«Sono la quarta generazione di donne albergatrici ». Cristina Galassi, presidente dell’Aiat di Aosta, vanta una tradizione famigliare ben radicata nel settore dell’ospitalità valdostana. «La mia bisnonna viveva ad Ollomont – racconta - dove alternava l’attività di maestra a quella di albergatrice. Poi si è sposata e si è trasferita ad Aosta».
E così nel 1960, dalla trasformazione della azienda agricola di famiglia, inizia la storia del Milleluci, un nome che, come si legge sul sito internet (http://www.milleluci.com/) «deriva dalla stupenda vista notturna che si può ammirare grazie alla sua particolare posizione panoramica sulla collina della città di Aosta». L’albergo, oggi a quattro stelle, è gestito dalla Galassi con la mamma Luciana e la sorella Erika e in uno scenario di forte tipicità, sia nell’arredamento che dal punto di vista architettonico, propone alla sua clientela centro benessere, piscine, solarium e sala conferenze.
«Quando sono entrata in azienda vent’anni fa abbiamo fatto subito un attenta valutazione del mercato – osserva Galassi – e ci siamo resi conto che erano necessari alcuni investimenti. Abbiamo perciò ampliato la struttura, che è passata da 20 a 31 camere, ed abbiamo potenziato tutta una serie di servizi. In particolare ci siamo preoccupati di dare un’identità a questo albergo con un forte messaggio di tipicità. Anche se non siamo in alta montagna sono convinta che si possa offrire al turista un’identità alpina».
Oggi però il Milleluci è ad un’altra svolta. La famiglia Galassi nel passato all’attività alberghiera aveva affiancato la gestione di un camping, inizialmente con una capacità ricettiva di 800 posti poi scesa a 450. «Si tratta però – precisa Galassi - di un segmento turistico che sta vivendo un momento davvero poco favorevole, come dimostrano molti studi di settore, e per questo stiamo ragionando sull’utilizzo di queste aree in maniera diversa. E’ però ancora presto per definire chiaramente come ci muoveremo. Di sicuro sarà coinvolta la struttura alberghiera anche se non abbiamo ancora stabilito in quale maniera».
Spostando l’attenzione su quali sono gli ostacoli nel fare impresa, in questo caso, alberghiera in Valle d’Aosta, Galassi constata la difficoltà di far conoscere la vocazione culturale di Aosta, un segmento in questo momento vincente rispetto all’appeal della montagna che di anno in anno vede una costante erosione di presenze. «Questo permette ad Aosta di avere presenze tutto l’anno e se si tiene conto anche della clientela business ci sono le condizioni per lavorare con continuità. Anche se complessivamente il tasso di copertura dei posti letto negli alberghi della città è ancora troppo basso. Come Aiat stiamo elaborando uno studio proprio per capire dove si situi il problema».
L’albergatrice tuttavia non manca di sottolineare come non sia semplice analizzare simili fenomeni. «Il turismo – dice ancora Galassi - è una forma di imprenditoria molto complessa dove possono intervenire un numero infinito di fattori e non si può pensare che una simile attività possa essere gestita totalmente dal privato. E’ una componente fondamentale che deve fare la sua parte, ma contemporaneamente ci deve essere il pubblico che assicura tutta una serie di servizi: trasporti, infrastrutture, promozione ».
E proprio riferendosi all’intervento pubblico l’albergatrice sottolinea come il problema principale di Aosta sia quello dell’identità. «Noi lo comprendiamo soprattutto dai nostri turisti – commenta -. Molti dopo aver visitato la città al loro rientro in albergo manifestano un grande stupore perché, ad esempio, Aosta è una città romana. Questo significa che c’è ancora un potenziale inespresso. Purtroppo per troppo tempo Aosta è stata un ibrido. Non si capiva se era una città industriale, di uffici, di terziario. Ed oggi il turista ha bisogno di una comunicazione chiara. Non si muove più per caso. Deve avere prima di tutto una qualità della vita che non ha nella sua città. Ad esempio piace Aosta perché è una città a misura d’uomo».
Curiosamente i turisti stranieri, soprattutto se americani o australiani, trovano ad Aosta proprio quello che cercano. «Aosta – racconta Galassi – è il punto di arrivo o di partenza per molti di questi turisti in quello che è un tour delle città d’arte italiane che ha fra le sue tappe anche Roma, Firenze e Venezia. E questi clienti arrivano con viaggi che si sono creati da soli attraverso alcune guide che nei paesi di lingua inglese vanno per la maggiore e che hanno inserito Aosta fra le mete italiane meritevoli da visitare. La più utilizzata è Fodor’s (http://www.fodors.com/ per chi vuole saperne di più ndr)».
«Inoltre – conclude - vanno molto di moda i siti in cui i turisti si raccontano a vicenda i loro viaggi con tanto di schede tecniche su dove hanno soggiornato. E sono siti molto visitati che favoriscono il passa parola. E’ un segno chiaro di come sia sempre più difficile stabilire quale possa essere il modo migliore per comunicare la propria offerta turistica. Di certo essere su internet è un tassello ineliminabile per rimanere competitivi sul mercato». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 26 aprile 2007)
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