Ecco la seconda parte dell'intervista a Giuseppe Bordon, presidente di Confindustria Valle d'Aosta.
Come la pubblica amministrazione può aiutare questo meccanismo di aggregazione?
Ci sono due aspetti del problema. Da un lato che cosa può fare la pubblica amministrazione intesa come l’insieme degli enti che agiscono sul territorio valdostano per favorire il buon andamento del settore industriale; dall’altro è che cosa può fare la Regione in quanto ente cui è demandata la competenza in campo industriale. Credo che per quanto riguarda il primo aspetto l’obiettivo sia trasformare quella che è una debolezza del nostro sistema in una risorsa. La debolezza del sistema Valle d’Aosta è che siamo pochi, siamo piccoli, ci conosciamo tutti e sappiamo tutto di tutti. Questo però potrebbe diventare una grande opportunità. Siamo pochi, siamo tutti sullo stesso territorio, ci conosciamo e quindi cerchiamo di avere un rapporto molto più semplificato rispetto a quello che è doveroso instaurare quando ci si trova a dover operare su delle realtà territoriali molto più ampie, come possono essere il Piemonte o la Lombardia. E’ indubbio che a questi livelli le procedure debbano essere estremamente formalizzate. Ma in Valle d’Aosta si potrebbe semplificare molte procedure. Il dirigente regionale da noi ha facilità nell’andare a vedere di persona un’azienda, nel contattare, nel mettersi in rapporto de visu con la realtà. Non ha bisogno che gli produca 50 pagine di prospetto. Faccio un esempio nel mio campo: non è difficile per il responsabile dei trasporti venire a vedere che cosa è la Savda, rendersene conto di persona. Non ha da visitare 200 aziende, ma 5 o 6. Sono convinto che in Valle d’Aosta si potrebbe avere un rapporto di collaborazione con gli enti di controllo per tutti quegli ambiti, oggi tristemente alla ribalta, come, ad esempio, la sicurezza sul lavoro.
E il secondo aspetto del problema?
Focalizzando l’attenzione sull’ente Regione e sull’aiuto allo sviluppo - appurato che la politica di aiuti di Stato applicata negli anni ’80 e ’90 non è più percorribile per via dei paletti europei, una logica che ritengo anche condivisibile - credo che sia da sottoscrivere l’auspicio di Montezemolo di essere disposti a rinunciare ai contributi pubblici a fronte di una detassazione secca. Sono convinto che la Regione possa intervenire concretamente nell’abbattimento dei costi nell’insediamento sul territorio. Ma non nel momento dell’insediamento iniziale. E’ facile partire con il primo investimento. Il problema è mantenerlo sul territorio e per farlo occorre una regolamentazione chiara e incontestabile di quello che è il régime di locazione degli immobili di proprietà della Regione Valle d’Aosta. Un primo passo è stato fatto con la legge 10 del 2004 che ha portato alla cessione delle aree a Vallèe d’Aoste Structure. Ma il decreto Bersani sulle società partecipate non operative o di comodo ha costretto Vallée d’Aoste Structure, per non rientrare in questa categoria, ad applicare locazioni in taluni casi fuori mercato, vanficando la positività del provvedimento. Al di là di questa difficoltà la Regione dovrebbe far sì che le imprese dopo l alocazione possano porsi come obiettivo l’acquisizione dello stabilimento. Tutti a medio termine dovrebbero porsi questo obiettivo perché è la miglior dimostrazione che l’azienda si è consolidata, che sta accrescendo il suo patrimonio e che è un patrimonio in grado di dare garanzie per il futuro.
E poi ci sono le leggi per finanziare lo sviluppo...
Si però attualmente ci vogliono sei mesi per avere un finanziamento deliberato attraverso la legge 6 del 2003 (poi modificata dalla 10 del 2006). E’ troppo. Basta un minimo intoppo e sei a 270 giorni. Inoltre si può fare la domanda una sola volta all’anno correndo il rischio che la mia domanda di finanziamento, terminato il periodo d’istruttoria, ottenuta un valutazione positiva, nel caso il danaro non ci sia sul capitolo debba essere ridiscussa. Occorre accelerare le procedure anche perché le domande di una certa consistenza non sono poi molte. Credo che nessuno protesterebbe se un funzionario regionale avendo 30 giorni per deliberare ne impiegasse soltanto dieci. Anzi sarebbe interessante valutare quante pratiche sono state deliberate al di sotto dei tempi massimi. Perché non proviamo a darci l’obiettivo di ridurre del 50% i tempi di deliberazione con fondi certi per l’anno in corso.
Quali priorità per le politiche 2008? Che cosa chiedete ai futuri parlamentari?
Riparto fiscale, clausole di salvaguardia e doppia canna del Traforo del Monte Bianco. Sono queste le nostre priorità. E’ necessario poi che si rivisiti l’attuale impianto del riparto fiscale. Deve essere la Valle d’Aosta a percepire le tasse e poi ad inviare la quota parte spettante allo Stato centrale contrariamente ad ora che è lo Stato a trasferire i 9/10 alla nostra Regione. In questo modo la Valle potrebbe operare su quello che è il prelievo alle imprese e alle famiglie in modo più attento e selettivo per favorire lo sviluppo e il benessere della regione. Inoltre occorre una maggiore attenzione legislativa. I parlamentari devono vigilare affinché il legislatore nazionale inserisca sempre le clausole di salvaguardia in modo da evitare il ritardo nell’applicazione di questi provvedimenti legislativi a livello regionale nell’attesa delle norme di attuazione.
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