30 novembre 2007

Spunti di riflessione - 1

Partendo da giornali e agenzie proponiamo alcuni temi di dibattito per il fine settimana. Cliccate su «commenti» al termine di questo articolo (o post per i blogger) per farmi conoscere le vostre opinioni (anche contrastanti) sugli argomenti da me proposti. Nel frattempo vi auguro un buon week-end.

Fontina d’alpeggio: il prezzo è giusto?
(ANSA) - AOSTA, 27 NOV - Sono stati raccolti 2.500 euro destinati al Banco Alimentare con le 10 fontine d'alpeggio messe all'asta ieri nell'ambito di Golosaria, la rassegna di cultura e gusto organizzata dal Club di Papillon di Paolo Massobrio. Le dieci forme finaliste del concorso Reina de la Fontina d'alpage 2007, premiate domenica a Saint Christophe, sono state valutate 125 euro al kg ed assegnate ai ristoratori presenti in sala per la premiazione delle "Corone radiose" ovvero delle migliori tavole, della Guida Critica Golosa di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta 2008 di Paolo Massobrio. (ANSA).

Piero Roullet, titolare dell’albergo Bellevue di Cogne e in passato Presidente dell’associazione albergatori e primo presidente della Camera di Commercio, ci segnala questa notizia in quanto testimone oculare. «Al di là dell’aspetto benefico – sottolinea Roullet - io che ho partecipato all’iniziativa Piero Roullet, titolare dell’albergo Bellevue di Cogne e in passato Presidente dell’associazione albergatori e primo presidente della Camera di Commercio, ci segnala questa notizia in quanto testimone oculare. «Al di là dell’aspetto benefico – sottolinea Roullet - io che ho partecipato all’iniziativa ho potuto constatare che se la nostra fontina è ben presentata come è avvenuto a Golosaria dove il prodotto è stato prima degustato in modo professionale con degustazioni guidate a cura dell’Assessorato all’Agricoltura, poi è stato valorizzato indicando il nome del produttore, dell’alpeggio, specificandone le qualità e le caratteristiche, può spuntare prezzi al produttore decisamente superiori agli attuali 8 euro al chilo. E’ chiaro che non penso che la fontina possa essere venduta a 125 euro, tuttavia è possibile sperare in un prezzo migliore per il prodotto di altissima qualità. Ci tengo infatti a sottolineare che gli acquirenti erano tutti ristoratori di conseguenza non potevano non avere anche un occhio al mercato. Ben tre lotti, ad esempio, sono stati acquistati dal titolare del «Gener Neuv» di Asti, locale con una stella Michelin e ogni ristoratore dopo la degustazione ha puntato al lotto ritenuto migliore per caratteristiche organolettiche di grande pregio. Fatto che in certi casi ha reso l’asta decisamente appassionante. E’ una vicenda su cui riflettere. Anch’io come grande consumatore e acquirente di fontine talvolta mi vergogno dei prezzi irrisori che pago per un prodotto di grande qualità che certamente non valorizza a sufficienza il lavoro del produttore».

Eccessivo il benservito a Fournier?
Da la Stampa di martedì 27 novembre 2007
Fulmine a ciel sereno, arriva il cambio di guida al vertice della Monterosa Ski. Ieri l’assemblea degli azionisti ha sancito che Moreno Rossin e Ferruccio Fournier non sono più rispettivamente presidente e amministratore delegato. Il Consiglio di amministrazione è stato ridotto da nove a cinque componenti. I volti nuovi: i sindaci di Ayas e Gressoney-La-Trinité Giorgio Munari e Massimo Comune e l’ex assessore al Turismo di Ayas Daniele Fassin, che è il nome indicato per il ruolo di presidente. A questi si aggiungono due ex del vecchio Cda, Siffredo Chiara (altro presidente di sezione Uv) e Philip Balestrini. Monterosa Spa è una società partecipata al 75 per cento da Finaosta, quindi dalla Regione. «Io non so niente - ha detto ieri Fournier, che è presidente dell’associazione impianti a fune, prima dell’assemblea dei soci - hanno deciso venerdì, non ho notizie ufficiali. Ma le voci corrono». Il sindaco Munari: «I metodi che sono stati utilizzati non sono corretti per la dignità delle persone. Si possono fare i cambiamenti, ma il rispetto per le persone, per i paesi e per i cittadini che ci abitano dovrebbero essere più importanti». Dice Fassin, commercialista e presidente della sezione Uv di Ayas: «E’ stata una sorpresa anche per me. Solo 10 giorni fa mi è arrivata la proposta, in un primo tempo per un posto nel Cda. Imposteremo il lavoro nel segno della continuità».

Inutile negare che più di qualche addetto al lavoro è rimasto perplesso dal benservito dato a Ferruccio Fournier. Per la carità, l’azionista è sicuramente padrone e può decidere di volere una guida nuova (anche se il candidato al ruolo di amministratore delegato, Philip Balestrini di Finaosta, siede comunque da sei anni nel Consiglio di amministrazione della società) tuttavia un’uscita di scena più morbida, diciamo più dialogante, avrebbe evitato di correre il rischio di perdere una memoria storica importante come quella di Fournier. Per non parlare poi delle inevitabili ricadute sull’Associazione valdostana impianti a fune (difficilissimo che Fournier si ricandidi alla presidenza) e con il possibile, almeno in un primo momento, sfilacciamento di molti contatti nazionali dove la presenza di Fournier era particolarmente apprezzata. Si dice che in Finaosta ci fosse imbarazzo per il passivo di Monterosa ski, ma non è facile far quadrare i conti di una società che nel passato ha investito tantissimo negli impianti e nei collegamenti del comprensorio e ora si confronta annualmente con ammortamenti impegnativi. Insomma, per farla breve, mi sembra che un nuovo amministratore delegato non avrebbe scandalizzato nessuno. Un Fournier “cacciato” dal Cda desta qualche perplessità.

Rollandin si ricandida
Qui niente punto interrogativo, almeno secondo «La Stampa». Il quotidiano piemontese, a margine della notizia del maxi risarcimento di 480 mila euro inflitto all'ex-presidente della Giunta dalla prima sezione della Corte dei Conti d'appello centrale di Roma, riporta una laconicissima risposta, che però sembrerebbe fugare ogni dubbio sulle intenzioni di Augusto Rollandin, cioè un semplice, sintetico ed essenziale «sì» con un mi candido derivante dalla domanda che sarebbe stata posta al senatore da parte dei responsabili della sezione Uv di Brusson. Tuttavia mi riprometto di verificare la faccenda direttamente con l’interessato. Confesso però che per un attimo avevo pensato che Rollandin ci avesse preso gusto a fare il Presidente della Compagnia Valdostana delle Acque.

Per completezza di informazione aggiungiamo che Rollandin (insieme a Ilario Lanivi condannato a pagare 300 mila euro) ha già annunciato ricorso in Cassazione. Così Martinet descrive lo scenario "Se questa sentenza diventerà definitiva avrà una ricaduta politica per Rollandin che intende candidarsi per le regionali del 2008. All’ineleggibilità perché presidente della Cva aggiungerebbe anche l’incompatibilità per la condanna della magistratura contabile. Per eliminare il motivo di ineleggibilità (divieto di presentarsi come candidato) dovrà dimettersi da presidente della Cva sei mesi prima delle elezioni, quindi entro il 7 del prossimo mese. Come condannato a risarcire la Regione, Rollandin è in una posizione di incompatibilità. Significa che può candidarsi, ma, secondo la legge elettorale riformata dal Consiglio regionale nell’agosto scorso, se sarà eletto dovrà rimuovere le cause dell’incompatibilità entro venti giorni qualora fosse eletto. Dovrà cioè risarcire per intero (la somma non è ratealizzabile) l’Amministrazione regionale. In caso contrario decadrà dalla carica di consigliere".

29 novembre 2007

Banca d'Italia 4 - La relazione semestrale: l'intermediazione finanziaria

La Banca d’Italia ha diffuso in questi ultimi giorni le note semestrali sulla congiuntura della Valle d’Aosta. Per gentile concessione del direttore della filiale di Aosta Giuseppe Manitta pubblico a puntate il testo della relazione. Quella di oggi è l'ultima. Per saperne di più www.bancaditalia.it.

L’INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA

Il finanziamento dell’economia
Nei dodici mesi terminanti a giugno i finanziamenti bancari in favore della clientela residente in Valle d’Aosta, al netto delle sofferenze, sono cresciuti dello 0,6 per cento, rallentando rispetto alla fine del 2006 (4,6 per cento). Sulla dinamica dell’aggregato hanno influito la contrazione delle erogazioni ai settori delle amministrazioni pubbliche (-9,1 per cento) e delle società finanziarie e assicurative (-11,9 per cento) e soprattutto la riduzione dei prestiti alle imprese, riconducibile a un’operazione di natura straordinaria nel comparto energetico. A giugno 2007 i tassi di interesse sui prestiti a breve termine sono aumentati di 0,3 punti percentuali rispetto alla fine del 2006, portandosi all’8,0 per
cento; quelli sui prestiti a scadenza protratta sono cresciuti di 6 decimi di punto, attestandosi al 5,6 per cento. Nell’industria manifatturiera, dopo l’espansione registrata nel 2006 in linea con il miglioramento del quadro congiunturale, nel primo semestre del 2007 i finanziamenti hanno evidenziato una contrazione del 2,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le diminuzioni più rilevanti hanno interessato le branche dei prodotti alimentari e tabacco e delle macchine agricole e industriali. Per contro, le erogazioni al settore siderurgico, la cui incidenza sul totale dei prestiti all’industria è pari a circa il 47 per cento, sono cresciute del 12,5 per cento, pur se in rallentamento rispetto alla fine del 2006 (29,7 per cento).
Nei dodici mesi terminanti a giugno i finanziamenti alle imprese edili hanno accelerato (17,1 per cento contro il 13,8 di dicembre 2006); al calo dei prestiti oltre il breve termine destinati alle opere del genio civile si è contrapposto l’incremento dei crediti per la costruzione di abitazioni. I prestiti alle imprese dei servizi sono lievemente diminuiti: i finanziamenti alle imprese dei trasporti sono ulteriormente scesi mentre sono tornati ad aumentare quelli alle imprese del comparto alberghi e pubblici esercizi.
I finanziamenti a medio e a lungo termine per l’acquisto di macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto hanno evidenziato una flessione del 7,0 per cento (nel 2006 erano aumentati del 2,1 per cento). Nel primo semestre del 2007 i prestiti alle famiglie consumatrici hanno decelerato al 10,5 per cento, dal 16,3 per cento di dicembre 2006: il rallentamento ha interessato sia i mutui per l’acquisto di abitazioni (9,6 per cento contro il 17,0 di dicembre) sia i finanziamenti oltre il breve termine per l’acquisto di beni durevoli (6,3 per cento contro il 19,4 di dicembre).
È proseguito lo sviluppo del credito al consumo erogato dalle banche e dagli intermediari finanziari iscritti nell’elenco di cui all’art. 107 del TUB (rispettivamente 8,7 e 33,4 per cento).

I prestiti in sofferenza
Nei dodici mesi terminanti a giugno, il flusso di nuove sofferenze è stato pari allo 0,8 per cento dello stock di impieghi vivi di inizio periodo, valore lievemente superiore a quello del dicembre 2006 (0,7 per cento). A giugno 2007 il rapporto tra lo stock di crediti inesigibili e i prestiti totali è stato pari al 2,9 per cento (2,8 per cento alla fine del 2006); al miglioramento registrato nei settori dell’industria manifatturiera e delle costruzioni si è contrapposto il peggioramento nei servizi.
I finanziamenti concessi a clienti in temporanea difficoltà (incagli) in rapporto ai prestiti si sono ulteriormente ridotti, allo 0,7 per cento (0,9 per cento a dicembre 2006).

La raccolta bancaria e la gestione del risparmio
Alla fine del primo semestre del 2007 la raccolta bancaria nei confronti dei residenti in regione era 4 salita del 9,1 per cento, con una dinamica simile a quella mostrata alla fine dell’anno precente (9,3 per cento).
La raccolta bancaria presso le famiglie consumatrici è aumentata del 5,5 per cento, in rallentamento rispetto alla fine del 2006 (7,1 per cento): al forte incremento dei pronti contro termine si è contrapposto il rallentamento dei conti correnti e delle obbligazioni bancarie.
Lo stock di titoli detenuti in deposito presso il sistema bancario da clientela residente è aumentato del 6,0 per cento, in accelerazione rispetto alla fine del 2006 (4,5 per cento). In particolare, la raccolta indiretta delle famiglie consumatrici ha registrato una crescita del 5,3 per cento, dopo che nel 2006 era diminuita dell’1,0 per cento. Il risparmio delle famiglie valdostane si è prevalentemente indirizzato verso le obbligazioni e i titoli di Stato, mentre è proseguita la flessione delle quote di fondi comuni e delle azioni. Nel secondo trimestre dell’anno il tasso passivo sui conti correnti è stato pari all’1,5 per cento, in aumento di circa 25 punti base rispetto alla fine del 2006.

28 novembre 2007

Banca d'Italia 3 - La relazione semestrale: il mercato del lavoro

La Banca d’Italia ha diffuso in questi ultimi giorni le note semestrali sulla congiuntura della Valle d’Aosta. Per gentile concessione del direttore della filiale di Aosta Giuseppe Manitta pubblico a puntate il testo della relazione.

Il mercato del lavoro
In base ai dati della Rilevazione continua delle forze di lavoro dell’Istat, nella media del primo semestre del 2007 in Valle d’Aosta l’occupazione è aumentata del 3,2 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (1,4 per cento nella media del 2006). La crescita degli occupati in regione è stata più intensa di quella rilevata in media per il Nord Ovest e per l’Italia (rispettivamente 1,0 e 0,5 per cento). Vi ha influito soprattutto l’aumento della componente indipendente. L’occupazione femminile ha continuato a crescere ad un ritmo più sostenuto di quella maschile (4,2 e 2,5 per cento, rispettivamente).
Sono aumentati gli occupati nell’industria in senso stretto, che si erano ridotti nei due anni precedenti; dopo la diminuzione registrata nel corso del 2006, è tornata a crescere l’occupazione nel settore delle costruzioni. Nei servizi, il tasso di crescita degli occupati è sceso al 2,5 per cento, dal 3,0 per cento del 2006, principalmente per la riduzione registrata nel comparto commerciale.
Il tasso di attività della popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni nella media del primo semestre dell’anno è salito al 70,5 per cento dal 69,1 del 2006. Il tasso di disoccupazione si è attestato al 3,0 per cento, rimanendo stazionario rispetto alla media del 2006.
Nei primi otto mesi del 2007 il numero di ore di Cassa integrazione guadagni (CIG) ordinaria autorizzate in Valle d’Aosta è diminuito dell’80,8 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2006. Il calo ha riguardato tutti i principali settori industriali della regione. Sono aumentati invece gli interventi straordinari nel comparto meccanico.

27 novembre 2007

Banca d'Italia 2 - La relazione semestrale: i servizi e gli scambi con l'estero

La Banca d’Italia ha diffuso in questi ultimi giorni le note semestrali sulla congiuntura della Valle d’Aosta. Per gentile concessione del direttore della filiale di Aosta Giuseppe Manitta pubblico a puntate il testo della relazione.

I servizi
In base alle indicazioni fornite da un campione di imprese regionali del settore dei servizi, nell’ambito del sondaggio congiunturale condotto dalla Banca d’Italia, il fatturato a prezzi correnti nei primi tre trimestri del 2007 è aumentato rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente per il 30 per cento delle aziende intervistate, a fronte di un 60 per cento che ha dichiarato un valore stabile.
Secondo i dati dell’ANFIA, nei primi nove mesi del 2007 le immatricolazioni di autovetture e di veicoli commerciali in Valle d’Aosta sono aumentate, rispettivamente, del 21,7 e del 2,9 per cento sul corrispondente periodo del 2006.
Secondo i dati dell’Assessorato al turismo della Regione Autonoma Valle d’Aosta, tra gennaio e agosto del 2007 si è registrato, rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, un calo delle presenze del 2,8 per cento mentre gli arrivi sono aumentati solo lievemente e in misura inferiore alla media dell’anno precedente (0,2 e 1,9 per cento, rispettivamente). Sul risultato negativo ha influito il calo dei flussi di turisti esteri. La permanenza media è scesa da 3,9 giorni dei primi otto mesi del 2006 a 3,8. In particolare, nella stagione estiva 2007 sono calate sia le presenze sia gli arrivi (-3,9 e -2,6 per cento, rispettivamente).

Gli scambi con l’estero
In base ai dati provvisori dell’Istat, nel primo semestre del 2007 il valore delle esportazioni regionali è notevolmente aumentato rispetto a quello dello stesso periodo del 2006 (73,1 per cento; 19,4 per cento nel complesso del 2006)
La forte accelerazione è attribuibile principalmente al comparto dei metalli e prodotti in metallo, che rappresenta il primo settore di esportazione (102,1 per cento). In tale comparto, di trasformazione di prodotti di base, sono parimenti cresciute anche le importazioni. Tra le altre branche, sono aumentate a tassi elevati e superiori a quelli dell’intero 2006 le vendite all’estero di macchine e apparecchi meccanici (41,2 per cento), di prodotti alimentari (25,0 per cento) e di mezzi di trasporto (17,5 per cento). Sono invece diminuite le esportazioni di apparecchiature elettriche e ottiche (-12,6 per cento). Le esportazioni verso i paesi dell’area dell’euro, che rappresentano quasi la metà del totale, hanno accelerato al 79,3 per cento. La crescita delle vendite nel Regno Unito è rimasta stabile, mentre si è irrobustita nell’area degli altri paesi europei (54,1 per cento). Le esportazioni negli Stati Uniti hanno continuato a calare, sia pure in misura meno marcata rispetto alla media dell’anno precedente; hanno accelerato le vendite nei paesi dell’America centromeridionale e in Cina, mentre sono diminuite nei mercati delle economie dinamiche dell’Asia (EDA).
Anche il valore delle importazioni è aumentato ad un ritmo più sostenuto rispetto a quello registrato nello scorso anno (76,8 e 39,1 per cento, rispettivamente). Il saldo dell’interscambio commerciale è salito a 171,6 milioni di euro.

26 novembre 2007

Banca d'Italia 1 - La relazione semestrale: industria e costruzioni

La Banca d’Italia ha diffuso in questi ultimi giorni le note semestrali sulla congiuntura della Valle d’Aosta. Per gentile concessione del direttore della filiale di Aosta Giuseppe Manitta pubblico a puntate il testo della relazione.

L’industria
Nei primi nove mesi del 2007 è proseguita, seppur con oscillazioni di breve periodo, la fase di crescita nell’industria. Vi ha contribuito la favorevole congiuntura dei comparti siderurgico, meccanico e alimentare, anche grazie al sostegno della domanda estera. Tuttavia, la produzione e gli ordini si mantengono ancora ampiamente inferiori al picco registrato nel 2000-01. In base ai risultati del sondaggio congiunturale condotto dalla Banca d’Italia su un campione di imprese industriali valdostane con più di 20 addetti, la percentuale di aziende che ha dichiarato un fatturato in crescita nel complesso dei primi nove mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2006 è risultata di poco superiore a quella che ha registrato una diminuzione.
Alla crescita della domanda si è accompagnata quella della produzione e del grado di utilizzo degli impianti, secondo le indagini della Confindustria Valle d’Aosta.
In base al sondaggio della Banca d’Italia, per il 2007 la spesa per investimenti fissi è risultata solo lievemente inferiore rispetto ai piani formulati a inizio anno che indicavano un’accelerazione dell’accumulazione; le indicazioni delle imprese per il 2008 prospettano un’ulteriore crescita. In base alle informazioni fornite dal campione della Banca d’Italia e agli indicatori previsionali della Confindustria, le aspettative degli imprenditori per i prossimi mesi appaiono orientate verso un peggioramento del quadro congiunturale, con una prevalenza delle attese di calo degli ordini sia sull’interno sia sull’estero e di un rallentamento dell’attività produttiva.

Le costruzioni
In base all’indagine condotta dalla Banca d’Italia su un campione di imprese edili regionali, il quadro congiunturale negli ultimi sei mesi dell’anno è stato caratterizzato da stagnazione per oltre la metà delle aziende contattate; il saldo tra le risposte di espansione e quelle di recessione è risultato lievemente positivo. Per la metà delle imprese contattate dalla Banca d’Italia, il valore della produzione nel secondo semestre del 2007 rispetto al primo è previsto stazionario mentre il saldo tra le risposte di aumento e quelle di diminuzione è risultato negativo; le aspettative di produzione per il 2008 rispetto all’intero 2007 sono di un modesto aumento per poco più della metà delle aziende mentre sono di stabilità per le rimanenti imprese del campione. Le previsioni di crescita riguardano soprattutto il
settore delle opere pubbliche. In base ai dati dell’Osservatorio mensile dei lavori pubblici del CRESME, nei primi nove mesi dell’anno il valore degli appalti banditi è aumentato, di quasi il 17 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2006.
In base alle rilevazioni dell’Osservatorio sul mercato immobiliare dell’Agenzia del territorio, nel primo semestre del 2007 il numero di transazioni nel Comune di Aosta è diminuito del 9,4 per cento rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Vi si sono associati segnali di
rallentamento delle quotazioni: secondo l’indice elaborato dalla Banca d’Italia sulla base delle informazioni rilevate da Il Consulente Immobiliare, nei primi sei mesi dell’anno la variazione percentuale dei prezzi rispetto al corrispondente periodo del 2006 nel Comune di Aosta è stata del 3,3 per cento a fronte del 7,6 per cento registrato l’anno precedente.

23 novembre 2007

Roullet: «serve un piano di sviluppo turistico»


«Gli alberghi che propongono qualità ad un target alto di clientela sono in crescita, penso ad esempio al Mont Blanc di La Salle o il Breithorn di Ayas. Sono in un buon momento gli agriturismi e i bed & breakfast. Perdono invece terreno gli esercizi intermedi. I tre stelle, che
si contendono la fascia centrale della clientela, sono in difficoltà
».

Piero Roullet, già Presidente dell’associazione albergatori e primo presidente della Camera di commercio valdostana, fra i titolari dell’albergo di famiglia Bellevue di Cogne (38 camere, 64 dipendenti tra l’albergo, i due ristoranti e il negozio «Marché aux puces »), così sintetizza le sue impressioni su quale sia lo stato di salute del turismo in Valle d’Aosta. «Nella nostra regione poi – sottolinea Roullet - manca la specializzazione, cioè strutture per famiglie, per chi ha bambini, per la terza età, per i giovani che vediamo presenti in altri paesi. Ma è evidente che la specializzazione non può essere frutto di una scelta imprenditoriale, ma di una scelta politica. A monte la politica deve decidere qual è il turismo della Valle d’Aosta ed è fondamentale un piano di sviluppo turistico. In realtà la politica cerca il consenso più che la soluzione dei problemi. Ecco perché abbiamo fatto impianti di risalita sotto ogni campanile, oggi facciamo impianti di golf sotto ogni campanile e in futuro faremo anche piscine sotto ogni campanile. E così via. Avremo perciò un’offerta tutta uguale che non ci porterà i risultati attesi. Se tutti hanno il campo da golf avremo tutti dei mediocri campi da golf, senza punti di eccellenza molto elevati ».

Per Roullet il momento è particolarmente delicato. «L’offerta ha superato per la prima volta la domanda e in un simile contesto qualcuno per forza è destinato a lasciarci le penne. E i primi a pagare sono i soggetti deboli e piccoli». Roullet evidenzia anche il grosso mutamento apportato dai voli low cost. «Se prima il 60% dei turisti si muoveva con agenzia e il 40% da solo ora con l’avvento di questi voli avviene esattamene l’inverso. Questo significa che diventa ancora più importante la comunicazione, cioè far sapere al mondo che esistiamo. Se prima dovevamo farlo sapere alle agenzie, ora dobbiamo farlo sapere direttamente al turista ». «Inoltre non va dimenticato, - osserva ancora Roullet - perché l’abbiamo spesso imparato a nostre spese, che la distanza nel turismo non si misura in chilometri, ma in tempi di percorrenza. E, se questo è vero, è chiaro che noi da Parigi, da Londra in questo momento siamo molto più distanti rispetto a Sharm el Sheik, a volte addirittura dalle Maldive. E così la nostra forbice di clientela si riduce quasi soltanto al cliente che si muove in automobile. Ma l’auto può essere anche affittata da chi usa i voli low cost, il problema è riuscire ad organizzare l’offerta fatta al turista nel modo più facile e dire all’aeroporto di Ginevra o di Milano Malpensa che a meno di due ore di strada esiste una piccola Valle incastrata fra le più alte vette delle Alpi occidentali in cui la qualità della vita è eccellente e in cui vacanza significa o può significare emozioni irreperibili altrove. Inoltre non dimentichiamoci mai che il Monte Bianco dopo il giapponese Fujiyama è la vetta più visitata del mondo. Di conseguenza la motivazione turistica nei confronti della nostra regione può essere molto forte».

Roullet sottolinea come anche il turista di montagna sia cambiato molto. «E’ diventato più pigro. Ha sempre meno voglia di fare ascensioni, di fare fatica, anche perché dedica sempre meno tempo ad un lungo periodo di soggiorno e di conseguenza non c’è il tempo per allenarsi a camminare in montagna. Si fa vita di montagna respirando aria buona, ma senza muoversi ». Roullet (è sabato mattina e siamo nella terrazza dell’albergo) indica le strade del paese piene di turisti e commenta: «Trent’anni fa’ in una giornata bella come questa non ci sarebbe stato nessuno in giro per il paese oggi abbiamo una Cogne piena di turisti. La montagna è diventata il luogo per eccellenza dove ritemprarsi e rimettersi in forma come in nessun altro luogo». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 12 luglio)

22 novembre 2007

Quale settore industriale può dare alla Valle d'Aosta più opportunità nel prossimo decennio? Vota il sondaggio e scrivici le tue opinioni

Dopo alcuni giorni di sperimentazione per arricchire di contenuti il blog oggi mi permetto di dedicare un post al sondaggio in modo che oltre alla possibilità di votare sia offerta ai nostri visitatori l’occasione, se lo desiderano, di commentare il tema e motivare le proprie scelte.
“Elettronica-microelettronica” e “monitoraggio e sicurezza del territorio” e, leggermente distanziati i comparti delle energie rinnovabili, dell’Ict e dell’agroalimentare sono infatti le specializzazioni settoriali maggiormente coerenti con la vocazione regionale e gli asset territoriali valdostani secondo la Società Ambrosetti di Milano su cui la Valle d’Aosta dovrà scommettere per dare un futuro al settore industriale valdostano. Lo studio in questione è stato incaricato dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta di predisporre un piano strategico regionale di posizionamento e di sviluppo del territorio,
L’analisi con i primi indirizzi strategici – condotta in questi mesi attraverso interviste ad attori istituzionali, imprenditori ed esperti – è il primo passo di un percorso che prevede, fra l’altro, azioni di marketing territoriale a supporto del tessuto industriale esistente e una revisione dell’impianto normativo a sostegno dello sviluppo delle imprese.
Noi abbiamo voluto raccogliere il parere dei nostri lettori on line su un tema che ci sembra importante per il futuro della nostra regione. Prossimamente proporremo altri quesiti che ogni volta verranno lanciati da un post dove sarà possibile per chi lo desidera avviare un dibattito

A proposito di…

La Società Ambrosetti S.p.A di Milano da quarant’anni opera nel campo della consulenza strategica rivolta all’Alta Direzione di aziende ed Enti pubblici mediante attività di ricerca e studio sui temi dello sviluppo economico e di assistenza allo sviluppo strategico di territori in Italia e all’estero. In particolare ha svolto numerosi incarichi analoghi a quello realizzato per la Regione Autonoma Valle d’Aosta tra i quali alcuni rivolti a Regioni a statuto speciale e Province autonome. Inoltre vanta occasioni già costituite di promozione e confronto con la “business community” quali, ad esempio, il Workshop annuale a Villa d’Este di Cernobbio in aggiunta ad un proprio “network” di opinion leader e interlocutori nazionali ed internazionali di prestigio.

21 novembre 2007

Panizzi: «fare qualità e diversificare i prodotti»


«L’azienda ora è completamente risanata. Adesso però si tratta di fare fatturati. Ipotizziamo una crescita del 10% nel corso del 2007. E’ un obiettivo che dobbiamo assolutamente raggiungere come ho chiaramente ribadito agli attuali dipendenti dell’azienda». A dirlo è Marcello Panizzi che con Giovanni Barailler e Ezio Toscoz nel 2004 ha fondato la società «Centrale laitière de la Vallée d’Aoste» per rilevare dal fallimento la Centrale del latte di Gressan, società costituita nel 1965 dall’Amministrazione regionale. Un’operazione da 400 mila euro per risollevare un’azienda che aveva già messo a dura prova l’Abit Cooperativa produttori latte di Grugliasco (Torino).

L’azienda torinese dopo aver acquistato dalla Regione la Centrale per circa 1,5 milioni aveva finito per trasferire l’intera produzione a Torino, di fatto azzerando l’impianto valdostano (inaugurato nel 1998), ritenuto antieconomico. In seguito erano entrati in scena gli acquirenti valdostani con l’obiettivo di non perdere definitivamente un importante volano di sviluppo per il settore lattiero-caseario. Panizzi è perfettamente consapevole di quanto sia difficile gestire una simile azienda e della necessità di raggiungere nel più breve tempo possibile l’adeguata massa
critica sia come produzione che come fatturati. «Il problema – spiega Marcello Panizzi, 40 anni, titolare di un caseificio a Courmayeur e di tre esercizi commerciali di prodotti tipici, due ancora a Courmayeur e uno a Morgex – è che i costi di mantenimento dello stabilimento richiedono di lavorare su un mercato che deve abbracciare l’intero Nord Italia. Non è una struttura che può fermarsi al mercato regionale». Ecco spiegato perché i 4,1 milioni di fatturato del 2006 (+7%) rispetto all’anno precedente non sono ancora sufficienti. «Siamo partiti – precisa Panizzi - con una produzione media di circa 5000 litri di latte. Nel giro di un biennio siamo arrivati a 10.000. Tutto latte valdostano che ci viene conferito da 26 produttori con i quali si riesce a fare un ottimo lavoro di squadra e ad assicurare una qualità del latte lavorato in continua crescita. L’obiettivo è garantire al consumatore una genuinità di sapori dalla stalla alla tavola».

La Centrale ha, ad esempio, aderito al progetto «Latte Qualità» deliberato dall’Assessorato all’Agricoltura e risorse naturali. Un progetto che continua e di anno in anno garantisce una qualità del latte sempre migliore. Due le linee di produzione: prodotti freschi e a media e lunga stagionatura. Il portafoglio prodotti è ampiamente diversificato. Da un’attenta politica di marketing e consumi è nata una linea di prodotti che spazia dai formaggi freschi agli yogurt, concepita concettualmente e graficamente per incontrare le preferenze di diverse fasce di consumatori e per regalare un’immagine di continuità al marchio Centrale. «Recentemente - osserva Panizzi - abbiamo potenziato il settore joghurt e siamo arrivati a produrre oltre 10 quintali al giorno, pari a circa 10.000 vasetti».

Nel settore formaggi (dieci le qualità proposte con il marchio “Gran Paradiso”) il prodotto di punta è il «Bleu d’Aoste», formaggio a pasta morbida, stagionato tra i 90 e i 120 giorni su assi di legno, che nel 2005 ha vinto la medaglia d’oro, nella categoria erborinati, alle Olimpiadi dei formaggi di montagna di Verona, mettendosi alle spalle i blasonati formaggi francesi. «La diversificazione del prodotto è una strategia fondamentale nel nostro settore» conclude Panizzi che, oltre tutto, giudica positivamente la sua esperienza di imprenditore in Valle d’Aosta. «Le dimensioni della nostra regione – conclude –, visto che ci conosciamo tutti, permettono un confronto più sereno anche con la pubblica amministrazione. I problemi possono essere risolti più facilmente che in altre regioni. Un fatto che aiuta chi vuole fare impresa». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 5 luglio)

20 novembre 2007

Borla, cresce l'export all'interno dell'Unione


2000 metri di capannone per stoccare fino ad un massimo di 1200 tonnellate di carni congelate
contro le attuali 300. La Valdostana Carni di Pollein (25 dipendenti), dal 1968 gestita dalla famiglia Borla, da quattro generazioni sempre attiva nel settore della macellazione, prima in Piemonte e poi in Valle d’Aosta, dal 2005 ha ampliato la sua capacità di commercializzazione
grazie all’inaugurazione del suo nuovo capannone di stoccaggio. «Si è trattato di un vero e proprio salto di qualità – spiega Sergio Borla con la moglie Antonella alla guida dell’azienda - grazie al quale abbiamo potuto aumentare la nostra capacità produttiva e presentarci con le carte in regola sui mercati internazionali, prima su quello russo e oggi su quello rumeno e bulgaro entrati nell’area dell’euro. La crescita dei volumi, o meglio la garanzia della loro continuità durante tutto l’anno, ci ha proiettato verso grossi contratti internazionali con aziende che operano a livello industriale, ad esempio c’è un’azienda dell’Est europeo che lavora circa 1000 quintali di impasti al giorno cui forniamo due-tre camion al mese, cioè una sessantina di tonnellate».

L’investimento è stato di circa 1,5 milioni. Una somma ingente che però già nel medio periodo ha permesso all’azienda valdostana significativi risparmi e una sicura crescita di fatturati che nel 2006 ha portato ad un + 21%, circa 12,5 milioni. «Sul 2007 è ancora difficile fare previsioni. – aggiunge Borla -. Il primo semestre è in leggera crescita, ma riteniamo che a fine anno confermeremo il buon risultato del 2006. E’ un anno di consolidamento. Anche perché l’euro forte e la diminuzione dei sussidi all’export per surplus da parte dell’Unione europea ci hanno reso meno competitivi sul mercato russo dove, come si sa, si esporta soltanto in dollari. In compenso però stiamo facendo crescere le nostre quote di mercato in Francia, Inghilterra e
Germania
».

L’azienda, che mediamente commercializza 100 tonnellate di carne alla settimana, sta ampliando il proprio portafoglio di clienti e in particolare sta rafforzando la sua penetrazione sui mercati dell’est europeo, soprattutto su quello russo. Complessivamente l’export della Valdostana Carni pesa per il 40% dal punto di vista quantitativo e per il 25% in termini di fatturato, in quanto si tratta principalmente di prodotti poveri. Sul mercato italiano l’azienda opera da tempo nella grande distribuzione, nel settore del catering, nelle forniture di bordo (ad esempio MSC Crociere) e nelle mense aziendali in particolare nell’area del Nord Ovest.
La Valdostana carni in particolare ha sviluppato il servizio di forniture ai provveditori di bordo e
così offre la sua carne alle navi mercantili e a quelle petroliere. La carne è acquistata su tutto il territorio nazionale, privilegiando soprattutto l’area del Nord Ovest (Valle d’Aosta, Piemonte e Lombardia) e anche sui principali mercati europei (Olanda, Danimarca, Francia, Belgio, Germania e ultimamente anche Spagna). Borla non ha particolari riflessioni sul fare impresa in Valle d’Aosta. «E’ chiaro – osserva Borla, che fa anche parte del Comitato di Confindustria della Piccola industria, guidato da Paolo Musumeci - che la Valle d’Aosta non è una piazza come Milano, ma credo che, tenendo conto, appunto, delle dimensioni della nostra regione, non ci siano critiche particolari da fare». In materia di nuovi investimenti l’imprenditore non segnala particolari novità. «Noi – conclude l’imprenditore - ogni anno abbiamo una sorta di manutenzione straordinaria continua. Dedichiamo infatti una parte del nostro bilancio al riammodernamento del nostro stabilimento. Ultimamente, ad esempio, abbiamo rifatto gli uffici». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 28 giugno 2007)

19 novembre 2007

Perucca, albergatori più protagonisti nelle scelte


«Sono convinta che le scelte fatte dall’assessorato regionale al Turismo in materia di promozione dell’offerta turistica valdostana debbano essere il risultato di un’analisi di proposte fatte dagli imprenditori alberghieri che per primi sono chiamati ad interrogarsi su che prodotto vogliono vendere e su quali mercati intendono promuoverlo».

Silvana Perucca, neo-eletta presidente all’unanimità dall’assemblea generale dell’Associazione degli albergatori valdostani (che riunisce in Valle d’Aosta circa 400 aziende) evidenzia la necessità di un maggiore coinvolgimento dell’imprenditore nelle decisioni in materia di promozione turistica. Perucca, albergatrice di Saint-Vincent (il suo vice è Andrea Celesia di Cogne) e prima donna a ricoprire la carica, è convinta che, in qualche maniera, l’attuale processo in base al quale sono costruite le politiche di promozione della Regione debba essere ribaltato, senza per questo incidere sull’attuale legislazione che ha normato nel migliore dei modi il settore dando a ciascun soggetto precise finalità e dettagliati obiettivi. «Prima dobbiamo capire che cosa abbiamo da vendere – precisa la Presidente – e quindi è necessario che gli imprenditori siano coinvolti da subito nel processo. Ma anche i territori devono essere coinvolti: dal Comune, al consorzio, alle Aiat. E tutti insieme devono realizzare uno studio approfondito e serio su che cosa vogliono proporre al turista e poi capire sulla base del prodotto quali sono i mercati dove potrebbe essere più opportuno andare a investire con la certezza di ottenere un ritorno maggior». «Un procedimento – prosegue Perucca - che, oltretutto, permetterebbe anche una verifica più efficace ed efficiente della validità delle iniziative promozionali. Sicuramente uno degli aspetti più problematici. La verificabilità dei risultati delle strategie messe in atto è fondamentale». In questa logica per Perucca l’ipotesi di un’Aiat unica, ipotizzata recentemente dall’assessore al Turismo Ennio Pastoret, che spinga un po’ tutti ad un maggior lavoro di èquipe è una strada non soltanto sicuramente sostenibile ma anche auspicabile. «Abbiamo un solo prodotto da vendere alla fin fine, cioè la destinazione Valle d’Aosta, – aggiunge l’albergatrice – e di conseguenza dobbiamo ragionare sul fatto che dobbiamo presentarci sul mercato nazionale e su quello estero come un’unica regione con dei prodotti turistici differenziati a seconda delle località ». Perucca sottolinea anche il suo forte apprezzamento per la recente scelta fatta dall’assessorato al Turismo di dotarsi di un nuovo servizio «Marketing studi e progetti speciali» diretto dalla caposervizio Gabriella Morelli. «Questa struttura – ha precisato la presidente - in occasione del Convegno organizzato a maggio a Saint-Vincent dall’Amministrazione regionale sull’«offerta turistica valdostana ed il fattore umano» ha offerto una serie di dati decisamente interessanti su cui lavorare, mettendo a confronto i risultati valdostani non soltanto con l’area del Nord Ovest, come accade abitualmente, ma anche con le realtà d’oltralpe. Sono numeri molto importanti per poter elaborare delle strategie concrete ». Comunque la ricetta base del fare impresa turistica in Valle d’Aosta appare una sola: il fare squadra. E gli albergatori valdostani nella formazione del loro Consiglio direttivo sembrano voler dare il buon esempio. «Il nostro statuto – spiega Perucca – prevede che il Presidente e il suo vice, dopo l’elezioni, partecipino a tutti i consigli dove si votano i delegati zonali e ascoltino le richieste della base. Terminate queste visite si elabora un programma che è il risultato di un intensivo contatto con la base. Inoltre sono previsti dei momenti di confronto per verificare come si sta procedendo nella realizzazione del programma concordato. E’ un sistema che da un lato responsabilizza molto la Presidenza dall’altro la sostiene nel suo impegno». Perucca interviene anche sulla ricerca della banca d’Italia presentata la scorsa settimana dal Corriere della Valle con un ampio servizio che ha messo a confronto l’offerta turistica valdostana con quella del Vallese e della Savoia. «Dallo studio emerge che dobbiamo ancora lavorare molto sulle presenze straniere nella nostra regione e questo può essere collegato a numerosi fattori non soltanto alla dinamica dei prezzi evidenziata da Banca d’Italia. Noi abbiamo ancora dei costi di esercizio molto elevati perché dobbiamo far fronte a un costo del lavoro che è più alto nel nostro paese rispetto a Svizzera e Francia. Senza dimenticare altri fattori come marketing, commercializzazione, immagine su cui c’è, forse, ancora da lavorare, anche se, ci tengo a sottolineare, che, ad esempio, sicuramente sulla qualità del servizio offerto stiamo facendo passi da giganti con grossi investimenti nelle strutture ricettive e un mercato regionale che offre già ora realtà alberghiere altamente qualificate» (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 21 giugno)

Grosjean, il nostro vino deve raccontare storie e paesaggi

«Nel nostro settore serve ancora più sinergia nella commercializzazione ». Vincent Grosjean, otto ettari di vigneti, 85.000 bottiglie, proprietario di «terroir pregiati», storicamente vocati - come il «vigneto rovetta» sulla collina di Quart, dove da generazioni si produce vino- è da pochesettimane il nuovo presidente dell’Associazione piccoli produttori di vino. Un incarico che lo carica di responsabilità in un direttivo che però da quando è nato sa fare gioco di squadra. Sul sito dell’associazione, dove è proposta una piccola scheda di ogni produttore, a proposito dell’etichetta Frères Grosjean, si legge: «Dal 1781 da Fornet, piccolo villaggio della Valgrisenche, ormai sepolto dall’acqua della diga di Beauregard, scendevano i nonni materni fin qui per rifornirsi del vino e delle castagne per superare i lunghi inverni montani; fu poi nel 1969, stimolato dall’amico Pino Albaney, che Papà Dauphin, iniziò a imbottigliare il proprio vino per presentarlo alla «II exposition des vins du Val d’Aoste». Fu proprio questa fiera che stimolò l’iniziativa che portò l’azienda dai 3.000 metri quadri di vigneto agli attuali 8 ettari, coinvolgendo nell’attività i 5 figli ».
L’azienda è situata sul confine dei Comuni di Quart e Saint-Christophe dove si trovano i vigneti di Tzeriat, Rovetta, Creton, Tourena Quart, Tzantè de Bagnère, Merletta e Castello di Pléod a Saint-Christophe. Le viti coltivate inizialmente, oltre al tradizionale Petit Rouge, furono il Gamay, il Pinot Noir e la Petite Arvine, mentre attualmente si stanno coltivando anche gli autoctoni quali Fumin, Cornalin, Premetta e Vuillermin. «Questi ultimi vini in particolare – prosegue Grosjean – sono il nostro futuro. Su questi così legati al nostro territorio né Cile, né
Australia, né Sudafrica potranno farci concorrenza con i loro vini tecnicamente perfetti ma tutti uguali. Inoltre produciamo anche il Torrette diviso in due qualità, cioè base e Rovetta di cui facciamo una selezione a parte. Senza dimenticare il nostro Blanc Dauphin che è un cavallo di battaglia dell’azienda da sempre ed è un assemblaggio di moscato, muller thurgau, pinot grigio e chardonnay
». Ed è proprio nella nicchia degli autoctoni che Grosjean punta a crescere e con la vendemmia del 2007 a riuscire a mettere in commercio nel 2008 100.000 bottiglie, testimonianza concreta di come sta crescendo l’apporto dei produttori privati alla viticoltura valdostana che oggi vede due terzi di produzione da parte delle cantine sociali e il restante terzo, cioè circa 600.000 bottiglie, da parte dei privati, che da un lato fanno crescere le proprie dimensioni aziendali e dall’altro vedono nuovi soggetti lanciarsi nella viticoltura.
«Vent’anni fa – spiega Grosjean – quando è nata l’associazione eravamo una decina. Oggi siamo circa una trentina. E i nuovi ingressi sono giovani non soltanto appassionati ma anche qualificati con alle spalle l’Institut agricole e studi universitari nel settore della viticoltura e dell’enologia. E tutto questo non può fare che bene al settore». Grosjean ci crede molto al confronto e non è l’unico all’interno dell’associazione. «Proprio perché siamo convinti che questo ci possa aiutare a crescere tutti insieme abbiamo previsto delle degustazioni al buio limitate soltanto agli associati in modo da poter esprimere nel modo più franco e corretto possibile un giudizio sui vini che produciamo che realmente ci permetta di migliorare tutti». Sul fronte dei problemi del fare impresa Grosjean precisa come molti degli ostacoli derivino dalle nuove normative comunitarie «Il blocco degli impianti ci crea non poche difficoltà a livello di espansione e quindi ci auguriamo che ci si renda conto che i vigneti di montagna non possono essere trattati alla stregua dei grandi vigneti di pianura dove tutto è meccanizzato. Finiamo per essere penalizzati due volte anche perché tutti gli aiuti messi a disposizione dell’Unione europea per il settore sono impostati per andare bene dove si producono grandissime quantità a costi molto bassi. Noi così non rientriamo in nessuna misura comunitaria per gli aiuti economici però subiamo comunque le limitazioni della normativa. Una situazione davvero molto scomoda. L’altra difficoltà di fare impresa è che siamo ancora a livelli aziendali abbastanza artigianali e quindi le attività di marketing e di commercializzazione sono sovente limitate alla forza di produzione dell’azienda. Teniamo poi conto che siamo in un momento di crisi profonda della viticoltura a livello generale, anche se noi, per ora, in Valle dobbiamo constatare di essere ancora in una situazione favorevole. E’ chiaro che lo scenario va tenuto sotto controllo perché è presto fatto ritrovarsi con la cantina piena di bottiglie e non riuscire a venderle».
Per evitare il verificarsi di una simile impasse Grosjean è molto chiaro. «La qualità enologica non è più sufficiente. Il nostro vino deve raccontare storie, paesaggio, cultura, personaggi. Di qui l’importanza di ricercare «terroir», cioè zone storiche dove il vigneto è sempre stato coltivato in Valle. Di conseguenza attenzione ai vitigni autoctoni che in questo momento ci stanno garantendo una forza di mercato importante».
Sullo sfondo si legge anche l’importanza dell’enoturismo e Grosjean ce lo conferma. «E’ inevitabile. L’agricoltura da sola non ha nessuna possibilità di sopravvivere, ma deve entrare nel sistema Valle d’Aosta e legarsi al turismo. E non soltanto la viticoltura». (Articolo pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 14 giugno 2007)

16 novembre 2007

Montrosset: le difficoltà dell'edilizia pubblica

Dieci milioni di euro di fatturato e 85 dipendenti. Sono questi i numeri del Gruppo Montrosset
di Sarre, azienda del settore edile giunta ormai alla terza generazione (Alfonso ha dato il via all’attività che ha poi lasciato ai fratelli Ettore e Oreste grazie ai quali è stata fondata l’azienda
vera e propria). «Come impresa nasciamo nel dopoguerra – spiega Roberto Montrosset, attuale ad e Presidente di Assoedili - come trasportatori e cavatori e poi l’attività si è evoluta in funzione delle esigenze del mercato per cui siamo passati al confezionamento di calcestruzzo con una società ad hoc costituta negli anni ’60. E poi la Montrosset Alfonso srl ha iniziato a costruire opere pubbliche, realizzando anche conglomerati bituminosi, cioè asfalti, e poi per il privato, in particolare per l’industria valdostana. Ci siamo occupati della Cogne Acciai Speciali, della sede dell’Autoporto tanto per segnalare alcuni dei lavori più significativi. E recentemente siamo entrati anche nel segmento dei rifiuti riattivando una cava dismessa di nostra proprietà di inerti. Un settore dove abbiamo iniziato ad operare con qualche difficoltà perché in valle d’Aosta il rifiuto è prerogativa dell’ente pubblico ».
Montrosset sottolinea come si sia trattato di un’esigenza dettata da un’evoluzione del mercato
chiara, sull’onda di richieste molto specifiche. L'imprenditore avverte come distante la pubblica amministrazione su determinate problematiche. «Come azienda – aggiunge l’ad dell’azienda di Sarre - constatiamo come su aziende industriali di 20-40 dipendenti si concentri subito l’attenzione della pubblica amministrazione; mentre non vediamo la stessa premura quando in difficoltà ci sono delle aziende edili. Forse perché il nostro settore riassorbe più facilmente di altri gli eventuali licenziamenti delle aziende che chiudono. E’ più facile riutilizzare le maestranze in virtù di una qualificazione inferiore».
La Montrosset patisce le difficoltà delle aziende medio-grandi che devono essere strutturate altrimenti un certo numero di dipendenti o di fatturati diventano difficili da sostenere. «Questo soprattutto in un mondo dell’appalto pubblico – precisa l’ad – perché ad oggi è venuto sicuramente a mancare una quota di mercato che fuori Valle esiste che è quella dell’industria privata. Noi ad oggi ci confrontiamo comunque con un soggetto che o perché è pubblico o perché fa un’operazione finanziata dal pubblico dobbiamo sottostare alle regole degli appalti di questo settore e diventa difficile trovare un interlocutore di tipo privato, almeno nelle grandi costruzioni, non di certo nel civile». «Ma d’altronde nel privato o nel civile privato – osserva Montrosset - un’azienda come la nostra non potrebbe vivere. Abbiamo un concorrente che è la piccola impresa, direi perfino la microimpresa, che ha costi di gestione nettamente inferiori e una produttività pro capite maggiore. Questa tipologia di impresa può seguire da vicino con il datore di lavoro il cantiere. Per cui rischiamo spesso di essere fuori mercato e in determinati casi puntiamo a servirci di terzisti essendo soltanto organizzatori del lavoro altrui perché il mercato ci sta dando questo tipo di segnale. Ci stiamo trasformando in soggetti che acquisiscono commesse e le gestiscono attraverso manodopera esterna». In pratica oggi per molte aziende valdostane è penalizzante avere un piastrellista o un traboccante a libro paga, è meglio contattare uno specialista con la propria impresa. «E’ un processo irreversibile – osserva Montrosset – fino a quando non si riuscirà a riconoscere nell’azienda strutturata una plus valenza che la distingua dalle altre aziende».
Montrosset pone una richiesta precisa alla pubblica amministrazione. «Sicuramente una delle
maggiori difficoltà che incontriamo è nella formazione. Prima questo settore era delegato alla singola impresa e, nel passato, abbiamo anche beneficiato di quell’istituzione che era la scuola Cogne, da cui uscivano dei metalmeccanici ma dotati comunque di una certa cultura industriale che poteva essere spesa nel settore edile. Un investimento che poi veniva anche fatto in una situazione di poca mobilità del personale per cui l’investimento era più certo. Ad oggi quello che manca è reperire manodopera di qualità ed un adeguato sostegno nel momento in cui si diventa formatori di questa manodopera. Un sostegno che deve essere a 360° sia nel formare i formatori sia nel dare le giuste risorse per formarlo in quanto c’è il rischio di investire su un soggetto come singola impresa e non averne i benefici. Ed è per questo che ad oggi è più semplice per tutti assumere con un premio superiore al contratto di lavoro un soggetto già formato in un’altra realtà di tipo piccolo o medio. E questo è un problema ancora più critico in una realtà strutturata come può essere la nostra. Senza dimenticare le difficoltà legate alla manodopera straniera. Va migliorato il dialogo con l’Agenzia del Lavoro
».
L’imprenditore conclude sostenendo che la pubblica amministrazione nel suo ruolo di committente non sia stata sufficientemente capace di stimolare le imprese edili a crescere di qualità. E allo stesso tempo che le imprese edili non si siano sufficientemente impegnate a qualificare il proprio lavoro. «In Valle d’Aosta doveva nascere – conclude Montrosset – una specie di circolo virtuoso perché con tutto quello che è stato investito in infrastrutture noi dovremmo trovarci oggi nella nostra regione con aziende qualitativamente superiori alla media nazionale. Ritengo, ad esempio, una sconfitta per tutti, sia della pubblica amministrazione che delle imprese, la mole ingente di investimenti negli impianti a fune senza che in Valle d’Aosta nascesse un’azienda specializzata nel settore con un know how nato in Valle d’Aosta che poteva essere esportato in tutto l’arco alpino. E un ragionamento simile, secondo me, vale anche per l’attività di restauro dei beni culturali». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 7 giugno)

Calabrese: spazi per Arnad le Vieux

«Il prossimo passo è il nuovo stabilimento. E’ già stato individuato il capannone grazie al quale passeremo dagli attuali 600 a 2300 metri quadri, ma non mi sono ancora trasferito perché sono in trattativa con la Regione per acquistarlo ».

Nicodemo Calabrese, 54 anni, sposato con due figlie, con la sorella Marina fondatore del salumificio artigiano «Arnad le Vieux», con l’approssimarsi del decennio di attività spera di centrare l’obiettivo di ampliare gli spazi produttivi, in particolare il settore dedicato alla stagionatura, le cui attuali dimensioni stanno mortificando l’espansione di alcune produzioni come salamini e cacciatorini. Recente la storia dell’impresa che però siè già ritagliata un suo spazio all’interno dell’agroalimentare valdostano.


Nel 1998, dopo 21 anni di gestione di una propria macelleria a Donnas, Calabrese fa decollare ad Arnad, patria del lardo Dop, un salumificio artigiano, 50 metri quadri, subito troppo stretti per soddisfare la forte domanda della clientela e così nel 1999 l’attività si sposta, in un nuovo stabilimento sempre ad Arnad, negli attuali 600 metri quadri, in Frazione Arnad le Vieux 43, ormai pure loro insufficienti a far fronte a richieste sempre più insistenti, provenienti un po’ da tutta Italia e non solo. L’amministrazione regionale ha già messo a disposizione un nuovo fabbricato, sempre ad Arnad, non molto distante dall’attuale, ma per ora è disponibile soltanto ad affittarlo. «Non mi interessa la locazione. Io voglio acquistare il fabbricato – dice Calabrese – anche perché siccome dovrò fare investimenti di notevole entità vorrei farli su ciò che è mio. Senza dimenticare che avere uno stabilimento di proprietà e un ottimo biglietto da visita con gli istituti di credito».


Arnad le Vieux produce attualmente lardo d’Arnad Dop, pancetta steccata, salam cru d’Arnad, salsiccia nostrana, salame di patate, salame Arnad le Vieux, filzetta valdostana, coppa al ginepro, cacciatore di puro suino, mocetta e pancetta di montagna. Oggi i dipendenti sono una quindicina: dieci per la produzione e cinque per la logistica con un discreto gruppo di agenti plurimandatari sparsi su tutto il territorio nazionale. «Io credo molto nelle sinergie – spiega Calabrese – ed è per questo che ho raggiunto un accordo con un’azienda del settore dei formaggi e le Caves Coopératives di Donnas per la vendita in un unico pacchetto dei nostri prodotti. L’unico problema è stato ed è ancora la creazione della rete commerciale. In Valle d’Aosta da circa cinque anni non si fanno corsi Enasarco per gli agenti di commercio e molti devono andare in Piemonte. Mi sembra strano che non ci siano i numeri per organizzarli ».


Il fatturato nel 2006 è stato di 1,5 milioni (nel 1999 si superavano di poco i 350 mila euro) con un trend per il 2007 ancora in espansione. Il 90% della clientela è italiana, ma sta crescendo la visibilità dell’azienda sui mercati esteri. «Proprio recentemente – osserva Calabrese – abbiamo
sottoscritto un accordo con uno dei più importanti importatori svizzeri e questo già a partire dal prossimo anno dovrebbe far crescere la nostra quota di export complessiva. Vendiamo anche in Belgio, Francia ed Inghilterra
». In merito all’intervento della pubblica amministrazione l’imprenditore ritiene particolarmente utile l’attività dell’assessorato alle Attività Produttive in materia di partecipazione alle fiere internazionali.


«Per noi – sottolinea Calabrese - sono importantissime. Appuntamenti come il Cibus di Parma o il Sial di Parigi ci assicurano una visibilità sul mercato nazionale e estero che ci ha già permesso di concludere accordi molto significativi. La prossima settimana (quella attualmente in corso ndr) sarò a Lisbona. Approfittiamo anche delle occasione proposte in collaborazione con l’Istituto del Commercio estero. Recentemente sono stato in Polonia ed in Inghilterra. Sono convinto che sia importante cercare di essere sempre presenti».


Una piccola presentazione dell’azienda, con alcune indicazioni sui prodotti, è possibile leggerla sul sito internet http://www.arnadlevieux.com/. L’azienda è dotata di uno spaccio dove accanto ai prodotti Arnad le Vieux è possibile anche trovare vini e formaggi. (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 31 maggio)

15 novembre 2007

Cidac: tipicità e tecnologia per poter vendere qualità



Tipicità e tecnologia per vendere qualità. E’ questo il segreto dell’ipermercato Gros Cidac. Alberto Celesia, 60 anni, amministratore delegato della società, con un azionariato completamente valdostano che da 35 anni guida la società mette in stretto legame questi due elementi. «Da un lato – spiega Celesia - c’è il radicamento sul territorio e i nostri buoni rapporti con i produttori locali, in particolare con quelli dell’agroalimentare (vini, salumi, formaggi); dall’altro tra Piemonte e Valle d’Aosta siamo sicuramente una delle aziende tecnologicamente più avanzate. Il nostro impianto di climatizzazione non teme confronti». Celesia sottolinea anche come la Valle d’Aosta abbia un parco clienti particolarmente interessante, con possibilità economiche medio-superiori e propenso ad accettare proposte di qualità. «Fare impresa però sarebbe impossibile – aggiunge – senza un collegamento esterno». Il riferimento è al Gruppo di acquisto C3 cui la Cidac aderì 35 anni fa’ a Milano. Si tratta di 23 ipermercati sparsi su tutto il territorio nazionale che insieme si occupano di tutte le politiche commerciali (ad esempio la contrattualizzazione dei fornitori) e di evoluzione tecnologica delle nostre aziende. «Queste strutture sono tutte fortemente radicate sul loro territorio regionale – aggiunge Celesia – E in effetti a differenza di Francia e Germania dove le grandi distribuzioni classiche hanno annullato la distribuzione locale – proprio per la capacità tutta italiana di meglio percepire i gusti del consumatore e di saper crescere avendo il coraggio di investire – la grande distribuzione italiana non soltanto ha retto, ma addirittura sta crescendo. Al consumatore italiano e valdostano non piacciono le strutture clonate, una uguale all’altra, ma apprezza l’assortimento che nasce anche dalla capacità di saper entrare nei prodotti di nicchia seguendo con attenzione i produttori».

La Cidac nasce ad Aosta nel 1949 come azienda di distribuzione all’ingrosso di proprietà al 100% valdostana, dopo un periodo come cash and carry, nel 1974 si trasforma in un ipermercato di medie dimensioni, passando poi alla vendita al dettaglio. Nel tempo l’azienda provvede ad acquisire nel circondario un’area di circa 60 mila metri quadri e nel 1988 deposita la domanda dove già si ipotizza l’attuale ristrutturazione radicale del negozio. «Una delle nostre particolarità – spiega Celesia- è quella di essere situati a poche centinaia di metri dal centro storico del capoluogo regionale e proprio per questa nostra collocazione il nostro ampliamento ha dovuto piegarsi a precisi criteri che garantissero un basso impatto ambientale. Ad esempio sul tetto abbiamo dovuto predisporre un manto erboso di circa 5000 metri quadri con un impianto di microirrigazione che ci comporta anche degli evidenti costi di manutenzione. D’altra parte chi guarda Aosta da Pila vede un vero e proprio prato che segue il normale corso delle stagioni e quasi non si accorge della nostra struttura».

Operazioni che nell’ultimo decennio hanno visto investimenti pari a circa 25 milioni, ma che stanno avendo positive ricadute sugli incassi, in continua crescita nell’ultimo quinquennio. La qualità dell’offerta Cidac attrae anche i consumatori francesi, anche loro alla ricerca di una grande distribuzione alternativa, in grado di offrire le ricchezze del proprio territorio. «In Francia – osserva Celesia - abbiamo pianificato numerose campagne pubblicitarie mirate nelle regioni d’oltreconfine, come ad esempio la Savoia, proprio per meglio intercettare questa clientela. E abbiamo un bel ritorno con una clientela regolare».

Celesia sottolinea anche l’importanza della risorsa umana e del lavoro di équipe. «La nostra azienda – dice l’ad – occupa circa 300 persone ed è soltanto grazie alla collaborazione di un gruppo che si riescono ad ottenere dei risultati. La nostra è una struttura creata sui capireparto, attualmente 22, e c’è da parte di tutti la massima voglia di fare, di specializzarsi, di garantire professionalità. Proprio quest’anno abbiamo fatto, ad esempio, dei corsi ad hoc per loro. Una struttura di questo genere del resto è estremamente impegnativa perché si è aperti sette giorni su sette alla settimana e la vita comincia alle cinque del mattino nel punto vendita e finisce alle dieci di sera con le pulizie». «Soprattutto nei freschi e freschissimi, dove ormai facciamo il 50% del nostro fatturato – conclude – è fondamentale avere dei professionisti: dalla macelleria al pescivendolo. La professionalità comunque, ribadisco, è quella
che dà i risultat
i». (Pubblicato sul Corriere della Valle del 24 maggio 2007)

Barnava: con la Rgb più forti in Valle d'Aosta



Da 100 a 873 metri quadri. Da due a cinque dipendenti con una prospettiva 2007 di immediato raddoppio del fatturato. Sono questi gli obiettivi di Giuseppina Barnava fondatrice della Rgb di Nus (attualmente in società con Marco Tolis che segue soprattutto l’aspetto produttivo). L’azienda, presente dal 1992 come ditta individuale, e attiva nel settore della rigenerazione di nastri e cartucce per stampanti, a partire dal 2001, anno in cui è stata trasformata in snc, si è specializzata nella rigenerazione delle cartucce toner per stampanti laser utilizzando prodotti certificati Iso 9001-2000 e Iso 14000.

Ora con il 2007 apre una nuova fase di rilancio dell’attività aziendale e dal mese di febbraio ha inaugurato a Pont- Saint-Martin un nuovo stabilimento in un immobile di proprietà regionale.
«Già nel 2004 – spiega Barnava – avevamo fatto registrare una grossa crescita nei fatturati passando in un triennio da 110.000 euro a 400.000. E anche allora avevo pianificato lo spostamento dell’attività in un nuovo stabilimento. Purtroppo alcune gravi vicissitudini famigliari mi avevano costretto a rinviare i miei progetti e ad un biennio di fatturati in tono minore attestandomi sui 250.000 euro. Ora però si riparte con l’obiettivo già nel corso del 2007 di raddoppiare il fatturato dell’anno precedente e confido in un trend di assunzione proporzionale alla crescita dei ricavi. Da subito ci saranno due dipendenti, ma se il lavoro crescerà come penso faremo altre assunzioni».

La Rgb costruirà anche una rete commerciale per ampliare un parco clienti fatto di supermercati appartenenti a grandi catene, agenzie e filiali di compagnie di assicurazione, filiali di istituti di credito, studi professionali e aziende di vari settori quali servizi industria e commercio. Inoltre
presto ad Aosta sarà creato un centro di raccolta dei toner in modo da offrire un miglior servizio
alla clientela del capoluogo regionale. «Da sempre lavoriamo anche con amministrazioni pubbliche in tutta Italia, sia Comuni, Regioni ed Enti locali, Ministeri e altre strutture statali.
– precisa Barnava – Merito della qualità del nostro lavoro che nasce anche dalla nostra partnership con la società statunitense Static Control, il primo fornitore mondiale di materiali e componenti per la rigenerazione». Barnava è molto soddisfatta della disponibilità dimostrata
dalla pubblica amministrazione. «Ho trovato l’Assessore alle Attività produttive Leonardo La Torre particolarmente sensibile alle problematiche di chi fa impresa e la dimostrazione pratica è la rapida tempistica con cui ci è stato concesso lo stabilimento. Inoltre ho molto apprezzato anche l’operato dell’agenzia del Lavoro. I corsi da loro organizzati su come si avvia un’impresa sono stati molto utili». Ora però Barnava intende far crescere nella pubblica amministrazione regionale anche la sensibilità ambientale. «Attualmente – precisa Barnava– abbiamo molti clienti al di fuori del territorio regionale tanto da arrivare con i nostri prodotti addirittura fino all’Agenzia del territorio pugliese, mentre a livello regionale l’unico nostro cliente storico è la Presidenza del Consiglio. Sono convinta che si possa fare di più in questa direzione e presto avvieremo una campagna di promozione della nostra attività presso tutti gli enti pubblici, in particolare vorremmo proporci alle amministrazioni comunali».

A onor del vero va anche detto che l’utilizzo della rigenerazione non è ancora così diffuso neppure a livello nazionale. «Potrebbe diventarlo – osserva l’imprenditrice - se come già si fa negli Stati Uniti diventasse obbligatorio il “Gren Public Procurement”, cioè il fatto che i bandi di acquisto devono tenere conto di criteri ambientali come già avviene a livello europeo in Austria e in Germania. In Svezia e nei Paesi Bassi è una pratica raccomandata, mentre in Italia, Francia e Inghilterra è soltanto permessa». Del resto i vantaggi ambientali assicurati dalla rigenerazioni sono enormi. «Personalmente posso dire – sottolinea Barnava – di avere rigenerato lo stesso nastro per lo stesso cliente nell’arco di cinque anni 47 volte. Una cartuccia toner può essere rigenerata tre volte. In un anno rigeneriamo circa 6000 cartucce quindi vuol dire che 12.000 toner, considerati rifiuti speciali, non sono finiti nei cassonetti. I tempi dell’usa e getta sono finiti». Tuttavia Barnava ci tiene ad evidenziare che c’è rigenerazione e rigenerazione. «Ho notato che sta crescendo il fenomeno – conclude l’imprenditrice – della rigenerazione “porta a porta”. Un po’ sulla falsariga dell’arrotino. Un piccolo furgone con un po’ di attrezzature. Sono molto perplessa su questa tipologia di servizio in quanto prima di tutto non garantisce le adeguate precauzioni sanitarie ed inoltre in base alla nostra esperienza il test della cartuccia, come facciamo noi nel nostro stabilimento, va fatto sulla stampante specifica». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 17 maggio 2007)

14 novembre 2007

Quale futuro per la QBuilding?

Le ultime notizie sulla Quality Building sono estremamente negative. Per la fine del mese fonti sindacali disegnano scenari foschi. Tuttavia per onestà intellettuale non vogliamo sottrarci dal proporre anche in rete l'articolo che il Corriere ospitò nelle sue pagine il 10 maggio 2007 con la speranza che tra gli scenari foschi e gli eccessi giornalistici ci sia una terza via in grado di presevervare i difficili equilibri occupazionali della Bassa Valle d'Aosta.
Evidentemente con i nuovi insediamenti in Valle d'Aosta ci vuole sempre molta cautela nell'approccio da parte del mondo dell'informazione.
Innovare nel settore edile dando vita ad un sistema costruttivo basato su componenti in Eps (polistirene espanso sinterizzato, sostanzialmente simile a quello che chiamiamo comunemente polistirolo), leggeri e dalle elevate prestazioni isolanti, economicamente competitivi ed in linea con i più recenti disposti normativi sul risparmio energetico. Una mission innovativa che ha preso il via nel marzo 2004 e che, però, soltanto a partire dal giugno 2006 con l’inaugurazione di un nuovo stabilimento a Hône, è riuscita definitivamente a decollare avendo finalmente trovato gli spazi adeguati.
Una scommessa portata avanti con capitali milanesi e valdostani (provenienti dal mondo delle costruzioni e delle telecomunicazioni) e con un management che nella nostra regione vede operare il direttore industriale Giacomo Lettieri, e il direttore “Amministrazione, Finanza e Controllo” Rossella Bertone (32 i dipendenti).
L’azienda produce nello stabilimento valdostano componenti a misura per la realizzazione di solai e pareti perimetrali di tamponamento ad elevato potere isolante, termico ed acustico, secondo un sistema costruttivo articolato e completo che assicura al committente una risposta
personalizzata.
La realizzazione dei materiali avviene a partire dal progetto strutturale ed architettonico del cliente. «Il nostro ufficio tecnico milanese – spiega Lettieri – elabora in modo automatico e integrato due tipologie di documenti: da un lato le distinte di produzione, veri e propri file di input alfanumerici da inserire nel server della produzione che consentono la realizzazione a misura dei solai e dall’altro i disegni di pannellizzazione, abachi che descrivono graficamente ciascun componente e le modalità del montaggio. L’ufficio tecnico trasferisce in forma digitale le distinte allo stabilimento che attiva la produzione su misura. Ogni componente viene identificato in modo univoco con un codice che trova corrispondenza nei disegni di pannellizzazione». In questa maniera anche l’attività in cantiere risulta semplificata: i materiali
utilizzati sono estremamente più leggeri rispetto a quelli tradizionali. Inoltre si riducono gli scarti
e i cantieri risultano più puliti. La sfida è importante anche perché non molti sanno che il comparto dell’edilizia è unanimemente riconosciuto come uno dei settori più energivori e inquinanti.
Il 40% dell’energia del Paese è speso per costruire, riscaldare e illuminare gli edifici. Il clima risente perciò in modo sensibile dell’emissione di CO2 e molti processi connessi alla filiera del costruire e alla gestione degli edifici sono responsabili di tali emissioni. Spostando invece l’attenzione sul nostro «viaggio tra chi fa industria in Valle d’Aosta» è chiaro che ci troviamo di
fronte ad una situazione differente rispetto alle settimane precedenti.
La scelta di insediarsi in Valle d’Aosta è già un’implicita dichiarazione di apprezzamento rispetto alla possibilità di svolgere un’attività imprenditoriale nella piccola regione autonoma, di conseguenza appare più utile soffermarci sull’attività aziendale. «Lo stabilimento che ci è stato proposto si adattava alle nostre esigenze – osserva Rossella Bertone – inoltre c’era anche la possibilità di accedere a dei finanziamenti regionali. Abbiamo valutato anche altre soluzioni e, comunque, questa ci è sembrata la migliore».
E i primi mesi del 2007 stanno dando ragione alla scommessa valdostana visto che l’andamento dei fatturati è leggermente superiore al budget. E gli ordini sono destinati ad aumentare nel corso dell’anno anche perché l’azienda si sta ritagliando un ruolo importante tra le imprese edili che intendono favorire il risparmio energetico.
In questa logica, ad esempio, si colloca la partecipazione al progetto «CO2- Casa 2 litri» di Ozzano dell’Emilia. Qbuilding insieme ad un pool di primarie aziende a livello nazionale ed internazionale (BASF, CarraroGips, Ecoflam, Apemilano, Aldes, Finstral, Fischer, Lape, System
Service, Sto, Suncover, Veka, Viabizzuno) contribuirà a costruire nel corso nel 2007 alcuni edifici in grado di utilizzare per il fabbisogno annuale, cioè per riscaldare, condizionare e illuminare ogni metro quadrato di superficie abitabile, una quantità di energia 10 volte inferiore alla media nazionale grazie all’utilizzo di componenti e materiali innovativi e di efficienti sistemi di isolamento termico ed acustico.
«CO2-Casa 2 litri – conclude Lettieri - è un’esperienza replicabile che sta già riscuotendo un notevole successo come testimoniato dalle numerose richieste pervenute a tutti i soggetti coinvolti da parte di enti pubblici e privati interessati a questo modo intelligente di progettare e costruire nel rispetto dell’ambiente e, anche, a costi sostenibili». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 10 maggio)

13 novembre 2007

Noussan: più confronto tra imprenditori e politici





Chi si ferma è perduto”. In bocca a Pierre Noussan - con Roberto Balocco e Massimo Nale, alla guida di Sicav 2000, concessionaria esclusiva dei marchi Fiat, Lancia (veicoli commerciali delle due case italiane compresi), Mitsubishi e Hiunday – una frase apparentemente banale prende una concretezza immediata anche perché nel corso dell’intervista l’imprenditore ti conduce a vedere davvero tutto quello che ha in cantiere e lì ti accorgi, senza ombra di dubbio, che non si tratta di uno slogan e nulla più.


Dal suo ufficio sempre aperto nella storica sede di Corso Battaglione (cui si aggiunge la sede autoprestige dedicata ai fuoristrada nipponici e coreani) illustra con lo stesso slancio e dinamismo che furono del padre Efisio, per diversi anni alla guida del Confidi industriali, il futuro dell’azienda a partire dai nuovi lanci Fiat (500 in testa) che hanno dato il via alla ristrutturazione dei locali aostani. “Dal 1950 ad oggi – ci racconta – ne abbiamo fatta di strada, ma chi si ferma è perduto. E oggi siamo ad un nuovo passo epocale. Presenteremo tra pochissimi giorni i nuovi saloni Fiat al 100%. 1000 metri quadri di bianco immacolato e nuove insegne per dare più spazio e luminosità alle coloratissime nuove Fiat e Lancia. L’obiettivo è migliorarsi continuamente per stare al passo con le sempre crescenti attese dei clienti. Un’azione portata avanti attraverso una gestione e con capitali completamente valdostani. E’ sicuramente questo il vero patrimonio della Sicav”.

Con Noussan ci soffermiamo sugli aspetti positivi e negativi del fare impresa in Valle d’Aosta. Un viaggio, quello del Corriere, che l’imprenditore dimostra di conoscere e di apprezzare, segno anche di come il mondo dell’impresa da tempo desideri luoghi dove riflettere ad alta voce. “L’elenco degli aspetti positivi è semplice. - precisa - Un contesto naturale spettacolare, la facilità di rapporto fra le persone, la centralità rispetto all’Europa, il bilinguismo, un grande passato, la necessità di fare cambiamenti e quindi la possibilità di crescere ancora, la disponibilità finanziaria del comparto pubblico e un forte potenziale turistico e ambientale”. Non mancano ovviamente le note dolenti. “Il conoscersi troppo bene – dice Noussan – può diventare anche un ostacolo. Le contrapposizioni diventanoinevitabilmente personali. Molti ragionano “o con me o contro di me”. Questo rende faticoso e anche costoso mantenere l’equidistanza nei giudizi e la libertà di pensiero. Constato anche che si ha poca possibilità di intervenire nelle scelte strategiche. O fai l’imprenditore o fai il politico, ti dicono spesso. Il sistema non accetta le critiche. Tutto diventa attacco personale. Ma questo non è soltanto un problema valdostano. Purtroppo la classe politica non è riuscita a creare dei vasi comunicanti con il mondo dell’imprenditoria. In più bisogna anche ammettere che anche il confronto fra imprenditori è modesto. Del resto siamo molto pochi, se ci limitiamo soltanto alla realtà valdostana”.

Noussan prova anche a suggerire quelle che sono le sue ricette per lo sviluppo dell’economia della piccola regione autonoma. “Bisognerebbe individuare quei settori – osserva Noussan – che nei prossimi cinque-dieci anni potranno avere una condizione di mercato non sfavorevole e quindi consolidare tutte quelle attività che vi fanno riferimento. Penso anche che bisognerebbe dedicare più risorse per creare percorsi di studio all’interno delle aziende valdostane maggiormente virtuose e motivate da parte degli studenti post diploma o post laurea. Sono necessari stage più mirati in termini di domanda e di offerta”.

Noussan non manca anche di evidenziare soluzioni più drastiche. “Sono convinto che si debba individuare in maniera anche graduale – dichiara l’imprenditore – una strada per ridurre di almeno un 30% le risorse dedicate alle spese correnti sia per prepararci ad un futuro in cui si ridurranno inevitabilmente le disponibilità sia per stimolare le ingenti risorse umane ad una maggiore efficienza”.

Noussan si interroga anche sull’indennità di bilinguismo. “Credo – conclude – che sia una questione da rivedere in modo da trovare una soluzione che riconosca pari dignità fra impresa privata e amministrazione pubblica”. (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 3 maggio 2007)

12 novembre 2007

Galassi: Aosta ha bisogno di una sua identità turistica



«Sono la quarta generazione di donne albergatrici ». Cristina Galassi, presidente dell’Aiat di Aosta, vanta una tradizione famigliare ben radicata nel settore dell’ospitalità valdostana. «La mia bisnonna viveva ad Ollomont – racconta - dove alternava l’attività di maestra a quella di albergatrice. Poi si è sposata e si è trasferita ad Aosta».
E così nel 1960, dalla trasformazione della azienda agricola di famiglia, inizia la storia del Milleluci, un nome che, come si legge sul sito internet (http://www.milleluci.com/) «deriva dalla stupenda vista notturna che si può ammirare grazie alla sua particolare posizione panoramica sulla collina della città di Aosta». L’albergo, oggi a quattro stelle, è gestito dalla Galassi con la mamma Luciana e la sorella Erika e in uno scenario di forte tipicità, sia nell’arredamento che dal punto di vista architettonico, propone alla sua clientela centro benessere, piscine, solarium e sala conferenze.
«Quando sono entrata in azienda vent’anni fa abbiamo fatto subito un attenta valutazione del mercato – osserva Galassi – e ci siamo resi conto che erano necessari alcuni investimenti. Abbiamo perciò ampliato la struttura, che è passata da 20 a 31 camere, ed abbiamo potenziato tutta una serie di servizi. In particolare ci siamo preoccupati di dare un’identità a questo albergo con un forte messaggio di tipicità. Anche se non siamo in alta montagna sono convinta che si possa offrire al turista un’identità alpina».
Oggi però il Milleluci è ad un’altra svolta. La famiglia Galassi nel passato all’attività alberghiera aveva affiancato la gestione di un camping, inizialmente con una capacità ricettiva di 800 posti poi scesa a 450. «Si tratta però – precisa Galassi - di un segmento turistico che sta vivendo un momento davvero poco favorevole, come dimostrano molti studi di settore, e per questo stiamo ragionando sull’utilizzo di queste aree in maniera diversa. E’ però ancora presto per definire chiaramente come ci muoveremo. Di sicuro sarà coinvolta la struttura alberghiera anche se non abbiamo ancora stabilito in quale maniera».
Spostando l’attenzione su quali sono gli ostacoli nel fare impresa, in questo caso, alberghiera in Valle d’Aosta, Galassi constata la difficoltà di far conoscere la vocazione culturale di Aosta, un segmento in questo momento vincente rispetto all’appeal della montagna che di anno in anno vede una costante erosione di presenze. «Questo permette ad Aosta di avere presenze tutto l’anno e se si tiene conto anche della clientela business ci sono le condizioni per lavorare con continuità. Anche se complessivamente il tasso di copertura dei posti letto negli alberghi della città è ancora troppo basso. Come Aiat stiamo elaborando uno studio proprio per capire dove si situi il problema».
L’albergatrice tuttavia non manca di sottolineare come non sia semplice analizzare simili fenomeni. «Il turismo – dice ancora Galassi - è una forma di imprenditoria molto complessa dove possono intervenire un numero infinito di fattori e non si può pensare che una simile attività possa essere gestita totalmente dal privato. E’ una componente fondamentale che deve fare la sua parte, ma contemporaneamente ci deve essere il pubblico che assicura tutta una serie di servizi: trasporti, infrastrutture, promozione ».
E proprio riferendosi all’intervento pubblico l’albergatrice sottolinea come il problema principale di Aosta sia quello dell’identità. «Noi lo comprendiamo soprattutto dai nostri turisti – commenta -. Molti dopo aver visitato la città al loro rientro in albergo manifestano un grande stupore perché, ad esempio, Aosta è una città romana. Questo significa che c’è ancora un potenziale inespresso. Purtroppo per troppo tempo Aosta è stata un ibrido. Non si capiva se era una città industriale, di uffici, di terziario. Ed oggi il turista ha bisogno di una comunicazione chiara. Non si muove più per caso. Deve avere prima di tutto una qualità della vita che non ha nella sua città. Ad esempio piace Aosta perché è una città a misura d’uomo».
Curiosamente i turisti stranieri, soprattutto se americani o australiani, trovano ad Aosta proprio quello che cercano. «Aosta – racconta Galassi – è il punto di arrivo o di partenza per molti di questi turisti in quello che è un tour delle città d’arte italiane che ha fra le sue tappe anche Roma, Firenze e Venezia. E questi clienti arrivano con viaggi che si sono creati da soli attraverso alcune guide che nei paesi di lingua inglese vanno per la maggiore e che hanno inserito Aosta fra le mete italiane meritevoli da visitare. La più utilizzata è Fodor’s (http://www.fodors.com/ per chi vuole saperne di più ndr)».
«Inoltre – conclude - vanno molto di moda i siti in cui i turisti si raccontano a vicenda i loro viaggi con tanto di schede tecniche su dove hanno soggiornato. E sono siti molto visitati che favoriscono il passa parola. E’ un segno chiaro di come sia sempre più difficile stabilire quale possa essere il modo migliore per comunicare la propria offerta turistica. Di certo essere su internet è un tassello ineliminabile per rimanere competitivi sul mercato». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 26 aprile 2007)

Rosset: quelle risorse sottratte allo sviluppo




«Io voglio dare alla grappa un’immagine femminile in quanto la donna che si avvicina ad un prodotto dà subito un’idea di qualità, anche perché cerca sicuramente la qualità più del consumatore maschile. L’aspetto di una grappa rude, forte è, secondo me, superato. Oggi si deve parlare di una grappa che ha cultura, tradizioni, profumi e territorio. Sono convinto che il futuro di questo settore, sia sul versante di chi produce sia su quello di chi compra, sia femminile e in effetti sono molti i volti nuovi che si stanno avvicinando a questo settore».
Nicola Rosset, amministratore delegato della Saint-Roch, una delle principali aziende della nicchia dei liquori (6 milioni di fatturato e 23 dipendenti) punta su una strategia che avvicini sempre di più i piccoli numeri valdostani a consumatori maggiormente disposti a pagare l’eccezionalità di simili prodotti con un’attenzione anche a nuovi target fino ad ora poco esplorati.

«Il fascino della valle d’Aosta – spiega Rosset che in questa logica sta costituendo una fitta rete commerciale sul territorio nazionale – dovrebbe essere proprio quello di proporre prodotti in piccoli numeri per un pubblico selezionato. Un atout che però trova un evidente ostacolo nell’incapacità di capire che il mercato si è allargato e perciò i prodotti di eccellenza devono essere portati in tutto il mondo anche se a pochi clienti in modo omogeneo e ad alto livello. Inoltre bisogna avere chiaro che si può e, direi anche, si deve fare rete, collaborare di più tra produttori. Io vedo possibile lavorare, ad esempio, con le nostre cantine sociali».

Ma al di là di questo problema più interno al comparto del settore agroalimentare Rosset evidenzia anche un aspetto legato al sistema regionale. «L’impresa privata in Valle d’Aosta non viene vissuta come un plusvalore della comunità, ma come un individuo che fa una scelta personale, e che si cimenta soltanto a livello personale. Ma in realtà un’azienda che cresce distribuisce conoscenza, distribuisce opportunità. Distribuisce in sintesi sviluppo. Noi per troppi anni siamo rimasti a guardare quanto rendevano le cose, ma non abbiamo pensato di investire in sviluppo. E’ positivo portare nella nostra regione aziende che ci fanno fare cassa, ma bisogna anche investire in risorse umane. Bisogna anche far crescere chi già c’è in Valle».

Per Rosset un esempio significativo di occasione in parte mancata è la realtà del bilinguismo. «Noi siamo partiti dal concetto di conoscere due lingue e invece di anticipare gli altri con una terza lingua ci siamo fermati. Abbiamo usato il mondo francofono in modo troppo autoreferenziale, quando invece poteva diventare un’opportunità economica importantissima».

L’ad della Saint- Roch evidenzia anche un problema di dialogo con la pubblica amministrazione e sottolinea le difficoltà legate alla nuova legislazione sui beni contingentati che doveva entrare a regime dall’inizio del 2007. «Noi avevamo già avvertito l’amministrazione regionale che questa legge era difficilmente applicabile. Non siamo stati ascoltati e ora lo stiamo verificando concretamente. In più probabilmente non ci sono tutti quei benefici che si volevano dare al cittadino, oltre naturalmente all’azione di controllo che si voleva ottenere con il nuovo sistema». «Qualche volta – commenta Rosset - mi sembra che le persone che hanno conoscenza di determinati settori sui quali la pubblica amministrazione deve intervenire attraverso leggi o provvedimenti siano consultate per ultime, mentre per un progetto si deve partire subito da un’analisi. Nel caso della nuova legge sui beni contingentati, di cui nessuno nega la necessità, si è fatta prima la ricetta e poi l’analisi doveva adattarsi alla ricetta».

«La Pubblica amministrazione – precisa Rosset - ha trovato le soluzioni per risolvere le proprie problematiche non chiedendosi quali sarebbero state le ricadute sulle aziende. Con un lavoro comune forse saremmo riusciti a dare delle risposte senza mettere in difficoltà le aziende, mentre attualmente le imprese coinvolte dalla nuova normativa si ritrovano con parecchi costi in più. Come Saint-Roch abbiamo una persona completamente dedicata all’applicazione di questa legge. E questi non sono soldi che arricchiscono qualcuno, ma sono sprecati e sottratti al fare sviluppo. Senza dimenticare che nella nostra regione chi fa impresa deve già affrontare i costi abituali di trasferimento, di produzione, di manodopera specializzata superiori a quelli di altre regioni». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 19 aprile 2007)

11 novembre 2007

Quendoz: si deve fare massa critica





Jean Louis Quendoz, 33 anni, laureato in economia e commercio, è dal 2000 con la sorella Michèle, 35, alla guida della azienda di famiglia, attiva nel settore dei servizi ecologici: dalla raccolta e trasporto rifiuti urbani e speciali per gli enti locali alle bonifiche ambientali. Quendoz crede nella necessità di fare massa critica e in questa logica alla fine del 2005 la società, ha acquisito il ramo valdostano di azienda della Aimeri facendo lievitare da subito il fatturato passato da tre a sette milioni e il numero di occupati pari a circa 90 unità. «Per essere competitivi con certi colossi nazionali del settore – sottolinea Quendoz - siamo costretti a crescere e non escludo nel futuro la possibilità di nuove acquisizioni sul territorio regionale. E’ una strada obbligata anche perché si deve acquisire una grossa capacità finanziaria poiché il mercato richiede grossi investimenti».
La Quendoz è in una forte fase di espansione tanto da aver detto di no negli ultimi anni a molte offerte di acquisizione. «Per ora intendiamo giocarci la partita fino in fondo e riteniamo di avere ancora molto da dire». Paradossalmente proprio le difficoltà derivanti dalla morfologia del territorio valdostano hanno permesso all’azienda di rimanere sul mercato. «I margini di guadagno sono evidentemente più ridotti rispetto ad altre realtà – spiega Quendoz – ma costituiscono anche una forte barriera di entrata per chi fosse interessato al mercato valdostano. Senza un appoggio logistico in loco chi arriva da fuori è inevitabilmente svantaggiato».
L’azienda, che dal mese di dicembre ha la sua sede amministrativa a Jovençan in un capannone di 1200 metri quadri (mentre la sede operativa è a Nus, su un spazio di 9000 metri quadri), lavora soprattutto con le pubbliche amministrazioni. «Quotidianamente ci confrontiamo con appalti-concorso che richiedono di essere in grado di proporre l’intervento di attrezzature sempre più nuove e di moderna tecnologia che diano garanzie in termini di sicurezza del lavoro e dell’impatto ambientale. Inoltre spesso ciò che si scrive quando si partecipa ad un appalto diventa più importante di ciò che si fa» sottolinea Quendoz.
Il giovane imprenditore non manca però di sottolineare come anche la Valle d’Aosta rispetto al territorio nazionale non si sottragga ad un certo eccesso di burocratizzazione della vita imprenditoriale. «Per ogni scelta economica – spiega Quendoz – è necessario coinvolgere l’amministrazione pubblica che non è sempre ben disposta verso l’imprenditoria. Spesso alcuni enti della pubblica amministrazione dovrebbero dialogare tra di loro ma non lo fanno e si finisce per scaricare sul privato l’onere di collaborare con la pubblica amministrazione. E così il privato si sente in una posizione di inferiorità».
Al di là di queste difficoltà Quendoz evidenzia l’impegno aziendale per offrire un servizio di alta qualità «in modo da fidelizzare l’ente pubblico». «Il nostro fiore all’occhiello – conclude Quendoz – è costituito dallo svolgimento dei servizi di raccolta e trasporto rifiuti e di igiene urbana svolti nella città di Aosta. Questo ci ha portato ad attuare una serie di servizi altamente tecnologici con l’ausilio di attrezzature di ultima generazione: sistemi di localizzazione satellitare, pesatura connessa a un software di gestione dei report, utilizzo di automezzi e attrezzature specifiche a motore elettrico, sgombero neve e spargimento di cloruro di sodio necessari a mantenere in stato di sicurezza e di piena operatività tutte le zone interessate, spazzamento meccanizzato di strade, vicoli e marciapiedi, attività di spurgo, caditoie, pozzetti, griglie stradali, servizio di diserbo con prodotti approvati e certificati, attività di consulenza e di assistenza tecnica». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 12 aprile 2007)
 

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