21 giugno 2019

#Rimchain: la rivoluzione del cerchio-catena


Della Rimchain ci siamo già occupati circa un anno fa con Giorgio Augusto Neyroz. Oggi intervistiamo Ezio Roppolo, il nuovo socio.

Il cammino è proseguito e oggi ci sono grosse novità. Di cosa si tratta?  
Nonostante l'età io sono una di queste novità, nel senso che nel corso del 2018, attraverso l'incubatore
di Vda Structure sono venuto in contatto con Giorgio, che è l'inventore di rimchain ovvero del cerchio-catena, che però non aveva un'esperienza di tipo industriale adeguata per svilupparlo. Sono così diventato il suo mentore, cioè a tempo perso ho cercato di aiutarlo, di indirizzarlo verso il percorso di commercializzazione del prodotto e poi, man mano, mi sono fatto coinvolgere dal progetto e così – ed è una delle novità di quest'anno – abbiamo allargato la base societaria con  l'introduzione di altri soci, tra cui il sottoscritto, per cui sono diventato anch'io amministratore della società.

Uno dei grossi scogli era la produzione industriale...
Il lavoro si sta sviluppando in tre direzioni: commercializzazione, sviluppo tecnico ed industriale. In merito a quest'ultimo filone abbiamo scelto una strada di esternalizzazione cioè tutto lo gestiamo noi ma attraverso degli interlocutori esterni. Abbiamo così contattato una società di ingegneria che ha sviluppato la progettazione operativa, la definizione del prodotto, e abbiamo trovato dei fornitori per
la produzione dei componenti e per l'assemblaggio.

Un prodotto di questo tipo, tenendo conto che è brevettato, sembra non avere limiti...
I limiti esistono sempre. Il nostro prodotto, che è una catena da neve, potrebbe anche essere usato
per le automobili o i mezzi industriali fuoristrada, però per ragioni climatiche geograficamente non è diffondibile in tutto il mondo su tutti i veicoli perché ci sono veicoli che circolano anche dove non ci sono queste necessità. Un'altra limitazione di mercato è che il nostro è un prodotto di alta gamma
non confrontabile con le catene tradizionali, cioè è un prodotto che associa alla funzione della catena
tradizionale la facilità e rapidità di installazione. Quindi non può posizionarsi in una fascia bassa di mercato.

Quali sono i più grossi ostacoli sulla vostra strada?
Dal punto di vista tecnico e produttivo non c'è mai nulla di scontato però, essendo un prodotto concettualmente facile da divulgare, anche la tecnologia è disponibile. Occorre soltanto superare gli
ostacoli di tipo quotidiano. Dal punto di vista commerciale gli ostacoli sono la concorrenza, per esempio, oltre che la non abitudine a considerare un prodotto nuovo e questo è normale nel mondo
dell'innovazione.

Una partnership che vi ha particolarmente gratificato?
Ce ne sono diverse. Prima di tutto dobbiamo un ringraziamento a Vallée d'Aoste Structure che ci
ha messo in contatto e che attivamente si impegna a supportare noi come altre start up. Un'altra partnership che si sta sviluppando ancora è con i potenziali finanziatori. Abbiamo bisogno di un po' di capitale e cerchiamo in questa fase persone fisiche piuttosto che imprese. Infine ci sono partner commerciali che stiamo iniziando a contattare e devo dire che l'impatto che ha la proposta Rimchain rispetto a partner importanti come l'Esercito, l'Iveco e la protezione civile è molto soddisfacente.
Raramente nella mia vita professionale ho trovato un simile apprezzamento per l'idea, per la proposta
del prodotto.

In questi giorni di cosa vi state occupando?
Stiamo cercando di superare un po' di ostacoli burocratici perché il nostro prodotto, essendo diverso
dalle catene, non può rispondere alle omologazioni fatte apposta per le catene e quindi stiamo cercando di affrontare con il Ministero dei Trasporti e la Motorizzazione civile questo tipo di problematica. Non è un problema banale. Non è stato sufficiente aver superato le prove di prestazione
attraverso l'operato di un ente indipendente, il Tuv, cioè il maggior ente di certificazione tedesco, grazie al quale abbiamo verificato comparativamente che il nostro prodotto ha le prestazioni di trazione e manovrabilità paragonabili alle migliori catene sul mercato, però non può rispondere ad una delle caratteristiche necessarie alla sicurezza delle catene e quindi dobbiamo trovare il modo
con il Ministero di far accettare il nostro prodotto sebbene non sia una catena tradizionale.

Proporre un simile prodotto dalla Valle d’Aosta è più facile, più difficile o indifferente?
Indifferente. C’era una grande probabilità che nascesse in Valle d’Aosta, visto il tipo di prodotto. Però dal punto di vista della commercializzazione è un prodotto che deve andare in tutti i mercati mondiali. Quindi che parta di qua o da un altro posto poco importa.

Quali saranno i vostri prossimi passi?
Il nostro prodotto è ancora un'invenzione e non un'innovazione, cioè non è ancora arrivato sul mercato. Per arrivare sul mercato abbiamo fatto la scelta di indirizzarci su un segmento molto ben preciso che è quello dei veicoli industriali pesanti, cioè i TIR. Il nostro obiettivo commerciale è raccogliere interesse da parte di clientela privilegiata, come Esercito e Protezione civile, da un lato, e dall'altro da parte dei produttori di mezzi industriali: in Europa vuol dire Iveco CNH, Gruppo Mercedes e Wolkswagen. Come livello di volumi passeremo dal fare qualche decina di pezzi a produrne qualche centinaia per la prossima stagione invernale per poterli dare in prova, facendo un
beta-test, a questi grandi interlocutori.

Un sogno imprenditoriale da realizzare?
Di realizzare il programma che ci siamo dati. Io per mestiere faccio anche il docente di processi di innovazione e nel corso della mia vita professionale ho fatto decine e decine di business plan: per una volta vorrei realizzare esattamente quello che ho progettato e non di più o di meno come capita nella normalità dei casi.

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