30 giugno 2008

It: Italia arretra sull'innovazione

E' stato diffuso oggi a Roma il rapporto Assinform, l’associazione nazionale, aderente a Confindustria, delle aziende operanti nel settore dell'Information technology (tecnologie, servizi e contenuti per l'informazione) che si pone come interlocutore di riferimento, nei confronti del mercato e delle forze politico-istituzionali, relativamente alle problematiche che attengono l’innovazione del Paese, e i dati su come è andato il biennio 2006/2007 e sulle previsioni per il 2008 purtroppo non sono positivi. Una sfida anche per la nostra regione. Trovate qui una sintesi del rapporto.

Concorso internazionale vini di montagna

Dal 2 al 4 luglio si svolgerà il 16° Concorso internazionale vini di montagna con più di 530 vini iscritti, oltre 60 in più rispetto allo scorso anno, provenienti, oltre che dall’Italia, da altre regioni europee: Francia, Svizzera, Germania, Grecia, Spagna, Portogallo e Austria.
La presentazione ufficiale del Concorso è in programma il 2 luglio alle 15,30 nella sala Monte Bianco del Grand Hotel Billia di St-Vincent. Subito dopo inizierà il lavoro delle Commissioni, che continuerà per tutta la giornata del 3 e nella mattinata del 4.
Il sistema di premiazione prevede: Menzione d’Onore: attribuita ai vini che ottengono il miglior punteggio (per un massimo del 30% di quelli iscritti in ciascuna categoria) purché raggiunto il minimo di 80 centesimi; Gran Medaglia d’Oro, Medaglia d’Oro, Medaglia d’Argento, attribuite ai 3 migliori vini di ciascuna categoria; Premio Speciale «CERVIM 2008», attribuito all’Azienda di ogni paese che ottiene il miglior risultato su tre vini presentati.
I vini partecipanti saranno valutati da 6 Commissioni di 5 componenti ciascuna, formate da tecnici del settore, degustatori esperti e giornalisti specializzati italiani e stranieri.
La premiazione dei vini vincitori si terrà il 6 settembre, alle 14, al Parco della Mandria di Venaria (Torino). I vini vincitori potranno essere degustati nello stesso pomeriggio subito dopo la premiazione.

29 giugno 2008

Come possiamo contribuire al dibattito politico?

Propongo il mio ultimissimo editoriale pubblicato sul Corriere della Valle attualmente in edicola.
Ricordo che, come sempre, sono ben accetti i commenti sull'argomento.

Mi sono chiesto spesso che cosa può fare un settimanale come il Corriere della Valle per contribuire al dibattito politico. E rimango dell’idea che il nostro impegno più grande debba andare nella direzione dell’offrire spunti di riflessione. Con una consapevolezza chiara. E’ una strada in salita, faticosa, che non dà frutti evidenti e che si deve rapportare con una politica valdostana (ma non solo) che non ama molto il confronto, e che, talvolta, non tiene nel dovuto conto l’importanza delle competenze. Il risultato è spesso il silenzio. Il documento che come uffici di pastorale proponemmo nel 2003 non ha sortito nessun effetto. Il certosino lavoro fatto dal Corriere durante la visita pastorale del Vescovo alla città neppure. Dispiace perché cresce il dubbio che se non si urla un po’, se non si fa crescere il tono della polemica più del necessario, non si ottiene la considerazione dovuta. Cosa, ovviamente, poco incline al Dna del settimanale che dirigo. Anche se talvolta, qualcuno mi ha fatto notare, bisognerebbe ritrovare il senso civico dell’indignazione, definendo come inaccettabili determinate scelte politiche che ledono la dignità delle persone o, peggio, mortificano il futuro di molti nostri giovani, costretti, in taluni casi, ad una appartenenza politica più “strumentale” che ideale. Tuttavia qualche spiraglio di confronto anche qui si apre. Ed è giusto segnalarlo. Recentemente la Camera di Commercio di Aosta ha chiesto alla Diocesi di produrre un proprio documento con alcune indicazioni sul rilancio dell’immagine della città. Il testo è stato predisposto da Roberto De Vecchi, e abbiamo deciso di proporlo in versione integrale su questo numero del Corriere (a pagina 3 del numero attualmente in edicola dal titolo «La comunità cristiana desidera un'Aosta più viva»).
Nel testo, che vi invito a leggere, sono indicate tre condizioni su cui costruire il futuro del capoluogo regionale che, secondo me, ben si applicano anche alla politica regionale.
La prima condizione è la centralità della persona. «Occorre partire dalla considerazione che la città – si legge - esiste per ospitare le persone e per permetterne la vita. Oggi purtroppo tutta la vita sociale, coi suoi orari e le sue necessità, è organizzata sulle esigenze della burocrazia e degli interessi commerciali, spesso in contrasto e a volte incompatibili con la vita delle famiglie». La seconda condizione sta nella ricchezza e nella felicità delle relazioni tra persone e tra gruppi. L’unità delle famiglie e la solidarietà dei gruppi è la base indispensabile di una comunità cittadina compatta e solidale. “Molti, abituati a giudicare tutto in base alla produzione e al profitto (o al capriccio individuale, che produce, su altro versante,gli stessi effetti) forse sorridono a sentir parlare di felicità nelle relazioni, ma è proprio questo sentimento il principale «costruttore» di una comunità solidale.
La terza condizione, infine, è un uso saggio del territorio, che consenta sia la vita delle persone e delle famiglie, sia l’esistenza delle attività economiche e sociali, in un positivo equilibrio.
(Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 26 giugno 2008)

28 giugno 2008

L'Obolo di San Pietro

Proseguo a proporre on line i miei fondi pubblicati sul Corriere della Valle.

Il 29 giugno ci è data un’occasione per aiutare il Papa (lo vedete nella foto mentre al suo arrivo saluta i giornalisti in occasione della sua ultima vacanza estiva in Valle d'Aosta). In tutte le parrocchie della diocesi la colletta domenicale confluirà nell’«Obolo di San Pietro» per la personale carità del Santo Padre. Un’occasione per noi valdostani per ringraziare il pontefice dell’attenzione che ha sempre manifestato per la nostra Regione, ma soprattutto un’occasione per pensare agli altri, per dare e, soprattutto, dare con efficacia.
Contribuire all’Obolo è condividere le sollecitudini del Successore dell’Apostolo Pietro per le molteplici necessità della Chiesa e del mondo. La sua specificità rispetto a tante altre forme di solidarietà nei confronti dell’attività caritativa della Chiesa sta nel fatto di non essere vincolato ad alcuna «etichetta» o destinazione specifica: è il Papa stesso, infatti, che ne dispone liberamente, tenendo presente le necessità del mondo che si manifestano di situazione in situazione, o le emergenze che straordinariamente bisogna fronteggiare. Al «cuore» dell’Obolo, commenta
Mons. Tullio Poli che segue annualmente l’iniziativa, sta il «respiro mondiale» che appartiene alla figura del Pontefice come «pastore della Chiesa universale»: la «comunione» e la «corresponsabilità» risiedono proprio nel «condividere le sollecitudini del successore di Pietro per le ‘frontiere’ della sua comunità, in tutta la sua ampiezza». Tra le realizzazioni concretizzatesi grazie all’Obolo, figurano nel 2007 e nel 2008 quelle a favore delle vittime delle guerre e dei disastri naturali, degli alluvionati in Birmania e dei terremotati in Cina. Senza dimenticare il sostegno alle diocesi in via di costituzione, ai centri di educazione cattolica (con relative borse di studio), ai villaggi di bambini orfani a causa di genocidi, guerre o Aids. Recente anche il sostegno allo sviluppo della comunità ecclesiale in Amazzonia. «Le offerte pervenute tramite bollettino postale, bonifici ed Internet – conclude mons. Poli – testimoniano di una generosità costante e in aumento dei fedeli laici. E’ confortante che il dato sulle offerte si mantenga e cresca, segno della crescente coscienza del valore di tale offerta, e della particolare tradizione di ‘appartenenza’ della Chiesa italiana agli orizzonti missionari e caritativi dell’azione del Pontefice». Tanti buoni motivi per non far mancare il nostro contributo. (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 19 giugno 2008)

27 giugno 2008

Leonardi (Valfidi): arrivare all'articolo 107 è un'esigenza non un'opzione (seconda parte)

Ecco la seconda parte dell'intervento di Andrea Leonardi, presidente di Valfidi. La prima è stata pubblicata ieri.

A fronte di tale evoluzione, però, debbono essere soppesati i vantaggi, diretti ed indiretti, che deriveranno ai Soci di Valfidi, allorché il Consorzio accedesse all’Elenco degli Intermediari finanziari.
Quelli diretti sarebbero almeno due:
- senza dubbio, si apprezzerebbe un migliorato vantaggio del minor costo del credito;
- inoltre, vi sarebbe una maggiore disponibilità degli Istituti di Credito nel concedere credito alle imprese ed ai professionisti partecipi alla nostra Società. Infatti, i minori oneri derivanti alle Banche dall’acquisizione di garanzie ritenute valide ai fini delle norme imposte da “Basilea 2”, e quindi le garanzie dei Confidi operanti in articolo 107 T.U.B., permetteranno alle Banche stesse di effettuare minori riserve e accantonamenti di capitale, avendo acquisito garanzie da un Organismo vigilato. Quale la conseguenza per i Soci: i ridotti costi per le Banche dovrebbero ripercuotersi favorevolmente sulle imprese, vuoi per il minor costo del credito, vuoi per la loro accresciuta disponibilità a concedere ulteriore credito.

Quelli indiretti sarebbero altrettanto importanti:
1) da non sottovalutare è l’opportunità che la normativa offre ai Confidi operanti in articolo 107 T.U.B., per la gestione dei fondi pubblici senza alcun limite, al contrario di quanto previsto per i Confidi operanti in articolo 106 T.U.B.. Tale normativa permetterebbe di mantenere il rapporto con l’Ente Regionale della Valle d’Aosta, che tanto ha fatto in tema di retrocessione di interessi e di leggi speciali in favore di artigiani e commercianti;

2) non meno importante sarà la possibilità di esercitare, da parte del Consorzio – Intermediario finanziario – le cosiddette “attività residuali”, ossia le attività riservate agli altri Intermediari finanziari, ancorché entro un limite prestabilito.

3) altrettanto interessante, e da non mortificare, sarà la possibilità di continuare quell’opera di consulenza finanziaria che Valfidi, tramite i propri dipendenti, presta ed ha sempre prestato agli operatori valdostani, consulenza gratuita e spontanea che tanti vantaggi ha dato agli imprenditori per le scelte in materia di avvio di attività e di nuovi investimenti.

Bene, Valfidi è pronta per affrontare autonomamente il nuovo impegno. Ed in tal senso sta adoprandosi con gradualità, sia dal punto organizzativo che di patrimonio.
Sussiste ancora la possibilità – a quanto si apprende dalle dichiarazioni di rappresentanti di altri Consorzi regionali – di una aggregazione tra due o più Confidi operanti in Regione.
Valfidi non scongiura tale evenienza.
Molte manifestate intenzioni; tavoli del credito tra le organizzazioni rappresentanti gli imprenditori; diverse riunioni svolte tra i rappresentanti dei Consorzi; convegni; studi e progetti realizzati con il concorso di esperti del settore, incaricati in accordo tra tutti i Confidi regionali; concertazioni promosse dall’Ente Regionale, purtroppo vanificate nei risultati; tentativi di alcuni Consorzi regionali di trovare altrove soluzioni diverse, non andate a buon fine; rinnovati scambi di idee; non hanno portato ad oggi ad alcuna soluzione. E’ per questo che Validi ha continuato a perseguire il proprio percorso, per non giungere in affanno all’epoca della domanda di iscrizione eventuale nell’Elenco degli Intermediari.
Si, certo, una nostra aggregazione con altri Consorzi potrebbe essere valutata come una sana opportunità. E – si ribadisce – Valfidi rimane aperta per ogni possibile concertazione in merito a programmi aggregativi eventualmente proposti.
Bisognerà, però, sgomberare il campo dai pregiudizi; si dovrà accettare la valutazione dei singoli pesi patrimoniali e sociali dei Consorzi interessati; si dovranno sopportare i ridimensionamenti e le riduzioni delle presenze negli Organi sociali del nuovo Consorzio; si dovranno mettere da parte le speranze egemoniche, con il solo intento di portare vantaggi ai soci, (commercianti, operatori del turismo, artigiani, professionisti e piccole e medie imprese valdostane), nel rispetto degli scopi mutualistici degli organismi consortili.

26 giugno 2008

Leonardi (Valfidi): arrivare all'articolo 107 è un'esigenza non un'opzione (prima parte)

Come già anticipato ieri propongo ai visitatori del blog, in due puntate, il testo letto dal Presidente di Valfidi Andrea Leonardi al termine dell'Assemblea dei soci del Consorzio. Il documento si intitola «In tema di art. 107 t.u.b. e di possibile aggregazione con altri Consorzi di garanzia fidi».

Il problema che sta diventando pulsante, come peraltro già accennato nella Relazione del Consiglio di Amministrazione, è quello del graduale approdo all’Elenco degli Intermediari Finanziari ex articolo 107 del Testo Unico Bancario da parte della nostra Società.
Valfidi, infatti, proprio per la sua costante e fattiva attività, anche alla luce delle emanate norme del Ministero dell’Economia e della Banca d’Italia, raggiungerà nell’anno in corso – con un’alta probabilità – i limiti minimi per la iscrizione all’Elenco stesso.
La domanda alla Banca d’Italia, Organo di Vigilanza competente, potrà essere presentata immediatamente dopo la approvazione del Bilancio al 31 dicembre 2008; e cioè nel 2009, ormai relativamente lontano.
E’ questo un traguardo encomiabile, di grande soddisfazione.
E’ questo un rinnovato impegno che la nostra Società dovrà affrontare.
E’ – si sappia – un impegno che richiederà obblighi comportamentali per Valfidi, sacrificio ai Soci e ulteriore attività per gli Organi e le maestranze sociali.

Che cosa dovrà fare Valfidi, a breve termine dalla accettazione della domanda da parte dell’Organo di Vigilanza?

Dovrà:

· dotarsi di risorse e di necessari mezzi finanziari e patrimoniali.
Questo primo step sarà in linea con il primo dei cosiddetti «pilastri» - Requisiti patrimoniali minimi – posti da «Basilea 2» perché gli Intermediari Finanziari siano sani di patrimonio sociale e con un buon grado di solvency.
Ciò imporrà il ricorso ad un aumento di capitale Sociale, che sarà richiesto ai Soci, ma che sarà anche allargato ad Enti ed Istituti che, confidando nelle risorse di Valfidi, avrebbero già espresso la propria adesione all’iniziativa, ancorché ancora da concretizzare in seno ai propri Organi Sociali.
Non basterà, infatti, aver raggiunto i limiti minimi previsti dall’Organo di Vigilanza per ottenere l’iscrizione all’Elenco degli Intermediari Finanziari, ma si dovrà pensare ad essere più forti e solidi intermini di solvency, guardando, più che all’immediato, al futuro.

· dotarsi della necessaria organizzazione
si dovrà essere in linea con il secondo dei cosiddetti «pilastri» - Controllo prudenziale – posti da «Basilea 2» perché gli Intermediari Finanziari siano ben organizzati, abbiano un audit interno e le altre forme di controllo.

Qui il discorso è più complesso, anche perché si attendono più chiare disposizioni in merito da parte delle Autonomie interessate.
Certo è che Valfidi non potrà fare a meno di dotarsi di un organigramma rinnovato ed integrato rispetto a quello attuale, di adeguati software, di altri validi collaboratori interni ed esterni. (In questo settore ci siamo già adoprati per conoscere esattamente gli ambiti minimi organizzativi).
Tutto si tradurrà, purtroppo, in un aumento di costi e spese di gestione, che farà lievitare la percentuale di commissioni richieste per la concessione delle garanzie e la conduzione delle pratiche di affidamento.
Si ritiene che ciò comporterà un lieve aumento delle attuali commissioni, in vero sopportabili dai Soci attivi.
Per chiarire meglio l’importanza di questo possibile traguardo, si deve tenere presente che Valfidi non assumerà la veste di una Banca, ma sarà riconosciuta nel mondo degli Istituti che operano nel sistema creditizio, con le naturali conseguenze portate dalla normativa e con i giusti vantaggi per l’attività mutualistica
Si tenga presente che l’approdo all’Elenco degli Intermediari Finanziari non deve essere inteso come una scelta, una opzione.
Essa è una esigenza, se si vorrà evitare che il territorio della nostra Regione sia invaso da Organizzazioni consortili più forti, già operanti in fattispecie dell’art. 107 T.U.B., che possano dare agli Istituti di credito una maggiore – e più conveniente per questi ultimi – garanzia di rischio. Tali Organizzazioni, effettuata una ricognizione in ordine alle loro richieste, applicano ai godenti di garanzie costi e commissioni già molto più alte delle nostre attuali.

Il ritardo ovvero il mancato approdo all’Elenco degli Intermediari Finanziari comporterà, nostro malgrado:

· la graduale perdita del numero dei Soci, distratti sia dagli Istituti di credito, che cercheranno di stabilire rapporti con Consorzi vigilati da Banca d’Italia, sia dalla possibilità che verrà loro suggerita per migliore la capacità di credito;

· la vanificazione degli intenti perseguiti da Valfidi, e cioè la perdita della propria azione a favore degli operanti sul territorio della nostra Regione e la perdita dell’attività di localismo, particolarmente utile nella individuazione degli operatori in azione di start up o di propensione a nuovi investimenti;

· la oggettiva situazione in cui potrebbe cadere la Regione Valle d’Aosta, che molti interventi ha fatto per aiutare le imprese valdostane e per elargire contributi in conto interessi, nel caso in cui si dovessero instaurare rapporti con Consorzi con sedi in altre regioni d’Italia.
Ponendo lo sguardo alle altre attività consortili, sia regionali che extra regionali, si nota come le quote di capitale sottoscritte dai Soci ed i costi di gestione delle pratiche di garanzia ai fidi – commissioni ed altre spese – siano più alti di quelle attualmente (ma anche nei precedenti esercizi) praticati dalla nostra Società. Dunque, è bene considerare che Valfidi, a causa della ormai possibile mutazione del livello della propria attività, sarebbe costretta ad elevare sia le quote capitale che i costi di anzidetti, anche se – si ritiene allo stato delle cose – comunque in misura meno elevata rispetto a quelli praticati nel mercato finanziario corrente. (Continua)

25 giugno 2008

Concorso «Vota il miglior imprenditore valdostano del 2008»: Piero Enrietti (Thermoplay) è il nuovo leader

Dopo Paolo Conta (Laser) e Paolo Musumeci (Musumeci-Pcl) il concorso «Vota il miglior imprenditore valdostano», che ormai vede vicino il traguardo dei 250 voti, ha un nuovo leader. Si tratta di Piero Enrietti della Thermoplay di Pont-Saint-Martin che dopo aver sonnecchiato a lungo al terzo posto, quasi a studiare la situazione, da buon golfista oggi, con una ventina di voti, è andato in buca al primo colpo in maniera millimetrica. Con 39 preferenze si trova infatti davanti a Musumeci a 38 e a Conta a 36. Lo avevo detto: il concorso è lungo e le sorprese non sono ancora finite. La sfida potrebbe trovare molto presto altri nuovi contendenti. Le ultime sette piazze a rischio «retrocessione» (dai 10 voti compresi in giù) per ora coinvolgono Roberto Marzorati (Cogne) e Pietro Capula (Gps) con 10 suffragi, Gioacchino Gobbi (Grivel) e Nicola Rosset (Saint-Roch) a 9, Pierre Noussan (Sicav) a 8, Corrado Neyroz (Albergo Hermitage) a 7 e, fanalino di coda, Alberto Celesia (Cidac) a 6. Il nucleo centrale della classifica è guidato da Costantino Charrère (Les Crêtes) a 14, Piero Roullet (Albergo Bellevue) e Pietro Giorgio (Sea) a 13, Luca Minini (Mdm), Marilena Péaquin (Maison Bertolin) e Mario Ronc (Fratelli Ronc) a 11. Ribadisco. Votate e fate votare.

Valfidi: approvato il bilancio 2007

Lunedì sera l’assemblea dei soci di Valfidi (3193 soci attivi) ha approvato all’unanimità il Bilancio di esercizio 2007 del Consorzio. Il Presidente Andrea Leonardi, coadiuvato dal direttore Roberto Ploner ha dato lettura della relazione del Consiglio di amministrazione.
Nel corso del 2007 sono stati deliberati 48.558.000 € di affidamenti garantiti corrispondenti a oltre 24 Milioni di € di garanzie prestate nell’anno.
Gli affidamenti complessivamente garantiti al 31/12/2007 ammontano ad € 152.307.132 di cui il 47% rappresentati da fidi a Breve Termine e il restante 53% di finanziamenti a Medio Lungo Termine e leasing.
Di conseguenza le garanzie prestate da Valfidi ammontano ad oltre 72.500.000 € con un incremento del 2,67% rispetto al 31/12/2006.
La compagine sociale di Valfidi è cresciuta di 158 unità (dato al netto dei recessi) e conta 3.193 soci attivi, ovvero soci che hanno in essere garanzie consortili. Gli artigiani e le piccole imprese rappresentano oltre il 70% dei soci, seguiti da commercianti e albergatori con il 13% e dai professionisti 9,3%.
Le insolvenze nette del 2007 sono state pari a 67.387 € pari allo 0,09% delle garanzie in portafoglio; Se si esamina il dato degli ultimi 6 esercizi si nota che la percentuale media annua di insolvenze scende allo 0,02%.
Le garanzie segnalate dagli Istituti di Credito a sofferenza ammontano ad € 2.221.000 pari 2,9% delle garanzie in essere; relativamente a queste ultime Valfidi ha provveduto a costituire un apposito fondo a copertura del rischio di insolvenza che, incrementato anno dopo anno, al 31/12/2007 ammonta ad € 1.663.411. Si può quindi affermare che le sofferenze nette oggi rappresentano lo 0,76% delle garanzia in essere.
Il Patrimonio netto ammonta invece ad oltre 8.500.000 € con un incremento rispetto al 2006 del 4,80%, che garantisce una copertura dell’11,7% delle garanzie concesse, percentuale di tutta sicurezza in rapporto alle insolvenze maturate negli anni.
Ma al di là dei numeri - fuori relazione - Leonardi ha voluto leggere una comunicazione ai soci sul futuro del Consorzio e sulla inesorabilità di andare verso il «graduale approdo all’Elenco degli Intermediari Finanziari ex articolo 107 del Testo Unico Bancario da parte della nostra Società». Per il Presidente di Valfidi si tratta di una strada obbligata per i Confidi valdostani. Proporrò il testo in versione integrale su questo blog in due puntate: giovedì e venerdì.

24 giugno 2008

Abbonamento privilegiato per le aziende

Piccolo spot. Tutte le aziende coinvolte nell'inchiesta «Viaggio fra chi fa impresa in Valle d'Aosta» potranno abbonarsi per un anno al Corriere della Valle d'Aosta ad un prezzo speciale: 20 euro invece di 35. L'abbonamento dovrà però essere fatto entro il 1° agosto 2008.

23 giugno 2008

Energia: oltre 60 milioni di utile per la Compagnia Valdostana delle Acque

60,4 milioni di utile netto d’esercizio contro i 54,3 dell’anno precedente (+11,25% rispetto al 2006). Il Consiglio di amministrazione della Compagnia Valdostana delle Acque (Cva S.p.A). ha approvato nei giorni scorsi il suo miglior bilancio dal 2001. «Il risultato – ci fa notare il Vicepresidente Riccardo Trisoldiassume un maggiore significato in quanto corrisponde al 30,2% del valore della produzione, pari nel 2007 a 200,249 milioni, cioè un 5,4% in più rispetto al 2006». Un dato che va letto nell’ambito di un valore consolidato della produzione del gruppo che supera i 650 milioni. L’attività di Cva si è sviluppata attorno a due assi principali; la gestione diretta di tre impianti idroelettrici e di uno fotovoltaico e la messa a disposizione ai due consorzi di autoproduzione controllati da Cva – Idroenergia e Idroelettrica – di ventisette impianti. «Proprio la maggior produzione degli impianti affittati alle controllate – spiega Trisoldi – unita alla maggior remunerazione dell’energia sul mercato finale – ha inciso maggiormente sul positivo risultato finale». In un simile contesto, il margine operativo lordo (EBITDA) della società ha registrato un incremento, rispetto allo scorso anno, del 7%, attestandosi a quota 145,931 milioni, corrispondenti al 72,8% del valore della produzione. L’utile ante tasse è così passato da 89,59 milioni a 104,653, pari al 52,56% dello stesso valore. Fra gli aspetti particolarmente positivi il miglioramento della posizione finanziaria netta che per la prima volta, sempre nel corso del 2007 ha fatto registrare un ribaltamento della posizione debitoria. «La posizione finanziaria al 31 dicembre 2007 – sottolinea il componente del Cda – evidenzia un residuo di debito a medio termine di 227,9 milioni con un’incidenza sul valore della produzione del 114% e sul patrimonio netto aziendale pari al 30%. Al netto anche della liquidità investita e giacente in conto corrente, la posizione finanziaria diventa positiva per 58,8 milioni».
Cresce anche il ROE che, calcolato sul capitale sociale, è stato pari al 15,3%, contro il 13,7% dell’esercizio precedente. Cva ha poi pagato imposte sul reddito di esercizio pari a 44,167 milioni. Un dato anche questo non secondario visto che, in virtù del particolare regime di riparto fiscale della piccola regione autonoma, i 9/10 delle tasse pagate dall’azienda rimangono in Valle d’Aosta. Numeri che in generale testimoniano il buono stato di salute dell’azienda valdostana già sostenuto dalla scelta delle agenzie di rating Moodys e di Fitchratings di confermare i loro “A1 stabile” e “AA1 stabile”. Nel 2008 prosegue l’impegno della Cva per ampliare la base produttiva. «Nel 2007 il Cda – dice Trisoldi – ha approvato un piano pluriennale di investimenti finalizzato sia all’incremento dell’efficienza e della sicurezza degli impianti di Cva presenti sul territorio valdostano, sia allo sviluppo della capacità produttiva attraverso progetti di interesse locale e nazionale. Complessivamente si tratta di 450 milioni nel sessennio 2007-2013».

«Attualmente – osserva ancora il vicepresidente - due nuove centrali sono in corso di costruzione nel comune di La Thuile e per altre siamo nella fase di presentazione delle domande di concessione». Lo stesso Cda ha però anche approvato un piano denominato “non solo idro” che impegna l’azienda a valutare possibilità di espansione della propria attività anche nell’ambito di altre fonti di energia alternativa. «Come stiamo, ad esempio, facendo – precisa Trisoldi - all’interno di Telcha la società, dove siamo presenti con una partecipazione del 49%, che si occuperà della realizzazione del teleriscaldamento ad Aosta. Proprio in questi ultimi giorni stiamo definendo il business plan per poi prendere i primi contatti con i mercati finanziari». Ma la Compagnia Valdostana delle Acque intende operare anche al di fuori dei confini del mercato regionale. «Stiamo guardando – conclude il manager - con particolare attenzione al settore del fotovoltaico a livello nazionale. Il nostro obiettivo è quello di offrire alla nostra clientela un ventaglio più ampio di energia proveniente da fonti alternative in modo da fidelizzarla. In questa logica siamo anche interessati al settore eolico. Il mercato legato a questa particolare tipologia di fonte alternativa è in forte crescita anche se rimane caratterizzato da grosse difficoltà nell’ottenere le autorizzazioni necessarie per l’installazione degli impianti». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 18 giugno 2008)

20 giugno 2008

John McCain o Barack Obama? Se fossi in America chi voteresti?

Anche se il dollaro è messo all'angolo dall'euro ciò non toglie che le decisioni di chi guida la casa Bianca non ci tocchino da vicino su qualunque fronte. Economia in primis. E' sufficiente pensare ai mutui sub-prime. Ecco perchè un simile argomento può interessare anche un blog iperlocale come il mio. Del resto la campagna elettorale USA 2008 oltretutto piace agli italiani, e penso anche ai valdostani, i quali, molto probabilmente, sognano che, prima o poi, avvenga qualcosa di simile anche da noi. Due grossi partiti divisi non tanto dalle ideologie del passato o da interessi particolari ma con due diverse visioni di futuro. Con pregi e difetti ma, comunque, in grado di guidare una nazione a tutto tondo. Con un tot di valori ben definiti, senza inutili reciproche demonizzazioni e senza inciuci. Si può essere molto duri con l'avversario politico senza lederne la dignità. Ecco perchè vi propongo questo simpatico giochino estivo. Proviamo a sognare per un minuto di essere tutti americani. E tu stai con McCain o Obama?

Trione: brevetto valdostano per gli sci della Coppa del Mondo

Nel 2007 ha vinto otto gare e una coppa del mondo di specialità. E’ valdostano e ha iniziato la sua carriera sportiva nel 2001. No. Non è una nuova stella nascente dello sci regionale. E’ il «Trione» (la parte in corsivo va letta all’inglese), la riuscita invenzione di due valdostani, Paolo Trione, 33 anni, un passato da sciatore a livello regionale, e il padre Giulio, una esperienza a livello industriale nella meccanica di precisione di lungo corso. I due hanno messo insieme passioni e conoscenze per inventare (il brevetto depositato è loro) l’affilatore laterale, ormai noto appunto in tutto il mondo come «Trione». «A livello agonistico – spiega Paolo Trione – prima della nostra invenzione si utilizzava la lima, ma secondo mio padre era un metodo sbagliato come principio di lavorazione. Con la lima infatti non si può affilare. Inoltre non era garantita la ripetibilità dell’affilatura per non parlare della sua pericolosità. Le macchine erano utilizzate soltanto dai laboratori che ne dovevano realizzare numeri più consistenti». «Noi – osserva - abbiamo creato invece una macchina adatta alle scuole di sci o alle squadre agonistiche in grado di racchiudere in un’unica soluzione l’elevata tecnologia delle macchine del laboratorio e la praticità dei sistemi manuali». Il risultato è che attualmente si vendono all’anno circa 100 affilatori (il prezzo medio è di 1200 euro + Iva). L’80% è commercializzato in Francia Svizzera e Italia e il restante 20% fra Lussemburgo, Sud America, Canada. «Privati, gare master, negli ultimi due anni anche squadre nazionali di alto livello. Va però precisato – aggiunge Trione - che la commercializzazione è affidata ad un’altra società che si occupa della distribuzione e della vendita. E poi ci sono gli importatori nei vari stati». Trione collabora anche con gli sci club della Valle. «Con quello di Courmayeur siamo impegnati da tempo per lo sviluppo dell’affilatore. Ogni due anni circa innoviamo il prodotto rendendolo sempre più performante. Inoltre stiamo cercando di consolidare la nostra capacità di seguire le esigenze della clientela». Tuttavia anche se aumentano gli estimatori dell’affilatore ciò non toglie che il mercato presenti alcune resistenze. «Può sembrare incredibile – precisa Trione – ma in alcune zone, ad esempio l’Italia del Nord Est, non riusciamo neppure a far provare il prodotto in quanto si ritiene che il sistema manuale sia migliore e la mentalità è così conservatrice da non permetterci neppure di far vedere cosa può fare la nostra macchina. Talvolta poi incontro anche qualche difficoltà da parte dei miei fornitori nell’ottenere quell’alto livello di qualità che voglio che abbiano i miei prodotti». Ma Trione non si arrende e ha sviluppato altri prodotti in questi ultimi anni: la morsa in legno o alluminio, l’affilatore tuning, la squadretta e la pialla per raschietti. «Ogni brevetto Trione – conclude il giovane imprenditore -, dopo una prima fase di studi e collaudi interni al’azienda, viene ulteriormente perfezionato grazie alla collaborazione di atleti e ski man di alto livello per garantire all’utente finale prodotti ad altissima precisione, facilmente trasportabili, semplici da utilizzare e soprattutto sicuri. Le lamine affilate con le nostre macchine hanno una durata nettamente superiore rispetto a quelle lavorate con la lima e garantiscono una tenuta eccezionale su qualsiasi neve». Dall'autunno 2003 la produzione ha allargato i suoi orizzonti al settore dei lavori forestali con alcuni nuovi accessori per affilare le catene delle motoseghe. (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 12 giugno 2008)

19 giugno 2008

Deval: «abbiamo le linee di alta tensione più alte d'Europa»

Venticinque minuti di interruzioni complessive (59,58 minuti) di trasmissione di energia elettrica lungo tutto l’arco dell’anno a cliente nel 2007 (contro i 43 minuti del 2006), medie migliori possono vantarle soltanto il Molise con 20 e l’Emilia Romagna con 22. Sono questi alcuni dei numeri che danno un’idea della qualità del servizio offerto da Deval (azienda al 51% Enel e al 49% dell’amministrazione regionale che possiede e gestisce le linee elettriche della piccola regione alpina) che ripetutamente negli anni passati ha ricevuto dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas il riconoscimento di un premio commisurato agli standards di qualità raggiunti che ha portato nelle casse circa 4 milioni di euro negli ultimi cinque anni, di cui 452.000 nel 2006. «Non si tratta di medaglie da mostrare con orgoglio o di muscoli da esibire fine a sé stessi –spiega il direttore Pierpaolo PieriniDeval ottiene dei vantaggi economici ad essere fra le prime società di distribuzione di energia. Un primato raggiunto partendo da un territorio molto particolare con caratteristiche quasi uniche, dovute essenzialmente all’orografia del territorio, che fa inevitabilmente lievitare il costo dei nostri interventi, ed alla forte vocazione turistica della Valle d’Aosta». Le linee a media tensione sono tra le più alte d’Europa tanto da arrivare fino ai 3500 metri di Punta Helbronner e il 40% della potenza immessa in rete è venduta oltre i 1500 metri. «Soltanto nel Domaine Skiable di Plan Checruit a Courmayeur all’altezza di 1600 metri e ai 2600 metri di Plan Maison a Cervinia –aggiunge Pierini- è concentrata una potenza sufficiente ad alimentare uno stabilimento siderurgico. Inutile dire che garantire il servizio a queste altezze è una vera scommessa quotidiana in certi periodi dell’anno». Inoltre la presenza di 49.000 seconde case che consumano 650 Kwh all’anno contro i 2400 della media, concentrati in 15 giorni all’anno costringe Deval a mantenere impianti dimensionati e gestiti per far fronte alle esigenze di un intero anno. «Maggiori costi – precisa Pierini - che i nostri tecnici sono riusciti a dimostrare ottenendo così, prima regione in italia, quella che viene chiamata una perequazione specifica aziendale. Cioè che le nostre tariffe, pur essendo calcolate sulla base dei costi medi nazionali, vedessero riconosciuta dall’Autorità una somma in grado di correggere lo squilibrio derivante dai maggiori costi senza danneggiare i consumatori». In pratica 3,1 milioni per il biennio 2004-2005, contabilizzati nel bilancio 2006, e 1,5 per gli anni successivi. Deval arriva da un 2007 particolarmente impegnativo. Fra gli atti sicuramente rilevanti per il futuro della società la cessione obbligatoria (gestione delle reti e commercializzazione per legge devono avvenire in regime di separazione societaria) del ramo aziendale di vendita dell’energia elettrica che ha portato alla nascita di Vallenergie (51% Enel e 49% Finaosta), segnata anche da alcuni momenti di tensione per i ritardi di fatturazione delle bollette che hanno inquietato non poco molti consumatori. Tensione rientrata con le assicurazione delle aziende interessate in merito alle modalità di pagamento e, soprattutto, con l’arrivo delle prime bollette che, per ora, non sembrano avere causato sgradite sorprese. Ma il 2007 è stato anche il primo anno dell’apertura del mercato che ha fatto registrare uno spostamento dei consumi dal mercato vincolato a quello libero con alcune parziali ricadute sui ricavi per vendita e trasporto di energia passati da 52,8 milioni a 47,4. E’ poi proseguito il piano di sostituzione dei contatori tradizionali con i gruppi di misura elettronici, i cosiddetti impianti di tele gestione, che al 31 dicembre 2007 sono 24.792. L’obiettivo per la fine del 2008 è quota 60 mila. Nel 2008 Deval prevede investimenti per migliorare la qualità del servizio pari a 15,2 milioni circa. (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 29 maggio 2008)

18 giugno 2008

La Cogne con TerniEnergia entra nel settore fotovoltaico

«Valle d'Aosta energie», società del gruppo Cogne Acciai Speciali, operante nel settore delle energie rinnovabili, ha sottoscritto un accordo industriale con «TerniEnergia», uno dei principali operatori in Italia nel settore fotovoltaico, per lo sviluppo, la costruzione e la messa in esercizio in Italia di impianti fotovoltaici di potenza unitaria compresa indicativamente tra i 200 e i 5.000 kWp. «Si tratta - ha sottolineato Roberto Marzorati, vicepresidente della Cas - della prima importante operazione conclusa dalla nostra società per l'energia, nata lo scorso anno. Un percorso iniziato nel 2007 che ci porterà nei prossimi mesi alla possibile definizione di ulteriori progetti sia con soggetti specializzati nel campo delle energie rinnovabili, sia in proprio, con studi preliminari sul territorio del nord ovest». Nell'ambito dell’accordo è stata costituita dalla società valdostana e da quella umbra «EnergiaAlternativa S.r.l.», joint venture paritetica con clausola di non esclusività. Si tratta del secondo accordo di TerniEnergia, che fa parte del gruppo Terni Research, stipulato con importanti operatori del settore energetico e industriale dopo la joint venture (Terni SolarEnergy) siglata nel marzo 2007 con Edf En Italia spa, filiale del gruppo francese specializzata nella produzione di energia da fonti rinnovabili. Ma la Cogne Acciai Speciali non è interessata soltanto al fotovoltaico. L'intesa in effetti prevede anche la possibilità di vendita dell'energia elettrica prodotta dagli impianti realizzati e lo sviluppo, la costruzione e la messa in esercizio di parchi eolici in Italia. «Nel triennio – precisa l’amministratore delegato di Cogne Monica Pirovano prevediamo la realizzazione di un numero di impianti tale da produrre circa 25 milioni di Kwh: 10 nel fotovoltaico e 15 nell’eolico». «Per lo sfruttamento dell’energia solare – prosegue Pirovano - sono già sotto esame alcune aree nel novarese e nel pavese e per l’eolico la Terni Energia ha già in cantiere 3-4 progetti di cui intende condividere la costruzione con noi. In questo caso opereremo quasi sicuramente in Puglia. Per motivo geografici e climatici maggiormente interessata da questa particolare tipologia di impianti». La scelta di Cogne Acciai Speciali nasce da una precisa volontà di diversificazione rispetto al core-business aziendale. «E’ chiaro – conclude Pirovano – che non puntiamo a produrre energia per l’autoconsumo, anche se tutti sanno quanto l’attività siderurgica sia fortemente energivora. In realtà siamo interessati a essere presenti in un settore dove attualmente il rischio di impresa è molto basso e, anzi, riteniamo ci siano interessanti opportunità da cogliere». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 18 giugno)

17 giugno 2008

Il caro-greggio e il crollo delle slot mettono k.o. la Casa da Gioco di Saint-Vincent

Le slot machine tradiscono la casa da gioco di Saint-Vincent (-14,65%). Nei primi cinque mesi del 2008 i ricavi del Casino della cittadina termale sono diminuiti di 4,2 milioni (-8,69%), fermandosi a quota 44 milioni contro i 48,2 del 2007, e gran parte della perdita è concentrata proprio nel settore dei giochi elettronici, passato dai 23,79 milioni del 2007 ai 20,33 di quest’anno. In leggera crescita i giochi francesi (11,7 contro 11,4). In flessione quelli americani: da 12,5 a 11,5. Un trend negativo alleggerito soltanto in parte dal positivo andamento del mese di maggio (+12,2%) con incassi pari a 9,4 milioni (contro gli 8,4 del 2007). «La performance positiva – spiega il Presidente Enrico Cheillon, un passato da funzionario regionale presso la Casa da Gioco - è frutto dell’ottimo risultato messo a segno dai Giochi Francesi, pari a circa 1,9 milioni, che ha permesso di rimediare ai risultati negativi degli altri settori». Per i vertici del Cda tuttavia è ancora troppo presto per ipotizzare un’inversione di tendenza. «Già l’anno scorso – osserva Cheillon mostrando le statistiche - avevamo registrato uno scostamento negativo delle stesse dimensioni, poi recuperato nella seconda parte dell’anno». Nei primi cinque mesi non si ferma neppure il calo delle presenze (-8,61%). Visti i positivi risultati dei giochi lavorati, soprattutto quelli francesi, per i quali la Casa da Gioco in termini di incassi fa registrare risultati inferiori soltanto a Venezia, appare evidente ai vertici aziendali come sia in calo la clientela di target medio-basso, maggiormente attratti dalla sempre più ampia offerta di azzardo dello Stato. Cheillon disegna un quadro complessivamente critico. «Alla già pesante congiuntura economica e alle limitazioni imposte dalle norme antiriciclaggio, - commenta - si aggiunge ormai anche l’effetto rincaro carburanti. L’insieme di questi fattori non fa ben sperare per il restante periodo dell’anno. La Casa da gioco è infatti penalizzata dalla collocazione geografica a causa degli spostamenti significativi che la clientela del bacino primario di utenza, cioè l’area del Nord Ovest, deve comunque affrontare per visitarla. L’incidenza dei costi di pedaggio autostradale e di carburante condizioneranno sicuramente il tasso di frequentazione del casinò da parte dei giocatori, anche occasionali e quindi di passaggio in Valle d’Aosta per motivi turistici. Alla fine si preferisce la slot da bar sotto casa oppure l’on line». E proprio per contrastare questa particolare tipologia di concorrenza e recuperare una fetta di clientela il Cda con due punti gioco in gestione diretta, ad Aosta e Torino, e, a partire dall’estate, altri negozi in franchising in diverse province italiane, ha proposto il brand del Casino de la Vallée nel settore delle scommesse e dei giochi autorizzati dai Monopoli di Stato. L'operazione sarà promossa dalla «4Games srl», di cui la casa da gioco è socio di maggioranza con Cogetech, società operante nel campo dei giochi in concessione. «Vogliamo cogliere - ha spiegato l'amministratore delegato, Riccardo Varvello - alcune opportunità offerte dall'evoluzione della normativa nazionale in ambito di gioco attraverso il ricorso alle nuove possibilità in campo telematico con il gioco on line e, sulla scia di quanto già intrapreso da altri Casinò nazionale, e raccordarci così con l'emergente mercato del gioco pubblico, attraverso lo sviluppo di un marchio di franchising». Cheillon è comunque convinto che i problemi della Casa da gioco siano più organizzativi che strutturali e individua nella riorganizzazione dei tavoli verdi una delle leve prioritarie per riportare definitivamente i conti in positivo. Una riorganizzazione che potrà poggiare su basi solide soltanto a partire da un nuovo contratto che unifichi definitivamente giochi americani e francesi. Il Presidente si fa forte del risultato positivo del bilancio del 2007 con un margine sui proventi lordi di quasi 2 milioni di euro (1.976.506), dopo la perdita di oltre 2 milioni dell'anno precedente. «Una parte del risultato positivo – conclude – si deve sicuramente al nuovo disciplinare che ci ha concesso un 9% in più di risorse rispetto al precedente, ma non è stato l’unico fattore. C’è stato un lieve incremento degli introiti lordi (+0,61% ndr), un azione di contenimento selettivo dei costi di gestione, già avviata dal precedente Cda, e una riduzione delle spese derivanti da collaborazioni esterne, ottenuta attraverso un maggior coinvolgimento delle risorse interne». (Pubblicato sul Sole 24 Ore dell11 giugno 2008)

16 giugno 2008

Vota il miglior imprenditore valdostano del 2008: attenti agli ultimi sette posti

Prosegue al piccolo trotto il concorso «Vota il miglior imprenditore valdostano». Nel momento in cui vi scrivo siamo arrivati a 187 voti in circa un mese. La classifica ha un leader da tempo in testa, ma il margine di voti e, soprattutto, la durata del Concorso rendono possibili ancora ribaltamenti. Come promesso vi indico alcuni paletti per il futuro andamento del sondaggio che si concluderà l'8 dicembre. Premesso che le vostre mail di segnalazione di imprenditori meritevoli e di commento sono sempre ben accette ho deciso di dare un po' di pepe alla classifica. Oltre al primo posto infatti, diventeranno piazze "sensibili", ovviamente in negativo, anche le ultime sei posizioni. Mi spiego meglio. Il prossimo anno delle attuali sedici nomination otto saranno nuovamente in corsa. Verrà escluso per un anno l'imprenditore vincitore e gli ultimi sette classificati. In caso di parità conterà l'anzianità. Di conseguenza voi potrete concorrere a definire ben otto nominativi. Il giudizio sarà tuttavia qualitativo. E' chiaro però che se riceverò tante mail ben motivate ne terrò sicuramente conto. Per queste segnalazioni scrivete però al blog utilizzando lo spazio per i commenti. Nei limiti del possibile evitate l'anonimato. Segnalate il concorso ai vostri amici e invitateli a votare.

14 giugno 2008

Spunti di riflessione - 27: L'ingiustizia della fame

Come ogni settimana propongo anche on line l'editoriale che ho scritto sul Corriere della Valle.

«L’ingiustizia regna quando le leggi di crescita economica e di sempre maggiore profitto determinano lerelazioni sociali, lasciando nella povertà e miseria coloro che non hanno altro da offrire se non il lavoro delle proprie mani. Pertanto la Chiesa non esiterà di farsi carico della causa del povero e di diventare la voce di coloro che non sono ascoltati quando parlano per chiedere giustizia, e non per domandare elemosina». Sono parole indirizzate da Giovanni Paolo II ai proprietari e operai delle piantagioni di canna da zucchero di Bacolod City (Messico), il 20 febbraio 1981, che sembrano risuonare come una profezia in un tempo in cui la piaga della fame non si cicatrizza e noi occidentali sempre più vorremmo rinchiuderci nei nostri confini e dimenticarci che il dramma degli immigrati è l’altra faccia della fame. Purtroppo il recente vertice della Fao a Roma ha deluso, rivelando un’incapacità ad affrontare i problemi tale da sfiorare l’ammissione dell’impotenza. C’è chi sostiene che ci sia attesa per le elezioni americane in novembre, ma ogni giorno che passa è una macchia sulla coscienza delle nazioni del Nord del mondo. Il tema alimentare è troppo importante perché si possa “lasciar fare” solo al mercato, che, in ultima istanza, è sempre un confronto tra rapporti di forza, tra poteri contrattuali diversi, in cui i più forti prevalgono.
Anche i più deboli hanno diritto di mangiare e questo precede qualunque altro obiettivo di politica economica. Di conseguenza le responsabilità delle nazioni più ricche non consiste soltanto nel mettere a disposizione maggiori risorse.
Il lavoro è molto più complesso, soprattutto ora che ci muoviamo in un mondo globalizzato. «La soluzione - come affermato da Riccardo Moro, direttore della «Fondazione Giustizia e Solidarietà» e componente del Comitato Ecclesiale Cei per la Riduzione del debito dei paesi più poveri - non sta nell’aumento dei fondi, comunque preziosi. Sta nella creazione di un’authority internazionale, con poteri di sanzione, che sovrintenda in cinque campi: quantità prodotte nelle diverse aree regionali e nazionali, prezzi internazionali, sussidi e barriere, speculazioni finanziarie, proprietà della terra». Per Moro con l’authority servono due iniziative speciali. La prima dedicata alla tutela della proprietà tradizionale dei contadini nel Sud del mondo, che si vedono spesso sottratta la terra per vie legali perché non sanno di doversi registrare nei catasti creati con le riforme agrarie. La seconda consiste nel rendere illegale ogni forma speculativa legata a prodotti alimentari. «In alcuni paesi – conclude Moro - è vietato legare titoli che scommettono sul raggiungimento di determinate quotazioni al cibo: se applicata dappertutto, questa norma può sterilizzare le spinte speculative che stanno arroventando il mercato alimentare». Una complessità che però non deve esimerci dal dare il nostro contributo:da un lato mettendo anche a disposizione delle risorse economiche, magari con il meccanismo dell’adozione a distanza; dall’altro, come già sottolineato, guardando ai fenomeni migratori consci del dramma di chi è costretto ad abbandonare il proprio paese per garantirsi una sopravvivenza.
E i tanti italiani nel mondo, cui oggi abbiamo dato voce nel nostro parlamento, dovrebbero aiutarci a fare memoria. (Pubblicato sul Corriere della Valle del 12 giugno 2008)

13 giugno 2008

Professionisti valdostani - 12: Serve lo psicologo di base

Identikit

Iscritti dell’ultimo triennio:
2007: 126
2006: 108
2005: 97

Suddivisione maschi e femmine:
M 90
F 27

Composizione direttivo:
Alfredo Mattioni (Presidente), Mariagrazia Sabatino (vicepresidente), Luca Scacchi (segretario), Anna Filiputti (tesoriere), Mariangela Cazzato, Angelo Tonello e Ivo Gerbaz (consiglieri)

Il trend nei prossimi anni in termini di iscritti:
A livello nazionale si ipotizza un aumento degli iscritti del 10%. All’Università della Valle d’Aosta gli iscritti alla laurea triennale sono attualmente cento.

Mail e sito internet:
mail: info@ordinepsicologi.vda.it
sito: http://www.ordinepsicologi.vda.it/


Le nostre domande:

Quali le principali problematiche a livello regionale… e nazionale?
La problematica maggiore è che il settore è assolutamente saturo, ma il numero di laureati non diminuisce. Anzi. Nel 2007 come Consiglio nazionale abbiamo presentato una relazione al Governo da cui si evince chiaramente come il 50% degli iscritti a livello nazionale e regionale fa un lavoro diverso da quello per il quale ha studiato. Alcuni fanno gli insegnanti, gli educatori. Altri addirittura cambiano completamente settore d’intervento. Inoltre oltre il 50% dei 67 mila psicologi attualmente iscritti, praticamente più di uno ogni mille abitanti, ha un livello reddituale basso. Soltanto 4000 psicologi hanno un reddito superiore a 3000 euro al mese. La maggior parte spesso non supera i mille euro. Un problema legato a questo è che un numero così alto non rende semplice il controllo della qualità delle prestazioni offerte. Il bisogno di redditività diventa così prioritario che molti si adattano a lavorare senza talvolta disporre degli strumenti idonei.

Esistono possibilità di lavoro in Valle d’Aosta oppure il settore è saturo?
E’ chiaro che non ci sono. Anche se comunque nella nostra regione circa 30 psicologi hanno una occupazione stabile nell’area del benessere.

Iniziative di formazione realizzate nel 2007 e in programma nel 2008?
Uno degli aspetti che curiamo di più dell’aggiornamento è la possibilità di collaborare con le altre professioni sanitarie. In questa logica abbiamo organizzato un convegno in collaborazione con gli ordini dei medici, degli assistenti sociali, degli infermieri. Al centro del Convegno i problemi legati alla linguistica e alle modalità di collaborazione. Si tratta di un evento che vorremmo riportare ad Aosta per migliorare la nostra rete di collaborazione. Nel 2008 offriremo ai nostri iscritti la possibilità di un approfondimento in materia di deontologia professionale in modo da garantire al cliente un professionista corretto. Poi abbiamo in programma due seminari: uno sulla valutazione peritale, in modo da offrire allo psicologo uno strumento per esprimere le proprie opinioni in sede di perizia in Tribunale o in caso di adozioni o separazioni, e poi un seminario sulla valutazione neuropsicologica in modo da offrire degli strumenti per la diagnosi.

Esistono nuovi sbocchi professionali?
Esistono nuovi campi di indagine come la psicologia aziendale, della strada o scolastica. In particolare quest’ultimo in Valle è stato un po’ troppo accantonato, mentre credo che gli psicologi debbano essere più presenti. Proprio per questo abbiamo creato un gruppo di lavoro ad hoc su questa tematica. E’ sufficiente pensare al bullismo per comprendere quanti e quali possano essere i problemi dell’età dell’adolescenza. Quanti i fenomeni di disadattamento. Spesso la scuola si appoggia al personale presente sul territorio che però spesso si deve anche occupare di altre tipologie e la risposta rischia di non essere soddisfacente. Servono invece interventi mirati. Inoltre, a livello nazionale, come Ordine degli psicologi, stiamo studiando una serie di iniziative di promozione anche a livello politico della necessità di istituire la figura dello psicologo di base.
Non dimentichiamoci che il 35% delle richieste che arrivano ai medici di famiglia sono di natura psicologica. Lo psicologo di base diventerebbe un sostegno valido e professionale per affrontare le situazioni di crisi psicologica che si possono presentare nel corso del ciclo di vita. Inoltre, nei casi in cui il sostegno psicologico non basti, lo psicologo è in grado di effettuare una diagnosi accurata
e indirizzare la persona verso lo specialista più adatto al suo caso. Per esempio, il disturbo di apprendimento di un bambino ha bisogno di un intervento diverso da quello di un disturbo ansioso o da una crisi adolescenziale. Eppure nella maggior parte dei casi , quando si tratta di un problema di natura psicologica, le persone girano da un medico all’altro prima di arrivare ad un corretto inquadramento del problema e all’indicazione della terapia necessaria. E se non bastasse, lo psicologo di base avrebbe anche le competenze per indirizzare le persone verso le strutture di assistenza territoriali più adatte.

Qual è il rapporto con il mondo delle imprese?
Le dimensioni delle aziende valdostane in generale non rendono possibile la presenza di psicologi aziendali negli organici. Tuttavia, nel campo dell’orientamento, ci sono alcuni colleghi che offrono il loro valido servizio presso l’Agenzia del lavoro. (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 12 giugno 2008)

12 giugno 2008

Tutto quello che c'è da sapere sull'economia valdostana

Come promesso segnalo il link al sito della Banca d'Italia dove i più coscienziosi (consiglieri regionali in primis, ma anche imprenditori) potranno farsi un'idea più approfondita del fatto se l'economia valdostana sia caratterizzata più da luci che da ombre. Scaricate il file e buona lettura.

11 giugno 2008

Relazione Banca d'Italia: l'economia valdostana corre meno di quella italiana

Continua a crescere l’economia valdostana anche se con una velocità inferiore a quella italiana. A dirlo è l’ultima relazione della Banca d’Italia, presentata questa mattina dallo staff dell’attuale direttore della filiale aostana, Giuseppe Manitta. Domani, per i più solerti, sarà possibile leggersi on line il testo integrale e sarà mia cura farvi sapere attraverso il blog come e dove. Come sempre per gli amanti del cartaceo rinvio alla lettura del Corriere della Valle in edicola venerdì. Volendo utilizzare un’immagine di tragica attualità verrebbe da dire che la Regione continua a mettere benzina in un macchina il cui motore gira, in questi ultimi tempi, un po’ più a fatica. Pensate che con un +1,4% di crescita del Pil mi dimostro un po' troppo pessimista? Non dimenticate che i piccoli numeri valdostani rendono davvero difficili simili operazioni di previsione. L'anno scorso la stima finale del Pil per il 2006 si aggirava intorno all'1,8 per poi attestarsi allo 0,9%, cioè la metà. Ma non vorrei correre il rischio di semplificare troppo il quadro economico regionale. Analizziamo perciò più da vicino i numeri.

Sulla base dei dati di fonte Prometeia nel 2007 il Pil è cresciuto in Valle d’Aosta dell’1,4 per cento (0,8 nel 2006). «Nel 2007 – si legge nella relazione - il rallentamento della domanda alle imprese industriali nell’ultima parte dell’anno ha attenuato il positivo andamento della produzione e si è riflesso negativamente sulle decisioni di investimento. Anche le imprese nel settore delle costruzioni hanno mostrato alcuni segnali di indebolimento dell’attività, anche la domanda di opere pubbliche è tornata a crescere». Nei servizi i principali indicatori evidenziano un peggioramento rispetto all’anno precedente. Al calo del fatturato e degli investimenti si è associata la diminuzione delle presenze di turisti, anche nella componente straniera; per contro, le vendite nel commercio al dettaglio sono aumentate a un ritmo superiore a quello delle regioni del Nord Ovest.
Il rallentamento nei principali settori non ha però inciso sul numero di occupati, nuovamente cresciuto nella media del 2007, «determinando – si legge ancora nella relazione - un incremento dei tassi di occupazione e di attività». Il tasso di disoccupazione è lievemente peggiorato, restando comunque tra i più bassi in Italia. Qualche criticità più significativa si riscontra nel settore del credito. «I prestiti bancari – evidenzia Banca d’Italia - hanno nel complesso decelerato; vi hanno influito la dinamica negativa dei finanziamenti alle imprese dei servizi e il rallentamento del credito bancario alle famiglie consumatrici, sia nella componente dei mutui per l’acquisto di abitazioni sia in quella del credito al consumo. La rischiosità del credito è leggermente aumentata». Più in generale i risparmiatori valdostani hanno continuato a orientarsi prevalentemente verso strumenti finanziari caratterizzati da livelli di rischio abbastanza contenuti. I depositi bancari e gli investimenti in obbligazioni emesse dalle banche sono ulteriormente aumentati, anche se a ritmi più contenuti rispetto all’anno precedente, mentre hanno accelerato i titoli di Stato e le obbligazioni non bancarie. Sono invece ancora diminuiti gli investimenti in azioni, in gestioni patrimoniali e in quote di OICR. Dati, questi ultimi, che confermano un certo profilo particolarmente prudente del risparmiatore valdostano. La relazione presenta un focus particolarmente interessante dedicato ai tratti strutturali e alla dinamica recente dell’economia regionale. «Rispetto alla media italiana – spiega lo staff di Banca d’Italia - il sistema produttivo valdostano, caratterizzato da una maggiore incidenza delle attività dei servizi e delle costruzioni, è cresciuto a un ritmo più elevato nel periodo 2001-03 e uguale nel 2004, mentre nel biennio 2005-06 il divario è stato negativo. Il maggiore sviluppo intervenuto nel triennio di inizio de-cennio è da attribuire principalmente ai positivi risultati ottenuti dai comparti industriali della meccanica e della produzione di energia elettrica ed è stato attenuato da eventi eccezionali verificatisi tra il 1999 e il 2001 (chiusura del traforo del Monte Bianco e alluvione) che hanno influito negativamente su importanti branche dei servizi». Nel triennio successivo il peggioramento della dinamica economica regionale è, invece, riconducibile agli andamenti nel settore industriale e in quello delle costruzioni, che si sono allineati alle medie nazionali, e a quello nel settore dei servizi, il cui valore aggiunto si è invece contratto per effetto dei risultati negativi registrati nei comparti della Pubblica amministrazione e dei servizi vari a imprese e famiglie. Ma le difficoltà incontrate nel biennio 2005-06 dai settori manifatturiero e dei servizi sono riscontrabili anche dall’analisi dei bilanci delle imprese. Al crescente grado di indebitamento (leverage), registrato in entrambi i settori, si è aggiunta una redditività negativa in quello dei servizi che si protrae dal 2002. L’aumento del leverage e la redditività negativa, unitamente al maggiore fabbisogno finanziario, si sono riscontrati tra le imprese di dimensioni maggiori, influenzando in modo più rilevante i risultati aggregati complessivi.

Valle d'Aosta: Giornata economia 2008 (terza puntata)

Propongo come terzo appuntamento con la Giornata dell'economia 2008 organizzata dalla Chambre le conclusioni dell'economista Massimo Lévêque. I titoli li ho aggiunti io. Vi segnalo anche il link per una lettura completa del documento. Tabelle comprese.

Le conclusioni di Lévêque
Seppur in un quadro nazionale caratterizzato da molteplici difficoltà, l’economia valdostana negli ultimi due anni ha mostrato segnali congiunturali di ripresa, in particolare nel 2007. Consumi ed esportazioni hanno fatto da traino alla crescita del PIL regionale: i primi con la determinante componente derivante dalla domanda turistica, l’export centrato principalmente sulle attività siderurgiche della più grande impresa industriale valdostana, la Cogne Acciai Speciali, che ha potuto beneficiare dell’andamento della domanda internazionale caratterizzata dalla crescita dei volumi e dei prezzi. Il positivo quadro macroeconomico si inserisce in un contesto di sostanziale stabilità dei principali indicatori socio-economici regionali. Dal punto di vista demografico, si registrano una lieve ripresa della natalità che riporta, dopo anni, il saldo naturale in equilibrio ed una sostanziale stabilità dei tassi migratori che si mantengono su livelli significativamente inferiori a quelli medi delle regioni settentrionali.
Relativamente alle imprese, il numero complessivo risulta di fatto stabile dal 1998 e i fenomeni di nata-mortalità registrati nel decennio sono equilibrati.
Si rafforza invece nel decennio, tra le oltre 14 mila imprese valdostane, la presenza di quelle terziarie e di quelle del settore dell’edilizia, queste ultime cresciute di oltre il 30%. Tra i comparti dei servizi, maggiore dinamismo hanno mostrato le imprese dell’informatica, dell’immobiliare e quelle del settore dei servizi legati al tempo libero (ricreativi, sportivi, culturali e turistici).
Pur numericamente stabili, tra le imprese valdostane cresce sia la quota di «società» – di capitale e di persone – sia la percentuale di imprese «artigiane», concentrate in particolar modo nel settore edile. In costante calo risultano i dati sui fallimenti anche se, data la realtà regionale fatta di piccoli numeri, in alcuni casi le crisi aziendali di alcune imprese industriali hanno inciso non marginalmente sul tessuto socioeconomico delle aree interessate. Anche il rapporto tra sofferenze e impieghi risulta in calo e scende al di sotto del 3%. Stabilmente positivi restano anche i dati concernenti l’occupazione ed il mercato del lavoro: alti tassi di attività, sia maschili che femminili, e tassi di disoccupazione ai limiti del fisiologico (3%) caratterizzano l’economia locale collocando la Valle d’Aosta tra le regioni europee per le quali si può parlare di «piena occupazione».

Gli elementi di criticità
Nel sistema economico locale permangono però – ed in alcuni ambiti si accentuano – alcuni elementi di criticità. La configurazione del tessuto produttivo mostra imprese non solo di dimensioni particolarmente ridotte ma anche poco orientate ad organizzarsi in reti o filiere produttive, risultando quindi più vulnerabili ai cicli congiunturali negativi e meno attrezzate per affrontare processi di diversificazione e per affacciarsi su nuovi mercati si sbocco.
Relativamente bassa resta poi la quota di imprese operanti in settori “specializzati o ad alta tecnologia”: dai dati Unioncamere la percentuale di export di tali prodotti risulta infatti assai modesta (l’11% circa) se confrontata anche solo con quella delle Province Autonome di Bolzano (30%) e di Trento (48%). Causa ed effetto di tale bassa specializzazione produttiva, si conferma la limitata propensione del sistema locale alle attività di R&S, malgrado gli sforzi posti in essere dalla Regione per assistere e sostenere tali iniziative.
Sia in termini di spesa sia in termini di addetti, gli indicatori relativi alla R&S in Valle d’Aosta presentati da Unioncamere risultano assai al di sotto sia dei corrispondenti dati medi nazionali sia di quelli relativi ad aree comparabili come il Trentino-Alto Adige.

Si indebolisce l’attrattività
In questo quadro di relativa stabilità, riferibile sia agli elementi positivi (PIL pro-capite, patrimonio delle famiglie, occupazione) sia a quelli più critici appena richiamati, l’attrattività globale della Valle d’Aosta per le imprese pare evidenziare un certo indebolimento.
Unioncamere evidenzia che, per la prima volta a partire dal 2005, i processi di delocalizzazione del lavoro anche in Valle d’Aosta superano, seppur di poco, quelli di attrazione. Inoltre i flussi di investimento esteri verso la Valle risultano in costante calo dal 2004 pur essendovi, nella regione, importanti aree attrezzate disponibili ad accogliere nuovi insediamenti produttivi.

Fa eccezione il turismo
Di segno decisamente diverso risulta invece l’attrattività della Vallée dal punto di vista turistico. Pur con gli andamenti altalenanti che caratterizzano gli arrivi e le presenze turistiche – anche per il condizionamento di fattori quali quello meteorologico che sul turismo montano, specie invernale, è assai rilevante – il settore turistico riveste un ruolo centrale nell’economia locale per l’apporto fornito alla produzione del valore aggiunto, per l’occupazione che genera e, non ultimo, per l’apertura e l’esposizione alla concorrenza internazionale a cui espone beneficamente le imprese del settore.
La clientela straniera rappresenta infatti quasi un terzo del movimento turistico complessivamente registrato nelle strutture ricettive, con punte del 45-50% nei periodi invernali, e ha generato negli ultimi anni flussi valutari dall’estero dell’ordine complessivo di 300-350 milioni di euro. Dalle indagini più recenti svolte sulla clientela turistica emerge un livello di gradimento e soddisfazione per l’offerta valdostana che può essere definito “più che buono”. Ciò lascia intravvedere possibilità di ulteriori sviluppi del settore a condizione che l’offerta si mantenga su livelli di qualità adeguata e che si ampli la dotazione complessiva di posti letto “commerciali” che globalmente risulta assai inferiore a quella esistente in destinazioni turistiche montane concorrenti.

Scenario a medio termine di stabilità
Unioncamere presenta infine uno scenario di previsione a medio termine (2008-2011) che per la Valle d’Aosta conferma un quadro di sostanziale tenuta e stabilità. Pur con una dinamica media del valore aggiunto leggermente inferiore alla previsione nazionale, le stime Unioncamere indicano nel quadriennio uno scenario di crescita dell’occupazione di circa mezzo punto percentuale all’anno, con un tasso di disoccupazione che tende a collocarsi al di sotto del 2,5% e con un livello stabile o in leggera crescita del valore aggiunto per abitante e per occupato.

Luci e ombre
Dal quadro che complessivamente emerge dall’analisi dei dati Unioncamere, si confermano le caratteristiche strutturali (con relative luci ed ombre) dell’economia valdostana già evidenziate nei precedenti rapporti, a fronte delle quali possono essere indicati alcuni “orientamenti strategici” verso cui il sistema potrebbe tendere.

Tra questi parrebbero prioritari:
- Azioni di rafforzamento e consolidamento del locale tessuto di imprese, sia mediante l’attrazione di nuovi insediamenti di qualità nelle aree disponibili sia mediante il sostegno alla creazione di reti e filiere tra le imprese esistenti.
- Deciso sostegno alle attività di ricerca ed all’innovazione, accompagnato da azioni volte a favorire l’incremento della locale offerta di personale tecnico qualificato, utilizzando al meglio le opportunità derivanti dalla presenza in Valle del Politecnico di Torino e dalla crescita dell’Università della Valle d’Aosta.
- Rapido completamento dei programmi di infrastrutturazione tecnologica della Valle d’Aosta (reti e comunicazioni) in modo da conferire al sistema locale un positivo differenziale di competitività a beneficio sia delle imprese – produttive e terziarie – localizzate sul fondo valle sia di quelle che operano, con maggiori difficoltà, in montagna.
- Sostegno a «percorsi di specializzazione produttiva» del locale sistema di imprese, legati a natura e caratteristiche del territorio valdostano (dall’agro-alimentare alla filiera del legno) in modo da conferire all’offerta, che deve sempre più confrontarsi su mercati esterni, quegli elementi distintivi e peculiari in grado di apportare quella forza competitiva di cui normalmente le imprese di piccole dimensioni e produttrici di beni standardizzati non dispongono.

10 giugno 2008

Valle d'Aosta: Giornata economia 2008 (seconda puntata)

Seconda puntata della presentazione della relazione dell'economista Massimo Lévêque, presentata alla Giornata dell'Economia promossa dalla Chambre.

L’import e l’export
Dopo la crescita di quasi il 20% fatta registrare nel 2006, le esportazioni valdostane continuano la loro corsa nel 2007 incrementandosi di un ulteriore 48% raggiungendo l’ammontare di quasi 870 milioni di euro. Le importazioni, pur crescendo a ritmo sostenuto (+35%), si incrementano meno dell’export e si assestano a 542 milioni di euro: il saldo commerciale sull’estero nel 2007 è ancora ampiamente positivo e pari a 328 milioni di euro contro i 188 del 2006 (+74% ). Conseguentemente il grado di apertura dell’economia valdostana (import+export su PIL) si amplia ulteriormente passando dal 24% circa del 2005 al 35% circa del 2007. Il positivo trend delle esportazioni valdostane costituisce un dato ormai costante dal 2003, anno in cui l’ammontare totale di beni venduti all’estero rappresentava solo il 40% di quello registrato nel 2007

Le imprese e gli addetti
Dopo la flessione del 2006, nel 2007 il numero di imprese registrate torna a crescere seppur di poco per l’effetto dell’aumento delle iscrizioni (+0,6%) ed il calo delle cessazioni (-0,8%). Il tasso di natalità torna dunque ad incrementarsi (6,7% contro il precedente 6,3%) mentre contestualmente scende al 6,4% il tasso di mortalità (6,9% nel 2006). Sulle 14.758 imprese registrate, risultano attive 12.795 (l’86,7% ), anch’esse in crescita rispetto al dato del 2006 (+67 in valore assoluto, pari allo 0,5% in più). La dinamica delle imprese valdostane risulta lievemente inferiore a quella media nazionale (+0,8%) e del Nord-Ovest (+1,0%) anche se è superiore a quella del Trentino-Alto Adige, dove il numero di imprese rispetto all’anno 2006 risulta pressoché stabile (+0,1%) . Al di là delle oscillazioni annue, il trend di lungo periodo evidenzia una sostanziale stabilità del numero di imprese in Valle (14.758 nel 21007 contro le 14.586 del 1998, l’1,2% in più). In Piemonte, nello stesso periodo, il numero di imprese è cresciuto del 7,6%, a Trento dell’8,7%, a Bolzano del 4,8%. L’andamento in Valle d’Aosta non è stato peraltro omogeneo nei diversi settori: continua il calo del numero di imprese agricole (-2,3% tra il 2006 e il 2007 e -30,2% rispetto al 1998) e delle imprese industriali (-5% dal 1998) mentre cresce il numero di imprese del comparto edile (+32% rispetto al 1998) e dei servizi (+6,6%), anche se nell’ultimo triennio anch’esse mostrano nel complesso una sostanziale stabilità.
Continua la crescita delle imprese aventi come forma giuridica la società di capitale: nel 2007 esse sono 1.943, il 2,9% in più dell’anno precedente e quasi il 45% in più rispetto al 1998.Le società di persone sono stabili nell’ultimo biennio mentre continua, seppur di poco, la riduzione delle ditte individuali.Le imprese aventi forma societaria sono nel 2007 il 42% del totale (complessivamente esse sono 6.191) contro il 36% del 1998. A livello nazionale, lo stesso dato è pari al 40%, anche se le società di capitale sono oltre il 20% del totale mentre in Valle d’Aosta esse superano di poco il 13% . Le ditte individuali rappresentano comunque ancora più della metà del totale delle imprese valdostane (il 55%) mentre continua la crescita delle imprese con altre forme giuridiche (cooperative) legata allo sviluppo del no-profit e della cooperazione sociale.
Quasi la metà (48%) delle nuove iscrizioni del 2005, è rappresentato da nuove imprese, in linea con il trend degli ultimi anni. In aumento invece il numero di nuovi imprenditori (115 ogni 100 nuove imprese) e tra di essi la quota di donne (164 pari al 30,6%). Per fasce di età, resta consistente (oltre ¾) la quota di nuovi imprenditori di età compresa tra 25 e 49 anni mentre si riduce la percentuale di “giovani” (10 su cento contro 19 su cento nel 2002) ed aumenta la quota degli “over 50” (13 su cento). Settorialmente, la quota di nuove imprese risulta superiore alla media in agricoltura (57%), nella filiera del legno (55%) e nelle costruzioni (52%). Inferiore alla media invece la quota di nuove imprese nei settori del commercio (45%) e degli alberghi e ristoranti (37%).
612 sono gli imprenditori extra-comunitari attivi in Valle d’Aosta, (il 4,1% del totale imprese) apparentemente in calo rispetto all’anno 2006. In realtà, dal 2007 non sono più inclusi gli imprenditori di origine rumena (36 nel 2006, di cui 2/3 nel settore edile). Il confronto, al netto dei cittadini rumeni, indica una crescita tra 2006 e 2007 comunque del 3,2% .
Costruzioni e commercio, pressoché in egual misura, assorbono ciascuno circa un quarto delle imprese extra-comunitarie; segue la ristorazione con 81 imprese (il 13%). Un imprenditore su tre è di provenienza nordafricana ed il 20% è di origine latino-americana.
A livello nazionale, la quota di imprenditori extra-comunitari è superiore al dato valdostano. Anche in Piemonte e in Trentino tale incidenza è pari al 6% mentre per la Provincia di Bolzano il valore è di poco inferiore a quello della Valle d’Aosta(3,8%).
Il mercato del lavoro in Valle d’Aosta continua ad evolvere positivamente evidenziando tassi di occupazione tra i più alti del Paese, sia a livello globale sia con specifico riferimento all’occupazione femminile. Le donne rappresentano in Valle il 43% degli occupati (contro il 39 nazionale, il 42 del Nord-Ovest e il 41% del Nord-Est) con un tasso di occupazione sulla popolazione in età lavorativa (15-64 anni) del 58,5 %.
Specularmente, anche i livelli di disoccupazione sono in Valle d’Aosta tra i più bassi d’Italia e, tra i disoccupati, la quota di disoccupazione di lunga durata si colloca al di sotto dell’1%. La distribuzione settoriale degli occupati in Valle d’Aosta mostra elementi peculiari riassumibili in: a) una maggior terziarizzazione, sia nei confronti della media nazionale, sia delle macro aree settentrionali;
b) all’interno del comparto industriale, già relativamente sottorappresentato, la marcata presenza di occupazione nel settore edile;
c) una più forte percentuale di occupati in agricoltura, che non trova corrispondente riscontro nella ripartizione settoriale del valore aggiunto regionale.

9 giugno 2008

Valle d'Aosta: Giornata economia 2008 (prima puntata)

Terzo appuntamento con la Giornata dell'Economia 2008 organizzata dalla Camera di Commercio della Valle d'Aosta. Propongo ai visitatori del blog un tentativo di sintesi suddiviso in tre puntate. Ovviamente proporrò anche una versione cartacea sul Corriere della Valle d'Aosta in edicola questo venerdì corredata di qualche tabella in più. Per gli amanti dei documenti originali ecco il link al sito della Chambre.

«Puntare sulle nostre specificità di regione alpina, andando a risolvere i problemi e le criticità che conosciamo e che affrontiamo quotidianamente, per esportare poi le soluzioni». E’ questa la ricetta suggerita dal presidente della Chambre per consolidare il trend nuovamente positivo dell’economia vadostana. «Dopo un 2005 caratterizzato da luci e ombre e un 2006 che faceva intravedere un cambio di tendenza, il 2007 – ha aggiunto Pier Antonio Genestrone - rappresenta infatti un anno di ripresa con positivi segnali congiunturali della situazione socio-economica valdostana». A trascinare la Valle d’Aosta in questa crescita sono state essenzialmente le due componenti legate ai consumi e le esportazioni, trainate dalla crescita della Cogne Acciai Speciali. Non mancano, però, le criticità: tessuto produttivo caratterizzato da dimensioni imprenditoriali ancora troppo ridotte; poche imprese operanti nei settori specializzati o ad alta tecnologia; malgrado gli aiuti messi in atto dalla Regione si fa ancora poca ricerca e sviluppo; poca attrattività per le imprese esterne; per la prima volta dal 2005, i processi di delocalizzazione del lavoro superano quelli di attrazione e i flussi di investimento sono in calo dal 2004. «Di fronte a questo quadro, ritengo inutile – ha spiegato il presidente della Chambre - andare ad investire in settori dove altri, già strutturati e con esperienza alle spalle, stanno lavorando. Dobbiamo piuttosto continuare a puntare su iniziative come Rigenergia che contribuiscano a far diventare la Valle d’Aosta una regione d’eccellenza per particolari nicchie produttivo-commerciali, utilizzando al meglio le eventuali collaborazioni con il nostro polo universitario».

E’ toccato poi all’economista Massimo Levêque illustrare nel dettaglio il quadro economico valdostano.

Il quadro economico
In Valle d’Aosta nel 2006 il ciclo economico regionale è tornato in terreno positivo ed il PIL ha superato, a valori correnti, i 4 milioni di euro, per effetto della domanda interna (+4,6%) e per il positivo andamento dell’export (+19%). Le stime Unioncamere per il 2007 indicano ancora una crescita sostenuta, superiore al dato medio nazionale, ancora trainata dall’andamento delle esportazioni (+48%) e da collegare anche al relativo ritardo con cui in Valle si è trasmessa la ripresa dell’economia nazionale verificatasi nel 2006. Nel 2007, il PIL pro-capite torna ad essere il primo tra le regioni italiane (ed il 4° tra le province preceduto solo da Milano, Bologna e Roma) per l’effetto combinato della crescita dell’economia e dell’andamento demografico, relativamente meno dinamico rispetto a quello delle aree più direttamente concorrenti. Con oltre 34 mila euro, esso è superiore del 32% a quello medio nazionale, di quasi il 23% a quello piemontese e del 3,7% a quello della provincia di Bolzano.
Nel triennio 2004-2007, la variazione del PIL pro-capite in Valle d’Aosta è stata particolarmente sostenuta, superiore a quella registrata sia nel Nord-Ovest (7%) sia nel più dinamico Nord-Est (8,6%). La dinamica di Bolzano, meno della metà del dato medio nazionale, è però da ricondurre al forte incremento demografico registrato piuttosto che ad un tasso di crescita dell’economia locale particolarmente basso.
Il valore aggiunto valdostano nel 2006 è pari a 3,244 milioni di euro (+2,6% a valori correnti rispetto al 2005).
In costante calo dal 2003 la componente proveniente dall’agricoltura (da 50 a 43 milioni di euro a valori correnti), nel 2006, la composizione del valore aggiunto regionale è largamente terziaria (oltre 73%, di poco inferiore alla percentuale di Bolzano), con un peso contenuto dell’industria in senso stretto (poco meno del 14% in lieve, costante ripresa nell’ultimo quinquennio).
Da rilevare, secondo la ricerca, l’importanza per l’economia locale del comparto delle costruzioni che, grazie anche all’importante ruolo giocato dalla domanda pubblica, dal 2002 rappresenta più del 10% del valore aggiunto regionale, in lenta ma progressiva crescita nel tempo. Tale valore risulta quasi doppio rispetto al dato nazionale e comunque assai al di sopra di quello delle aree territoriali prese a confronto.

Redditi, consumi e patrimonio delle famiglie
In Valle d’Aosta, il reddito disponibile pro-capite supera i 20 mila euro ed è di poco superiore a quello medio del Nord-Ovest. Esso tra il 2004 e il 2005 è cresciuto meno rispetto alle aree di confronto ed il suo peso in rapporto al PIL è, come nelle due province autonome, inferiore al dato medio nazionale. Anche a livello di famiglie, tenuto conto della diversa composizione nei diversi territori, il reddito lordo disponibile delle famiglie valdostane si colloca ben al di sopra della media italiana anche se la composizione media delle famiglie valdostane, schiacciata sulle prime due classi dimensionali, genera un valore medio totale per famiglia relativamente meno distante dal dato medio italiano (+8%) rispetto a quello pro-capite (+24%). Nel 2006, i consumi finali delle famiglie in Valle d’Aosta assommano a 2,685 milioni di euro, il 66% del PIL, in crescita del 4,6% rispetto all’anno precedente ed hanno rappresentato uno dei traini alla crescita economica dell’anno. Ad essi si aggiungono i consumi delle pubbliche amministrazioni (oltre 1 milione di euro nel 2005, pari al 27% del PIL) che in Valle d’Aosta rappresentano una quota di prodotto superiore a quella delle altre aree prese a confronto (a Bolzano 24%, a Trento 23%, nel Nord-Ovest 16%, nel Nord-Est 17%, a livello nazionale 20%). Tra i “consumi delle famiglie”, la quota di consumi alimentari si mantiene al di sotto del 12% del totale, in linea con il dato della Provincia di Bolzano. Il differenziale con il dato nazionale è rilevante ed è determinato, oltre che dal buon livello di benessere di cui gode la Comunità valdostana, anche dalla componente turistica della domanda. Il valore del patrimonio delle famiglie valdostane è stimato da Unioncamere per il 2006 in quasi 29 miliardi di euro di cui circa 2/3 costituito da attività reali (terreni e abitazioni).
Rispetto all’anno precedente, tale valore si è incrementato del 10% (contro il 7,6% medio nazionale) anche per l’andamento fatto registrare dai valori immobiliari che, soprattutto nelle aree turistiche e nel capoluogo, si sono incrementati in termini reali.
Le attività finanziarie (il 35,4% del totale e in crescita dell’8% rispetto al 2005), per il 60% (circa 6 miliardi di euro) sono costituite da valori mobiliari e per la restante parte sono rappresentati da depositi e riserve.Il dato medio per famiglia, poco al di sopra dei 500 mila euro, nel 2006 supera quello di Milano e colloca la Valle d’Aosta al primo posto tra le regioni/province italiane per dotazione patrimoniale con un differenziale

7 giugno 2008

A proposito dell'effetto virale

Vi invito a visitare con un po' di ritardo un articolo di Luigi Ferro dove si parla del mio blog. E' molto utile per comprendere quali possono le dinamiche di internet anche per una micro-esperienza come quella che sto portando avanti in questi mesi. Da leggere.

Elezioni regionali 2008 in Valle d'Aosta: una cittadinanza consapevole

«Occorre che il programma amministrativo privilegi la prevenzione piuttosto che la cura, l’assistenza, o la rimozione del disagio». Sono parole dette dall’Avvocato Giovanni Salghetti-Drioli, già sindaco di Bolzano, in occasione dell’incontro, promosso da Mons. Giuseppe Anfossi, in collaborazione con il Celva, come momento di formazione per i sindaci valdostani. Il tema era particolarmente specifico: «Il ruolo del Sindaco nella società che cambia – gli equilibri sociali tra identità e integrazione». Eppure alcuni passaggi, come quello appena citato,
ben si adattano all’amministratore tout court. Salghetti-Drioli proseguiva sottolineando «come la qualità della vita non dipende solo dal livello di istruzione e di formazione, ma dalla forza morale, dalla fiducia in se stessi, dallo spirito di sacrificio, dalla capacità di risparmio e di resistenza al consumismo, dal grado di conoscenza dei servizi socio-culturali, dal senso civico». Un futuro che rischia di essere compromesso però dalla bassa natalità e da una società che inevitabilmente invecchia. E’ un’intuizione non nuova per la nostra Diocesi. Nel 2003, infatti, con il contributo degli uffici pastorali, proponemmo sulle colonne del Corriere un appello-riflessione in vista della tornata elettorale per chi desiderava dialogare con la comunità cristiana. Un testo che, purtroppo, non ebbe nel dibattito politico la eco che meritava. Anche allora si parlava di immagini di futuro e vi era un punto che ritornava più volte: l’immagine del villaggio, che insieme richiama al passato e si proietta nella società globale. «Vorremmo
poter definire la Valle d’Aosta
– si leggeva – non già un’isola felice, ma un piccolo villaggio del mondo globale,villaggio che si onora di essere abitato da gente sobria, solidale, accogliente». E nel testo era espresso l’auspicio «di ritornare ad essere una comunità solidale, come quella che sapeva organizzare la vita di villaggio con il lavoro volontario di tutti e che ha costruito sentieri, canali, terrazzamenti e chiese in ogni villaggio». Un luogo che non fa del guadagno il proprio metodo di misura, che sa vivere con intelligenza e creatività le proprie tradizioni. Un luogo che vive il turismo come un’occasione privilegiata di mettere in pratica il valore cristiano dell’accoglienza. «Un luogo – era scritto – di rispetto e di dialogo, di accoglienza e di proposta di qualità, che offra ai turisti il meglio della propria cultura basata sulla collaborazione e sulla cooperazione». Oggi lo scenario regionale ci mostra troppo spesso un eccesso di individualismo che da danno per la comunità sempre più diventa danno perfino per il singolo che se ne fa interprete. E’ curioso come un testo rivolto ai politici parlasse prima di tutto al popolo che abitava fra quelle montagne. E, in realtà, anch’io oggi, dopo aver scritto ai futuri consiglieri, voglio rivolgermi a voi, cittadini valdostani, perché si può aver scelto la classe politica cui affidare il futuro della nostra regione ma non si può venire meno al dovere di una cittadinanza consapevole. Un dovere fatto di vigilanza e di amore per la propria regione senza spirito di parte, di disponibilità a dare il proprio contributo alla pubblica opinione, magari anche dalle pagine di questo settimanale. (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 5 giugno)

6 giugno 2008

L’Associazione delle Regioni viticole d’Europa ha festeggiato i 20 anni di attività e ha approvato la «Déclaration de Reims»

Il presidente del Cervim François Stévenin, in rappresentanza anche della Valle d’Aosta, ha partecipato all’Assemblea plenaria dell’Arev, l’Associazione delle Regioni viticole d’Europa, che si è tenuta a Reims, nella regione francese Champagne-Ardenne, il 30 e 31 maggio.
Nell’occasione sono stati festeggiati i 20 anni di attività dell’Arev, che conta 70 Regioni associate di 17 Paesi Europei e alla guida della quale è stato nominato Jean-Paul Bachy, presidente della Champagne-Ardenne.
Nei due giorni di lavoro l’Assemblea ha approvato un documento della massima importanza per i produttori ed i consumatori, chiamato «La Déclaration de Reims», nel quale sono state ribadite una serie di posizioni:

- l’Arev richiama la sua opposizione alla soppressione dei diritti di impianto e chiede agli Stati dell’Unione Europea di non deliberare sulla abrogazione dell’attuale sistema se dopo il 2012;

- l’Arev si è sempre pronunciata contro l’indicazione del «cépage» e del «millesime» sulle etichette dei vini da tavola perché una tale misura va contro gli sforzi di miglioramento della qualità e rischia di creare confusione fra i consumatori, l’Arev chiede all’Unione Europea, come minimo, di controllare con rigore l’autenticità delle indicazioni d’origine ;

- l’Arev sottolinea che le pratiche enologiche secolari, controllate, costituiscono un «atout» per il mercato e l’autorizzazione di nuove pratiche può essere rilasciata solo quando si dimostri l’interesse generale dei produttori e dei consumatori;

- l’Arev riafferma che il programma di estirpazione non deve portare alla scomparsa di vigneti storici che rivestono che rivestono notevole importanza socio-economica, paesaggistica e di bio-diversità: va salvaguardata la specificità di intere zone, in particolare per quanto riguarda i vigneti in forte pendenza, per i quali vi è sempre stato il forte impegno del Cervim.

5 giugno 2008

Il Rollandin-pensiero sul fare impresa

Oggi, alla giornata dell'Economia organizzata dalla Chambre, l'assessore al Bilancio Aurelio Marguerettaz ha detto chiaramente che la prossima legislatura dovrà giocarsi tutta sui temi economici. E la politica - aggiungo io - avrà molto da dire. Anzi da fare. Di conseguenza è chiaro che il pensiero sulla materia del futuro Presidente della Giunta diventi estremamente significativo, trattandosi di un soggetto che si confronta annualmente con un bilancio regionale che nel 2008 ha pareggiato sulla cifra di 1,62 miliardi di euro. In attesa però di fare una chiacchierata con il futuro inquilino di Place Deffeyes vi propongo una piccola anticipazione invitandovi a rileggere l'articolo in cui Augusto Rollandin, allora Presidente di Cva, mi raccontava la sua esperienza di imprenditore. Per quelli che poi credono ai programmi, rinvio alla lettura della sintesi pubblicata sul Corriere della Valle di quello del Centro autonomista dove si vagheggia di «identità economica montana», concetto accattivante, ma forse un po' troppo astratto. Per chi cerca invece qualcosa di più concreto consiglio di leggere il post dove metto i tre programmi a confronto.
 

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