Per gli spunti di riflessione di questa settimana propongo l'intervento di Guido Bertolin, 30 anni, con la madre responsabile dell'azienda Maison Bertolin. C'è grande ottimismo intorno al marchio dei Saveurs e Bertolin con le sue parole dimostra di voler percorrere la strada della qualità fino in fondo.
«Io vi porterò la mia esperienza. Vi dirò quali convinzioni ho maturato in questi mesi in cui ho lavorato nel gruppo tecnico. Devo subito precisare che durante la prima riunione del Comitato di Pilotaggio, quando per la prima volta ho partecipato ai lavori, ho provato qualcosa di più di una semplice sorpresa. Fino a quel momento, nel mio immaginario, SAVEURS DU VAL D’AOSTE doveva essere un marchio di qualità da assegnare alle aziende produttrici dei prodotti d’origine locali. E, conseguentemente, un prodotto a marchio saveurs non poteva che essere: autentico, genuino, ottenuto nel pieno rispetto delle tradizioni artigiane della Valle d’Aosta. Pensavo fino a quel giorno a una sorta di super DOP (Denominazione di Origine Protetta) da attribuire a quei produttori di beni alimentari che avevano scelto di collocare le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione dei loro prodotti rigorosamente in un’area geografica delimitata: la nostra Valle, appunto. Un marchio che attestasse così che un determinato prodotto è fabbricato o trasformato esclusivamente in Valle d’Aosta, garantendoci dalle possibili contraffazioni.
Ho provato quindi molta sorpresa nel capire che al Gruppo Tecnico (e quindi anche a me) era chiesto di discutere sì dei paletti, ma in una direzione diversa: fissare i requisiti ai quali dovranno attenersi commercianti, ristoratori e albergatori per potersi fregiare del logo di qualità SAVEURS DU VAL D’AOSTE che contraddistingue l’offerta enogastronomia regionale. Appena superata l’iniziale sorpresa, devo dirVi subito che ho poi lavorato, anche con entusiasmo, nel Gruppo Tecnico: il gruppo si è rivelato un utile tavolo di confronto; ciascuno di noi ha portato a conoscenza degli altri, i problemi, le esigenze e le priorità proprie e della propria categoria. Abbiamo sempre trovato un’utile sintesi. Ci siamo detti ripetutamente che la Valle d’Aosta, grazie al suo paesaggio, alle sue montagne, alla sua tradizione, ha già oggi nei settori del turismo e dell’agricoltura, e forse avrà ancora di più nell’immediato futuro, una grande opportunità anche economica, purché imbocchi definitivamente la strada della qualità senza riserve, senza trucchi. Sappiamo che per costruire una Valle d’Aosta consapevole, innovativa e orgogliosa delle sue peculiarità, c’è bisogno dell’apporto convinto di tutti. Perciò, io come gli altri ho lavorato nel Gruppo Tecnico con questa consapevolezza: non bruciamo – ci siamo detti - questa occasione… Io personalmente resto convinto che una grande strada si apre a questo punto per un ulteriore sviluppo delle produzioni locali e delle aziende che saranno in grado di possedere due requisiti fondamentali: 1. l’attenzione sempre scrupolosa alla qualità 2. lo svolgimento, qui in Valle, sul territorio regionale, delle fasi cruciali della loro produzione. Non leggiamo quasi ogni giorno che il consumatore, soprattutto in un periodo come l’attuale crisi dei consumi, si è fatto più attento? Potrebbe perciò più facilmente di una volta punire comportamenti non corretti da parte della produzione. La filiera corta, facilmente identificabile, non è più, oggi, un concetto astratto… Noi faremo la nostra parte, come da varie parti ci viene suggerito: cercheremo, se possibile, di pensare in grande, ma continueremo a lavorare con passione del piccolo, dell’artigiano alimentare”.
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