23 luglio 2019

#Grandangolo sulle professioni in Valle d'#Aosta: Gli #Agronomi

IDENTIKIT DELL'ORDINE DEGLI AGRONOMI E DOTTORI FORESTALI 

Iscritti totali anno 2018: 45 – di cui 28 Dottori Forestali, 14 Dottori Agronomi e 3 Dottori in produzione animale

 Composizione del Consiglio Direttivo in carica 2017 al 2021
Presidente:                  Federica Pozzi, dottore forestale     
Vice Presidente:          Elena Pittana, dottore forestale     
 Segretario:                 Jenny Hugonin, dottore forestale     
 Tesoriere:                   Luca Pezzuolo, dottore forestale     
Consiglieri:     Angèle Barrel (dottore agronomo), Alessandra Gallizioli (dottore forestale), Paola Flamini (dottore agronomo)
                                                        
L'INTERVISTA ALLA VICEPRESDENTE ELENA PITTANA

Quli ono le principali problematiche a livello regionale e nazionale?
Quali sono le principali problematiche a livello nazionale e regionale?
La problematica maggiore è quella di essere poco conosciuti. Siamo una professione che ha un importante ruolo nella gestione del territorio, dell'ambiente perchè abbiamo competenze sia scientifiche che tecniche. Sovente veniamo scambiati o per guardie forestali o pre degli agrotecnici o periti mentre il nostro ruolo ha una certa valenza e, quindi, negli ultimi anni il nostro ordine ha tra i suoi obiettivi quello di far conoscere maggiormente la professione. 

Esistono possibilità di lavoro in Valle d’Aosta oppure il settore è saturo?
Il settore non è satuto proprio perchè all'interno della nostra categoria abbiamo molteplici settori di lavoro: per i dottori forestali la gestione del territorio intesa come sistemazione idraulico-forestale, una pianificazione territoriale di gestione forestale, per gli agronomi le consulenze alle aziende agricole, ad esempio ci si può occupare di sicurezza igienica degli alimenti. In generale direi che il professionista può ricavarsi una nicchia dove lavorare e in Valle d'Aosta lo spazio c'è. 
Esistono nuovi sbocchi professionali?
Più che nuovi sbocchi abbiamo nuove possibilità di interpretare la nostra professione alla luce dei cambiamenti climatici e socio-economici in segito ad un certo ritorno alle attività rurali. Le nostre competenze sono indispensanbili in questo scenario. Possiamo dare un contributo. Anche noi dobbiamo saperci evolvere.
Iniziative di formazione realizzate nel 2018 e in programma nel 2019?
Il nostro Ordine regionale aderisce ad un piano formativo interregionale tra Piemonte e Valle d'Aosta e che nel 2018 ha organizzato quasi 200 eventi e ne prevede quasi altrettanto per quest'anno perriuscire ad offrire un panorama di corsi diversi per le diverse competenze. E' ovvio che un dottore i Scienza della produzione animale richiede dei corsi differenti da un dottoreforestale. E quindi ciascuno riesce in qualche modo a ritrovare all'interno di questa offerta i corsi che predilige. Ne abbiamo di tipo sia tecnico cioè per l'utilizzo di nuovo strumenti, ad esempio le piattaforme elettroniche, sia più specifici sulle materie che uno vuole sviluppare.

Consigli per chi si vuole avvicinare alla professione?
Innanziatutto di contattare i professionisti che già lavorano sul territorio. Non siamo in tanti e quindi è anche facile avere un rapporto diretto. Alcuni di noi hanno degli studi molto grandi e quindi sono benvenuti i giovani che vogliono imparare e conoscere la professione. Richiediamo ai ragazzi neolauretai di essere più digitali di quanti possono essere molti colleghi con una età più avanzata. Di qui l'importanza di imparare ad usare gli strumenti più innovativi, ad esempio il GIS per l'analisi dei dati territoriali. E poi continuare a studiare ed informarsi per proporre nuovi approcci alla professione. Senza diemnticare magari una conoscenza del territorio e delle sue tradizioni. A Torino si possono trovare tutti i corsi cui appartengono i nostri iscritti: da Scienze ambientali a Scienze della produzione animale. Per tutte le lauree esiste la triennale e successivi due anni di Laurea Magistrale. I consiglio di concludere il ciclo dei cinque anni perchè dà delle conoscenze maggiori. 

Ci sono problemi sul fronte pensionistico?
Noi aderiamo ad una cassa previdenziale pluricategoriale insieme a geologi, chimici, fisici ed attuari che agisce con modello contributivo e quindi che la nostra pensione è correlata a quelloo che noi abbiamo versato durante gli anni di professione. Non essendo delle pensioni eccessivamente alte è consigliabile avere un fondo di pensione integrativa. E' una cassa che cerca di garantire anche un po' di welfare dando aiuti a chi ha bambini, per la maternità, per l'asilo nido in modo da facilitare un po'l avita dei professionisti.

Il mondo digitale è entrato nelle vostre professioni? E se sì come?
E' entrato a gamba tesa direi. Sempre di più è richiesto ai professionisti di saper accedere a portali, a pagine internet per gestiore i dati amministrativi e burocratici della nostra professione, anche semplicemente per partecipare a delle gare di appalto in quanto per avere dei nuovi lavori si deve sapersi registrare, entrare, generare documenti. Dal punto di vista tecnico è indispensabile per ciascuno di noi saper utilizzare i software territorial, cioè i Gis oltre che quelli per l'analisi di dati. Chi si occupa di cosulenza per le aziende agricole deve saper utilizzare tutti i software messi a disposizione dalle amministrazioni per poter registrare domande di contributi e via dicendo. E' indispensabile essere costantemente aggiornati ed avere una base di conoscenze sul mondo digitale.

Un valore professionale da recuperare in questa nostra società?
Nonostante le difficoltà della libera professione il valore che riusciamo sempre a portare e quello della passione e dell'entusiasmo per un lavoro ce ci permette di entrare a contatto con il territerio e di saperlo analizzare ed interpretare nei suoi molteplici aspetti. E poi, ma questo vale per tutte le prfessioni, la serietà e il rigore di cui c'è sempre più bisogno. Si fa bene ciò che si fa con passione. 

22 luglio 2019

Nicola Rosset (#Chambre): «Stiamo attraversando un cambiamento di paradigma»


Nicola Rosset 
Proponiamo l’intervista a Nicola Rosset, Presidente della Camera di Commercio. (Questa intervista è già stata pubblicata sul Corriere della Valle). 

Che scenari ha disegnato l'ultima Giornata dell'Economia: cosa possiamo raccontare visto dall’Osservatorio Chambre?
Il 2018 è stato un anno ancora difficile per le nostre imprese il cui numero è calato dell’1,2% attestandosi sulle 12.357 unità. Per quanto concerne la dinamica di iscrizioni e cessazioni si evidenzia un miglioramento rispetto all’anno precedente anche se il tasso di crescita resta ancora negativo al -0,02%. A fronte di un flusso costante di nuove imprese, infatti, si registra una diminuzione nel numero delle cancellazioni che non basta però a portare il saldo in positivo. A pagare maggiormente il momento di difficoltà sono stati ancora una volta il settore del commercio, e quello delle costruzioni, mentre sono stabili i settori del turismo, dell’industria e dei servizi alle imprese. Sono dati che ci parlano quindi di una ripresa ma che è ancora molto debole rispetto al resto del paese e non ci mette certamente al riparo da possibili nuovi momenti di crisi che, sinceramente, non mi sento di escludere visto anche l’evolversi degli scenari nazionali ed europei.

Avete presentato il progetto Sisprint di cosa si tratta e in cosa può essere di aiuto...
Si tratta di un progetto che Unioncamere e Agenzia per la Coesione Territoriale stanno portando avanti per mettere a disposizione dei diversi soggetti impegnati nella programmazione uno strumento integrato capace di dare una lettura del territorio che possa tenere in considerazione le esigenze dei diversi attori. A tale scopo vengono messi a disposizione i dati economici provenienti dal Registro delle imprese delle Camere di commercio, integrato anche con le informazioni di cui dispone l'Agenzia per la Coesione Territoriale, per permettere un’ analisi più precisa e puntuale del contesto economico e sociale. Più nello specifico, in occasione della Giornata dell’economia, essere una delle 21 antenne territoriali nazionali del progetto ci ha permesso di portare avanti uno studio molto interessante sulle diverse aree del territorio che messo in evidenza come la nostra regione sia in realtà un territorio molto eterogeneo e con esigenze diverse tra un area e l’altra. Dallo studio è emersa ad esempio una interessante valutazione, soprattutto in termini di una possibile rimodulazione dell’offerta, sulla diversa presenza dei turisti stranieri nelle aree del territorio. Anche l’analisi condotta nell’ambito dell’export, per citare un altro esempio, credo dia risultati interessanti, evidenziando la necessità di un maggiore supporto per individuare nuovi mercati di riferimento per le nostre imprese. O ancora, la rilevazione della maggiore redditività delle imprese turistiche in montagna così come la maggiore dinamicità imprenditoriale nella zona urbana di Aosta o l’analisi della distribuzione della start up sul territorio regionale, possono certamente costituire elementi da tenere in considerazione nella programmazione degli interventi. Le start up si concentrano a Pont-Saint-Martin. Che cosa vorrà dire? Che lì c'è un terreno più florido o, forse, che il tema dei trasporti ha una sua influenza? Ma al di là dei dati e dei possibili spunti di riflessione, credo che il vero valore aggiunto di questa analisi sia il metodo di consultazione dei dati, diverso da quanto fatto fino ad ora.
L’obiettivo è infatti quello di provare ad elaborare, attraverso la collaborazione di una figura professionale abituata a leggere i diversi territori in un ambito di benchmarking, un approccio estremamente pratico e concreto per descrivere nel suo complesso una regione molto complessa ed articolata. La volontà è quella di dotarsi di un vero e proprio strumento di lavoro che, unendo i diversi dati, possa dare una lettura dinamica del tessuto imprenditoriale.

Quali azioni sta mettendo in campo la Chambre a favore delle imprese valdostane?
Quello della digitalizzazione e quello delle reti di impresa sono due settori sui quali stiamo cercando di lavorare in maniera particolarmente attenta. Si deve capire che in montagna il digitale è molto importante e che esso, contrariamente a quello che molti pensano, è più a favore delle piccole imprese. Nel primo caso si tratta di un impegno gravoso perché abbiamo verificato che la propensione delle nostre imprese verso questo settore è ancora piuttosto bassa ed è quindi necessario far conoscere le potenzialità che ne potrebbero derivare. Il sistema camerale è in grado di mettere a disposizione tutta una serie di servizi che potrebbero permettere alle aziende di risparmiare tempo ed energie che potrebbero essere destinate allo sviluppo del proprio business. Allo stesso tempo le potenzialità delle rete permetterebbero anche a piccole realtà come quelle valdostane di affrontare in maniera competitiva mercato che vadano al di là dei confini regionali. Naturalmente per poter fare questo è necessario strutturarsi e cercare di affrontare l’impresa con i giusti strumenti.

Fare impresa in Valle d’Aosta non è come farlo altrove...
La Valle d'Aosta ha più del 50% del suo territorio sopra i 2000 metri. Un'eccezione in ambito nazionale ed europeo. I sovra costi derivanti dal lavorare in un area di montagna sono evidenti in termini di accesso alle materie prime così come per la movimentazione delle merci o delle persone.
Credo che proprio in questa direzione debba orientarsi il supporto che l’Ente pubblico può e deve fornire alle nostre imprese per tentare di colmare queste difficoltà. Penso all’accesso al credito, ma anche all’aiuto nell’affrontare un processo di digitalizzazione, che è di fondamentale importanza per permettere alle nostre realtà imprenditoriali di ampliare il proprio mercato di riferimento. Altrettanto importante considero il supporto che dobbiamo essere in grado di fornire per favorire e promuovere lo sviluppo delle reti di impresa. Unire gli sforzi e mettere in comune i diversi punti di forza rappresenta certamente un’arma in più per una crescita complessiva del sistema Valle d’Aosta. Come ho avuto più volte modo di sostenere non si tratta di rinunciare alla propria identità, quanto piuttosto di ottimizzare risorse e conoscenze per liberare tempo da destinare allo sviluppo del proprio business.
Anche in questo settore però la strada da percorrere è ancora lunga, anche se qualche segnale lo incominciamo a vedere. Ma pensiamo alle potenzialità di una collaborazione tra imprese di una determinata vallata per la movimentazione delle merci, o ancora per un servizio di trasporto dei turisti da e per gli aeroporti piuttosto che per la messa in comune di specifiche figure professionali che una sola impresa, da sola, non potrebbe permettersi. I possibili margini di intervento sono certamente molti ma è necessario riuscire a superare logiche campanilistiche e protezionistiche per riuscire a guardare più avanti.

Qualche iniziativa sul breve periodo meritevole di essere segnalata?
Certamente quelli che abbiamo appena citato sono i settori che ci stanno impegnando maggiormente. Le iniziative di formazione per la digitalizzazione così come le consulenze a supporto delle reti di impresa sono temi che richiedono un impegno notevole e che devono essere adeguatamente veicolati alle imprese per poter garantire la necessaria efficacia. A questi si affianca l’attività che stiamo ancora portando avanti nell’ambito del progetto Vda Passport per la promozione e l’internazionalizzazione delle imprese anche attraverso la partecipazione ai più importanti aventi fieristici nazionali ed internazionali piuttosto che nella continua formazione per poter lavorare e vendere all’estero. Naturalmente non mancherà la collaborazione della Chambre nei principali appuntamenti estivi ed autunnali organizzati sul territorio sempre in collaborazione con i diversi assessorati regionali.

Senza dare giudizi di merito sui singoli, la debolezza della politica in questo momento è una zavorra ulteriore...
E' un dato di fatto. Certamente l’instabilità politica è un grosso limite, soprattutto in un momento come questo nel quale dovremmo tutti lavorare nella stessa direzione. Non è soltanto locale, ma pure nazionale. Questo fa sì che nell'imprenditore non nasca la fiducia necessaria. I soldi depositati da imprese e famiglie aumentano questo significa che nessuno investe. La ripartenza del nostro comparto imprenditoriale, e di conseguenza di tutta l’economia valdostana, deve passare attraverso la scrittura di nuove regole che necessitano della massima condivisione. Devono essere date delle risposte. Personalmente vorrei vedere un Consiglio regionale che su certi temi sia capace di ragionare all'unisono, al di là dei personalismi e nella direzione di aiutare e supportare le imprese. Banda larga, digitalizzazione, reti di impresa, accesso al credito e la creazione di una nuova cultura di impresa (vista la sempre minore propensione ad assumere da parte del comparto pubblico) sono argomenti che non possono più essere rinviati e che necessitano dell’impegno di tutti.

Come sarà il 2020 della Chambre?
Sarà certamente un anno di grande lavoro per cercare di dare risposte concrete ed realmente utili alle nostre imprese. Credo che i grandi temi sul tavolo saranno quelli che abbiamo avuto modo di affrontare nel corso dell’intervista e su questi concentreremo i nostri sforzi. Quello che stiamo attraversando è un cambiamento di paradigma e non è quindi pensabile che i frutti si vedano nel giro di pochi mesi. Ci vorranno impegno e costanza per cercare di far passare quei messaggi che ci permetteranno di affrontare con maggiore serenità le numerose ed impegnative sfide che ci si presenteranno nei prossimi anni. In Valle d'Aosta va fatta crescere la cultura d'impresa.

Un sogno da Presidente della Chambre
Il sogno non può che essere quello di vedere un comparto imprenditoriale che cresce, che si solidifica, che si struttura e che si amplia. E’ questa la sola strada per poter non solamente metterci alle spalle la crisi, ma per sviluppare anche gli anticorpi necessari ad affrontare possibili ulteriori difficoltà. Il cammino è certamente lungo e complesso ma deve necessariamente passare dalla prese di coscienza che la Valle d’Aosta non è tutta uguale e che gli interventi devono essere pensati e tarati sulle diverse aree del territorio. Aosta non è come la montagna turistica o come la media montagna. Le esigenze sono diverse e gli interventi da mettere in campo anche. Spero che sia questo il messaggio principale uscito dall’Giornata dell’Economia e per il quale abbiamo cercato di mettere in campo tutte le conoscenze e gli strumenti a nostra disposizione. Lo studio Sisprint in questo ci potrà aiutare dando risposte diverse a domande diverse andandoa dire ad ogni settore e soprattutto zona come potrebbe migliorare. Credo che possa essere questo un ulteriore elemento sul quale avviare una politica per il territorio capace di rispondere al meglio alle diverse esigenze. Per farlo abbiamo però bisogno che tutti gli attori impegnati sulla scena remino nella stessa direzione: che le imprese imparino a lavorare insieme, e che la politica sappia superare la forte conflittualità attuale per concentrarsi sulle reali esigenze della popolazione e dei territori. Sento ancora qualcuno che preferisce muoversi da solo senza prima confrontarsi con i suoi colleghi di sistema. 

18 luglio 2019

#Grandangolo sulle professioni in Valle d'#Aosta: I #Maestridisci

IDENTIKIT DEI MAESTRI DI SCI DELLA VALLE d'AOSTA

Iscritti totali anno 2018: Albo professionale n. 1500

Composizione del Consiglio Direttivo in carica dal 01/01/2019 al 01/01/2022 
Presidente:  Cuc Giuseppe              
Vice Presidente:  Lamastra Giuseppe        
 Segretario: Schimizzi Francesco                

Consiglieri: Merlet Francesca, Chasseur Enrico, Broglio Paolo, Castellaro Riccardo, Rao Francesco,

Sito internet: www.maestridisci.com


INTERVISTA AL PRESIDENTE GIUSEPPE CUC
Giuseppe Cuc 

Quali sono le principali problematiche a livello regionale e nazionale?
Un po' come tutto il settore turistico la nostra professione è in continua evoluzione. Dal punto di vista della programmazione per la formazione in quanto noi come Collegio professionale siamo delegati dalla Regione per la formazione dei neomaestri sia di sci alpino che di sci di fondo che di snowboard. Insieme alla Federazione Italiana Sport Invernali che ha il compito di redarre i testi nazionali in questi ultimi anni c'è stato un grande impegno nell'aggiornare la formazione e poter informare al meglio anche i Maestri che già operano sul territorio.


Esistono possibilità di lavoro in Valle d’Aosta oppure il settore è saturo?
E' un settore il nostro difficile da gestire. La domanda è ovviamente legata ai flussi turistici di maggior intensità per esempio nel periodo di Natale e nelle settimane di Carnevale abbiamo un numero altissimo di clientela e servirebbero tantissimi maestri. Faccio un numero ipotetico una settimana a Pila ne servirebbero 200 quella dopo ne basterebbero 40. E' molto difficile per noi, per le scuole di sci gestire tutto questo. Purtroppo in Italia le vacanze scolastiche sono tutte concentrate in alcune settimane. In Francia il ministero a livello di educazione dello sport ha diviso la Francia in cinque settori e garantiscono una fruibilità migliore per i ragazzi e condizioni di lavoro molto più flessibili e valide per chi deve operare sul campo.

Esistono nuovi sbocchi professionali?
E' un tema su cui discutiamo da tempo. E cioè che va benissimo formare questi ragazzi in quanto 40-50 giovani che giungono sul mercato se hanno desiderio hanno la possibilità di lavorare durante l'inverno però vuol dire 3-4 mesi, cioè 100 giorni in modo continuativo e questo non basta per garantire una reale occupazione. Quello che si sta chiedendo da parecchi anni è di poter dare degli sbocchi ulteriori a questi giovani. Ad esempio in estate il maestro di sci potrebbe trasformarsi nell'accompagnatore nella natura, o nella guida di mezza montagna. E questa è una proposta che in una regione turistica come la nostra non si riesce a portare avanti. Ed è un peccato. Ci stiamo lavorando con gli uffici regionali da tempo per dare una possibilitàa questi giovani che vogliono lavorare all'aria aperta di avere uno sbocco anche in estate.

Iniziative di formazione realizzate nel 2018 e in programma nel 2019?
Ogni anno c'è il bando per il concorso di abilitazione di maestro di sci alpino, cioè circa il 90% del nostro fabbisogno. Anche perchè formando 40 maestri all'anno ce ne sono altrettanti che smettono per mille ragioni. In Valle d'Aosta puntiamo ad avere un maestro di sci il più completo possibile. Per esempio l'attività del fuoripista da noi si fanno in qunato la natura ci presenta dei comprensori dove è possibile però servono dei professionisti adeguatamente preparati. Di qui la presenza di alcuni moduli specifici dedicati al tema della sicurezza che il Maestro di sci deve conoscere per poterla insegnare al meglio e soprattutto per garantire la sicurezza al cliente. Una parte di corso svolta in collaborazione con la Fondazione Montagna Sicura, con le guide alpine, con gli istruttori delle guide. Si tratta di una settimana dove è previsto l'utilizzo dell'elicottero e di tutto quello che serve. Insomma possiamo dire di essere attrezzati in linea con gli standard formativi di oggi.

Consigli per chi si vuole avvicinare alla professione?
Oggi c'è finalmente uno standard di livello europeo e quindi molto elevato. Di conseguenza oltre ad avere tutta una serie di nozioni, di conoscenze dal punto di vista pedagogico, didattico, psicologico è chiaro che per l'avvio della professione occorre avere una capacità tecnica già di ottimo livello. Noi verifichiamo che oggi come oggi i ragazzi che si avvicinano a questa professione hanno già alle spalle un percorso personale di vita sportiva, anche agonistica, di diversi anni. Non ti inventi Maestro di sci dall'oggi al domani. Poi cambia tutto perchè l'agonismo è lasciato un po' da parte, salvo per chi si specilaizza e siq ualifica come allenatore, in quanto l'80% del lavoro è svolto con dei bambini quindi ci sono altri elementi che devono essere debitamente preparati e studiati dai candidati.

Ci sono problemi sul fronte pensionistico?
Noi siamo iscritti all'Inps in una gestione separata e abbiamo la possibilità di effettuare dei versamenti. Non esiste neppure una cassa dei maestri di sci a livello nazionale, ma molti hanno aderito a dei fondi.

Il mondo digitale è entrato nelle vostre professioni? E se sì come?
L'attenzione da parte della categoria al tema digitale è imprescindibile. In effetti tanti Maestri, soprattutto quelli giovani, sono abituali utilizzatori delle varie piattaforme per promuovere la propria attività a costo zero. Stesso discorso vale per le Scuole di sci.

Un valore professionale da recuperare in questa nostra società?
La nostra professione è indispensabile. Proviamo ad immaginarci una stazione di sci senza Maestri. La nostra professionalità è riconosciuta e prima di tutto dobbiamo essere visti come delle figure di educatori nei confronti delle giovani generazioni con l'obiettivo di far conoscere la montagna che è un ambiente bello, ma che ha anche qualche rischio, insegnando loro come affrontare la montagna nel modo giusto. Noi siamo anche uno strumento di promozione del territorio, fondamentale per il sistema turistico valdostano.

8 luglio 2019

#InvestorDay con Marco Gay (#DigitalMagics)


Lunedì 15 Luglio, presso la sede delle Pépinières di Aosta (Via Lavoratori Vittime del Col du Mont 24), avrà luogo la seconda edizione dell’investor day organizzato dall’ente gestore degli incubatori.
La giornata sarà dedicata al networking tra il mondo degli investitori italiani e le start-up insediate presso gli incubatori di Aosta e Pont Saint Martin.

I lavori verranno avviati dall’Assessore alle Finanze, Attività produttive e Artigianato della Regione Autonoma Valle d’Aosta Renzo Testolin e durante l’evento gli imprenditori presenteranno le loro idee, eccellenze dell’innovazione Valdostana, allo scopo creare relazioni con attori qualificati e di alto profilo in grado di poter far crescere e sviluppare la loro azienda.

Ospite di eccezione sarà Marco Gay, amministratore delegato di Digital Magics, l’unico incubatore nazionale ad essere attualmente quotato in borsa. L’investor day è molto più di una giornata dedicata al networking, avrà anche lo scopo di presentare le attività delle Pépinières e come queste si  inseriscano concretamente nell’ecosistema dell’innovazione valdostano; Per questo motivo la prima parte della giornata sarà aperta al pubblico (previa prenotazione all'indirizzo e-mail info@pepinieresvda.eu ).

7 luglio 2019

Daniele Cattaneo (#pépinières): «Nuova chiamata per #startup»


Daniele Cattaneo
Questa settimana proponiamo l’intervista a Daniele Cattaneo, hub manager degli incubatori di impresa di Aosta e Pont-Saint-Martin.

Come sta andando il 2019 a livello di insediamenti?
Sicuramente il 2019 è un anno positivo. Abbiamo insediato alcune start up molto interessanti e stiamo procedendo con nuove opportunità di insediamento. La novità di questa settimana è che abbiamo pubblicato una call per assegnare gli spazi ancora disponibili e che si può trovare sul sito delle Pèpinières d’entreprises www.pepinierevda.eu .

Sono tante le storie aziendali che si stanno sviluppando..
Abbiamo assistito ad una felice metamorfosi di molte realtà imprenditoriali. Citerei Poésies et Chocolat, E.B.Fashion, Rimchain, Sweexo, Blueticketing ognuna con la propria particolarità e ognuna con un proprio punto forte da poter provare a concretizzare con una vera idea di impresa.

In questo momento in cosa siete impegnati?
Oltre alla call di cui ho già parlato siamo impegnati fortemente nella fase finale dell’organizzazione del più grosso evento di chiusura del nostro anno di gestione, si tratta dell’Investor Day, durante il quale le nostre strart up si presentano ad una platea qualificata di stakeholders e di potenziali finanziatori. E’ un grande momento di visibilità, un grande momento di promozione, un grande momento di crescita perché chiaramente devono proporsi in prima persona di fronte ad un pubblico molto qualificato ed anche un grande momento di creazione di quello che si chiama ecosistema dell’innovazione, uno dei punti forti su cui crediamo molto.

L’attività di mentoring ha prodotto frutti interessanti...
Assolutamente. Intanto è un’attività che si innesta a supporto delle altre due principali azioni che noi svolgiamo con le nostre start up, cioè tutoraggio con una presenza e una frequenza continua, puntuale, seguite molto dal team locale, quindi a partire da me ma pure dai miei colleghi e poi svolgiamo una serie di azioni formative. Su tutto questo si innesta come ulteriore supporto dopo una prima fase di formazione più di tipo scolastico questa attività di mentorship che tendenzialmente è un indirizzo nettamente più strategico, cioè deve proiettare le aziende nei prossimi due-tre anni. Sono state molte le iniziative. Abbiamo già fatto un primo ciclo di mentorship e ci sono degli sviluppi interessanti. Alcune di queste start up hanno individuato nel loro mentor addirittura un futuro componente della propria compagine imprenditoriale, mentre da altri sono arrivati moltissimi spunti. Un altro aspetto interessante è che abbiamo aperto un secondo ciclo di mentorship con altre quattro start up e a breve avremo il primo incontro di monitoraggio per vedere qual è lo stato di avanzamento lavori con la speranza che i risultati siano alla pari di quello dello scorso anno.

Voi siete anche molto impegnati a livello di formazione. Avete creato molte occasioni…
Noi insistiamo molto sulla formazione specifica, applicata, fortemenet mirata ad andare a supportare l’impresa nelel sfide che dovrà sviluppare. Nello specifico noi facciamo un intero programma formativo di un intero anno sui principali temi dove di fatto rivisitiamo, riampliamo, implementiamo il business plan, cioè il documento con il quale le start up si candidano per insediarsi presso di noi e le aiutiamo a svilupparsi ulteriormente in un’ottica professionale in modo da andare a dialogare con partner industriali, con ivestitori, con stakeholders vari. Un altro aspetto interessanti sono le winter school. Quest’anno ci siamo inventati un nuovo format che ha avuto molto successo e pensiamo di replicarlo in autunno.

Qualche iniziativa sul breve periodo meritevole di essere segnalata?
Nonostante l’inizio dell’estate non andremo in vacanza. Ora stiamo lavorando sul mentor day che si terrà il 15 di luglio. Siamo così nel mese del fotofinish. Tutti gli sforzi sono orientati a lavorare a doppio spettro sia con le nostre start up sia ad andare a attrarre un panel di investitori utili come taglio di finanziamenti e anche come settore per le nostre start up. Saremo impegnati come team di gestione anche nelle selezioni delle nuove start up. Per avere le nuove insediate pronte sul mese di settembre.

Sul 2020 prossimi passi?
Prima di tutto l’ingresso delle nuove entranti e poi il fatto che alcune di queste quasi giunte al termine del loro percorso triennale dovrebbero essere realtà consolidate in grado di poter operare in maniera concreta sul mercato con i cosiddetti flussi di cassa sostenibili.

Per la vostra attività è anche un momento di bilancio. Cosa si può dire?
Dall’avvio della nostra attività possiamo dire che la popolazione delle start up è più che raddoppiata e questo ovviamente è un elemento centrale sul quale noi basiamo tutta la nostra operatività e sviluppo futuro. Oltretutto tutta l’attività si svolge sulla base di selezione a monte di progetti che devono essere comunque connotati dal tema montagna. Il fatto che alcune di queste iniziano a muovere i primi passi sul mercato è un altro aspetto rilevante. Infine ci terrei a sottolineare che alcune di queste iniziano addirittura a muovere i primi passi verso il processo di internazionalizzazione, infatti si stanno iniziando a promuovere in alcune fiere internazionali ottenendo anche alcuni piccoli, ma significativi riconoscimenti. Un altro aspetto di nota dal punto di vista nostro interno di cui siamo molto contenti è il consolidamento dei rapporti con il territorio e con gli stakeholder territoriali. Anche in questo caso sono state davvero tante le attività svolte in partnership. Posso citare il convegno su Edilizia 4.0 organizzato in collaborazione con gli ordini regionali degli architetti e degli ingegneri o quelli con il gruppo Google, splendido esempio di un’associazione giovanile finalizzata a creare cultura digitale, e non per ultima la convenzione riservata alle start up avviata con Confindustria Valle d’Aosta che sta dando i suoi primi frutti.

Un sogno come hub-manager…
Due sogni complementari. Il primo è vivere in un hub che sia sempre più elemento di ecosistema e di relazione fra tutti gli attori che lo compongono. Il secondo è che al termine di questo processo triennale di incubazione alcune start up – ci auguriamo tutte – siano in grado di diventare positive protagoniste del processo di innovazione locale, nazionale anche internazionale.

6 luglio 2019

#Grandangolo sulle professioni in Valle d'#Aosta: I #Farmacisti



L'IDENTIKIT DELL'ORDINE REGIONALE DEI FARMACISTI 

Iscritti n.171 

Consiglio direttivo 
Presidente Dott.Fabio Giacherio 
Vicepresidente Dott.Salvatore Caltabiano 
Segretario Dott.Sergio Santini 
Tesoriere Dott.ssa Maria Piera Spezzigu 
Consiglieri Dott. Andrea Nicola, Dott. Simone Pascale e Dott.Alexis Quey 

Trend: stabile

E-Mail assprofvda@tin.it 

L'INTERVISTA AL PRESIDENTE FABIO GIACHERIO


Quali sono le principali problematiche a livello regionale e nazionale?
Prima di tutto direi che anche noi siamo toccati dalla crisi politica che sta vivendo la nostra Regione. Abbiamo dei problemi a confrontarci perché manca una certa continuità con il referente in quanto cambia con in tempi relativamente brevi. A livello più generale le risorse economiche che stanno diminuendo sono un problema sia per quanto riguarda il pubblico che la clientela privata. Questa criticità ricade su tutta la filiera del farmaco e interessa sia i titolari di farmacia, sia le industrie ma anche chi lavora in questi settori. I farmaci generici costano meno. C’è più distribuzione diretta per cui le aziende faticano un po’.

Esistono possibilità di lavoro in Valle d’Aosta oppure il settore è saturo?
Sono molto ottimista in quanto ci sono ottime possibilità per gli iscritti. Anzi c’è carenza di laureati e noi siamo una di quelle zone in cui importeremmo laureati. Purtroppo c’è poca mobilità. Parlando con altri Presidenti di ordini regionali si riscontra che ci sono delle località dove c’è un plus di offerta, però è difficile spostarli. Ultimamente, nell’ultimo biennio, la FOFI nazionale ha istituito un portale che si chiama Farmalavoro e aiuta molto a fare incontrare la domanda e l’offerta.

Esistono nuovi sbocchi professionali?
Gli sbocchi sono limitati. Fino a qualche tempo fa c’era anche l’insegnamento che però ora è stato occupato da altre figure professionali. C’è una piccola possibilità a livello industriale o di enti pubblici. La grande distribuzione sempre di più apre dei corner all’interno delle grosse superfici per cui anche questo può aiutare però lo sbocco principale continua a rimanere la farmacia.

Iniziative di formazione realizzate nel 2018 e in programma nel 2019?
Si tratta di un tasto dolente. Noi siamo un Ordine piccolo e con delle carenze strutturali ed economiche molto marcate, oltretutto siamo un ente pubblico e abbiamo difficoltà a spendere quei pochissimi soldi che abbiamo. Tutto sommato riusciamo comunque a fare qualche iniziativa. Quest’anno ad esempio abbiamo organizzato un corso d’inglese base per i farmacisti che stanno al banco e, fra anche proposto un evento per quanto riguardava le modalità di consiglio rispetto al farmaco generico.

Consigli per chi si vuole avvicinare alla professione?
Innanzitutto considerare il raggiungimento della Laurea come un punto di partenza. Poi si aprono una serie di prospettive, ma comunque sia si deve imparare. Essere anche pronti al cambiamento. Chi si avvicina al nostro universo deve essere pronto a cambiare, a cambiare mentalità, posto di lavoro, l’approccio alla professione che non è più così statica come un tempo.

Ci sono problemi sul fronte pensionistico?
Non è una situazione rosea. L’Enpa riconosce delle pensioni bassissime siamo nell’Ordine di poche centinaia di euro al mese per cui non si può farvi affidamento. Va considerata una pensione accessoria. Del resto la gran parte prenderanno la pensione Inps da dipendenti, mentre i titolari di farmacia o si sono fatti una pensione integrativa loro oppure la vendita della farmacia può essere una base per poter costruire il proprio futuro. Spesso la nostra pensione standard è più bassa di quella sociale.

Il mondo digitale è entrato nelle vostre professioni? E se sì come?
In modo massiccio ma con numerosissimi problemi dovuti ad un certo disinteresse da parte della struttura pubblica. Noi abbiamo iniziato a fare molte attività sul web, ma spesso - o perché sottodimensionati o per piattaforme problematiche – abbiamo dei grossi problemi a fare quanto la legge ci impone. Lo Stato ci dice devi fare questo e quest’altro però poi non ci dà gli strumenti per poterlo fare in modo efficace. Un problema per noi ma pure per l’utente.

Un valore professionale da recuperare in questa nostra società?
Senz’altro l’ascolto e il consiglio nei confronti dell’utente. Anche perché noi soprattutto in un territorio come il nostro siamo l’unico presidio sanitario cui l’utente può avere accesso in maniera rapida. Di conseguenza sono convinto che il rapporto dell’utente con il proprio farmacista sia estremamente importante e diffuso nella nostra regione. Noto che l’utente preferisce sempre rivolgersi alla stessa farmacista perché in quel luogo ha ascolto e ha fiducia in chi lo supporta. Mi piace molto questa parte della nostra professione. 

#Grandangolo sulle professioni in Valle d'#Aosta: Gli #EducatoriProfessionali


IDENTIKIT DEGLI EDUCATORI PROFESSIONALI


Iscritti totali anno 2018: 83

Composizione del Consiglio Direttivo in carica dal al
Presidente: Martina Vitillo
Vice Presidente: Alessandro Forneris
Segretario: Mauro Piccinelli
Consiglieri: Federica Anfossi, Saverio Maiullari, Stefano Ramello, Alessandra Sabella, Alessandro Trombini e Giuseppe Vernero
                                                          
Il trend nei prossimi anni in termini di iscritti si prevede: 


L'INTERVISTA ALLA PRESIDENTE MARTINA VITILLO


Quali sono le principali problematiche a livello regionale e nazionale?
La nostra figura professionale ha un riconoscimento giuridico che non è ancora completo e questo crea criticità rispetto ad alcuni provvedimenti normativi che ancora non riconoscono a tutto tondo la figura professionale come unitaria ma in modo spezzettato in base ai vari settori di intervento. Si tratta di un vero paradosso. Nessuna figura professionale si trova nelle nostre condizioni. Normalmente le professioni quando nascono sono riconosciute come unitarie.

Esistono possibilità di lavoro in Valle d’Aosta oppure il settore è saturo?
Le possibilità occupazionali ci sono. Lo confermano anche i dati almalaurea prodotti dalle Università. Si trova lavoro sia con la formazione derivante dalla laurea legata alle professioni sanitarie sia attraverso la Laurea di Scienza della Formazione. E’ un settore che ha sempre necessità di professionisti in quanto ci sono molti servizi e molti nuovi bisogni che emergono dalla popolazione e necessitano di essere affrontati. Il problema spesso sono le contrazioni di spesa nella gestione dei servizi. Di conseguenza ci sono dei periodi in cui c’è maggiore richiesta e altri in cui ce n’è di meno.

Esistono nuovi sbocchi professionali?
La professione dell’educatore è a tutto campo in quanto si occupa di persone che si trovano in una situazione di difficoltà E questa difficoltà può essere dovuta a tantissimi problemi molto diversi fra di loro e che investono tutti gli ambiti della vita delle persone. Si va dalla disabilità alle dipendenze patologiche, a povertà educative, a problemi di violenza in famiglia, alle difficoltà di integrazione degli immigrati. E’ un ambito veramente molto molto ampio. Recentemente ci sono stati alcuni settore che hanno avuto un maggiore sviluppo. Per esempio nella disabilità se pensiamo a tutto il settore dell’autismo. Sono stati avviati molti servizi che in passato non esistevano. Ma questa è una caratteristica della nostra professione. Quando siamo nati come professione nei primi anni ‘50 i primi educatori hanno lavorato negli istituti per i bambini disadattati. Oggi non si usa più questa terminologia e queste modalità di intervento e così si modificano anche le attività in cui è impegnato l’educatore. Poi c’è l’ambito dell’immigrazione. Quando sono iniziati in modo molto più forte i processi migratori hanno iniziato a svilupparsi anche alcuni servizi che avevano lo scopo di favorire l’integrazione. Adesso ci sono provvedimenti normativi di altro genere che hanno ridotto questo ambito. Gli ambiti in cui un educatore lavora dipendono sia dalle conoscenze di tipo scientifico - ad esempio ciò che si sa oggi sull’autismo che non si sapeva un tempo -, ma anche da che cosa lo Stato decide di mettere in campo rispetto a determinate problematiche, o meglio dalla direzione in cui vanno le politiche sanitarie e sociali nazionali.


Iniziative di formazione realizzate nel 2018 e in programma nel 2019?
Principalmente direi da una parte tutti i fondamenti della professione, il core competences, cioè l’individuazione delle attività fondanti della professioni e la definizione dei bisogni prioritari sociosanitari delle persone, oltre all’aspetto etico e deontologico. E poi tutta una serie di altri approfondimenti quali la scrittura professionale, cioè la capacità di riuscire a trasmettere con lo scritto quello che facciamo con le persone. La nostra attività si basa tantissimo sulla relazione interpersonale, ma poi questa deve anche trovare i mezzi per essere trasmessa sia per la redazione dei progetti individuali sia per tutta l’attività di documentazione del lavoro svolto.

Consigli per chi si vuole avvicinare alla professione?
Prima di tutto fare una profonda riflessione su se stessi in quanto non è una professione che si basa su delle tecniche che io apprendo e poi applico e, quindi, ho un risultato. E’ una professione che mette molto in gioco la persona e quindi il come si è. Di conseguenza una riflessione su se stessi è assolutamente fondamentale. Questo è uno degli aspetti ripreso anche dal nostro codice deontologico cioè che l’educatore deve sempre mantenere vivo questo approccio autoriflessivo.

Ci sono problemi sul fronte pensionistico?
E’ una tema su cui non abbiamo ancora nessun dato in quanto siamo una professione giovane, nel senso che chi è stato inquadrato come educatore professionale di fatto da qualche anno sta iniziando ad andare in pensione e quindi lo fa ancora con le vecchie regole. Non possiamo perciò ancora dire nulla su quella che è la nuova gestione del sistema pensionistico.

Il mondo digitale è entrato nelle vostre professioni? E se sì come?
In due aspetti: il primo come comunità professionale in quanto utilizziamo molto le tecnologie digitali per poterci tenere in contatto, per scambiarci esperienze, per riflettere sulla professione, per utilizzare delle piattaforme di formazione a distanza o strumenti come skype in modo da scrivere in modo condiviso dei documenti. Il secondo invece è per quanto riguarda il lavoro con le persone. Molte attività che un tempo non era neanche possibile immaginare oggi possono essere realizzate.

Un valore professionale da recuperare in questa nostra società?
La solidarietà e l’integrazione. In questo momento è molto importante che le persone riflettano su quale sia la società che vogliono in futuro e quanto vogliono che sia inclusiva. Noi come educatori diciamo che deve essere massimamente inclusiva. 
 

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