28 giugno 2018

Venerdì 29 Giugno Giovanni Pellizzeri (#Avda) ospite a #ImpresaVda su #RadioPropostainBlu

Carissimo visitatore, domani, venerdì 29 Giugno, alle 9,35, ultima puntata di ciclo di ImpresaVda su Radio Proposta in Blu. In studio Giovanni Pellizzeri, il Presidente di Avda, la società di gestione dell'aeroporto valdostano Corrado Gex.

Sul Corriere in edicola trovi l'intervista a Nicola Rosset, riconfermato alla presidenza della Chambre Valdôtaine.

Domani a circa un'ora dalla trasmissione della puntata - se te la sei persa - puoi scaricare il podcast nell'apposita sezione sul sito di Radio Proposta in Blu.


ImpresaVda tornerà in ottobre. A tutti buone vacanze!!!

Se non conosci ancora la radio ti ricordo le sue frequenze: Courmayeur 103.8 - La Salle 93.7 - Saint-Nicolas 107.6 - Aosta 107.8 - Saint-Vincent 107.4 - Bassa Valle 107.8 - Brusson 88.5 - Ayas 107.6 - Valtournenche 107.6 - Valle del Gran San Bernardo 107.6 e Valgrisenche 88.0. 

21 giugno 2018

Venerdì 22 Giugno Laurent Vicquéry (#Valfidi) ospite a #ImpresaVda su #RadioPropostainBlu

Carissimo visitatore, domani, venerdì 22 Giugno, alle 9,35, trentatreesima puntata di ImpresaVda su Radio Proposta in Blu. In studio Laurent Vicquéry, Presidente del Confidi Valfidi.

Sul Corriere in edicola trovi l'intervista a Stefano Collé e Marco Xausa de "Les bières du Grand Saint Bernard.

Domani a circa un'ora dalla trasmissione della puntata - se te la sei persa - puoi scaricare il podcast nell'apposita sezione sul sito di Radio Proposta in Blu.


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Giorgio Augusto Neyroz: «con la #Rimchain puntiamo al mercato mondiale»

Questa settimana proponiamo l’intervista a Giorgio Augusto Neyroz, nella veste di inventore e futuro startupper. L'intervista però è preceduta da un aggiornamento molto importante. 

Rimchain ha infatti vinto il premio Early Stage alla Finale Nazionale dei Giovani Industriali di Rapallo. A seguito della vittoria alla selezione di Firenze che gli ha dato accesso diretto alla finale, lo Startupper Giorgio Augusto Neyroz, Amministarore Unico della Rimchain Srl di Aosta, comunica che in data 8 giugno ha vinto il Premio Early Stage alla finale del Concorso Nazionale GI Startup Contest 2018. Il premio consiste nel Mentoring di un anno alla Startup Valdostana presso la famosa struttura di Business Angels Network di Firenze (BAN) a supporto delle imprese innovative incubate nel Murate Idea Park (MIP) di Firenze. «Questo premio è un grande riconoscimento che i Giovani Industriali italiani, hanno riconosciuto nella creatività e nell’ingegno della mia idea, valutandone positivamente sia le prospettive produttive che la distribuzione sul mercato mondiale. La mia speranza è che il sistema Rimchain (catene da neve pronte all’uso inserite nei mozzi dei camion) possa diventare uno standard, anche perché  garantisce velocità di montaggio e sicurezza sulle strade in condizioni di neve e ghiaccio pressoché immediate; il sistema è disponibile alla bisogna grazie al fatto che le catene sono a pronte e a disposizione inserite nei cerchi, basta estrarle e agganciarle». Rimchain ringrazia la Commissione Nazionale dei Giovani industriali italiani e la Pepiniére des Entreprises ma anche Honestamp, Sanson, Tecnofuni, Subri e Monte Bianco Servizi che credendo nel progetto si sono occupati di sviluppare i prototipi. «Questo premio non è che un punto di partenza perché Rimchain Srl è alla ricerca di partner produttivi ed economici importanti dato il vasto mercato a cui il sistema Rimchain si indirizza».

A seguire il testo dell'intervista come è stata rilasciata durante la trasmissione ImpresaVda su Radio Proposta in Blu.

Prima di tutto parliamo dall’idea: lei ha inventato un nuovo tipo di catena per gomma. Di cosa si tratta e perché è rivoluzionario?
Rivoluzionario forse. Io non ho inventato le catene, ma un sistema che permette di avere le catene sempre pronte, disponibili, veloci da maturare, già posizionate nel cerchio della macchina, o meglio, per ora, in quello del camion.

Nessuno ci aveva pensato prima…
Nella realtà no e difatti a livello di brevettazione non ha avuto problemi di sorta perché era un’idea mai presentata.

Immagino che questa idea sia nata dalla sua grande passione per il mondo del motociclismo?
Ho una passione per il motorismo, sono fotografo del motomondiale da 17 anni, ho iniziato facendo foto di motorismo in Formula Uno, però questa esigenza che sorgeva nelle persone è nata dal fatto che io vivevo a Cervinia, che la mia famiglia aveva un albergo a Cervinia e, quindi, dovevo montare le catene clienti...

Ora però lei vuole produrre queste catene in modo industriale e nasce così Rimchain. Prima di tutto mi piacerebbe sapere perché questo nome?
E’ semplice. In inglese rim significa cerchio e chain catena.

Come è la vita dello startuppers? Lei ha vinto anche la startcup Piemonte-Valle d’Aosta…
Facile, facile non è. Sei seguito ma non è così rosa e fiori. Bisogna muoversi, avere il tempo di muoversi, creare contatti, aggirarsi nei meandri della burocrazia.

Non ha partecipato soltanto ad Aosta...
Recentemente sono stato a Firenze dove ho partecipato alla starcup dei giovani imprenditori e ho vinto la selezione per cui ho avuto accesso di diritto alla finale di Rapallo dell’8 giugno (vedi nota a inizio intervista ndr).

Sul fronte investitori come sta andando?
Ho un paio di investitori interessati, aziende che mi stanno seguendo e che comunque conto di far entrare in partnership anche soltanto la Honestamp di Pont-Saint-Martin che si è occupata di realizzare la prototipazione, il converse engineering e che ringrazio.

Pensa che un tipo di produzione come questa possa rimanere in Valle d’Aosta?
Attualmente siamo incubati nella pépinière di Aosta. L’idea nostra è quella di rimanere in Valle in quanto la Valle ha delle potenzialità e sono presenti imprese innovative. Penso alla Svizzera o all’Austria dove ci sono comunque imprese che, pur sfavorite dal territorio montano, riescono ad essere presenti sul mercato mondiale, per cui perché non noi in Valle d’Aosta.

Il brevetto è europeo?
Di più. Non è mondiale però è puntato su alcuni territori molto importanti e cioè Italia, Europa, Russia, Canada, Stati Uniti, Cina e Giappone. Diciamo che è mondiale dal punto di vista della neve. Poi ci poteva anche essere Corea e Argentina. Comunque la produzione principale si muoverà sul mercato dell’automotive dei mezzi pesanti. E’ più semplice dal punto di vista produttivo perché di cerchi dei camion ce ne sono soltanto due tipi, mentre delle macchine ce ne sono molti di più. In questa maniera si riesce a fare una produzione del cesto che contiene le catene molto più standardizzata e meno complessa dal punto di vista dell’omologazione.

Il sistema Valle d’Aosta la sta aiutando nell’avviare la sua attività?
Direi che mi sostiene. Ci sono degli investitori che ci stanno puntando, a livello amministrativo ci sono delle normative come la legge 14 che possono aiutare i finanziamenti e ai quali sto puntando in quanto le spese ovviamente sono molto significative.

Quali sono i prossimi passi?
Due sono le strade. Una strategica in quanto si tratta di andare a ulteriormente sviluppare le certificazioni e quindi strategico anche per quanto riguarda il prototipo. L’altro passo è quello di muovermi con le aziende di trasporti valdostane che vogliano provare il prodotto e magari diventare partner. Ho già contatti con grosse aziende italiane, ma prima di tutto volevo muovermi sul mercato regionale. In questo momento stiamo cercando di capire quanto può essere la domanda del prodotto. I numeri potrebbero essere importanti.

Un sogno da futuro imprenditore da realizzare?
Il sogno è quello – siccome credo in questo prodotto e sono convinto delel sue qualità – fare in modo che diventi fruibile per tutti. Le catene sono difficili da montare, con questo metodo l’operazione è molto più veloce e possono garantire una maggior sicurezza sulle strade. Mi auguro che questo prodotto sia utilizzato e diventi uno standard. 

18 giugno 2018

#Bancaditalia: «L'economia valdostana torna a crescere»

Proponiamo anche quest'anno la sintesi della relazione sull'economia della Valle d'Aosta di Banca d'Italia, presentata la scorsa settuimana. Sul Corriere della Valle nelle prossime settimane approfondiremo alcuni dei temi trattati in maniera più diffusa

Nel 2017 l’attività economica in Valle d’Aosta è tornata a crescere. Nel 2016 il PIL aveva ristagnato, dopo cinque anni consecutivi di recessione. 

Le imprese
Nell’industria l’attività produttiva si è intensificata ed è proseguito il recupero degli investimenti. Anche nel terziario l’andamento è migliorato. Vi ha contribuito in misura significativa la perdurante dinamica positiva del turismo, cresciuto per il terzo anno consecutivo, e dei comparti a esso più strettamente collegati. I pernottamenti di turisti sono saliti a 3,6 milioni, il valore massimo dell’ultimo decennio, grazie soprattutto alla componente straniera. Nelle costruzioni per contro l’attività è rimasta debole. Nel mercato immobiliare è proseguita la graduale ripresa delle compravendite di abitazioni, anche se a ritmi più contenuti rispetto all’anno precedente; è continuato il lieve recupero dei prezzi delle case, iniziato nella seconda metà del 2016. La dinamica dei prestiti alle imprese valdostane è migliorata, anche per effetto di alcune operazioni straordinarie di elevato ammontare. Rimane alta l’eterogeneità degli andamenti tra settori produttivi e classi di rischio.

Il mercato del lavoro
 L’occupazione è tornata a crescere dopo due anni di calo, grazie al positivo andamento nell’industria e nei servizi; si è invece intensificato il calo nelle costruzioni. All’aumento degli occupati si è associata la riduzione del ricorso alla Cassa integrazione guadagni. Anche il tasso di disoccupazione è diminuito.

Le famiglie
Nel 2017, secondo le informazioni preliminari disponibili, sarebbe proseguito il recupero dei consumi avviatosi nel 2015; vi avrebbe contribuito l’ulteriore incremento della spesa per acquisti di beni durevoli. Il risparmio finanziario delle famiglie si è ancora indirizzato soprattutto verso i depositi in conto corrente e le quote di fondi comuni di investimento. Nel complesso, il valore a prezzi di mercato dei titoli depositati presso il sistema bancario è ulteriormente calato. È proseguita la crescita dell’indebitamento delle famiglie: sono ancora aumentate sia le erogazioni per l’acquisto di abitazioni, anche se a tassi inferiori a quelli dell’anno precedente, sia il credito al consumo. Il reddito disponibile e la ricchezza pro capite dei valdostani si mantengono su livelli notevolmente superiori alla media del Paese; rimane assai più basso il rapporto tra il debito verso banche e società finanziarie e il reddito disponibile delle famiglie.

Il mercato del credito
 L’andamento dei prestiti bancari alla clientela residente in regione si è rafforzato. La qualità del credito è migliorata per le famiglie e per il complesso delle imprese; per queste ultime, tuttavia, le dinamiche sono state differenziate tra i settori di attività economica. Il numero di sportelli bancari si è lievemente ridotto nel 2017, ma in rapporto agli abitanti rimane elevato nel confronto nazionale. È proseguito lo sviluppo dei canali alternativi di contatto tra banche e clienti. Economie regionali

 La finanza pubblica
 Nell’ultimo triennio disponibile (2014-16) la spesa corrente delle Amministrazioni locali ha continuato a ridursi. Nel medesimo periodo anche la spesa per investimenti si è contratta significativamente; il calo sarebbe proseguito nel 2017. Nonostante tale dinamica, la spesa per investimenti e quella complessiva rimangono in termini pro capite notevolmente più elevate rispetto alla media delle regioni a statuto speciale. È proseguito il calo del debito delle Amministrazioni locali, la cui incidenza sul PIL si è sostanzialmente allineata a quella media nazionale.

14 giugno 2018

Jean Paul Chadel (#Arev): «Chiediamo di dare dignità alla categoria»

Questa settimana proponiamo l’intervista a Jean Paul Chadel, Presidente dell’Arev, l’associazione degli allevatori valdostani.

In vista della tornata elettorale avevate presentato un documento molto dettagliato sul fare zootecnia in Valle d’Aosta come è nato questo testo.
E’ nato dall’idea mia personale condivisa con il direttivo che, pur sapendo noi allevatori e noi rappresentanti degli allevatori che spetta alla politica gestire il bilancio in toto, chiediamo e crediamo che sia logico far sì che siano i rappresentanti delle associazioni a proporre come investire nel settore che rappresentano perché sono quelli che lo conoscono meglio.

Analizziamolo nel dettaglio. Prima di tutto ponete il tema della burocrazia e dell’efficienza amministrativa…
E’ una vita che non soltanto in Valle d’Aosta ma in tutta Italia si sente parlare della burocrazia come di un mostro alieno impossibile da combattere e in parte è vero perché la burocrazia nasce a Bruxelles, poi prosegue a Roma per poi arrivare in Valle d’Aosta e ognuno ci mette un pezzo in più e complica ulteriormente qualcosa che è già complesso di suo. E le strade sono due: laddove è possibile, dove le norme regionali possono semplificare le cose, chiediamo alla politica un intervento e abbiamo una serie di proposte amplissime, che vanno dall’agriturismo ai fabbricati rurali a mille altre cose che si possono fare a livello regionale; in altre situazioni però ci troviamo di fronte a un principio gerarchico per cui la Valle d’Aosta non può andare contro a direttive comunitarie o norme nazionali e lì l’unica strada possibile è quella di delegare. Esiste anche all’interno del PSR ma non è stata sfruttata una misura che permette di ottenere finanziamenti da Bruxelles perché ci sia qualcuno che noi possiamo delegare, come agricoltori e allevatori, alla gestione di questa parte burocratica. L’allevatore deve fare l’allevatore, ma deve potersi permettere di pagare qualcuno che vaghi per la giungla di uffici che dobbiamo affrontare al posto nostro.

Ponete poi quello che, a mio avviso, è un tema nuovo quello della concertazione e della condivisione di cosa si tratta?
Partiamo dagli errori del passato. Il PSR attuale, che sta evidenziando un’infinità di malfunzionamenti, di complessità burocratiche che lo rendono difficile da attuare oltre a vanificare tante volte gli interventi in quanto dispersi in mille piccole misure, è frutto di una concertazione. Coldiretti, Cia e la stessa Arev tanti anni fa presentarono un documento con una serie di proposte, in primo luogo ai tecnici dell’Assessorato all’Agricoltura e che poi avrebbero dovuto essere sottoposte a Bruxelles, ma questo non si è verificato. Queste proposte non sono state prese in considerazione e il piano è stato approvato e presentato alle parti sociali così come è stato deciso in funzione delle scelte dei dirigenti, non delle parti sociali, degli allevatori, non degli agricoltori. Questo deve cambiare.

Sulla programmazione dello sviluppo rurale passata siete molto critici... Un esempio?
Come potremmo non essere critici sono arrivati 20 milioni su 140. Non voglio essere polemico, ma resto dell’idea che il problema politico sia stato nel momento della stesura del piano. Allo stato attuale la politica ha responsabilità limitatissime. E’ più un problema dirigenziale. Io penso che con le competenze che abbiamo tra i tecnici all’interno della Regione un minimo di lungimiranza ci doveva essere e quindi capire che questo sistema non poteva funzionare non era così fantascientifico. Il problema è che di fondo chi deve pagare le conseguenze di questa inefficienza siamo sempre e soltanto noi. Io capisco che ci sia a volte la contrapposizione tra due punti di vista forse opposti. Noi agricoltori, anche nella nostra ignoranza, me ne rendo conto io per primo, abbiamo pretese che poi si scontrano con una serie di norme, di procedure, e poi vorremmo tutto più semplice. Però dall’altra parte tuta la parte burocratica - che vede all’interno dirigenti, funzionari e parte politica – esiste perché esistiamo noi, non il contrario. I finanziamenti che arrivano da Bruxelles giustificano l’esistenza stessa di tutta una serie di persone in Assessorato. Se non arrivano i fondi all’agricoltura che senso hanno questi fondi?

Per il 2020/2026 cosa si deve e anche cosa non si deve fare?
La parola d’ordine deve essere semplificazione. Stiamo vedendo quanto cercare di dare un incentivo puntuale per questo o quel tipo di intervento che l’agricoltore e l’allevatore svolge sul territorio sia un principio nobile, ma nella sua applicazione vado poi a prolungare i tempi in modo esponenziale. Ci sono due assi di agevolazione che possono essere illustrati. Uno riguarda il premio unico, un aiuto superficie che spetta a tutti quanti gli agricoltori d’Europa indipendentemente dal territorio più o meno svantaggiato. In questo la Regione, l’Assessorato, ha un ruolo marginale. Sono il sindacato, i patronati, che caricano le domande e le inviano ad Agea l’organismo pagatore che si trova a Roma presso il Ministero. E questo ha funzionato bene dove sono state presentate le domande, ma non tutti i sindacati, per ragioni diverse, le hanno presentate per tutti gli agricoltori e così buona parte degli agricoltori valdostani oggi si trovano ad avere un premio che non è paragonabile a quello del loro vicino di casa che fa lo stesso mestiere. E quindi a livello di competitività dell’azienda siamo in una situazione disastrosa. Per quanto riguarda l’altra parte del PSR con tutte le misure che passano sotto il controllo di Area Vda e sono il frutto di quanto legiferato dall’Assessorato nella concertazione con Bruxelles siamo in una situazione ugualmente disastrosa, ma per ragioni diverse in quanto è la complessità che chiede un controllo ulteriore da parte degli organismi regionali ad aver bloccato tutto. Perché le regole che si sono studiate sono molto complesse e tante volte controverse. Una altro esempio che posso fare sul PSR sono gli investimenti per i giovani agricoltori dove il sistema di regole è così complesso da impedire nei tre anni in cui il giovane agricoltore deve fare l’investimento di avere effettivamente il contributo che gli spetta. E per dirla in modo molto concreto, se io giovane agricoltore devo costruire una stalla e ho tre anni di tempo per farlo, ma non ho la risposta né tantomeno l'erogazione del contribuito prima del terzo anno come faccio? Ipoteco casa mia per costruire la stalla? Se ce l’ho la casa da ipotecare...Altrimenti sono finito prima di iniziare. Certo è che l’allevamento per oltre 50 anni ha dato una mano a tutta l’economia valdostana. Quando abbiamo investito sui fabbricati rurali abbiamo investito non sull’agricoltura, ma sull’edilizia, perché il fabbricato che in Piemonte costruisco con 200mila euro, in Valle d’Aosta lo costruisco con 400mila euro. E’ un dato di fatto che i nostri prodotti devono essere aiutati per essere competitivi su altri mercati, diversamente costerebbero già troppo in partenza.

Sulla valorizzazione dei prodotti avete molto da dire. Il prezzo è un tema inevitabilmente centrale...
Il documento era indirizzato alla politica, ma non è soltanto in funzione della politica in quanto una forte autocritica la dobbiamo fare. La valorizzazione dei prodotti spetta agli allevatori attraverso le proprie forme organizzate, ma ci sembrava corretto nel documento far sapere che c’è voglia d aparte degli allevatori di investire sui prodotti perché si è parlato a lungo di contributi, e noi non vogliamo assistenzialismo e non è assistenzialismo quello che permette alle aziende agricole di campare perché il 70% delle entrate sono i prodotti. La differenza grossa tra incentivo e assistenzialismo è che il primo va a premiare chi lavora in un certo modo. Se io produco una buona fontina, un buon formaggio e c’è la mia faccia su quel prodotto io azienda che lavoro bene avrò un ritorno superiore rispetto a chi produce un prodotto di qualità inferiore, niente è più incentivante di questo. Il contributo purtroppo questo non lo fa. Noi vogliamo quindi slegarci il più possibile da questa logica. Noi crediamo tantissimo nel prodotto fontina in quanto risponde perfettamente a quello che i consumatori chiedono non solo a livello regionale, ma a livello europeo perché parlare di allevamento di razze in via d’estinzione che si adattano ad un territorio montano, che vivono in un benessere che non è neppure paragonabile a quello di altre razze allevate in pianura che muoiono a cinque anni anziché 15, come può capitare ai nostri animali, chiuse in ambienti che non hanno nulla a che fare con i nostri alpeggi. Tutto questo è da promuovere e da far sapere e una forte autocritica va fatta in quanto non abbiamo saputo valorizzare tutto questo negli anni.

Un appello per il prossimo Governo regionale?
Vorremmo che si investisse di più e si spendesse di meno. Dare i soldi all’allevamento perché tiri avanti è una strategia che può avere senso soltanto in un momento di disperazione, di grave crisi, di difficoltà insormontabile, ma investire significa crearsi un futuro. Su ogni euro speso per l’agricoltura vorremmo che la parte importante andasse per la valorizzazione del prodotto in quanto è quella che dà dignità all’allevatore e gli permette di camminare sulle sue gambe. Investire non vuol dire dare dei soldi perché ci facciano pubblicità non sappiamo bene come. Ma mettere dei fondi o delle competenze affinché il prodotto possa essere conosciuto e valorizzato di più dentro e fuori la nostra regione. I sistemi per incentivare la qualità ci sono senza bisogno di risorse esterne e i sistemi per farci conoscere pure con un investimento di risorse esterne sicuramente inferiore rispetto ad altre modalità

Un sogno da Presidente dell’Arev da realizzare?
Dare dignità alla categoria. Io vorrei tanto che gli allevatori si rendessero conto del lavoro che fanno per tutti, non soltanto per se stessi, e che la Valle d’Aosta anche turisticamente è quella che è anche grazie a noi. E un po’ di autostima in più ci servirebbe anche nel prenderci qualche libertà che non ci siamo mai concessi perché qualunque lavoratore, qualunque imprenditore i frutti del proprio lavoro li merita, non gli sono regalati, e questa distorsione mentale è nata proprio da questo sistema di contributi. Ma l'agricoltore che lavora 10 ore al giorno - e curando gli animali in un modo che è fuori dal mondo se paragonato all’allevamento intensivo – si merita qualche cosa in più: un giorno libero ogni tanto, di poter stare con la propria famiglia, di poter vivere la montagna che noi stiamo curando, e al momento non è così.



Venerdì 15 Giugno Filippo Gerard (#Adava) ospite a #ImpresaVda su #RadioPropostainBlu

Carissimo visitatore, domani, venerdì 15 Giugno, alle 9,35, trentaduema puntata di ImpresaVda su Radio Proposta in Blu. In studio Filippo Gerard, Presidente degli albergatori valdostani.

Sul Corriere in edicola trovi l'intervista a Giorgio Augusto Neyroz di Rimchain.

Domani a circa un'ora dalla trasmissione della puntata - se te la sei persa - puoi scaricare il podcast nell'apposita sezione sul sito di Radio Proposta in Blu.


Se non conosci ancora la radio ti ricordo le sue frequenze: Courmayeur 103.8 - La Salle 93.7 - Saint-Nicolas 107.6 - Aosta 107.8 - Saint-Vincent 107.4 - Bassa Valle 107.8 - Brusson 88.5 - Ayas 107.6 - Valtournenche 107.6 - Valle del Gran San Bernardo 107.6 e Valgrisenche 88.0. 

13 giugno 2018

Nora Martinet (#Fondazione per la Formazione professionale alberghiera): «Sogno un campus dell'era del #food in Valle d'Aosta»


Questa settimana proponiamo l’intervista a Nora Martinet, direttore della Fondazione per la formazione professionale alberghiera.

Prima di tutto complimenti. Una delle vostre classi ha vinto la tappa regionale di Imprese in Azione...Di che progetto si trattava?
Di un progetto di impresa formativa simulata. Infatti la classe quarta B formata da 23 giuvani studenti del nostro Istituto professionale ha simulato di essere una società di servizi la 4BBetter, società che si occupa di organizzazione di eventi enogastronomici sul territorio valdostano e la sua missione si concretizza nella valorizzazione del territorio valdostano e dei suoi prodotti tipici però con la creazione di preparazioni culinarie tradizionali rivisitate in chiave giovane e dinamica. Il progetto è un modo per fare alternanza scuola-lavoro, infatti questo progetto si giova del finanziamento del Fondo sociale europeo e la Fondazione ha potuto realizzarlo perché ha aderito ai bandi emessi dalla Pubblica Istruzione che promuovono l’imprenditorialità giovanile.

Si tratta di un progetto più ampio. Quante classi e quanti ragazzi sono stati coinvolti come Istituto?
Il nostro progetto ha coinvolto tutte le classi del quinquennio, ogni anno con un progetto particolare. Ad esempio le classi prime con 49 allievi sperimentano un’area esperienziale che è un laboratorio di conoscenza del territorio turistico per 50 ore durante l’anno. Le seconde con 52 allievi avranno e svolgeranno a luglio uno stage di 100 ore presso le strutture ricettive della Valle d’Aosta. Le terze anche loro uno stage di 160 ore, mentre le quarte con 43 allievi si dedicano alla simulazione dell’attività di impresa. In ultimo le classi quinte con 60 allievi che sono stati inseriti in 48 aziende diverse, tutte valdostane, per due turni ogni studente per circa 50 ore. Per la prima volta abbiamo pensato di inserire gli allievi nelle aziende per ampliare la conoscenza di tutta la filiera dell’agroalimentare e del vitivinicolo, mentre fino all’anno scorso i nostri allievi venivano inseriti soltanto nelle strutture ricettive. Abbiamo voluto aggiungere questo pezzo per dare delle competenze in più ai nostri allievi e per questo il progetto si è chiamato “Ambizione d eccellennza”. E’ stata una bella ambizione provare ad entrare nelle aziende con le quali non avevamo nessun tipo di relazione a parte i fabbisogni.

Per mettere in piedi un programma così intenso vi siete avvalsi di molti esperti del settore...
La Fondazione a settembre, dopo che i vari docenti hanno progettato e approvato il progetto di alternanza scuola-lavoro per tutte le 13 classi dell’itituto che coinvolgono 265 allievi, ha fatto una scelta cosciente nel senso che dopo un periodo di ricerca ha individuato una risorsa che avesse delle conoscenze delle politiche del lavoro e dell territorio e delle aziende dovendo costruire da zero relazioni che la Fondazione non aveva. Si è trattato di un investimento. Molti professionisti, ma anche diverse associazioni ci hanno permesso di realizzare questi progetti, ma anche la Chambre, gli assessorati che ci finanziano e riconoscono, dal turismo alla pubblica istruzione alle politiche del lavoro. E’ stato un lavoro di gruppo molto complesso, però sicuramente la scelta di individuare una risorsa che si spendesse per la scuola andando a bussare porta a porta e creando una relazione è stato fondamentale.

Come era strutturato il vostro progetto nel complesso. Sono tante le imprese coinvolte?
Si tratta di un volume orario di quasi 30mila. Abbiamo generato una quantità di ore impressionante. Le new entries sono state 48 e sul fronte delle strutture ricettive si tratta di altre 130-140 strutture.

Cosa pensa dell’alternanza scuola-lavoro? La legge è perfezionabile o tutto sommato va bene così
In Italia vi sono stati segnali di un crescente interesse per il sistema duale tedesco considerato un modo per curare i mali del mercato del lavoro. La legge della Buona Scuola fa riferimento al modello tedesco e auspica una via italiana al sistema duale. Però io penso che non è possibile esportare un sistema che non appartiene all’Italia in Italia, ma si possano sicuramente tracciare dei modelli percorribili, prendere alcune componenti per tutti i paesi che desiderano implementare il sistema duale tedesco altrove. In quanto esso deve essere visto come un punto di partenza e non di arrivo. E’ un errore metodologico. Detto questo io penso che la legge 107 sia coraggiosa e che ha accolto sicuramente alcune componenti del modello tedesco, ma siamo soltanto all’inizio. E’ normale che ci siano delle criticità. Ma occorre avere il coraggio di farle partire e va fatto tutti insieme: la scuola, l'amministrazione regionale, gli operatori, i docenti, gli allievi, le famiglie, le aziende in modo da trovare delle possibili soluzioni.

La qualità dell’offerta valdostana è cresciuta molto in questi ultimi anni. Possiamo dire che è anche merito della Fondazione?
Indirettamente sì in quanto la Fondazione per far crescere i propri livelli di qualità dell’offerta formativa nell’ambito della formazione iniziale propone delle azioni di stage all’estero in strutture di elevata qualità, realizza laboratori speciali, organizza eventi tematici, soprattutto realizza tutto questo con l’Adava ed è un aspetto importantissimo. E’ cresciuta la qualità perché si fa un lavoro di sinergia.

Cosa può fare ancora la Fondazione per il turismo valdostano?
Migliorare quanto fatto fino ad ora e poi mettendosi a disposizione del sistema turistico valdostano, facendo una analisi dei fabbisogni del settore e condividendo e mettendo a punto nuove tecniche che possono interessare tutti i reparti. La sala, il bar, la cucina, l’housekeeoping.

Torniamo ai ragazzi. Cosa pensate di fare per il nuovo anno scolastico?
Sicuramente dovremo analizzare i dati del monitoraggio di quanto fatto quest’anno. Poi a giugno verrà sviluppato un nuovo progetto. I docenti saranno impegnati nella progettazione di dettaglio, quello che posso dire e che partiremo sicuramente dalle relazioni che abbiamo instaurato con le aziende, e che tra l’altro si sono tutte rese disponibili a ripetere il progetto il prossimo anno. Noi possiamo soltanto migliorarci ma non da soli. E’ importante poter contare sulle aziende del territorio. Non posso ancora quali novità ci saranno, ma sicuramente ne avremo.

Guarderete alla normativa nazionale se ci saranno novità…
Va detto che per la natura della Fondazione noi abbiamo sempre fatto qualcosa in più rispetto a quanto proposto a livello nazionale in quanto siamo sostenuti a livello di amministrazione regionale attraverso l’Assessorato al Turismo.

Un sogno da direttore della Fondazione da realizzare?
Creare un campus dell’era del food dove i giovani attraverso insegnamenti particolari imparino ad allenarsi alla vita sviluppando le proprie potenzialità individuali e i propri talenti.

Andrea Nicola (#Atelier des idées): «Cina e Italia le nuove sfide per i nostri prodotti di #cosmesi naturale»


Proponiamo questa settimana l’intervista a Andrea Nicola, titolare della Atelier des Idées che produce il marchio dr. Nicola, farmacista in Aosta. 

Siamo nel settore della cosmesi naturale e oggi aziendalmente c’è un importante annuncio da dare. E’ vero?
Dopo una lunga trattativa e un percorso non semplice la nostra azienda sarà presente sul mercato cinese attraverso un mezzo moderno e mi dicono efficace di comunicazione commerciale che è wechat, si tratta di un sistema simile a whattsup ma particolarmente indirizzato al versante commerciale e non alla messaggistica diretta con persone conosciute. Il 90% dei commerci in Cina viene fatto su questi canali online. Dipenderà tutto dalla bravura del nostro partner cinese.

Concretamente come è nato questo accordo?
Si tratta di un avvocato di affari italo-canadese che si è preso la responsabilità e l’onere economico di questa scommessa. Questa persona è anche proprietario di un fondo che opera già da anni in Cina e nei paesi limitrofi, frequentando la Valle d’Aosta nel fine settimana ha visto i nostri prodotti, li ha provati e si è lanciato in questa scommessa imprenditoriale, anche se lui è già un grande imprenditore e gestisce grandi aziende però era interessato a questa realtà.

Qual è il prodotto di cui siete più contenti tra quelli diciamo consolidati?
Si tratta di un prodotto che può risultare banale ma è quello che eataly ha sposato in tutte le sue sedi ed è il sapone liquido al timo, miele e calendula. Le aziende cosmetiche generalmente parlano di ritrovati magici per togliere gli anni di età e invece noi abbiamo un concetto di quotidiano di qualità e la detersione è il primo gesto fondamentale per mantenere bellezza e salute della pelle, se la detersione viene fatta in maniera corretta il consumatore lo avverte.

Il prodotto è di nicchia, una nicchia di prestigio e di alta gamma…
Della qualità caratterialmente preferisco che parlino gli altri. Senz’altro parliamo di un posizionamento nella fascia medio-alta. Sulla qualità cerchiamo di offrire in rapporto al prezzo la massima qualità.

L’azienda dr. Nicola fa anche da volano ad altre attività, alcune anche del terzo settore. Come sta andando la collaborazione?
Sono collaborazioni nate spontaneamente. Quando le persone positive si ritrovano e dialogano e trovano magari uno sfocio anche alle attività commerciali senza ricerche spasmodiche è la cosa più serena. Le collaborazioni sono di buon livello, mi auguro che anche con l’aumento di lavoro dell’azienda possano diventare anche consistenti per tutti sul piano economico e che possano coinvolgere sempre più addetti nel nostro territorio. Bisogna passare per quanto riguarda le piante officinali da un momento più di tipo hobbistico ad uno professionale in cui si rispettano determinati tempi e problematiche di lavoro per mantenere una filiera sempre di alta qualità.

Un prodotto che non producete ancora ma che vi piacerebbe proporre?
C’è. E senz’altro riguarda la cosiddetta profumeria artistica o di nicchia. Il sogno sarebbe quello di raccontare la Valle d’Aosta attraverso le fragranze. In tutti i nostri prodotti c’è un richiamo turistico, concreto al territorio in quanto con orgoglio abbiamo scelto l’immagine del Monte Bianco come segno di altezza, di purezza.

Un bilancio sulla vostra attività nel corso del 2017?
Ha avuto la crescita che ci eravamo prefissi e da alcune settimane è partita un’altra scommessa sul territorio italiano in quanto un distributore che opera sul territorio nazionale ha riunito ad Aosta i suoi quaranta agenti per presentare tutta la linea che verrà distribuita nella farmacie italiane. E’ un’azione importante in quanto si tratta di un’azienda leader nel settore delle farmacie, solida, fa parte di un fondo che opera con efficacia anche in altri settori, è un partner efficiente ha scommesso anche lui su di noi e speriamo di essere all’altezza.

Le prospettive sul 2018 mi sembrano buone?
Generalmente amo guardare le mie attività con la cautela giusta e quindi mi piacerebbe poterci ritrovare al mese di febbraio del prossimo anno a valutare come è andata. La fase del commercio esiste. La prima parte importante è quella in cui la rete commerciale dovrà proporre alle farmacie italiane il nostro prodotto. Tra l’altro nella proposta è previsto un’iniziativa promozionale che porterà un vantaggio a tutto il comparto alberghiero. I farmacisti che acquisteranno questi prodotti saranno invitati in Valle d’Aosta da parte dell’azienda in un periodo di bassa stagione per visitarla e vivere l’emozione della natura nella nostra regione. Poi toccherà ai clienti che se si troveranno bene acquisteranno il prodotto garantendo la nostra presenza sul mercato.

Un sogno imprenditoriale da realizzare?
In questo momento direi che più che sognare siamo impegnati giorno e notte per concludere e seguire i grandi progetti che stanno prendendo il via in questo 2018. 

12 giugno 2018

#Adava: «#Turismo forza trainante dell'economia regionale»


Una location insolita per un’assemblea, ma senza dubbio un luogo efficace per lanciare un segnale forte di attenzione verso un settore di importanza vitale per il Turismo quale quello dei trasporti: l’Associazione degli Albergatori e delle Imprese Turistiche della Valle d’Aosta ha scelto un hangar dell’aeroporto Corrado Gex di Saint-Christophe per la tradizionale assemblea generale.

Nel pomeriggio di lunedì 11 giugnooltre 350 imprenditori della ricettività valdostana si sono ritrovati per discutere i diversi punti all’ordine del giorno.

I lavori assembleari della parte privata, la cui partecipazione era riservata ai soli associati, si sono aperti con il saluto del presidente dell’Avda, la società di gestione dell’aeroporto, Giovanni Pellizzeri che ha fatto gli onori di casa con un intervento che ha posto l’accento sullo stretto legame tra lo sviluppo dei trasporti e quello turistico.

In seguito, dopo la presentazione del bilancio associativo e la sua approvazione, ampio spazio è stato riservato al progetto di cooperativa di acquisto che permetterà di creare nuove economie di scala che produrranno importanti risparmi a favore degli associati. L’iniziativa verrà realizzata in stretta sinergia con i colleghi della Cooperativa Gestor di Trento che sono intervenuti al consesso.

«La nostra storia è iniziata vent’anni fa – ha spiegato il presidente Danilo Moresco – quando siamo partiti eravamo un gruppo di quattordici colleghi. Una sera ci siamo trovati intorno a un tavolo e abbiamo deciso di cambiare strategia: al posto di acquistare singolarmente e quindi trattare singolarmente con i fornitori, ci siamo organizzati per mettere insieme i nostri ordini e presentarci quindi agli interlocutori con una forza contrattuale diversa. Superati i problemi pratici iniziali, oggi siamo arrivati ad avere oltre 400 soci per un giro di affari di circa 35 milioni di euro, ci siamo strutturati con un ufficio che conta dieci dipendenti e abbiamo ampliato la gamma di servizi. La sfida di oggi è la costituzione di una nuova società che guardi al di fuori del nostro territorio avvalendosi di una piattaforma e-commerce con l’obiettivo di ottenere grandi risultati per gli aderenti. Con l’ADAVA, primo soggetto esterno a Gestor coinvolto nel progetto di ampliamento, abbiamo da subito trovato un interlocutore serio, rappresentativo, affidabile e con la nostra stessa visione cooperativistica tra gli associati: questi sono solo alcuni dei motivi che ci hanno spinto a coinvolgere l’associazione e ad individuarla come interlocutore privilegiato».

«Quando ho iniziato a lavorare per Gestor, più di dieci anni fa, sapevo che sarebbe stata una sfida impegnativa, ma l’ho accettata per le potenzialità di sviluppo che ho visto nella cooperativa – ha dichiarato la direttrice Nives Tisi – che oggi si è rivelata un modello unico ed esportabile ad altre realtà a livello nazionale. La nuova società rappresenta una bella opportunità, ma dovremo essere attenti a intercettare i cambiamenti e a rispondere in maniera adeguata».

Il presidente della Fisar, federazione italiana sommelier albergatori e ristoratori, Agostino Buillas, ha poi presentato il corso organizzato appositamente per gli associati con un programma strutturato per essere compatibile con gli orari di chi opera nel turismo.

Terminata la parte privata, i lavori sono proseguiti con l’ingresso in sala dei tanti ospiti e delle numerose autorità regionali invitate e l’intervento del Presidente ADAVA Filippo Gérard che, rivolgendosi agli assessori uscenti e ai molti consiglieri neoeletti presenti, auspicato si riesca a trovare un percorso che dia stabilità politica alla nostra Regione:

«Il mondo della ricettività valdostano è composto da 1.170 imprese e dispone di oltre 53mila posti letto. Dal punto di vista occupazionale, invece, i contratti di lavoro annualmente attivati e riferiti al settore ricettivo e a quello della ristorazionesfiorano le 10mila unità. Questi numeri testimoniano la necessità di dare attenzione al settore e ci pare pertanto opportuno rivolgere alcune considerazioni di carattere generale a tutti i nostri rappresentanti politici presenti oggi alla nostra assemblea, mettendo in evidenza quali siano le nostre priorità. Purtroppo, ancora una volta, la questione delle locazioni turistiche brevi non è stata ben capita. La nostra associazione non è assolutamente contraria a chi affitta appartamenti ad uso turistico, anzi, riteniamo questa offerta complementare un’opportunità e una risorsa per l’intero sistema turistico regionale, siamo però a chiedere che vengano introdotte alcuni semplici principi che garantiscano maggiore trasparenza, sicurezza e parità di trattamento. Nello specifico chiediamo: 1) venga fatta una semplice segnalazione in Comune identificando quale appartamento viene affittato a scopo turistico; 2) vengano comunicate all’Office régional du Tourisme le presenze turistiche ai fini Istat; 3) si richieda e venga fatta pagare l’imposta di soggiorno. La scorsa settimana è andata in onda su Rai Tre una puntata di Report dedicata ad AirBnB che ha spiegato molto bene come, aldilà della contrapposizione e polemica a livello locale, il fenomeno sta assumendo una dimensione così preoccupante da indurre le Amministrazioni di molte destinazioni turistiche europee (quali ad esempio Parigi, Berlino, Barcellona e Amsterdam) ad adottare provvedimenti restrittivi volti a governarlo».

Un altro tema toccato dal presidente nel suo intervento è stata la riforma dell’organizzazione turistica: «Riteniamo che sia indispensabile concludere il percorso di riorganizzazione attraverso l’individuazione di un unico soggetto, se possibile di carattere privatistico, che assuma direttamente le funzioni di coordinamento e promozione di tutte le iniziative. La nostra Regione si dovrebbe presentare come un unico ente e sotto un unico marchio a ombrello che racchiuda tutta l’offerta artigianale, agricola, turistica e culturale valdostana».

L’associazione ha chiesto anche maggiori investimenti per il Turismo, settore strategico per l’intera economia del territorio e per la sua capacità di resistenza alla crisi economica generale. «Per le grandi località di montagna, gli impianti di risalita e i collegamenti intervallivi sono un fattore determinante – ha aggiunto Gérard – mentre per le località del fondo valle bisogna creare prodotti con una forte attrattività, come percorsi culturali, poli museali, parchi tematici, circuiti enogastronomici, percorsi bike e benessere. Occorre puntare su settori economici con prospettive di crescita significative: il turismo è uno di questi».

Gli investimenti rappresentano un aspetto fondamentale per l’agenda del prossimo Governo che dovrà continuare a sostenere gli interventi regionali a supporto delle attività turistico-ricettive. Positiva anche l’iniziativa che prevede la possibilità di attivare un finanziamento Finaosta finalizzato alla ristrutturazione finanziaria mediante consolidamento del debito bancario; l’auspicio è che vi possano realmente avere accesso tutte le imprese in difficoltà.

Sebbene su questa tematica la principale competenza sia nazionale, gli albergatori hanno chiesto ai neoeletti, nel momento in cui rappresenteranno la nostra Regione alla Conferenza Stato-Regione, di intervenire anche sulla pressione fiscale: “In questi anni i costi e il carico fiscale complessivo sono aumentati. Gli immobili alberghieri, per quanto di pregio artistico o architettonico, sono strumentali all’attività produttiva e, come avviene negli altri settori, il principio della deducibilità dell'IMU dev’essere esteso anche a questi”.

In un settore nel quale la distanza non si misura più in chilometri, ma in tempi di percorrenza, avere una rete di trasporti efficiente è fondamentale: «Per essere competitivi – ha evidenziato il presidente – dobbiamo avere una rete di trasporti moderna e veloce. Bisogna porre fine ai continui aumenti sui tratti autostradali valdostani che danneggiano l’immagine turistica della nostra Regione e sono necessari investimenti di ammodernamento della rete ferroviaria, senza dimenticare di definire quale ruolo dovrà svolgere in questo panorama l’aeroporto regionale».

«E’ importante evidenziare – ha concluso il suo intervento Gérard – che tutte queste scelte dovranno essere prese non solo per il settore turistico ricettivo, ma a sostegno dell’attività imprenditoriale in generale e per una politica turistica, intesa come serie coordinata di scelte, di azioni strategiche e di obiettivi di medio lungo periodo: il turismo è la forza trainante dell’intera economia regionale e in futuro lo sarà ancora di più».

Nella replica, l'Assessore regionale al Turismo uscente Aurelio Marguerettaz ha ricordato che è pronto un disegno di legge elaborato in accordo con il Celva che introduce l’obbligo di dotarsi di un codice identificativo e di iscriversi ad un apposito registro presso il comune in cui si intende affittare il proprio appartamento e che questo permetterà alle amministrazioni locali di fare i dovuti controlli.

I lavori si sono conclusi con la consegna delle ormai tradizionali borse di studio Adava riservate agli studenti più meritevoli della Fondazione per la formazione professionale turistica di Châtillon.

In presenza del Presidente della Fondazione, lo stesso assessore Marguerettaz, e della Direttrice Nora Martinet, sono stati premiati i seguenti ragazzi: Armani Gabriele Aldo (sala), Tonino Christian (sala), Oricelli Chiara (cucina), Segor Anna(cucina), Minacapilli Elisa (cucina).

Alessandra Mondino (#Pastorale del Lavoro): «alla caccia di buone pratiche imprenditoriali»


Intervista a Alessandra Mondino, responsabile della pastorale Sociale e del Lavoro della nostra Diocesi.

Presentando la veglia del Lavoro sul Corriere lei ha messo in evidenza un tema: “realizzare nella vita delle imprese i principi della Dottrina sociale della Chiesa”. Quali motivi l’hanno spinta a a scegliere questo tema?
Un po' l'esperienza della Settimana sociale di Cagliari al termine della quale abbiamo tutti un po' avuto il mandato di continuare a tenere accesa e viva l'attenzione sul tema del lavoro. I Vescovi italiani nel loro messaggio hanno ribadito questo concetto e anche la Commissione regionale piemontese nel suo messaggio per il 1° maggio ha di nuovo insistito sul fatto che bisogna pregare innanzitutto perché gl imprenditori pensino, creino, inventino lavoro buono. Il Papa ci ha invitato a questa attenzione e senza gli imprenditori, senza questo riferimento alto alla Dottrina sociale diventa difficile orientarsi in questo mondo nel quale siamo effettivamente tirati da tutte le parti, un po' perché dobbiamo fare profitto, invece c'è anche qualcosa altro e forse il profitto è solo un indicatore non il fine del nostro fare impresa.

Concretamente cosa significa? Il versante è doppio lavoratore e imprenditore...
I poli sono due partendo però dal presupposto che la Dottrina sociale della Chiesa dice che le imprese devono valorizzare e mettere a tema la dignità della persona e il bene comune. Tutti poi all'interno dell'impresa sono chiamati con un senso di corresponsabilità a raggiungere queste due finalità e quindi la nostra veglia ha voluto anche riprendere un documento che è stato scritto negli anni scorsi dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace che metteva proprio in evidenza la vocazione dell'imprenditore. E in questo documento si è anche fatta molta attenzione a dire quali sono le corresponsabilità dei lavoratori. E' vero da un lato l'imprenditore deve fare in modo di creare le condizioni affinché il lavoro sia buono, fatto in sicurezza, ma dall'altro c'è anche una corresponsabilità dei lavoratori affinché le regole siano seguite e questo obiettivo raggiunto.

La veglia come è stata strutturata viste le premesse?
La Veglia riprende parti del documento che ho citato prima estrapolando alcuni temi riletti alla luce della Parola di Dio e quindi c'è stata un'alternanza di questi testi centrati su alcuni temi che sono poi gli snodi intorno cui si sviluppa un'impresa cristianamente orientata.

Questo è l’inizio di un cammino: come proseguirà a livello diocesano?
Il cammino inizia con questa proposta di preghiera e poi nella testa di chi come me ha partecipato alla Settimana sociale di Cagliari c'è l'intenzione di coinvolgere e sensibilizzare di più la nostra comunità locale ai temi del lavoro e dell'Ufficio pastorale, cioè giustizia, pace e salvaguardia del Creato.

Mi pare inevitabile il riferimento all’economia civile di cui spesso abbiamo scritto anche sul Corriere...
Potrebbe essere considerato comeil fil rouge che tiene insieme tanti aspetti dell'attenzione che si vuole dare a quello che è anche un modo di affrontare la quotidianità e il nostro tempo. L'Economia Civile è un paradigma che spiega i modo alternativo i fenomeni economici, ma anche quelli sociali e dunque è un modello cui poter fare riferimento per poter capire anche in modo alternativo quella che è la situazione nella quale viviamo e che ci circonda. Noi siamo stati abituati, anche un po' per studi, che l'economia sia quella cosa che ci hanno imposto e che pure la finanza ci sta imponendo, cioè un allontanamento dalla realtà del mondo economico ed imprenditoriale. Si parla di finanziarizzazione dell'economia. L'economia civile vuole farci riflettere sulla concretezza di produrre e produrre benessere rispettando le persone, l'ambiente e quello che è un sistema sociale che non è votato al profitto puro, ma allo sviluppo inteso nelle sue tre dimensioni: la crescita, ovviamente, ma anche la dimensione sociale-relazionale e pure spirituale.

Rimane forte il legame con la Settimama sociale di Cagliari…
Senz'altro. Come ufficio vorremmo anche iniziare un'attività di ricerca di buone pratiche anche nella nostra Diocesi. In Italia questo lavoro è stato fatto in alcune Diocesi e a Cagliari sono state presentate circa 400 buone pratiche. Adesso vorremmo provare a fare anche noi a fare questo lavoro con l'aiuto dell'Ufficio nazionale che ha impostato i requisiti per essere considerati una buona pratica in ambito non soltanto in ambito imprenditoriale ma anche di pubbliche amministrazioni e associazioni. Questo sarà il nostro impegno dopo la veglia.

Ci tengo a ricordare che come ImpresaVda abbiamo dedicato molto spazio alle imprese sociali. Quindi in merito a questo cammino siamo sicuramente disponibili a dare un contributo...
Grazie

Un sogno in questo caso come Ufficio da realizzare?
Aiutare la comunità valdostana a riscoprire il loro spirito imprenditoriale. E' un sogno culturale e anche di vocazione perché ovviamente senza una vocazione che va scoperta e coltivata gli imprenditori non si esprimono e non rispondono alla chiamata che Dio ha fatto loro, quindi aiutarli nel comprendere la fioritura del loro talento e della loro vita.
 

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