Ho scelto un’immagine inusuale per augurarvi Buona Pasqua. Non l’icona più nota della discesa di Gesù agli inferi, ma l’incontro con Maria di Magdala di fronte al sepolcro vuoto. L’ho fatto perché sono rimasto particolarmente colpito da un’interpretazione che alcuni commentatori danno di questa presenza. Da un lato l’omaggio al genio femminile che nella «Mulieris dignitatem» suggerisce come queste donne siano state più pronte ad intuire la resurrezione, a precedere gli stessi apostoli nella speranza della vita che vince la morte.
Ultime a lasciare il Golgota bagnato di sangue, le donne sono infatti anche le prime a ricevere e a trasmettere l’annuncio della sua resurrezione. Ma c’è di più. Angelo Sceppacerca, uno dei commentatori sul Corriere della Valle d'Aosta dei Vangeli della domenica scrive «Ma se c’è una precedenza ai piedi della croce e davanti al sepolcro vuoto, questa non è questione di genere, maschile o femminile: è questione di misericordia. Maria di Magdala è la donna perdonata e perciò risorta. Le sue lacrime, accanto al sepolcro, testimoniano un legame con chi, nel nome e nella vicenda, le aveva portato salvezza: Gesù».
Ecco tutti noi siamo invitati nel contemplare l’eccezionale esperienza della risurrezione, quella promessa di eternità mantenuta, anche a cogliere lo sguardo del Signore che ci invita a sentirci perdonati dalle nostre tante debolezze, che ci invita ad alzare lo sguardo oltre alle nostre povertà umane. Il perdono, domandato e offerto, l’amore che vince il male con un bene più grande, il dono gratuito di noi stessi, la presenza solidale accanto ai giovani, alle famiglie, ai malati e alle persone sole. Sono tutti frutti di una vita risorta, che ha conosciuto – come il sepolcro di Cristo – «un terremoto grande»: la terra si scosse, come una partoriente.
Ma chi fa Pasqua, in fondo, non nasce a nuova vita?
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