività entra anche il notaio. Il settore dell'informatica, della digitalizzazione ci coinvolge non solo nelle modalità con cui svolgiamo il nostro lavoro, ma un domani può aprire delle frontiere che attualmente
non sono chiare, ma sicuramente anche lì ci potranno essere delle attività possibili.

Iniziative di formazione realizzate nel 2018 e in programma nel 2019? Sia intra che extra...
Nei confronti degli utenti e del pubblico ci capita con una certa frequenza di intervenire. Logicamente non sono iniziative strutturali che hanno sempre una loro ricorrenza però sovente ci capita. Ad esempio teniamo una seduta di informazione in materia successoria. È in particolare l'Aism a richiedercela. Da qualche anno il notariato è presente a Maison & Loisir dove tiene sempre un incontro su un argomento che cambia ogni anno. L'ultimo è stato una decina di giorni fa sulla prossima legge regionale in materia di domini collettivi. Capita ogni tanto anche di intevenire su argomenti più specifici.

Consigli per chi si vuole avvicinare alla professione?
Studiare, studiare, studiare. La materia è vastissima. L'esame è molto severo. Sovente si parla del notariato come una casta, una espressione molto antipatica. Noi stiamo cercando di vincere questo pregiudizio, questo luogo comune. Piano, piano ci stiamo anche riuscendo, ma è un po' duro a morire.
Detto questo mi sento di precisare che l'unica casta è quella di chi ha voglia e può permettersi di
dedicare lungo tempo allo studio. Una volta laureati biosgna studiare per molto tempo, approfondire
le materie. Spesso anche – e questo può essere un problema in termini di costi – frequentare una scuola in quanto sovente studiare da soli non è sufficiente.  A livello nazionale si sta cercando di fare qualche intervento per facilitare la frequenza di scuole nazionali. È consigliabile per chi si approccia
alla materia percepire il fascino della professione. I libri vanno mangiati, però, per conoscere la professione e amarla bisogna viverla un po', anche quando ci si prepara al concorso.

Ci sono problemi sul fronte pensionistico?
La Cassa nazionale del notariato è solida, sana, non ha problemi nell'ordinario. La situazione di crisi nazionale sicuramente incide anche sul nostro Istituto di Previdenza che deve attrezzarsi per affrontare tempi forse più difficili. Perché anche se la tendenza è aumentare il numero dei notai, questo aumento non corrisponde ad un aumento di atti, di conseguenza un domani, in prospettiva, ci potrebbero essere dei problemi. Se i notai lavorano fino all'età massima prevista o quasi, problemi
non ce ne sono. Se invece, potendolo, decideranno di ritirarsi dal lavoro un po' prima, la Cassa potrebbe incontrare qualche difficoltà.

Il mondo digitale è entrato nelle vostre professioni? E se sì come?
Ormai ci sono degli adempimenti che sono fatti esclusivamente in modalità informatica. L'atto quando viene stipulato è trasmesso a tutti gli uffici in modalità informatiche e quindi con il cosiddetto adempimento unico l'atto arriva all'Agenzia delle Entrate e a tutti i vari uffici in maniera veloce
ed efficiente. La professione da questo punto di vista è assolutamente evoluta. Gli studi notarili sono altamente informatizzati e, anche s e c'è ancora qualche ritrosia, si sta arrivando, piano piano, alla compilazione dell'atto pubblico in formato elettronico. Ci si arriverà da qui a poco.

Un valore professionale da recuperare in questa nostra società?
Mi piace la parola affidabilità. E' una caratteristica che dovremmo avere tutti quanti come cittadini. Chi esplica il suo ruolo al cento per cento comunque fa il suo dovere e questa sarebbe una rivoluzione per tutta la società. La caratteristica dell'affidabilità è specifica del notariato che è quell'istituzione alla quale ci si affida affinchè le cose siano fatte e mantenute. Come ho già detto è il notariato che attribuisce agli atti la pubblica fede.

17 giugno 2019

#Grandangolo sulle professioni in Valle d'#Aosta: Le #Ostetriche

L'IDENTIKIT DELL'ORDINE DELLE OSTETRICHE
La presidente Corinne Menabrez e la vice Alessia Cornaz

Iscritti totali anno 2018: 56

Composizione del Consiglio Direttivo
Presidente: Dott.ssa Menabreaz Corinne
Vice Presidente: Dott.ssa Cornaz Alessia
Segretario: Dott.ssa Cavalieri Francesca
Tesoriere: Dott.ssa Fiou Sara
Consiglieri: Dott.ssa Belley Nathalie

Trend: nei prossimi anni il numero delle ostetriche rimarrà pressoché invariato poiché sono previsti alcuni pensionamenti e in media ci sono 1-2 nuovi iscrizioni all'anno.

E-Mail: info@ostetrichevda.it
Sito internet: www.ostetrichevda.it


L'INTERVISTA ALLA PRESIDENTE CORINNE MENABREAZ

Quali sono le principali problematiche a livello regionale e nazionale?
A livello nazionale sono diversi i problemi che riguardano le ostetriche: La figura dell’ostetrica è agli ultimi posti tra le professioni sanitarie per tasso occupazionale, è presente un alto livello di disoccupazione sia a uno che a due anni dalla laurea. Le ostetriche operano nel Servizio Sanitario
Nazionale principalmente nelle unità di ostetricia (U. O. ), puerperio e sala parto, quasi inesistente
la loro presenza all’interno delle U. O. di neonatologia e ginecologia in quanto i posti sono ricoperti da altre professioni sanitarie. Vi è una tendenza da parte delle neolaureate ad orientarsi verso la libera professione ed al turismo lavorativo in particolare Inghilterra, Germania o come accade per le colleghe valdostane in Svizzera. L’alto tasso di disoccupazione è purtroppo legato al fatto che in Italia non sempre vengono riconosciute, dalle istituzioni, le competenze, le potenzialità e gli specifici ambiti operativi dell’ostetrica e inoltre da un punto di vista socio-culturale la donna con una gravidanza fisiologica è abituata a cercare come professionista di riferimento il medico specialista benché questo tipo di assistenza sia di competenza ostetrica. Per cui anche le colleghe che provano la strada della libera professione spesso sono ostacolate da questa barriera culturale. A livello regionale da diversi anni è stato fatto un buon lavoro, è stato portato avanti il progetto nazionale “Percorso
nascita” grazie al quale tutte le donne in gravidanza hanno la possibilità di essere seguite  gratuitamente da un’ostetrica nei consultori ASL di zona. L’ostetrica, che opera in piena autonomia, prescrivendo gli esami e le ecografie necessarie, all’occorrenza potrà fare riferimento al medico specialista e potrà seguire la coppia per tutti i nove mesi per poi sostenerli nuovamente durante tutto
il primo anno di vita del bambino. Per essere seguite in gravidanza è sufficiente per le donne contattare il consultorio e prendere un appuntamento con l’ostetrica.

Esistono possibilità di lavoro in Valle oppure il settore è saturo?
Purtroppo al momento in Valle d’Aosta il mercato è saturo, abbiamo un tasso di disoccupazione del
26%, per cui molte colleghe neolaureate hanno dovuto cercare occupazione fuori regione o all’estero.
A breve ci saranno alcuni pensionamenti ma l’età media delle ostetriche valdostane è bassa e la percentuale di disoccupazione è destinata ad aumentare a meno che non si cerchi di potenziare i consultori e di promuovere, all’interno delle U. O di ostetricia e ginecologia, il modello organizzativo a totale conduzione ostetrica come sta già avvenendo in altre realtà a livello nazionale.

Esistono nuovi sbocchi professionali?
L’ostetrica può lavorare presso ospedali, case maternità, pubblici o privati, nei consultori o come libero professionista, può ricoprire in base ai propri studi ruoli di coordinamento o di tutoraggio e
docenza. Inoltre in base alla legge Bianco-Gelli attualmente può anche occuparsi di ostetricia forense
e essere perito o consulente tecnico del tribunale. Ci sarebbero nuovi sbocchi nei reparti di neonatologia e ginecologia dove però al momento sono impegnate altre figure professionali.

Iniziative di formazione realizzate nel 2018 e in programma nel 2019?
Le ostetriche come tutti gli operatori sanitari hanno l’obbligo della partecipazione alle attività di formazione come requisito indispensabile per svolgere l’attività professionale. A tal fine ormai da molti anni oltre ai corsi residenziali c’è l’opportunità di aggiornarsi da casa partecipando a lezioni sul web chiamati formazione a distanza. Oltre ai corsi Fad gratuiti presenti on line per quest’anno l’Ordine ha proposto un corso riguardante la responsabilità professionale dell’ostetrica al cospetto della legge Bianco-Gelli del 2017 che impone maggiore prevenzione degli eventi avversi attraverso una attenta rilevazione dei rischi, formazione del personale finalizzata, maggiore aderenza alle linee guida e buone pratiche e diversa assegnazione della responsabilità tra strutture e professionisti e assicurazione obbligatoria.

Consigli per chi si vuole avvicinare alla professione?
Abitualmente quando si chiede alle studenti del primo anno come mai vogliono fare le ostetriche la risposta comune è quella di dire “Perché mi piacciono i bambini” per poi scoprire che questo lavoro a più a che vedere con la donna. L’ostetrica non è colei che fa nascere i bambini, perché questo è quello che fanno le mamme bensì è la figura che in autonomia segue la fisiologia della donna, è la professionista che le sta accanto e la sostiene in gravidanza e al parto come in ogni altra sua fase di
vita, dalla nascita alla menopausa. È un mestiere che richiede la capacità di ascolto, richiede la capacità di rimanere in attesa ad aspettare senza avere fretta di intervenire, avendo fiducia nelle competenze delle donne e dei bambini, ma richiede anche sangue freddo e capacità di azione nelle occasioni critiche sapendo riconoscere la patologia e quando è necessario richiedere l’intervento medico. Per diventare ostetrica è necessario spostarsi negli Atenei fuori Valle come a Torino dove annualmente vengono riservati dei posti per gli studenti valdostani.

Ci sono problemi sul fronte pensionistico?
La categoria in Valle ha un’età media molto giovane per cui al momento sono poche le colleghe interessate al tema pensioni.

Il mondo digitale è entrato nelle vostre professioni? E se si come?
Come in tutte le professioni anche per la professione ostetrica il mondo digitale ha apportato dei cambiamenti, per quel che riguarda la formazione continua gli operatori possono seguire i corsi di aggiornamento on line direttamente sul web da casa. La digitalizzazione ha permesso una comunicazione più veloce ed efficace tra gli operatori, migliorando così l’assistenza, ha permesso di avere dei data base che permettono di effettuare vari studi raccogliendo innumerevoli informazioni. Per quel che riguarda per esempio il nostro lavoro l’utilizzo dei programmi in rete hanno permesso di favorire la continuità assistenziale tra ospedale e territorio, al momento della dimissione di mamma e bambino dall’ospedale le ostetriche territoriali hanno la possibilità di essere informate tempo zero in modo da poter contattare i neogenitori il giorno dopo la dimissione e organizzare i controlli successivi.

Quale valore professionale da recuperare in questa nostra società?
Il valore professionale da recuperare è sicuramente quello dell’empatia e dell’ascolto. In una società
moderna in cui tutti sono di fretta e che si basa molto sulle apparenze, si è portati ad ascoltare troppo se stessi e le proprie parole senza fare caso a quello che vuole e che ha da dire chi ci sta di fronte. Si pensa che il proprio punto di vista sia l’unico giusto mentre non è così, ogni donna ha un vissuto diverso che non conosciamo e bisogna imparare ad ascoltare senza giudicare. Al giorno d’oggi le persone vivono senza avere attorno a sé una rete di sostegno efficace, che si parli di adolescenti, di neogenitori o di donne in menopausa. Se l’ostetrica è in grado di mettersi in ascolto avrà l’occasione di dare un enorme sostegno alle persone che si rivolgono a lei come professionista. Ma quando si parla di ascolto bisogna anche pensare ad un altro tipo di ascolto che è più profondo e che va al di là del sentire con le orecchie. L’ostetrica dovrebbe aiutare le donne ad entrare maggiormente in ascolto del proprio corpo e del proprio bambino in modo da aumentare la fiducia in quelle che sono le  proprie competenze e arrivare a capire da sola quali sono i segni di benessere e quali sono i limiti
del proprio fisico.

Edy Incoletti (#PiccolaIndustria): «Le imprese devono fare più rete»

Questa settimana proponiamo l’intervista a Edy Incoletti, Presidente della Piccola Industria di Confindustria Valle d’Aosta. 

PMIDay; che cos’è? 
Il PMIDay è un progetto organizzato a livello nazionale dalla Piccola Industria di Confindustria.
È una giornata in cui le imprese associate a Confindustria aprono le loro porte e ospitano in primo
luogo gli studenti che sono il nostro target, ma pure giornalisti, esponenti della pubblica amministrazione o semplici cittadini che sono curiosi. La nona edizione del PMI DAY ha visto coinvolte 25 imprese valdostane, ben undici in più rispetto alla precedente edizione, e oltre 1100 ragazzi di 13 Istituzioni scolastiche di primo e secondo grado.

Un successo crescente….
Un successo di cui siamo particolarmente orgogliosi in quanto siamo ai primi posti a livello nazionale
nonostante le nostre piccole dimensioni. E siamo orgogliosi perché quei 1100 sono proprio le persone cui ci indirizziamo principalmente.

Come avete coinvolto le scuole?
Ci siamo riusciti grazie alle dimensioni della nostra regione, ma soprattutto attraverso il rapporto
diretto che abbiamo costruito con varie istituzioni scolastiche. Abbiamo trovato la disponibilità dell’istituzione a partecipare a questa e ad altre varie iniziative che abbiamo organizzato e che hanno
sempre riscosso un enorme successo. In secondo luogo la pubblica amministrazione ci ha sempre dato il suo appoggio per questo tipo di iniziative.

Coinvolgere i giovani, poi, non è semplice…
È meno difficile di quello che si crede. Ovviamente le scuole ci aiutano perché riescono ad avere un gruppo strutturato ed organizzato. Però noi offriamo ai giovani qualcosa che soddisfa la loro curiosità in quanto entrano in un posto dove non sono mai stati. Quando ero studente, gli unici posti di lavoro
che ho visto erano quelli dei miei genitori che poi erano degli uffici in quanto lavoravano come
impiegati. Entrare in un’azieda, costruire dei prodotti di grandi dimensioni o particolari, realizzare prodotti altamente tecnologici è stimolante. Ai giovani visitatori viene spiegato che cosa potrebbero fare in quella azienda nel loro futuro.

Il dialogo con il mondo della scuola prosegue…
Noi abbiamo organizzato vari eventi. Ad esempio Eureka, un progetto dedicato alla scuola primaria
dove i ragazzi dovevano costruire un oggetto meccanico sotto forma di impresa o “Wow, io e il mio futuro”, progetto per l’orientamento scolastico che ha visto la partecipazione di 1300 studenti
nel quale scuole e aziende presentavano la loro offerta formativa per chi voleva continuare gli
studi o stava già pensando al lavoro.

Sul fronte delle figure professionali, che suggerimenti si possono dare ai ragazzi?
Il PMIDay ha come scopo quello dell’orientamento. Le aziende fanno spesso fatica a trovare 
determinate figure professionali, ad esempio gli operai specializzati, ma in generale tutte quelle figure legate alle materie scientifiche che fanno fatica a incontrare l’interesse dei giovani.

Qual è lo stato di salute della PMI valdostana?
Il tessuto economico valdostano è caratterizzato da imprese di piccola dimensione. L’incidenza di imprese di capitali è nettamente inferiore rispetto alla media italiana. Questo comporta che le imprese, principalmente familiari se non monotitolari, sono orientate al mercato locale, quindi sono poche quelle che lavorano con il mercato nazionale e poche quelle che esportano. Questo comporta
che da una parte sono ritardati gli effetti delle crisi o degli sviluppi economici internazionali e  nazionali, dall’altra che ci troviamo di fronte ad una impresa molto legata al territorio e quindi
anche alle scelte dell’amministrazione locale.

Il sistema Valle d’Aosta appare paralizzato…
L’ultima indagine previsionale di Confindustria riporta dei numeri decisamente non entusiasmanti.
Un calo a livello di previsioni di fatturato, di numero di occupati e un peggioramento nelle tempistiche dei pagamenti. La parola che può riassumere tutto è “incertezza”. La causa di questo è sicuramente l’incertezza politica a livello regionale, unitamente ad una serie di scelte, che non esito a
definire scellerate da parte del governo nazionale, che hanno penalizzato la crescita.

Novità per il 2019-2020 come Piccola?
È stato un anno molto intenso, di cambiamenti interni, ma sicuramente anche caratterizzato da tantissime attività che sia come Confindustria in generale che come Piccola stiamo organizzando
e verranno organizzate nei prossimi mesi. Ci tengo in particolare a ricordare l’iniziativa “Un caffè in Confindustria”, iniziativa dedicata agli associati molto semplice: offriamo loro uno spazio per incontrarsi e scambiarsi conoscenze e referenze e possibilmente sviluppare il proprio business.

Un sogno imprenditorial-associativo da realizzare?
Ho detto che è un anno di cambiamenti. Noi stiamo puntando a dare dei servizi che siano sempre più allineati alla esigenze delle imprese. Il mio sogno è che le imprese valdostane facciano più rete tra di loro come succede in altri territori che grazie a questo fenomeno si sviluppanoolto meglio e molto
più velocemente che nella nostra Valle.

14 giugno 2019

17 giugno #Grandangolo delle Professioni su #RadioPropostainBlu: I #MaestridiSci

Lunedì 17 giugno aprile, alle 10,35, su Radio Proposta in Blu nuova puntata del nuovo ciclo di «Grandangolo: incontri con le professioni della Valle d'Aosta». L'ospite di questa settimana sarà Giuseppe Cuc, Presidente dell'Associazione Maestri di Sci.

Sul Corriere in edicola trovate l'intervista dedicata all'Ordine dei Veterinari. 

Buona lettura.

Hervé Grosjean (#GrosjeanVini): «Grazie nonno Delfino...»

Simon e Hervé Grosjean
Questa settimana proponiamo l’intervista a Hervé Grosjean della Grosjean Vins.

Come è andato il Vinitaly? 
Molto bene. Siamo molto contenti. Un grande lavoro, un lavoro importante per noi perché non siamo abituati a fare grande comunicazione però con questo Vinitaly abbiamo veramente capito il forte interesse che c’è nel mondo del vino verso la nostra viticoltura eroica. Un grande successo e dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione perché, secondo me, nei prossimi anni possiamo soltanto migliorare.

Che impressione vi siete fatti sul mercato del vino?
Noi ci siamo sempre resi conto delle nostre piccole dimensioni. Siamo piccolissimi per il panorama
vitivinicolo valdostano però questo interesse va oltre la superficie, oltre il numero di bottiglie. Ci
siamo resi conto che se si lavora con qualità, dedizione e più che altro si cerca di trasmettere quello che il territorio dà e può dare e viene tramandato all’interno del nostro calice di vino, si ottengono dei risultati importanti. Non è il numero di bottiglie prodotte a fare la differenza oggi, ma la qualità che si
riesce a mettere all’interno di un calice. Siamo tutte aziende familiari in Valle d’Aosta. Io dico
sempre che siamo ammalati di viticoltura, una sana malattia. Qualcosa che va oltre la dedizione,
la passione, qualcosa che ti rimane addosso e cresce dentro di te. Quando io racconto i vini Grosjean
racconto anche l’amore e la passione che ho rispetto a questo lavoro e al nostro territorio.

Per il terzo anno Wine spectator vi ha segnalato. Che cosa li ha colpiti di più della vostra produzione…
E’ da tre anni che Wine spectator ci segnala tra i 100 migliori produttori italiani. E’ un qualcosa che è difficile da descrivere. Per noi appena arrivati in azienda è qualcosa che gratifica il lavoro fatto dai nostri genitori, da nostro nonno e quanto stiamo facendo noi adesso. Wine Spectator è la rivista più quotata in America, ma pure a livello europeo è molto importante. Essere presenti in quel panorama enologico-viticolo, con quei grandissimi nomi che ci accompagnano, è veramente un grande piacere. E poi ci fa piacere essere presenti alla degustazione che diventa un grande tasting e ci dà la possibilità di assaggiare questi 100 vini e questo vuol dire tanto. Ci permette di capire la lungimiranza di nostro nonno e dei nostri genitori quando piantarono, ormai 50 anni fa, la vigna Tzeriat, da cui oggi ricaviamo il pinot nero che è stato premiato. E poi assaggiando questo vino, fresco, leggero, con un’alta bevibilità se ne coglie il senso in mezzo a tanti baroli, tanti montepulciano e anche spumanti
di alta qualità. Spiccava molto bene e questa è una gratificazione ancora importante perché anche se siamo su un territorio con un clima diverso, un terreno molto più povero dove non possiamo esprimere grande corpo, grande struttura con i nostri vini, la freschezza e l’eleganza dei nostri vini
sono comunque molto apprezzate.

Quanto export fate?
Potrebbe essere molto più grande, ma al momento si attesta intorno al 50%. La nostra politica è sempre stata molto presente sul territorio valdostano. L’estero comunque sta crescendo in quanto i nostri vini fanno gola in tanti paesi.

Dove esportate?
Noi produciamo 120mila bottiglie all’anno. Purtroppo arriviamo da due annate, soprattutto la
2017, non troppo positive. Esportiamo soprattutto negli Stati Uniti. Lavoriamo ormai da 25 anni
con un importatore che è diventato uno di famiglia. Noi puntiamo ad essere presenti un po’  dappertutto, magari non con grandissime quantità, ma cercando di fare delle piccole spedizioni
in più stati. Uno degli obiettivi di quest’ultimo Vinitaly era essere presenti in Europa, in Asia e
anche in America

L’ultima vendemmia è andata un po’ meglio...
Sì. Decisamente. Anche se abbiamo dovuto lavorare tantissimo con due annate nello stesso anno.
Da una parte una primavera molto piovosa, anche fresca, con precipitazioni molto frequenti,
ben 22 giorni di pioggia a maggio, e noi visto che siamo certificati Bio dal 2011 abbiamo dovuto
lottare parecchio. E poi dal 25 maggio ai primi di luglio c’è stata una seconda annata secca e
ventilata e, quindi, siamo ritornati sulle caratteristiche principali della nostra regione, cioè aridità
e tanto vento e questo ci ha permesso comunque di realizzare un’ottima qualità, particolarmente
importante per i nostri vini con ottime maturazioni e siamo arrivati a settembre-ottobre con un grappolo sano. 

E’ mancato nonno Delfino un grande protagonista del mondo del vino valdostano?
Spesso ci viene in mente quello che il nonno ci ha trasmesso. Io dico sempre che il nonno non è mai stato un protagonista nel mondo del vino a parole, ma lo è stato nei fatti. Anche a casa lui non ha mai troppo parlato, ma ci faceva capire tutto con il lavoro, con la dedizione. Fino a 90 anni si alzava presto al mattino. Era il primo ad uscire dal portone di casa e non dico l’ultimo a rientrare, ma quasi. Ha saputo cambiare completamente la vita della propria famiglia e riscoprire un’agricoltura che all’epoca non esisteva più, la viticoltura. Quindi grazie nonno.

Come si rimane competitivi nel vostro settore?
Sicuramente grande lavoro, grande dedizione, una super attenzione al dettaglio. Soprattutto in vigneto cercare di trovare zone vocate importanti, dove magari è più difficile lavorare, abbiamo più ore di lavoro però abbiamo una qualità maggiore. L'attenzione al dettaglio per arrivar al massimo della qualità questo fa sì di cercare di rimanere in un range qualitativo molto alto.

Novità per il 2019?
Vogliamo ampliare le serate di degustazione che proporremo al vigneto Rovettaz questa estate,
cioè il nostro evento denominato “Tramonti divini”. Sarà un qualche cosa che entrerà in agenda
fisso tutti gli anni. Vi aspettiamo quest’estate a partire dalla fine di luglio, nei nostri vigneti
non soltanto per assaggiare i vini di annata, ma anche per qualche annata più storica.

Un sogno imprenditoriale da realizzare?
Il primo sogno si è già realizzato qualche anno fa quando siamo riusciti a continuare a portare avanti quanto creato in passato dai nostri genitori con grandissimi sacrifici. Questo ci rende molto orgogliosi ed era un sogno che avevamo fin da bambini senza nessuna forzatura da parte dei nostri genitori. Oggi è tutto più facile perché siamo in un momento in cui c’è una grande richiesta dei nostri vini . 40
anni fa non era così. Nei prossimi anni invece io auspico – e non soltanto come Grosjean Vins ma come viticoltura valdostana – di farci conoscere ancora di più e far capire al mondo intero che in Valle d’Aosta oltre a delle bellissime montagne e un bellissimo paesaggio si fanno dei prodotti di altissima qualità a livello enogastronomico.

13 giugno 2019

Il futuro? L'#agricoltura di precisione (#mossoni10)

Proponiamo una delle tante interessanti analisi che Ezio Mossoni scrive settimanalmente sulla pagina agricoltura del Corriere della Valle. Un buon motivo per abbonarsi. 

Senza dubbio l’immaginario comune - ma non solo l’immaginario, basta guardarsi attorno nella nostra regione – rileva un settore agricolo molto legato alla tradizione, a lavorazioni che si portano
appresso metodologie legate alle tradizioni e al tempo. E più le difficoltà operative sono importanti
a causa delle piccole dimensioni, della conformazione del territorio e del clima e più lo sviluppo delle
tecnologie rallenta, proprio a causa delle oggettive difficoltà.

Ma l’agricoltura (soprattutto quella mondiale, l’Italia è ancora tra i fanalini di coda con circa il 2% delle superfici, contro il 20% della Francia e il 70% in USA) si sta avvicinando alla “Agricoltura di Precisione”. 

Si tratta, in buona sostanza, della applicazione di tutte le tecnologie più moderne, anche molto moderne, per poter garantire qualità nelle produzioni ma, soprattutto, un esatto utilizzo delle risorse –
dalla forza lavoro, all’acqua irrigua, ai trattamenti – ai fini di ridurre i costi e anche, di rilevante importanza, l’impatto ambientale, con un evidente beneficio per territorio e gestione dell’ambiente, con minor utilizzo di sementi, fertilizzanti, agrofarmaci, acqua di irrigazione, carburanti, lubrificanti.

Con l’agricoltura di precisione sensori specifici collegati a impianti informatici rilevano, ad esempio,
con estrema esattezza l’umidità del terreno e stabiliscono quanta acqua e quante sostanze nutritive
servono per una determinata coltura senza sprecarne una sola goccia, ma anche eliminare infestanti
attraverso interventi mirati, prevenire patologie, migliorare la resa delle coltivazioni e la stessa qualità dei prodotti.

Sulla meccanizzazione l’impatto è straordinario: usando una tecnologia simile ai piccoli tagliaerba che agiscono autonomamente vi sono già, in Italia, oltre l’8% dei trattori che lavorano senza autista,
con il controllo remoto, a distanza, anche satellitare, e che si muovono su tracciati e percorsi predeterminati attraverso mappatura dei terreni eseguita, preventivamente, con l’uso dei droni.

Nella zootecnia da latte, poi, la voce “alimenti” rappresenta una quota superiore al 30% del costo
di produzione del latte bovino (nella nostra regione la percentuale è anche più elevata). Apposite
rilevazioni tarate sulle attitudini dei capi (razza, dimensioni, età, produzioni medie, ecc. ) possono
determinare meccanicamente il peso della razione quotidiana di acqua e cibo, consentendo risparmi considerevoli e maggiore benessere per l’animale. Si tratta, come ben comprensibile, di tecnologie difficilmente applicabili sul nostro territorio montano, salvo alcuni primi importanti pionieri legati soprattutto alla viticoltura, a causa di investimenti ingenti a fronte delle dimensioni aziendali, dell’età media degli addetti e, purtroppo, anche con tutto l’impegno di modernizzazione da parte del settore
agricolo si va a cozzare contro i problemi strutturali come la mancanza di collegamenti internet
nella aree rurali e montane e la non completa diffusione di banda larga e banda ultra larga.

Uno degli esempi, comunque molto indicativo, è quello della Maison Anselmet di Saint-Pierre dove vengono utilizzati, in vigna, sensori per stabilire il numero dei trattamenti – dimezzati, ha dichiarato il titolare – cioè il grado di umidità, le necessità del terreno e persino lacolorazione delle foglie, da cui si stabilisce la salute della vigna e, infine, sensori di calcolo dei parametri indicativi del momento esatto della vendemmia. 

È comunque evidente che le tecnologie innovative salvo, come evidenziato, specifiche situazioni, vedono la loro massima applicazione in agricoltura intensiva, con produzioni industriali, mentre l’agricoltura tradizionale – unita alle moderne tecniche igienico-sanitarie – fornisce altrettanta garanzia di qualità, salubrità, e tipicità, forse più ricercate dal consumatore attento. Non dimentico che il luogo comune che più ho sentito ricordare dopo “non ci sono più le stagioni” è “ non c’è più la Fontina di una volta!”.
 

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