31 marzo 2008

Elezioni politiche in Valle d'Aosta 1 - : Roberto Nicco e Carlo Perrin

Anche quest’anno come Corriere della Valle ho proposto (nel numero che trovate ancora in edicola) tre domande uguali per tutte le cinque liste che si confronteranno durante questa campagna elettorale. L'obiettivo, come già negli anni scorsi, è quello di offrire un aiuto per meglio conoscere i candidati in gara. Quest'anno offro questo piccolo servizio anche al popolo di internet.

Questi sono i tre quesiti che ho posto le cui risposte potete leggere sul Corriere della Valle di questa settimana:
1°) Quali sono le priorità per l’Italia del prossimo quinquennio?
2°) Perché gli elettori dovrebbero votarvi?
3°) Quali sono i problemi valdostani che ritenete debbano essere affrontati anche a livello nazionale?

Vi è poi una quarta domanda che ho sottoposto ai candidati esclusivamente per il blog. Il quesito, chiaramente, è di natura economica ed è il seguente:
In materia di sviluppo economico quali sono i provvedimenti utili alla Valle d’Aosta e all’Italia su cui intendete impegnarvi se sarete eletti?

Nel proporre le risposte delle varie liste seguo rigorosamente l'ordine alfabetico. Una lista al giorno,a partire da oggi, per cinque giorni.


Autonomie-Liberté-Democratie




Roberto Nicco (Camera)


Docente di ruolo in materie letterarie, poi ricercatore presso l’Istituto Storico della Resistenza in Valle d´Aosta, è stato consigliere comunale e regionale (XI e XII legislatura), Assessore all'Ambiente, territorio e trasporti e Vicepresidente del Consiglio. Eletto deputato nel 2006, è membro della IX Commissione Trasporti della Camera.


Carlo Perrin (Senato)


Da sempre ha occupato funzioni amministrative importanti quali Sindaco di Torgnon, Assessore regionale all’Agricoltura e alle Risorse Naturali e Presidente regionale. Eletto il 10 aprile 2006 Senatore della Repubblica, fa parte del gruppo parlamentare ‘Per le Autonomie’ e ricopre la carica di vice-Presidente della XIV Commissione permanente Politiche dell’Unione europea.


La risposta

Prioritaria per la Valle d’Aosta è la tutela dell’Autonomia, specialmente quella finanziaria e decisionale. Fondamentali sono altresì gli interventi finalizzati alla riduzione della pressione fiscale e alla lotta al precariato, grave fonte di instabilità. Per ciò che concerne la piccola-media impresa si ritengono doverosi tutti quei provvedimenti congrui a fronteggiare le ricorrenti crisi industriali colpenti anche la realtà valdostana e a sostenere il rilancio del settore, soprattutto a favore della ricerca e dell’innovazione. Necessari sono altresì gli interventi tesi alla tutela della montagna e di tutte quelle attività industriali, commerciali, turistiche e agricole in essa praticate in modo tale che queste siano valorizzate e facilitate, anche economicamente. Sotto tale profilo si ritiene essenziale incentivare la presenza di attività commerciali e artigianali, specie di artigianato locale, le produzioni tipiche e le attività agricole ed agrituristiche nei comuni montani e promuovere specifiche iniziative in campo turistico rivolte, in particolare, ai giovani, alle scuole e agli anziani.

29 marzo 2008

Spunti di riflessione - 17: infermieri, professione a rischio

Ho ricevuto una lettera dal rappresentante valdostano del sindacato infermieri sul difficile stato di salute della professione, in Italia come in Valle d'Aosta, e ho deciso di dare spazio a questo scritto sia sul Corriere della Valle della prossima settimana che sul blog, allargando così ulteriormente quello spazio che ultimamente ho iniziato a dedicare alle professioni. Da questo scritto emerge che nella nostra regione sarebbero necessari altri 70-90 infermieri.


Come parafrasare l’odierna attività del professionista infermiere?
Una formazione di livello universitario, la formazione continua, una grande responsabilità, un elevato carico di lavoro, la mancanza di un adeguato recupero psico-fisico, un elevato rischio di errore, una eccessiva burocratizzazione dell’attività, il tutto abbinato ad un inadeguato riconoscimento economico (siamo molto al di sotto delle medie europee) e di ruolo all’interno della sanità, con scarsa possibilità di intraprendere dei percorsi di carriera clinica/organizzativa. Nei prossimi anni dovremo affrontare l'acuirsi dell' emergenza infermieristica, il trend annuale di infermieri che cessano l’attività a livello nazionale è di 13.000 unità all’anno, a fronte dei circa 6000 che si laureano in università in sostituzione degli stessi. Secondo i dati raccolti dall’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico in Italia ci sono attualmente 5,4 infermieri ogni mille abitanti, la metà di quelli proporzionalmente attivi in Inghilterra e Germania (rispettivamente 9,1 e 9,7 per mille) ed addirittura un terzo rispetto a quelli presenti in Irlanda. Pur essendo la 5° potenza del pianeta in termini di sviluppo economico, come rapporto infermieri/pazienti (5,4 infermieri ogni mille abitanti) siamo oltre il 40° posto a livello mondiale. La letteratura americana evidenzia che preoccuparsi degli infermieri non è inutile, ma contribuisce a diminuire i tassi di burn out tra il personale infermieristico e quindi ad aumentare la probabilità di trattenere in sevizio i professionisti sanitari, migliorando nel contempo il loro livello di soddisfazione e il risultato sul paziente. Degno di nota è come in America sia stata positiva l’esperienza degli ospedali denominati “magnete” o “calamita”, cioè capaci di attrarre e trattenere i professionisti infermieri.
A fronte di quanto esposto devo sottolineare (a malincuore ) che la nostra realtà regionale, anche se più rosea di altre regioni italiane, non si sottrae ai numeri che contraddistinguono la così detta carenza infermieristica.
Ovvero anche in Valle d’Aosta mancano infermieri. Tabelle alla mano, se pur con variabili correttive del caso, organismi autorevoli come l’O.C.S.E e/o l’IP.AS.VI (collegio degli infermieri ) hanno calcolato una carenza locale di circa 70-90 unità.
Cifra piccola se osservata a se stante ma se debitamente correlata al numero di dipendenti del comparto sanità della nostra regione (1500) e/o al numero di infermieri operanti (circa 800) si capisce come tanto irrisoria non lo sia.
Come se ciò non bastasse, la difficoltà di reperire personale infermieristico qualificato (come sottolineato nella delibera del D.G. Azienda USL Valle d’Aosta n° 284 del feb-2008) comporta un incongruo utilizzo di alcuni operatori.

Un esempio tra tutti? I tecnici di centrale 118, che svolgendo attività sanitarie complesse (non di loro competenza) e grazie alla sopra citata delibera aziendale in barba a titoli accademici e formazione specialistica, da oggi verranno retribuiti come dei veri professionisti infermieri.
A questo scenario abbastanza grottesco si aggiunge la condizione precaria dei lavoratori dipendenti di Agenzia interinale.
Infatti circa Il 10% degli infermieri operanti in Valle d’Aosta sono di nazionalità straniera e come tali operano alle dipendenze di codeste S.p.A.. Professionisti lontani da casa (a volte per scelta a volte per esigenza), che si vedono rinnovare il contratto di sei mesi in sei mesi (o di anno in anno), con un impatto sulla qualità della vita personale ed organizzativa devastante.
Se a loro aggiungiamo i libero professionisti (pagati al minimo, se non al di sotto, dei valori tabellari del tariffario redatto dalla Federazione Nazionale IP.AS.VI) o peggio i professionisti sanitari assunti con contratto co.co.co ormai co.co.pro si può ben capire la complessità e gravosità della situazione infermieristica valdostana.
Forse al cittadino valdostano risulta difficile credere a queste poche righe o rendersi conto dello stato di sofferenza in cui verte la professione infermieristica, ma questo fa onore agli infermieri perché vuol dire che i loro sforzi quotidiani messi in atto, per non far gravare sulla salute dell’utenza i problemi economici – organizzativi - politici fin qui esposti, sono inconfutabilmente efficaci. Ma a che prezzo? Fino a quando gli infermieri riusciranno a sopperire a queste insufficienze strutturali?
Ricordiamoci che gli infermieri, ancor prima di essere dei professionisti sono esseri umani. Soggetti (e non oggetti) da prendere in carico prima che si logorino completamente. E’ condizione imprescindibile invertire rotta al più presto smettendo di considerarli dei semplici ed automatici distributori di prestazioni sanitarie, trasformandoli in parte integrante ed attiva delle strategie socio sanitarie regionali. Occorre che la politica nazionale (non importa segno, colore e/o simbolo) e quella locale mettano in essere una pluralità di interventi, finalizzati a rendere attrattiva per i professionisti sanitari l’attività lavorativa all’interno del sistema sanitario italiano e nello specifico quello valdostano.
Solo così si muoveranno i primi passi verso la risoluzione della tanto chiacchierata carenza infermieristica di cui tutti parlano, ma in realtà molto pochi se ne occupano.


Dirigente ref. Nursing Up Valle d’Aosta
Infermiere Giovan Battista De Gattis

28 marzo 2008

Cresce l'interesse per la produzione vitivinicola valdostana

Cresce l’interesse per la produzione vitivinicola in Valle d’Aosta (nella foto la cantina del noto ristorante Cafè Quinson di Morgex). Pur in presenza di un leggero calo della produzione (tra il 7 e l’8%) l’albo dei registri di imbottigliamento ha toccato per la prima volta quota 42, con ben tre new-entry nel corso del 2007. Numeri piccoli ma significativi per la regione autonoma che, per la prima volta, ha visto i privati, riuniti nell’Associazione piccoli produttori di vino, toccare quota 500.000 bottiglie rispetto all’1,6 milioni complessivo, realizzato grazie all’impegno delle Cantine sociali (sei distribuite sull’intero territorio regionale). «II 2007 – commenta l’enologo regionale Massimo Bellocchiasarà principalmente ricordato per i suoi bianchi. La vendemmia precoce ci darà vini con alcolicità potente, sapidi e particolarmente concentrati. Risulteranno al top pinot grigi, chardonnay e petite arvine. Sui rossi avremo, invece, una alcolicità nella media con qualche problema sui colori che in generale saranno molto tenui». Costantino Charrère, il maggior produttore privato di vino valdostano, titolare del marchio Les Crêtes (il suo Chardonnay con quello di Giorgio Anselmet è uno dei due “Tre bicchieri” regionali) guarda con ottimismo al futuro della viticoltura soprattutto viste le recenti buone notizie che arrivano da Bruxelles. «Risale ai giorni scorsi – la comunicazione della Commissione Agricoltura dell’UE che identifica il Cervim – commenta Charrère che proprio recentemente è stato nominato nel direttivo dell’ente di ricerca - quale referente per le viticolture di montagna e in forte pendenza, riconoscendone il lavoro svolto in particolare negli ultimi anni». Un riconoscimento tutt’altro che secondario. Il testo dell’OCM vino, il nuovo regolamento europeo per il settore vitivinicolo, approvato dai ministri dell’Agricoltura dell’Unione europea lo scorso 19 dicembre, ha introdotto un regime di estirpazione volontaria su un periodo di tre anni, per una superficie totale di 175.000 ettari e con premi decrescenti. Le pressioni esercitate dal Cervim, attraverso il suo Presidente François Stevenin, e i dati raccolti e trasmessi alla Commissione Agricoltura dell’UE, relativi alle viticolture di montagna e in forte pendenza, hanno dimostrato l’importanza strategica per gli ambienti di coltivazione, e nel contempo l’estrema fragilità, di tali sistemi viticoli. Grazie a ciò gli Stati membri potranno scegliere di escludere l’estirpazione in tali territori, preservando un patrimonio viticolo altrimenti a rischio di eliminazione. Rimangono tuttavia ancora da definire i criteri di identificazione di tali territori. Per uniformare l’applicazione della deroga, la Commissione avrebbe scelto di utilizzare i criteri Cervim (pendenze del terreno maggiori del 30% e/o altitudine superiore ai 500 mt, ad esclusione dei sistemi viticoli in altopiano; sistemi viticoli su terrazze o gradoni).

La Vallée al Vinitaly

Dal 3 al 7 aprile la Valle d'Aosta sarà presente al Vinitaly di Verona con uno stand allestito dall'Assessorato all'Agricoltura e Risorse Naturali. L'ambientazione della struttura espositiva rappresenterà un castello mediovale e sarà strutturata in quattro spazi distinti: due destinati al ricevimento del pubblico e due riservati ai servizi. Gli spazi destinati al pubblico saranno l'area commerciale (circa 80 mq.) dove sranno presenti i produttori valdostani, mentre l'altro spazio (circa 30 mq.) sarà destinato alla cura dei contatti istituzionali tenuti da parte di uno staff di funzionari e tecnici dell'Assessorato. In quest'ultima area si organizzeranno ogni giorno delle degustazioni guidate dai sommellier valdostani che presenteranno al grande pubblico, di volta in volta, vini diversi. La superficie totale dello stand sarà di 160 mq. Le aree servizi saranno invece destinate al locale cucina e al magazzino. Oltre al personale regionale saranno presenti quattro sommellier dell'AIS Valle d'Aosta, e due allievi cuochi dell'Ecole Hôtelière di Châtillon diretti da uno Chef istruttore.


I produttori presenti a Verona

Consorzio Produttori Valdostani ; Cooperativa La Kiuva di Arnad ; Caves de Donnas di Donnas ; Cave des Onze Communes di Aymavilles ; Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle di Morgex ; Cave La Crotta di Vegneron Coop. Agricole di Chambave ; Institut Agricole Régional di Aosta ; Les Crêtes di Aymavilles e l' Associazione Viticulteurs Encaveurs con Maison Vigneronne Frères Grosjean di Quart ; Az. David Stefano di Villeneuve ; Az. Lo Triolet di Introd ; Az. Chateau Feuillet di Saint-Pierre ; Az. La Source srl di Saint-Pierre ; Az. Les Granges ss di Nus ; Az. Gerbelle Didier di Aymavilles e Az. Rosset di Quart.

27 marzo 2008

Il mondo degli "econobloggers"

Segnalo ai visitatori un interessante articolo di Alessandro Merli sul Sole 24 Ore di oggi, all'interno della rubrica "Mercati e mercanti". L'argomento sono gli "econobloggers". Cliccate qui.

Buyinvda: la Vallée si mette in vetrina

Non solo sci. La Valle d'Ao­sta si presenta alla prima edizio­ne della Borsa internazionale del turismo di montagna, in programma da oggi, giovedì 27 marzo, al 30 marzo al Grand Hotel Billia di Saint­Vincent con un obiettivo preci­so: offrire ai tour operator una Vallée turistica a 360° per 365 giorni all'anno, puntando a raf­forzare le presenze turistiche nella piccola regione autono­ma anche al di fuori dei periodi canonici (in basso la tabella con la classifica degli arrivi 2007 degli stranieri nella piccola regione autonoma).
In programma per i circa 100 tour operator (di cui una settantina stranieri, con russi e tede­schi in prima linea) una serie di "eductour", predisposti, in ac­cordo con i locali Consorzi turi­stici regionali, dal consulente della Chambre Richard La­nièce. «Accanto all'offerta del­le grandi stazioni invernali pro­porremo alcuni itinerari in loca­lità minori con un occhio di ri­guardo al turismo culturale ed enogastronomico. Uno di questi percorsi - osserva Lanièce - prevede una mattinata dedica­ta alla visita del castello di Sarre, nota residenza estiva dei Sa­voia, e ad alcune strutture ricet­tive del comprensorio; seguirà un passaggio all'azienda vitivi­nicola Les Crêtes di Aymavilles con un buffet di prodotti tipi­ci; nel pomeriggio si farà tappa presso alcune strutture del comprensorio e al castello di Introd, con degustazione finale presso l'Atelier du Goût della Maison Bruil». Anche le Ter­me di Pré-Saint-Didier, il Forte di Bard e l'offerta gastronomi­ca della Maison Bertolin sono alcuni degli atout che gli orga­nizzatori intendono giocarsi in questa occasione: «Una parti­colare attenzione - precisa Pierantonio Genestrone, presidente della Camera di Commercio, ente che organizza la rassegna in collaborazione con l'assessorato regionale al Turismo e Ttg Italia - è stata dedicata al coin­volgimento degli operatori di alcuni mercati emergenti. Mi ri­ferisco in particolare a polac­chi e ungheresi, rispettivamen­te presenti con sette e sei buyer».
Per l'assessore al turismo, Ennio Pastoret, «la Borsa rappre­senta un punto di svolta nell'ap­proccio al mercato da parte di tutte le attività turistico-ricetti­ve». Tutti gli operatori del set­tore saranno infatti chiamati a mettere in campo strategie uti­li a promuovere non soltanto la propria località, ma, più in gene­rale, l'intera Valle d'Aosta: «I re­quisiti previsti dal regolamen­to di partecipazione alla Borsa internazionale - prosegue Pastoret - sono tali da richiedere una certa organizzazione nel confezionamento e nella vendita dei pacchetti, per soggiorni di contenuto e durata variabi­li».
Per la prima volta gli operatori valdostani sono chiamati a raffrontarsi con i principali compratori europei di pacchetti turistici giocando, per così dire, in casa: alla rassegna hanno aderito una trentina di operatori turistici valdostani interessa­ti a vendere il prodotto Valle d'Aosta, «operatori - sottoli­nea Paolo Audino, di Ttg Italia - che avranno la possibilità di entrare in contatto con buyer attivi in mercati emergenti co­me quello della Polonia, che sta affinando le sue richieste, e quello ungherese per il quale, è prevista nei prossimi anni una notevole crescita». Dal punto di vista organizzativo, gli opera­tori valdostani saranno divisi in due categorie: venditori (sel­ler) ed espositori (exhibitor). La prima comprenderà le im­prese con unità operativa in Valle d'Aosta che svolgano l'at­tività di commercializzazione di pacchetti turistici, mentre la seconda sarà rappresentativa dei servizi collaterali alla ricet­tività. (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 26 marzo 2008)

26 marzo 2008

Viérin (Lavanderia industriale Pollein): in Francia bastano quindici giorni per avviare una società

«In Francia sono sufficienti quindici giorni per avviare una società. Tempi inimmaginabili in Italia e in Valle d’Aosta». Così racconta la nascita nel 2007 di «Lip France» Virgilio Viérin con i due fratelli Remo e Marino alla guida della Lavanderia industriale di Pollein che con il crescere della propria presenza sul mercato transalpino ha deciso di acquisire, alla fine del 2006, un lavanderia artigianale in Savoia, a Megève, che nel corso del 2007 è stata trasformata in una realtà industriale in linea con quanto già viene fatto a Pollein. Un’intuizione importante visto che oggi il 20% del giro di affari dell’azienda valdostana è costituito dall’export sul territorio transalpino. La Lavanderia industriale di Pollein (un fatturato 2007 di 5,5 milioni di euro e circa 80 dipendenti) nasce nel 1967, ma ha le sue origini diversi anni prima in un negozio di 100 metri quadri in via Conte Crotti ad Aosta. L’idea è di Saverio Viérin che avvia l’esercizio commerciale in società con Italo Fiori. Nessuna tradizione alle spalle. Anzi. Viérin ha il dono di saper cogliere in fretta le nuove esigenze della clientela. E un po’ sulla stessa lunghezza d’onda prima della lavanderia aveva aperto una rivendita di alimentari a Valgrisenche nei pressi dei lavori della diga. A distanza di quasi mezzo secolo, Virgilio, Remo e Marino Vierin, si ritrovano a gestire un capannone di 6000 metri quadri, di cui 4500 coperti. Notevole la crescita dell’azienda specializzata nel lavaggio di biancheria proveniente da strutture alberghiere e sanitarie, nel noleggio di biancheria per alberghi, ristoranti e comunità e nella vendita di prodotti per l’igiene della casa e della persona. Agli inizi degli anni 80 gli addetti erano circa 25 e la produzione giornaliera quantificata in 35-40 quintali; negli anni 90 gli addetti diventano 40 con una produzione di 60-80 quintali. Con gli anni 2000, grazie all’acquisizione di nuovi clienti, allo sviluppo di importanti investimenti e all’estensione del servizio all’estero, soprattutto in Francia l’organico si stabilizza intorno agli 80 addetti con una produzione di 160-200 quintali e un incremento del giro di affari che ricopre l’80% del mercato regionale. Importanti gli investimenti nella qualità tanto che oggi la società può vantare ben tre certificazioni di qualità. «Nel 1999 – spiega ancora Viérin - la qualità degli impianti di lavaggio ci ha permesso di ottenere il certificato Uni En Iso 9001:2000 “per il noleggio e trattamento di lavaggio di materiale tessile nonché trattamento di lavaggio di copolimeri industriali”. Poi nel 2004 l’UNI Uni En Iso 14001:2004 e nel giugno 2007, specifico per la nostra attività, l’Uni En 14.065:2004, per la “gestione del lavaggio e ricondizionamento tessili destinati al settore alberghiero, ristorazione e sanitario (teleria piana e divisa) trattati con sistema di controllo della biocontaminazione e assicurazione qualità microbiologica». L’azienda ora prosegue la sua corsa pur in presenza di costi aziendali crescenti che quotidianamente rendono sempre più limitati i margini di redditività. «Ho bisogno – conclude Viérin – di nuove superfici per ampliare la mia produttività. Ma qui in Valle è impossibile. Per questo sto seriamente valutando di dare vita ad un nuovo stabilimento in Francia dove ho trovato una disponibilità nelle municipalità locali davvero straordinaria. Sia chiaro ci sono delle regole severe e i costi da sostenere non sono molto diversi da quelli valdostani ma sono molto più efficienti e hanno molto chiaro il fatto che un imprenditore ha bisogno di ricevere risposte dalla pubblica amministrazione in tempi brevi». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 13 marzo)

25 marzo 2008

Bordon (Confindustria): occorre più semplificazione

Ecco la seconda parte dell'intervista a Giuseppe Bordon, presidente di Confindustria Valle d'Aosta.


Come la pubblica amministrazione può aiutare questo meccanismo di aggregazione?
Ci sono due aspetti del problema. Da un lato che cosa può fare la pubblica amministrazione intesa come l’insieme degli enti che agiscono sul territorio valdostano per favorire il buon andamento del settore industriale; dall’altro è che cosa può fare la Regione in quanto ente cui è demandata la competenza in campo industriale. Credo che per quanto riguarda il primo aspetto l’obiettivo sia trasformare quella che è una debolezza del nostro sistema in una risorsa. La debolezza del sistema Valle d’Aosta è che siamo pochi, siamo piccoli, ci conosciamo tutti e sappiamo tutto di tutti. Questo però potrebbe diventare una grande opportunità. Siamo pochi, siamo tutti sullo stesso territorio, ci conosciamo e quindi cerchiamo di avere un rapporto molto più semplificato rispetto a quello che è doveroso instaurare quando ci si trova a dover operare su delle realtà territoriali molto più ampie, come possono essere il Piemonte o la Lombardia. E’ indubbio che a questi livelli le procedure debbano essere estremamente formalizzate. Ma in Valle d’Aosta si potrebbe semplificare molte procedure. Il dirigente regionale da noi ha facilità nell’andare a vedere di persona un’azienda, nel contattare, nel mettersi in rapporto de visu con la realtà. Non ha bisogno che gli produca 50 pagine di prospetto. Faccio un esempio nel mio campo: non è difficile per il responsabile dei trasporti venire a vedere che cosa è la Savda, rendersene conto di persona. Non ha da visitare 200 aziende, ma 5 o 6. Sono convinto che in Valle d’Aosta si potrebbe avere un rapporto di collaborazione con gli enti di controllo per tutti quegli ambiti, oggi tristemente alla ribalta, come, ad esempio, la sicurezza sul lavoro.

E il secondo aspetto del problema?
Focalizzando l’attenzione sull’ente Regione e sull’aiuto allo sviluppo - appurato che la politica di aiuti di Stato applicata negli anni ’80 e ’90 non è più percorribile per via dei paletti europei, una logica che ritengo anche condivisibile - credo che sia da sottoscrivere l’auspicio di Montezemolo di essere disposti a rinunciare ai contributi pubblici a fronte di una detassazione secca. Sono convinto che la Regione possa intervenire concretamente nell’abbattimento dei costi nell’insediamento sul territorio. Ma non nel momento dell’insediamento iniziale. E’ facile partire con il primo investimento. Il problema è mantenerlo sul territorio e per farlo occorre una regolamentazione chiara e incontestabile di quello che è il régime di locazione degli immobili di proprietà della Regione Valle d’Aosta. Un primo passo è stato fatto con la legge 10 del 2004 che ha portato alla cessione delle aree a Vallèe d’Aoste Structure. Ma il decreto Bersani sulle società partecipate non operative o di comodo ha costretto Vallée d’Aoste Structure, per non rientrare in questa categoria, ad applicare locazioni in taluni casi fuori mercato, vanficando la positività del provvedimento. Al di là di questa difficoltà la Regione dovrebbe far sì che le imprese dopo l alocazione possano porsi come obiettivo l’acquisizione dello stabilimento. Tutti a medio termine dovrebbero porsi questo obiettivo perché è la miglior dimostrazione che l’azienda si è consolidata, che sta accrescendo il suo patrimonio e che è un patrimonio in grado di dare garanzie per il futuro.

E poi ci sono le leggi per finanziare lo sviluppo...

Si però attualmente ci vogliono sei mesi per avere un finanziamento deliberato attraverso la legge 6 del 2003 (poi modificata dalla 10 del 2006). E’ troppo. Basta un minimo intoppo e sei a 270 giorni. Inoltre si può fare la domanda una sola volta all’anno correndo il rischio che la mia domanda di finanziamento, terminato il periodo d’istruttoria, ottenuta un valutazione positiva, nel caso il danaro non ci sia sul capitolo debba essere ridiscussa. Occorre accelerare le procedure anche perché le domande di una certa consistenza non sono poi molte. Credo che nessuno protesterebbe se un funzionario regionale avendo 30 giorni per deliberare ne impiegasse soltanto dieci. Anzi sarebbe interessante valutare quante pratiche sono state deliberate al di sotto dei tempi massimi. Perché non proviamo a darci l’obiettivo di ridurre del 50% i tempi di deliberazione con fondi certi per l’anno in corso.

Quali priorità per le politiche 2008? Che cosa chiedete ai futuri parlamentari?

Riparto fiscale, clausole di salvaguardia e doppia canna del Traforo del Monte Bianco. Sono queste le nostre priorità. E’ necessario poi che si rivisiti l’attuale impianto del riparto fiscale. Deve essere la Valle d’Aosta a percepire le tasse e poi ad inviare la quota parte spettante allo Stato centrale contrariamente ad ora che è lo Stato a trasferire i 9/10 alla nostra Regione. In questo modo la Valle potrebbe operare su quello che è il prelievo alle imprese e alle famiglie in modo più attento e selettivo per favorire lo sviluppo e il benessere della regione. Inoltre occorre una maggiore attenzione legislativa. I parlamentari devono vigilare affinché il legislatore nazionale inserisca sempre le clausole di salvaguardia in modo da evitare il ritardo nell’applicazione di questi provvedimenti legislativi a livello regionale nell’attesa delle norme di attuazione.

24 marzo 2008

Bordon (Confindustria): è difficile crescere in Valle d'Aosta

Questa settimana per il mio Viaggio fra chi fa impresa in Valle d’Aosta mi sono rivolto ad un osservatore privilegiato, Giuseppe Bordon, presidente di Confindustria Valle d’Aosta. Vi propongo in versione più estesa (suddivisa in due puntate, tra oggi e domani) la chiacchierata che ho fatto con Bordon sul Corriere della Valle d’Aosta di giovedì 20 marzo.

Si dice spesso che le aziende valdostane sono troppo piccole. Che devono aggregarsi. Può indicarmi alcuni strumenti che, secondo lei, sono utili alla spinta all’aggregazione?
Il discorso sull’aggregazione ormai è diventato vecchio. Lo sento ripetersi da almeno cinque anni. Credo che vada letto in maniera diversa, cioè con la consapevolezza che le aziende nella loro vita sono condizionate a crescere. Ben difficilmente un’azienda industriale può immaginare di nascere e vivere tutta la vita sempre con la medesima taglia e dimensione. La spinta all’aggregazione è semplicemente questo: capire che le aziende per rimanere competitive devono continuamente modificarsi. Ora questo in un territorio come il nostro - con dati demografici, geografici sociologici molto stabili nel tempo - è una difficoltà. Come fai ad espanderti con una popolazione che non cresce, con un territorio che spazio per l’attività industriale te ne offre poco o in un territorio dove la popolazione è abituata a ricercare lavoro nella pubblica amministrazione o comunque in settori protetti...

Si spieghi meglio…
Niente di più semplice. L’ultima riprova di quello che dico è il caso della Cogne che cerca giovani laureati in materie scientifiche in Valle e non ne trova perché qui chi studia lo fa già con l’idea di andare a fare l’impiegato pubblico o comunque il libero professionista nel campo dei servizi alla pubblica amministrazione. In un territorio che ha questi limiti - dove anche le attività turistiche, che potrebbero essere la struttura portante della nostra regione, difficilmente assumono carattere industriale, ma rimangono spesso a livello artigianale, magari di altissimo livello ma pur sempre artigianale – diventa difficile reperire il personale adeguato

Una situazione senza uscita?
Continuiamo a parlare di tessuto industriale debole, di crisi, di difficoltà perché il sogno che avevamo negli anni ’90 di rimpiazzare il moloch siderurgico con alcune imprese di medie dimensione direi che non è riuscito. Il transplant dall’esterno in Valle d’Aosta, favorito in modo innaturale dalla messa a disposizione di aree industriali a titolo gratuito, si è rivelato inefficace dal punto di vista del radicamento della cultura industriale della nostra Valle. Alcune aziende così come sono venute se ne sono anche andate. Se si fa un bilancio complessivo non è stata un’operazione positiva, a parte alcune rare eccezioni. L’unica soluzione - se riteniamo ancora che sia necessario avere un’industria di medie dimensioni in Valle – è che le piccole aziende inizino ad aggregarsi e a fare massa critica comune. Questo può passare attraverso acquisizioni, con la messa in comune di attività, attraverso la creazione di consorzi. E’ una soluzione anche quella di trattare la cessione ad una azienda più grande, esterna alla Valle, che faccia da leader, a patto che mantenga la produzione in Valle. Come hanno fatto la Mussino o la Musumeci. Io vorrei vedere aziende valdostane che fanno produzioni simili aggregarsi in modo da dare al loro business una dimensione maggiore.

Altri esempi…
L’impiantistica. Ultimamente un’azienda di questo settore ne ha acquisita un’altra. Bisogna cercare di unirsi per avere minori costi generali, migliore visibilità sul territorio, più opportunità e forze lavoro disponibili ad attivarsi secondo le necessità del mercato. Se io produco rondelle e all’improvviso non sono più richieste sul mercato, se sono consorziato con un’azienda che produce piastrine, ecco che più facilmente, se il mercato invece della piastrina tira, io posso rientrare in azione producendo piastrine. Si tratta anche di mettersi insieme per riuscire ad avere accesso a servizi migliori. Dal più banale collegamento della rete informatica, ad un buon servizio di consulenza del lavoro, fiscale-finanziaria. Ad avere un accesso al credito che non consista nella semplice conoscenza dello sportellista dell’istituto bancario più vicino allo stabilimento industriale. Se poi si pensa anche ai servizi legati alla tutela dell’ambiente, alla sicurezza, è chiaro che il piccolo imprenditore da solo ha un accesso alle informazioni sui servizi che è ridottissimo rispetto ad un’azienda di medie dimensioni. Il piccolo imprenditore deve andarsele a cercare le informazioni, l’azienda media le riceve. Se riesci a spalmare i servizi su una base produttiva più ampia puoi anche investire in servizi. Faccio un esempio molto semplice: quando consigliamo ad un nostro associato una cosa banalissima come il dotarsi di un sistema di qualità o di una certificazione ambientale ci rendiamo conto che, pur ritenendole necessarie, alcuni nostri iscritti non hanno la disponibilità materiale di risorse, sia umane che finanziarie, per accedere a questi servizi. E’ chiaro però che se si prende un consulente al quale viene offerto di occuparsi di tre-quattro aziende simili il potere di acquisto di questo piccolo gruppo è superiore a quello di un’aziendina che fa il suo intervento a spot. Il problema poi non è soltanto l’investimento iniziale, ma la manutenzione, la conservazione e il miglioramento nel corso degli anni. (continua)

22 marzo 2008

Buona Pasqua a tutti!

Ho scelto un’immagine inusuale per augurarvi Buona Pasqua. Non l’icona più nota della discesa di Gesù agli inferi, ma l’incontro con Maria di Magdala di fronte al sepolcro vuoto. L’ho fatto perché sono rimasto particolarmente colpito da un’interpretazione che alcuni commentatori danno di questa presenza. Da un lato l’omaggio al genio femminile che nella «Mulieris dignitatem» suggerisce come queste donne siano state più pronte ad intuire la resurrezione, a precedere gli stessi apostoli nella speranza della vita che vince la morte.

Ultime a lasciare il Golgota bagnato di sangue, le donne sono infatti anche le prime a ricevere e a trasmettere l’annuncio della sua resurrezione. Ma c’è di più. Angelo Sceppacerca, uno dei commentatori sul Corriere della Valle d'Aosta dei Vangeli della domenica scrive «Ma se c’è una precedenza ai piedi della croce e davanti al sepolcro vuoto, questa non è questione di genere, maschile o femminile: è questione di misericordia. Maria di Magdala è la donna perdonata e perciò risorta. Le sue lacrime, accanto al sepolcro, testimoniano un legame con chi, nel nome e nella vicenda, le aveva portato salvezza: Gesù».

Ecco tutti noi siamo invitati nel contemplare l’eccezionale esperienza della risurrezione, quella promessa di eternità mantenuta, anche a cogliere lo sguardo del Signore che ci invita a sentirci perdonati dalle nostre tante debolezze, che ci invita ad alzare lo sguardo oltre alle nostre povertà umane. Il perdono, domandato e offerto, l’amore che vince il male con un bene più grande, il dono gratuito di noi stessi, la presenza solidale accanto ai giovani, alle famiglie, ai malati e alle persone sole. Sono tutti frutti di una vita risorta, che ha conosciuto – come il sepolcro di Cristo – «un terremoto grande»: la terra si scosse, come una partoriente.

Ma chi fa Pasqua, in fondo, non nasce a nuova vita?

21 marzo 2008

Parlano di noi..

Oggi parlano del mio blog su 01net Blog. 01net è il portale b2b realizzato da Il Sole 24 ORE Business Media, indirizzato agli utenti professionali di Information & Communication Technology. Alla realizzazione del portale contribuisce un importante gruppo di giornalisti, tecnici e professionisti. L'articolo è l'Agriturismo senza adsl ed è stato scritto da Luigi Ferro. Vi invito a visitarlo.

Sondaggio sul voto utile...

Sul blog appropò potete esprimervi in modo rigorosamente anonimo nel sondaggio su quale sia, secondo voi, il voto più utile alle elezioni politiche in Valle d'Aosta il 13 e 14 aprile. Mi sembra un'iniziativa degna di interesse che segnalo anche ai visitatori del mio blog. Mi permetto soltanto di obiettare come il concetto di voto utile mi lasci sempre molto perplesso. Credo che ideali politici e valore della persona dovrebbero essere sempre i cardini delle nostre scelte. Anche se comprendo che in tempi così confusi un governo che governa (di qualunque colore politico esso sia) sarebbe già un fatto rivoluzionario.

Valle d'Aosta: per l'industria piano strategico da 160 milioni di euro

La Valle d’Aosta ha il suo piano strategico regionale di posizionamento e sviluppo del territorio. Il Comitato di pilotaggio (presieduto dall’Assessore alle Attività Produttive Leonardo La Torre) ha dato la scorsa settimana il suo ok al progetto elaborato dalla Società Ambrosetti di Milano, incarico finanziato nel quadro del Programma operativo regionale «Competitività regionale 2007/2013» e cofinanziato dall’Unione europea attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale. Unica incognita, per ora, l’ammontare della dotazione finanziaria complessiva su cui si dovrà esprimere nei prossimi giorni la Giunta regionale guidata da Luciano Caveri. Le prime stime ipotizzano una cifra tra i 120 e i 160 milioni spalmati nel sessennio 2007-2013, di cui il 50% a carico della Regione e il restante 50% dei partners privati che non saranno soltanto valdostani. Le risorse dovranno essere reperite non soltanto all’interno del bilancio regionale, ma anche sui programmi operativi comunitari e statali. Un’operazione delicata anche perché per la sua durata va ad impegnare il futuro governo regionale (in Valle d’Aosta si vota anche il 25 maggio per il rinnovo del Consiglio regionale). Il piano individua per la prima volta un modello di specializzazione produttiva della Valle d’Aosta incentrato su tre obiettivi. Prima di tutto la valorizzazione della specificità ambientale alpina che da «elemento di marginalizzazione» deve trasformarsi in eccellenza e risorsa per lo sviluppo. Poi la focalizzazione di quattro piattaforme tecnologiche regionali (vedi tabella) che permettano di creare la massa critica sufficiente per garantire lo sviluppo orientandosi verso ambiti ad alta intensità di innovazione e valorizzando la qualità degli insediamenti già presenti sul territorio. Quattro gli ambiti individuati: tecnologie per il monitoraggio e la sicurezza del territorio; energie rinnovabili e risparmio energetico; tecnologie per la salvaguardia ambientale e il ripristino di ecosistemi e elettronica, microelettronica, micro robotica e meccatronica. Ambiti nei quali la Valle intende trasformarsi entro il 2015 in una realtà di eccellenza veicolando sul proprio territorio il maggior numero di tecnologi innovative applicate anche in modo sperimentale. «Il modello di trasferimento tecnologico ottimale – spiega l’assessore la Torre – prevede che la predisposizione di progetti e bandi faccia perno sulla domanda di innovazione e ricerca derivante dalle imprese che verranno messe in competizione tramite meccanismi di selezione delle proposte di progetto presentate». «Tale approccio – prosegue La Torre –, oltre a mettere alla guida del processo di sviluppo gli imprenditori stessi e i loro progetti di business, vuole garantire maggiore flessibilità evitando la creazione di sovrastrutture pubbliche». In base all’analisi fatta dal team di professionisti messi a disposizione dalla società milanese il modello «mette in campo le capacità manageriali e strategiche delle imprese coinvolte, si inserisce all’interno di un orientamento strategico definito, richiede un impegno finanziario delle aziende, oltre alla capacità delle stesse di tradurre la ricerca in risultati economici e incentiva alla cooperazione strategica con enti scientifici e università e allo stesso tempo con partner locali e sovra-regionali, dando origine a reti scientifiche e di aziende». Terzo obiettivo del modello di specializzazione definito la qualificazione del tessuto socio-economico regionale puntando a creare prospettive occupazionali qualificate in imprese, università e centri di ricerca e favorendo la diffusione di reti regionali e sovra-regionali di Ricerca e Sviluppo, settore, quest’ultimo, dove dovrebbe aumentare in maniera consistente la disponibilità di risorse regionali. Il piano nel concreto prevede quattro iniziative strategiche di sviluppo del business nelle quattro piattaforme tecnologiche, con il chiaro intento di superare una logica di incentivazione generalista e ricorrendo al meccanismo competitivo della «chiamata di idee», e ventuno iniziative strategiche di sistema finalizzate a creare le condizioni di contesto, ad esempio la predisposizione di pacchetti di attrazione degli insediamenti produttivi tramite l’armonizzazione del sistema degli incubatori d’impresa, la definizione di servizi reali alle imprese, la facilitazione degli insediamenti. Lo studio ipotizza anche l’attivazione di tavoli negoziali a livello centrale per la creazione di un distretto tecnologico. (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 19 marzo 2008)

20 marzo 2008

Professionisti valdostani - 7: Geologi, i guardiani del territorio


Identikit


Iscritti dell’ultimo triennio
al 31/12/05 46
al 31/12/06 47
al 31/12/07 51
(ad oggi 53 di cui 49 iscritti all’Albo Professionale e 4 iscritti all’Elenco Speciale)
Tutti gli iscritti appartengono alla sezione A dell’Albo Professionale (geologo), non essendoci ancora nessun iscritto alla sezione B (geologo junior)


Suddivisione maschi e femmine
al 31/12/07 40 maschi e 11 femmine
(ad oggi 41 maschi e 12 femmine)


Composizione direttivo
Presidente Paolo Castello, Vice Presidente Stefano De Leo, Segretario Alessandro Bellini, Tesoriere Dario Mori, Consiglieri Mario Pignatelli, Luca Pitet e Roby Vuillermoz


Il trend nei prossimi anni in termini di iscritti:
Incremento previsto di 2-3 nuovi iscritti all’anno


Mail e sito internet:
mail: assprofvda@tin.it
sito: http://www.geologi.it/ (in costruzione)


Le nostre domande


Principali problematiche a livello regionale…e nazionale
Le problematiche più rilevanti sono quelle relative alla formazione universitaria, alla legge sulle professioni e alla legge Bersani.
Per quanto riguarda il primo problema, il nostro Ordine ha da tempo cercato di stimolare l’Università, in modo che essa fornisca dei percorsi formativi più ricchi di contenuti atti ad intraprendere attività professionali e che contemplino, tra l’altro, l’effettuazione di specifici tirocini. Perplessità si manifestano inoltre sull’attuale articolazione della laurea in triennale e magistrale che non sembra corrispondere alle richieste del mercato, come peraltro attestato dalla mancanza di inscritti alla sezione B (geologo junior).
Per quanto riguarda la legge sulle professioni, si attende da tempo una legge di regolamentazione che distingua in modo preciso l’attività imprenditoriale da quella professionale e che sia concertata e condivisa da tutte le componenti interessate; a tal proposito si segnala che l’anno scorso il C.U.P. (Comitato Unitario Permanente degli Ordini e Collegi Professionali) ha depositato in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare recante “Riforma dell’Ordinamento delle professioni Intellettuali”.
Particolarmente preoccupanti sono poi le problematiche conseguenti all’approvazione della cosiddetta “Legge Bersani”, la cui miope applicazione potrebbe comportare seri rischi alla collettività, ostacolando la crescita professionale in una piccola regione, quale la nostra, ed impedendo di mantenere il livello minimo di qualità a tutela dell’interesse generale di sicurezza.
Quali garanzie potrebbe infatti dare alla collettività l’affidamento al massimo ribasso di un incarico relativo allo studio della pericolosità geologica di un territorio così ampiamente soggetto a frane, inondazioni e valanghe, oppure a studi finalizzati alla bonifica di un dissesto o di una discarica o alla salvaguardia di una sorgente ?
A tal fine si auspica che la scelta del progettista avvenga, come peraltro consigliato dal Ministero delle Infrastrutture, con il criterio “dell’offerta economicamente più vantaggiosa”, in quanto si ritiene che, a tutela degli interessi degli stessi enti pubblici e dei cittadini, il confronto concorrenziale debba avere per oggetto essenzialmente la qualità delle prestazioni offerte, desunta da profili tecnici e professionali, rispetto all’elemento prezzo.

Esistono possibilità di lavoro in Valle d’Aosta oppure il settore è saturo?
A seguito dell’avvenuta capillare realizzazione di opere infrastrutturali nella nostra regione e del rallentamento nella realizzazione di nuovi interventi edificatori, è diminuita l’attività del geologo in tali settori. Per contro si ritiene che l’attività professionale del geologo avrà sempre più importanza nell’individuazione e valutazione delle pericolosità geologiche e ambientali, con indicazione degli interventi di prevenzione e mitigazione dei rischi relativi, compreso quello sismico, e nella gestione delle georisorse, in particolare di quelle idriche.
La costituzione di un Ufficio Geologico Regionale, ente attualmente presente in quasi tutte le regioni d’Italia, costituito da diversi geologi assunti dall’Amministrazione che svolgono attività di ricerca, controllo e analisi delle problematiche relative alle pericolosità geologiche e ambientali e alle indagini del sottosuolo, potrebbe rivestire un importante ruolo nello sviluppo professionale e nella creazione di posti di lavoro.

Esistono nuovi sbocchi professionali?
Alla luce di quanto esposto sopra si ritiene che l’apporto del geologo sarà importante per la messa in sicurezza e la manutenzione del territorio, il corretto sfruttamento delle sue risorse (da quelle naturalistiche a quelle idriche o legate allo sfruttamento dei materiali da costruzione) e la limitazione degli impatti legati alle attività antropiche (ad esempio nel ciclo di smaltimento dei rifiuti).

Ci indichi quali Iniziative di formazione realizzate nel 2007 e quali in programma nel 2008?

L’Ordine dei Geologi ha approvato nei mesi scorsi il regolamento per l’Aggiornamento Professionale Continuo obbligatorio per tutti gli iscritti, come previsto dalle proprie Norme Deontologiche. È pertanto in corso di predisposizione il programma di tale attività di aggiornamento, tra le quali avranno particolare rilievo quelle relative all’approfondimento delle problematiche connesse con le nuove Norme Tecniche per le Costruzioni e delle tematiche connesse con i rischi naturali che interessano la nostra regione (frane, inondazioni, valanghe, rischio sismico).

Alcuni consigli per chi si vuole avvicinare alla professione..
Scegliere un percorso formativo universitario che dia particolare rilievo alle metodologie di studio del territorio e del sottosuolo e nel contempo sia ricco in contenuti atti ad intraprendere l’attività professionale. Prendere coscienza che la laurea rappresenta solo un punto di partenza e che l’attività professionale richiede un successivo periodo di pratica e poi un continuo aggiornamento.

Qual è il rapporto con il mondo delle imprese?
Esiste la consapevolezza di dover collaborare, pur con differenti ruoli, per lo sviluppo del sistema economico valdostano. (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 14 marzo 2008)

19 marzo 2008

Via delle Indie: tanta passione al servizio delle spezie

Passione. Tanta passione. La prima impressione che si ha incontrando Raffaele Bellizia, amministratore delegato della Via delle Indie di Champdepraz, è che faccia davvero quello che ha sempre desiderato fare. Sulla sua scrivania riposa, segnato da appunti a matita e segnalibri volanti il libro, edito da Feltrinelli, «Spezie, storia di una tentazione» dello studioso americano Jack Turner. Il libro racconta di come le spezie fossero un simbolo di benessere e di potere, a tal punto che il desiderio di possederne le fonti spinse gli esploratori di tutti i paesi a circumnavigare il globo per raggiungere le mitiche terre d’Oriente. «Ci sono degli spunti – ci spiega – anche se l’impronta narrativa, indubbiamente accattivante, finisce un po’ per romanzare troppo alcuni aspetti di una storia particolare che indubbiamente ha pesato molto sulla grande storia del mondo». E poi coinvolge l’interlocutore nel provare un nuovo prodotto. Una correzione analcolica per il caffè, fatta di spezie, «particolarmente richiesta – aggiunge - dal mercato inglese». Da questo entusiasmo e da un gruppo di dipendenti estremamente motivati (12 di cui ben tre attivi nel settore della ricerca e sviluppo) si capisce come la Via delle Indie abbia potuto proseguire la sua corsa in Valle d’Aosta. Nata nel 1924 la società ricompare in Valle d’Aosta come marchio nel 2003, in seguito alla cessione da parte della Bertolini di Champdepraz del ramo dolciario alla tedesca Cameo. La Via delle Indie con i suoi dodici dipendenti (di cui tre impegnati nel settore R&S) passa così da un fatturato di 450.000 euro a uno di 1,8 milioni di euro, destinati a crescere significativamente anche nel corso del 2008 in virtù dell’acquisizione di nuove commesse sia sui mercati esteri che nazionali. «Dopo l’aumento del 5% del 2007 – aggiunge l’a.d. - stimiamo di crescere del 30% nel corso del 2008».
La Via delle Indie attualmente è fornitore omologato di Barilla, e lo sta per diventare per Rovagnati, Beretta, Citterio e Sapori di Siena. L’export (pari al 20% del fatturato) si concentra in Canada, Germania e Francia, ma sono già stati avviati contatti con Russia, Ungheria e con importanti acquirenti californiani. Inoltre, è in arrivo anche un accordo con la catena «Esselunga» sia nel comparto dell’industria che in quello dei supermercati. «In questo caso - sottolinea l'ad - il risultato sarà duplice. Infatti, oltre a posizionare direttamente a scaffale i prodotti della Via delle Indie, nei diversi punti vendita, rimane la soddisfazione della scelta dei vertici di Esselunga di affidarsi alla nostra azienda per la fornitura di preparati iposodici, capaci cioè di sostituire il sale nel prodotto finito, sia nel comparto gastronomico, come per le paste ripiene, che in quello dolciario». Su quest’ultimo fronte l’azienda segnala la propria intenzione di aprire presto una nuova linea di prodotti con il marchio «Farmaspezie» da commercializzare nelle farmacie e nelle erboristerie. L’azienda di Champdepraz vuole anche rafforzare il suo contatto con il territorio regionale e sta valutando di lanciare un nuovo marchio «Conosciamo le Alpi» per diffondere la gastronomia della piccola regione autonoma. Con questo obiettivo sul suo sito internet l’azienda ha aperto uno spazio che ospita le ricette valdostane inviate dagli utenti. 7.500 sono stati fino ad oggi i contatti ottenuti dal sito dell’azienda, attivo da un mese, e sono state già molte le famiglie che hanno scelto il sistema «on-line» per portare a casa i prodotti della Via delle Indie. «Sono convinto – conclude Bellizia – che una azienda come la nostra non possa che giovarsi di essere inserita in un contesto naturale come quello valdostano. Penso con interesse anche ad iniziative in collaborazione con il Parco del Mont Avic». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 6 marzo 2008)

18 marzo 2008

In Valle cresce la rete di distribuzione del metano

Creare una rete di distribuzione di metano per autotrazione sul territorio della Valle d'Aosta. Il progetto potrebbe nascere grazie all’interessamento, stimolato dal governo regionale, della divisione Gas & Power dell'Eni. La società dell’Eni ha individuato 2-3 postazioni possibili dove potrebbe essere commercializzato il metano. Ora però tocca alle compagnie petrolifere titolari delle pompe di benzina interessate valutare la fattibilità dell’operazione. Per l'assessore regionale all'Energia, Leonardo La Torre, si tratta di «un passo avanti per permettere l'accesso a combustibili che, seppure convenzionali, risultano largamente meno inquinanti e sostenendo, al tempo stesso, la politica avviata di riconversione degli autoveicoli in circolazione».
Non va dimenticato che degli oltre 80 mila veicoli circolanti in Valle d'Aosta poco più di 500 funzionano a Gpl o a metano. La proposta di piano di sviluppo del metano per autotrazione è stata affidata alla divisione Gas & Power dell'Eni, una rete di 610 distributori in Italia, che ha inserito nelle ipotesi di fattibilità alcune aree di servizio lungo la Statale 27, l'asse viario principale, oltre che la stazione di rifornimento carburanti nell'area di sosta autostradale di Saint-Vincent. Per La Torre «é tassativo superare le difficoltà strutturali per colmare il divario con altre regioni italiane dove l'utilizzo di carburanti gassosi è in crescita». Un primo obiettivo è rappresentato dallo snodo autoportuale alle porte del capoluogo che presenta le caratteristiche ideali per ospitare il primo distributore per gas metano da autotrazione, in attesa di analisi più approfondite sugli altri siti. (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 12 marzo 2008)

17 marzo 2008

Les Ecureuils: come sono cambiati in 20 anni i clienti degli agriturismi

«Internet per noi è uno strumento fondamentale. Per questo ci serve l’adsl e spero di non ritrovarmi in quel 10% che non l’avrà mai». Pietro Ballauri, titolare con la mamma Gloria Gonthier, e la moglie Sandra Schmidt dell’agriturismo Les Ecureuils di Saint-Pierre, in Frazione Homène Dessous, ci spiega come a 1500 metri di altezza con un panorama che dà sul Parco nazionale del Gran Paradiso si possa fare a meno della televisione, ma non della rete delle reti. E il motivo è semplice. «Ormai molti turisti organizzano le loro vacanze – racconta Ballauri – grazie ad internet e il normale collegamento Telecom ci limita tantissimo. Se ad esempio una rivista specializzata mi chiede delle foto per parlare della mia struttura non riesco a mandargliele via mail. Inoltre gestire il sito diventa davvero complicato».
Un’attività nata 22 anni fa da subito come agriturismo affiancando all’attività ricettiva e di ristoro (si pratica la mezza pensione) quella dell’allevamento di capre (40), maiali e galline per produrre formaggi, uova e salumi in parte consumate all’interno della struttura e in parte commercializzate sul territorio regionale. «Il consumo in Valle d’Aosta di formaggi caprini – spiega Gloria Gonthier – negli ultimi anni è aumentato lo riscontriamo sia nella vendita agli esercizi commerciali, in particolare del capoluogo, che nella vendita diretta presso i mercati valdostani. Dove però contemporaneamente notiamo che la tipicità dei prodotti non è sufficientemente tutelata». «Bisognerebbe far sapere al consumatore – prosegue Ballauri – a quanti controlli sono sottoposte le produzioni regionali. Dalla tracciabilità ai controlli igienico-sanitari che si fanno di giorno in giorno sempre più complessi. Almeno così trasformeremmo un vincolo in un atout. I clienti spesso non lo sanno e per questo noi spesso cerchiamo di spiegarlo ai nostri. Ad esempio raccontiamo loro che il veterinario viene perfino a controllare le nostre uova. In questa logica va segnalata l’iniziativa della sezione ovi-caprini dell’Arev che ha portato alla creazione di un marchio ad hoc per distinguere i prodotti locali». In merito alla clientela in vent’anni le tipologie si sono modificate in maniera notevole. «Inizialmente – osserva Gonthier – avevamo soprattutto persone interessate all’attività agricola, veterinari o agricoltori a loro volta, poi c’è stato il periodo degli ecologisti e, inseguito dei vegetariani. Ora abbiamo due tipologie ben differenziate. Il cliente italiano prenota soprattutto fuori stagione, magari per un weekend con l’obiettivo di riposarsi e mangiare bene. Invece gli stranieri vengono per periodi più lunghi e con l’obiettivo di camminare. Per tutto il periodo che trascorrono qui cercano di non toccare più la macchina. Ad esempio da circa sei anni lavoriamo con un’agenzia olandese che organizza viaggi a piedi. Arrivano a Etroubles con l’auto e da qui proseguono a piedi secondo un tragitto prefissato e potendo contare su una precisa serie di prenotazione. Si fermano per non più di due giorni ad ogni tappa nei mesi di giugno, luglio e settembre. Non si tratta di numeri piccoli. Se prima in dieci anni avevamo visto soltanto tre olandesi ad oggi con questo tour così particolare sono già 120».
Il trend sembrerebbe positivo. «Nel 2007 – conclude Gonthier – il periodo di vacanza si è leggermente allungato. C’è da augurarsi che questa tendenza possa consolidarsi nel corso del 2008». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 28 febbraio 2008).

15 marzo 2008

Spunti di riflessione - 16: Confedilizia e il risparmio energetico negli immobili

Si è svolto la scorsa settimana ad Aosta, presso la biblioteca regionale, un convegno promosso da Confedilizia Valle d'Aosta sulle problematiche del risparmio energetico negli immobili. Ospito volentieri sul blog un intervento del suo Presidente, Gianni Vola.

Dal momento che le spese per il riscaldamento, legate direttamente al prezzo del petrolio, continuano ad aumentare, un numero impressionante (oltre 50 persone non hanno potuto entrare nella sala stipata) di interessati ha seguito il convegno organizzato da Confedilizia - presso la Biblioteca regionale, venerdì 7 marzo - sulle problematiche del risparmio energetico negli immobili.
L’importanza dell’argomento è indiscussa: il surriscaldamento globale è ormai al centro dell’attenzione del pubblico e la lotta contro il surriscaldamento climatico è diventata un imperativo globale. Gli investimenti immobiliari possono svol­gere un ruolo importante in que­sta battaglia perché circa il 40 % delle emissioni globali di CO2 proviene dall’edilizia, cioè dal riscaldamento e condizionamento degli edifici.
Ne consegue che in futuro il valo­re degli investimenti immobiliari sarà sempre più legato alle loro cre­denziali ambienta1i, cioè alla loro capacità di non sprecare energia per il riscaldamento. I fat­tori ambientali che possono influi­re sul rischio immobiliare, la cre­scita dei ricavi o il deprezzamento degli immobili avranno ovviamen­te un impatto sulla loro appetibili­tà e sul loro prezzo.
Se immobili “poco sostenibili”­ diventano meno attraenti per gli inquilini, anche il livello degli affitti sarà più basso rispetto agli immobili “sostenibili”.
E la qualifica degli immobili dal punto di vista del risparmio energetico è rappresentata dalla “certificazione energetica”.
Essa è prevista dal Decreto legislativo 311 del 2006 e riguarda per ora gli immobili con una superficie superiore ai mille mq per quanto concerne le nuove costruzioni, le ristrutturazioni integrali, compravendite ed affitto in blocco.
A partire dal 1° luglio 2008 essa riguarderà anche gli immobili con una superficie inferiore ai mille 1000 mq., ma sempre considerati nel loro insieme come tutt’uno, in blocco.
A partire dal 1° luglio 2009 l’obbligo di allegare la “certificazione energetica” scatterà anche per i singoli appartamenti degli edifici, oltre che per le nuove costruzioni e le ristrutturazioni integrali anche per ogni transazione a titolo oneroso: compravendite, conferimenti a trust, permute, contratti di affitto.
Sono stati visionati i modelli di certificazione già applicati in Francia, Germania, Svizzera, Gran Bretagna, Austria.
Anche la Regione Autonoma Valle d’Aosta sta per varare una nuova legge sul risparmio energetico e precisazioni circa la certificazione. Non appena superata la discussione nelle Commissioni Consiliari essa sarà distribuita alle categorie interessate, ovviamente alla Confedilizia, per eventuali osservazioni prima della discussione definitiva in Consiglio Regionale. La Confedilizia ha infatti fatto presente ed auspicato, come principio generale, che non vengano creati obblighi inutili e complicati che finiscono per pesare sulla pelle dei proprietari degli immobili.
Per quanto riguarda i singoli interventi, oltre che sulla possibilità di sostituire gli infissi, montare dei pannelli isolanti, sostituire le caldaie ecc, ci si è soffermati sui pannelli solari dove particolare attenzione deve essere posta oltre che sui singoli alloggi anche sui condominii: per quelli di nuova costruzione, come pure nei casi di ristrutturazione degli impianti, il già citato Decreto legislativo 311 del 2006 impone che almeno la metà dell’acqua calda ad uso sanitario sia prodotta da fonti di energia rinnovabili.
Con le detrazioni fiscali ed eventuali interventi regionali le spese dei nuovi impianti possono essere ammortizzate in 3-4 anni.
Dall’esame degli aspetti fiscali ed economici si è visto infatti che la Finanziaria 2008 ha confermato fino al 2011 la possibilità di detrarre sino al 55% della spesa per un massimo di 60.000 euro le spese per gli interventi che producano risparmio energetico.
Si è pure confermato che le sovvenzioni previste dalla Legge regionale n° 3 del 2006 vengono mantenute nell’attuale importo, con l’avvertenza che in questo caso la detrazione fiscale del 55% si applicherà sulla spesa affrontata dal proprietario, deducendo però il contributo regionale.
Non potranno invece essere cumulate le detrazioni del 55% per il risparmio energetico e le detrazioni, già previste al 36%, per le ristrutturazioni edilizie ed interventi di manutenzione straordinaria, le opere di restauro e di risanamento conservativo .
Data la complessità delle normative in applicazione Confedilizia ha comunicato che è stato istituita, per gli associati, la possibilità di avere una consulenza gratuita da parte degli esperti tecnici, fiscali ed amministrativi per i quali si può prenotare un appuntamento telefonando alla Confedilizia, via Torre del Lebbroso, 37 al numero 0165 364144.
Gianni Vola

14 marzo 2008

Le Poste facciano anche le Poste

La carta prepagata Postepay introdotta nel 2003 rappresenta il caso di successo più rilevante della storia recente di Poste Italiane: oltre 3 milioni e mezzo di persone hanno scelto in Italia la tessera prepagata e ricaricabile, che permette di fare acquisti e prelevare ovunque denaro contante dagli sportelli automatici, apprezzandone la versatilità d’uso e la convenienza. La carta prepagata Postepay cresce con buoni ritmi in Valle D’Aosta, mantenendo un trend di sviluppo elevato. La ricaricabile di Poste Italiane, lanciata nel 2003, ha raggiunto in Valle D’Aosta nel 2007 quota 6.651, le transazioni, con oltre 43.760 movimenti, hanno superato il valore globale di 7,375 milioni di euro, con una crescita del 18% rispetto al 2006. Anche il numero delle operazioni è cresciuto notevolmente passando dalle 789 del 2003 alle oltre 43.760 i del 2007. Questo è quanto si legge in un recente trionfalistico comunicato di Poste Italiane. Posso anche cercare di gioire per i risultati raggiunti, ma mi rallegro di più a sapere che in Valle d’Aosta, in virtù dell’accordo con l’Amministrazione regionale, saranno effettuate nuove assunzioni per rafforzare soprattutto quello che dovrebbe essere (ma in realtà, lo so, è una simpatica utopia) il core business di Poste italiane cioè, udite udite, l’antica arte della distribuzione della Posta. Servizio che ormai da diversi mesi ho potuto constatare personalmente ,attraverso la finestra privilegiata del Corriere della Valle (che dato il numero di copie inviate in abbonamento può essere considerato un buon cliente per Poste Italiane) essere in forte difficoltà. Settimanalmente ricevo in redazione telefonate di persone che non hanno ricevuto il giornale e chissà quante sono quelle che non ci dicono nulla, per non parlare di chi minaccia di non abbonarsi più visto che il servizio non è regolare. Insomma, care Poste, mentre bruciate altri nuovi fantastici record con Postepay fate in modo che il Corriere arrivi tempestivamente nelle case dei valdostani...

La Vallée si prepara a dire addio ai buoni benzina: allo studio lo sconto alla pompa oppure il «buono energia»

Sconto alla pompa (come ha già fatto il Friuli Venezia Giulia) o buono energia sono queste le due possibili soluzioni, allo studio dell’Assessorato alle Attività Produttive, che in un futuro molto prossimo potrebbero sostituire i buoni benzina attualmente utilizzati dai residenti.
Una direttiva dell'Unione europea impone infatti alla Valle d'Aosta di «abolire i buoni per i carburanti in esenzione fiscale», attualmente pari a 0,6768 euro al litro per la benzina e a 0,5076 per il gasolio per autotrazione (legge 3 agosto 1949, n.623). La «dead line» sarà il 1° gennaio 2009. Anche se c’è particolare attesa intorno alla data del 2 aprile quando il Parlamento europeo discuterà il dossier «Buoni benzina» della piccola regione autonoma (In tabella trovate come attualmente sono suddivisi i buoni).
In entrambi i casi toccherebbe alla Regione Autonoma Valle d’Aosta reperire all’interno del bilancio regionale la somma per coprire la mancata agevolazione. Sulla base delle assegnazioni fatte nel 2008 la cifra in gioco si aggira intorno ai 46 milioni (48,5 il valore dell’esenzione da cui se ne devono detrarre circa 2,2 di onere regionale). Di questi 5,2 interessano il mondo delle imprese, in particolare artigiane. «Credo che da parte della Regione – osserva l’assessore alle Attività Produttive Leonardo La Torre (Fédération Autonomiste) – ci debba essere un forte impegno ad assicurare un simile beneficio inteso non tanto come diritto acquisito o, peggio, privilegio, ma come compensazione di una situazione di svantaggio reale delle nostre aziende. Credo sia evidente a tutti che il fare impresa in una realtà montana ha dei costi aggiuntivi che non si riscontrano in pianura. Ecco perché è necessario dare continuità a questa forma di sostegno». Due le opzioni possibili. «La prima ipotesi è quella dello sconto alla pompa di benzina – spiega La Torre -. In questo caso per il valdostano cambia molto poco. Può continuare ad usare la sua cartevallèe soltanto che al posto dell’esenzione ha uno sconto che però deve essere coperto dall’amministrazione regionale con risorse proprie. E qui si deve valutare fino a che punto essite la disponibilità finanziaria per integrare la differenza. La seconda affronta il problema energetico in maniera un po’ più ampia. Dato che si mettono a disposizione risorse della comunità si può valutare se non sia meglio introdurre un buono energia che ogni famiglia può decidere se utilizzare per l’acquisto di benzina, per il riscaldamento, per il metano, per la corrente elettrica. In questa maniera il provvedimento andrebbe a vantaggio di tutta la comunità e non soltanto i possessori di un auto. Il provvedimento avrebbe una valenza più sociale». Cesare Grappein, segretario regionale di Cna Valle d’Aosta, non manca di sottolineare come la decisione dell’Unione europea cada in un momento particolarmente difficile per le imprese artigiane. «E’ chiaro – commenta il segretario - che siamo di fronte ad una decisione su cui non si può più intervenire. E su cui difficilmente l’Europa farà marcia indietro. Tuttavia ci auguriamo che la Regione riesca ad individuare una forma di incentivo sostitutiva. La proposta del buono energia sul riscaldamento ad esempio ci trova favorevoli. Non dimentichiamoci che mediamente con i buoni benzina un’azienda usufruisce di uno sconto di 1000-1500 euro. In questi tempi in cui molte aziende sono al limite della sopravvivenza non è una cifra da sottovalutare». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 12 marzo)

13 marzo 2008

Concluso il sondaggio sul nuovo Cda della casa da Gioco di Saint-Vincent

Si è concluso il mio sondaggio sul nuovo Cda della casa da gioco. 68 voti in massima parte mirati ad esprimere un giudizio negativo nei confronti del nuovo consiglio di amministrazione. Il 30% del mini-campione ritiene che si tratti di un Cda troppo politicizzato e il 26% sostiene che non sia sufficientemente competente. Sulle modalità di elezione le posizioni sembrano equivalersi. Il 16% avrebbe preferito che il Cda fosse eletto dal Consiglio regionale (soluzione Pd), il 14% condivide quanto fatto dalla Giunta regionale guidata dal Presidente Luciano Caveri e l’11% avrebbe preferito che il Consiglio eleggesse un amministratore unico (soluzione Pdl). Personalmente intendo aspettare ad emettere giudizi. Ho trovato soltanto curioso che il nuovo consulente dei giochi del Casinò di San Remo sia Danilo Romano, un ex-direttore dei giochi di Saint-Vincent. Una professionalità di cui forse sarebbe stato meglio tenere conto oppure no? Non so. Fatemi sapere. Ovviamente, si interest.

12 marzo 2008

Il Cervim diventa il referente della Commissione Agricoltura dell'Ue per le viticolture di montagna

Buone notizie per il mondo della viticoltura valdostana. Nei giorni scorsi è stata diffusa una comunicazione della Commissione Agricoltura dell’UE che identifica il CERVIM quale referente per le viticolture di montagna e in forte pendenza, riconoscendone il lavoro svolto in particolare negli ultimi anni.
Il testo dell’OCM vino, il nuovo regolamento europeo per il settore vitivinicolo, approvato dai ministri dell’Agricoltura dell’Unione europea lo scorso 19 dicembre, ha introdotto un regime di estirpazione volontaria su un periodo di tre anni, per una superficie totale di 175.000 ettari e con premi decrescenti.
«Le pressioni esercitate dal CERVIM – si legge in una nota diffusa nella giornata di ieri - e i dati raccolti e trasmessi alla Commissione Agricoltura dell’UE, relativi alle viticolture di montagna e in forte pendenza, hanno dimostrato l’importanza strategica per gli ambienti di coltivazione, e nel contempo l’estrema fragilità, di tali sistemi viticoli. Grazie a ciò gli Stati membri potranno scegliere di escludere l’estirpazione in tali territori, preservando un patrimonio viticolo altrimenti a rischio di eliminazione».
Il lavoro da fare è però ancora molto. E il Cervim non manca di farlo notare. «Rimangono tuttavia ancora da definire – si legge ancora - i criteri di identificazione di tali territori. Per uniformare l’applicazione della deroga, la Commissione avrebbe scelto di utilizzare i criteri CERVIM (pendenze del terreno maggiori del 30% e/o altitudine superiore ai 500 mt, ad esclusione dei sistemi viticoli in altopiano; sistemi viticoli su terrazze o gradoni) “tenuto conto l’esperienza del Centro, che sembra essere ben riconosciuta dai professionisti del settore”. In quest’ottica anche il Ministero delle Politiche Agricole, d’intesa con i rappresentanti delle amministrazioni regionali, nella sua ultima riunione, ha convenuto di far riferimento ai criteri elaborati dal CERVIM».
“Tale comunicazione – afferma François Stevenin, Presidente del CERVIM – non può che riempirci di soddisfazione e rappresenta il giusto riconoscimento per tanti anni di lavoro, svolto a livello internazionale, a favore delle viticolture di montagna e di forte pendenza”.
A seguito di tale riconoscimento, il CERVIM si impegnerà nei prossimi mesi ad implementare il censimento dei territori viticoli di montagna e di forte pendenza, includendo anche i territori non associati, e ne approfondirà la conoscenza tecnica e strutturale.

11 marzo 2008

Professionisti valdostani - 6: Agronomi figura strategica in Vallèe


Identikit
Iscritti al 01/01/2008:
58 di cui dottori forestali 38, dottori Agronomi 18 e dottori Agronomi (produzioni animali) 2
Iscritti dell’ultimo triennio
nel 2005 – 50
nel 2006 – 55
nel 2007 – 57
Suddivisione maschi e femmine
40 maschi e 18 femmine
Composizione direttivo
Angèle Barrel (Presidente), Roberto Gaudio (Vice), Fabrizio Actis (Segretario), Federica Pozzi (Tesoriere) e Grato Chatrian, Duilio Gal e Gabriele Scattolin (Consiglieri)

Il trend nei prossimi anni in termini di iscritti
Considerato l’andamento degli anni precedenti, si prevedono dai 3 ai 5 iscritti all’anno nel prossimo triennio

Mail e sito internet
e-mail: segreteria@agrofor-vda.it
sito internet: http://www.agrofor-vda.it/

Le domande

Principali problematiche a livello regionale … e nazionale
La nostra legge 10 febbraio 1992, n. 152 “Modifiche ed integrazioni alla legge 7 gennaio 1976 n. 3 e nuove norme concernenti l'ordinamento della professione di dottore agronomo e di dottore forestale”, in cui all’art. 2 sono elencate tutte le nostre attività professionali, ci da competenze in tutte quelle attività che sono volte a valorizzare e gestire i processi produttivi agricoli, zootecnici e forestali, a tutelare l'ambiente e, in generale, nelle attività riguardanti il mondo rurale e la gestione del territorio. In Valle d’Aosta i dottori Agronomi e dottori Forestali da anni lavorano nei settori agricolo, forestale, ambientale e di gestione del territorio. In particolare, i professionisti locali hanno una lunga e ampia esperienza nella progettazione di opere di sistemazione idraulica e forestale, di messa in sicurezza dei versanti, di bonifiche agrarie.
Tale specializzazione si è verificata in quanto la realtà valdostana negli ultimi trent’anni ha portato la nostra categoria verso la progettazione e gestione di opere legate al territorio, piuttosto che alla consulenza tecnica alle aziende agricole e forestali e al settore agro-alimentare.
A livello regionale la nostra figura professionale è riconosciuta, ma a volte succede che enti locali e privati non conoscano a pieno le nostre competenze e la nostra professionalità, in quanto “offuscati” dalle altre figure professionali esistenti (ingegneri, geometri, architetti) che sono più note e più numerose. Anche a livello nazionale la principale problematica è quella di farsi riconoscere come professionisti qualificati che operano sul territorio e nei settori agricolo, forestale, ambientale e nel verde pubblico.
Esistono possibilità di lavoro in Valle d’Aosta oppure il settore è saturo?
I settori nei quali i dottori Agronomi e Forestali operano sono strategici e di primaria importanza per la Valle d’Aosta, pertanto professionisti preparati e motivati sono indispensabili per la crescita della nostra Regione. In un tale contesto esistono diverse possibilità di lavoro sia nei settori tipici (progettazione di opere per la gestione del territorio), sia nei settori oggi ancora poco esplorati in Valle d’Aosta (settore agro-alimentare, settore agricolo – certificazione qualità prodotti - , settore forestale - produzione e commercializzazione prodotti forestali).

Esistono nuovi sbocchi professionali?
I nuovi sbocchi professionali sono legati a:
- settore agro-alimentare (utilizzazione, trasformazione commercializzazione dei prodotti agroalimentari, certificazione, analisi organolettiche);
- settore delle energie rinnovabili (produzione biomasse, biogas, compost);
- settore gestione del territorio (applicazione di scelte progettuali più sostenibili – ingegneria naturalistica ecc.)

Quali iniziative di formazione realizzate nel 2007 e quali in programma nel 2008?
Nel periodo 2006-2007 l’Ordine ha attivato le seguenti iniziative:
- aprile – giugno 2006: corso sulla sicurezza in cantiere (494/96)
- settembre-ottobre 2006 - corso di aggiornamento “L’ingegneria naturalistica in ambito alpino” – corso base (in collaborazione con l’Ordine degli Ingegneri)
- febbraio-maggio 2007 - corso di aggiornamento “L’ingegneria naturalistica in ambito alpino” – corso avanzato (in collaborazione con l’Ordine degli Ingegneri)
- febbraio-aprile 2007 - corso di aggiornamento “utilizzo dei GIS” (in collaborazione con l’Ordine dei geologi)
- luglio 2007 - giornate di aggiornamento sulle “vegetazioni di prati permanenti e pascoli alpini”
- ottobre 2007 - giornate di aggiornamento “selvicoltura nelle foreste di protezione”
In programma per il 2008:
- febbraio 2008 - Organizzazione trasferta a Firenze per convegno “L’ingegneria naturalistica nelle sistemazioni idraulico-forestali”
In fase di valutazione da parte del consiglio direttivo:
- organizzazione corso di aggiornamento Linee guida per la pianificazione sostenibile (Valutazione di impatto ambientale – V.I.A. - e Valutazione ambientale strategica – V.A.S.);
- organizzazione corso di aggiornamento avanzato GIS (3D e spatial analist);
- organizzazione giornate di aggiornamento su: difesa fitoiatrica e VTA, progettazione e DL aree verdi, energie rinnovabili

Quali consigli per chi si vuole avvicinare alla professione?
- Cercare di “specializzarsi” in alcuni settori strategici (vedi nuovi sbocchi professionali)
- Iniziare a collaborare con altri colleghi
- Collaborare con altri professionisti (ingegneri, architetti)
- Sfruttare ogni occasione di formazione

Qual è il rapporto con il mondo delle imprese?
I professionisti che operano nel settore della progettazione e direzione lavori hanno un rapporto diretto con le imprese al fine della sola gestione dei lavori. Un rapporto di confronto non è invece tipico tra professionisti e imprese. Le nuove “attività” dovrebbero favorire maggiormente un rapporto di confronto e scambio tra professionisti e imprese (settore agro-alimentare, settore energie rinnovabili). (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 7 marzo)

10 marzo 2008

Tipografia Valdostana: «tempisti e reattivi»

Paolo Perrin, classe 1968, guida dal 1996 come amministratore delegato la tipografia valdostana (2,5 milioni di euro di fatturato nel 2007). Un’azienda con una storia più che secolare che deve alla famiglia Perrin l’essere riuscita a mantenere al passo del rinnovamento tecnologico
e professionale di un settore che soprattutto negli ultimi decenni, iniziati sotto lo sguardo attento
di don Aldo Perrin, è mutato tantissimo. L’azienda oggi esporta il 50% della propria produzione soprattutto in Francia e Svizzera. «Non è facile – spiega Paolo Perrin – perché sul territorio elevetico l’euro forte comincia a danneggiarci. Inoltre in Francia sono tornati competitivi sui prezzi essendo stato abrogato il limite orario delle 36 ore. Oggi puoi essere competitivo soltanto se offri alla committenza un prodotto di qualità con tempi di lavorazione rapidi, rispetto assoluto della data di consegna e costi contenuti».
Per Perrin la ricetta aziendale può essere soltanto una. «Se lavori bene e sei reattivo porti a casa le commesse. Fra due giorni non esiste più. I lavori vanno fatti subito. Perfino i preventivi devi imparare ad evaderli nell’arco di una giornata».
Un commento che per Perrin non è un semplice slogan. «Ho analizzato i tempi di predisposizione dei preventivi del 2007. – ci spiega - Oltre il 50 per cento di quelli evasi nell’arco della giornata sono diventati commesse ed è vero su tutte le tipologie di prodotto dalle riviste alla dépliantistica». Clienti della Tipografia valdostana sono soprattutto le agenzie di comunicazione. Il mercato nazionale è visto con meno interesse. «Prima di tutto – precisa Perrin – esiste un problema di logistica. La Valle d’Aosta per la sua posizione geografica non aiuta a entrare in contatto con i grandi committenti del Nord Ovest. Inoltre già solo una città come Torino come tipografie ha un potenziale di fuoco eccezionale e questo fa sì che sui prezzi ci sia una battaglia impressionante».
Per il 2008 la società - che attualmente si trova in Corso Padre Lorenzo 5 ad Aosta e si estende su una superficie di oltre 1700 metri quadri (comprendente uffici, stabilimento e magazzini) e impiega venti dipendenti altamente specializzati nei rispettivi settori di produzione
– prevede di ampliare lo stabilimento di altri 280 metri quadri. «L’obiettivo – aggiunge l’amministratore delegato - è creare una linea di brochura in modo da poter realizzare tutte le
lavorazioni all’interno dello stabilimento. I tempi sono diventati i nostri veri padroni. Inoltre portando all’interno dell’impresa questa lavorazione sino ad ora fatta all’esterno operiamo
sull’unico costo che è ancora possibile limare in qualche maniera, cioè quello dei trasporti
». Perrin ci tiene anche a sottolineare come l’azienda, pur in presenza di un settore con una stagionalità fortissima, il lavoro è particolarmente intenso da gennaio a settembre, non abbia
mai fatto ricorso alla cassa integrazione ordinaria. «L’occupazione - conclude Perrin - in questi ultimi anni è rimasta stabile perché, pur a fronte di una forte crescita tecnologica
che in taluni casi ha ridotto l’intervento del lavoro umano, il personale è sempre stato riconvertito su nuove lavorazioni che lentamente hanno fatto sì che l’azienda potesse aggiungere l’obiettivo di coprire tutto il ciclo produttivo. E così negli ultimi anni la Tipografia Valdostana ha compiuto un grande rinnovamento tecnologico e professionale che
l’ha resa competitiva rispetto ai migliori operatori del settore grafico e in grado di affrontare con sicurezza la sfida europea
». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 21 febbraio 2008)

9 marzo 2008

La breve storia del futuro di Attali

Mi permetto di segnalare un libro assolutamente da leggere. "La breve storia del futuro" di Jacques Attali (è stato ospite questa sera a "Che tempo che fa"). Disegna gli scenari mondiali sintetizzando in pochi passaggi dati, ricerche, analisi sociologiche ed economiche. Forse va letto nella speranza che non abbia ragione, ma è sempre meglio essere preparati. Date un'occhiata nel sito del suo editore e leggetevi questo articolo uscito sul Domenicale del Sole 24 Ore, a firma di Francesco Daveri che ho trovato davvero molto stimolante. Vi sembra un argomento fuori tema per il mio blog? Premesso che l'abitudine alla lettura non deve mai andare persa, gli scenari che delinea toccano molto da vicino il futuro di chi fa o vuole fare impresa nel nostro piccolo villaggio globale.

8 marzo 2008

Spunti di riflessione 15 - Bertolin scommette sui Saveurs

Per gli spunti di riflessione di questa settimana propongo l'intervento di Guido Bertolin, 30 anni, con la madre responsabile dell'azienda Maison Bertolin. C'è grande ottimismo intorno al marchio dei Saveurs e Bertolin con le sue parole dimostra di voler percorrere la strada della qualità fino in fondo.

«Io vi porterò la mia esperienza. Vi dirò quali convinzioni ho maturato in questi mesi in cui ho lavorato nel gruppo tecnico. Devo subito precisare che durante la prima riunione del Comitato di Pilotaggio, quando per la prima volta ho partecipato ai lavori, ho provato qualcosa di più di una semplice sorpresa. Fino a quel momento, nel mio immaginario, SAVEURS DU VAL D’AOSTE doveva essere un marchio di qualità da assegnare alle aziende produttrici dei prodotti d’origine locali. E, conseguentemente, un prodotto a marchio saveurs non poteva che essere: autentico, genuino, ottenuto nel pieno rispetto delle tradizioni artigiane della Valle d’Aosta. Pensavo fino a quel giorno a una sorta di super DOP (Denominazione di Origine Protetta) da attribuire a quei produttori di beni alimentari che avevano scelto di collocare le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione dei loro prodotti rigorosamente in un’area geografica delimitata: la nostra Valle, appunto. Un marchio che attestasse così che un determinato prodotto è fabbricato o trasformato esclusivamente in Valle d’Aosta, garantendoci dalle possibili contraffazioni.
Ho provato quindi molta sorpresa nel capire che al Gruppo Tecnico (e quindi anche a me) era chiesto di discutere sì dei paletti, ma in una direzione diversa: fissare i requisiti ai quali dovranno attenersi commercianti, ristoratori e albergatori per potersi fregiare del logo di qualità SAVEURS DU VAL D’AOSTE che contraddistingue l’offerta enogastronomia regionale. Appena superata l’iniziale sorpresa, devo dirVi subito che ho poi lavorato, anche con entusiasmo, nel Gruppo Tecnico: il gruppo si è rivelato un utile tavolo di confronto; ciascuno di noi ha portato a conoscenza degli altri, i problemi, le esigenze e le priorità proprie e della propria categoria. Abbiamo sempre trovato un’utile sintesi. Ci siamo detti ripetutamente che la Valle d’Aosta, grazie al suo paesaggio, alle sue montagne, alla sua tradizione, ha già oggi nei settori del turismo e dell’agricoltura, e forse avrà ancora di più nell’immediato futuro, una grande opportunità anche economica, purché imbocchi definitivamente la strada della qualità senza riserve, senza trucchi. Sappiamo che per costruire una Valle d’Aosta consapevole, innovativa e orgogliosa delle sue peculiarità, c’è bisogno dell’apporto convinto di tutti. Perciò, io come gli altri ho lavorato nel Gruppo Tecnico con questa consapevolezza: non bruciamo – ci siamo detti - questa occasione… Io personalmente resto convinto che una grande strada si apre a questo punto per un ulteriore sviluppo delle produzioni locali e delle aziende che saranno in grado di possedere due requisiti fondamentali: 1. l’attenzione sempre scrupolosa alla qualità 2. lo svolgimento, qui in Valle, sul territorio regionale, delle fasi cruciali della loro produzione. Non leggiamo quasi ogni giorno che il consumatore, soprattutto in un periodo come l’attuale crisi dei consumi, si è fatto più attento? Potrebbe perciò più facilmente di una volta punire comportamenti non corretti da parte della produzione. La filiera corta, facilmente identificabile, non è più, oggi, un concetto astratto… Noi faremo la nostra parte, come da varie parti ci viene suggerito: cercheremo, se possibile, di pensare in grande, ma continueremo a lavorare con passione del piccolo, dell’artigiano alimentare”.
 

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