L’ospite
di questa settimana è Vivien
Charrey,
che
gestisce una società di consulenza imprenditoriale.
Questa
settimana di cosa ti sei occupato?
Io
mi occupo di consulenza manageriale, imprenditoriale. Seguo delle
aziende, degli imprenditori nello sviluppo della loro impresa, della
loro organizzazione. Questa settimana in particolare mi sono occupato
di avviare la filiale americana di un cliente che si occupa di
produrre packaging per l’industria cosmetica. Abbiamo aperto con
degli uffici a Los Angeles. Molto interessante. Mercato particolare.
Molto diverso da quello europeo, italiano però con delle prospettive
interessanti per le aziende made in Italy.
So
che fai parte di una nuova esperienza imprenditoriale. Di cosa si
tratta?
Circa
un anno e mezzo fa ho raggiunto un gruppo di ragazzi che hanno
avviato una start up con sede a Londra però i componenti sono
dislocati in giro per l’Europa. E questa start up sta creando un
applicativo, un software per gestire le performance aziendali nella
grandi aziende, nelle multinazionali.
Entriamo
più nel dettaglio: concretamente come un’azienda può usare questa
app?
Questo
software viene installato all’interno dei sistemi e coinvolge tutti
i processi aziendali a 360 gradi. L’idea è nata dal fatto che ci
siamo resi conto che nelle grandi aziende ci sono una moltitudine di
informazioni che vengono gestite in maniera disorganica. Questo
software consente di convogliare in un unico strumento le
informazioni rilevanti per poter gestire al meglio l’organizzazione
aziendale. Penso agli indicatori, ai kpi di processo, alla
valutazione degli skill delle varie persone.
In
pratica compatta quelle informazioni che normalmente tu raccogli
quando devi occuparti di un’azienda…
Esattamente.
L’idea era di creare una sorta di consulente virtuale che non
lavorasse su strumenti quali excel e powerpoint ma avesse uno
strumento per poter governare tutti questi aspetti che confluiscono
nel metodo della gestione delle performance aziendali.
Esistono
altri applicativi di questo tipo?
No.
Esistono dei software specifici settoriali, ma nessuno mette insieme
tutto, sempre con un ottica e una filosofia legata al lean six
sigma di cui quotidianamente mi occupo, cioè miglioramento dei
processi, miglioramento continuo, riduzione degli sprechi, cioè
metodologie di origine americana e giapponese.
Potenzialmente
un mercato mondiale…
Assolutamente.
Per adesso stiamo spingendo nel promuoverlo all’estero con contatti
con imprese a Dubai, in Germania, negli Stati Uniti, in Brasile.
Siamo ancora in una fase di lancio del prodotto, ma stiamo
incontrando veramente un notevole interessamento da parte di clienti
internazionali.
Ha
un nome?
Sì.
Si chiama Presto. Il fondatore dell’azienda è un americano con
origini italiane e perciò è un acronimo che però richiama una
parola italiana.
Un
tuo sguardo sulle imprese valdostane: c’è la ripresa?
Devo
dire che per la mia esperienza - ho conosciuto e seguo in Valle delel
aziende molto interessanti – forse l’aspetto più critico del
contesto imprenditoriale valdostano è la dimensione delle imprese.
Perché oggi per essere competitivi, andare all’estero, fare
economie di scala ed assorbire la quota di costi fissi e riuscire ad
avere marginalità interessanti deve avere una massa critica
sufficiente. Questo in Valle si fatica a riscontrare nelle imprese.
Un
consiglio (gratuito) da dare a un imprenditore in ascolto?
Ho
conosciuto imprenditori con delle idee veramente interessanti, ma la
vera differenza oggi si gioca sull’implementazione, cioè su come
trasformi un’idea in realtà e quindi quello che cerco di spiegare
è che l’idea va concretizzata. La concorrenza la batti su quanto
sei bravo e veloce ad implementare i progetti. Questo richiede
competenze manageriali, di project management che non tutti hanno
necesariamente.
Recentemente
sei anche entrato nel CDA di Finaosta?
E’
un’esperienza interessante. Ormai è quasi un anno che ne faccio
parte. E’ un’esperienza molto intensa e formativa perché è
un’impresa a capitale pubblico con dei vincoli che le altre imprese
non hanno, quindi la complessità è maggiore dal punto di vista
della gestione. E’ un piccolo gioiellino in quanto è una macchina
che lavora in maniera efficace ed efficiente sul territorio ed ha
questa mission aziendale molto interessante come lo stimolare il
contesto economico valdostano.
Anche
un forte senso di responsabilità…
Se
posso fare una battuta la prima cosa che ho fatto una volta nominato
nel Cda è stata l’assicurazione per eventuali danni erariali. Sono
imprese sottoposte al controllo della Corte dei Conti e quindi
bisogna ponderare bene ogni decisione.
Per
il 2018 hai in mente un nuovo progetto. Di cosa si tratta?
Devo
dire che sono già ababstanza saturo, ma certamente ci sono sempre
nuovi progetti interessanti. Quello degli Stati Uniti mi sta
particolarmente a cuore perché oggi ho avviato insieme al mio
cliente la filiale e adesso si tratta di trasformare il sogno in
realtà. Sarà la sfida del 2018 oltre naturalmente allo sviluppare
il mio mercato di consulente non soltanto in giro per l’Italia e
per il mondo, ma anche in Valle d’Aosta.
Il
settore dei cosmetici ha ancora dei margini di sviluppo o comunque
bisogna sapersi muovere?
Bisogna
certamente sapersi muovere, ma la componente made in Italy ha un
impatto interessantissimo in termini di appeal all’estero e le
prospettive e le opportunità sono interessanti con tassi di crescita
che raramente ho visto in altri settori.
Altri
settori interessanti?
Adesso
io sto seguendo una media azienda con circa 100 dipendenti che opera
nel settore dello stampaggio, sia materiale plastico che metallico, e
devo dire che nonostante sembri un settore vecchio, arcimaturo, in
realtà ci sono ancora delle opportunità per poter crescere. Si
tratta di lavorare in maniera efficiente, stringere ottimi rapporti
con clienti importanti e poi le prospettive ci possono essere
Un
sogno imprenditoriale da realizzare?
La
mia entrata in una start up è molto divertente. Ammetto che a volte
mi sembra un po’ un’americanata perché il fondatore è un
americano di origini italiane, sviluppiamo con un team di Bangalore
in India e il nostro direttore finanziario si trova Londra ma è un
tedesco e così quando le call di allenamento o qualche meeting
sembriamo un po’ degli imprenditori da Silicon Valley. Diciamo che
l’ambizione è un po’ quella di trasformare questo sogno
imprenditoriale in una azienda vera e propria.
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