Propongo come terzo appuntamento con la Giornata dell'economia 2008 organizzata dalla Chambre le conclusioni dell'economista Massimo Lévêque. I titoli li ho aggiunti io. Vi segnalo anche il link per una lettura completa del documento. Tabelle comprese.
Le conclusioni di Lévêque
Seppur in un quadro nazionale caratterizzato da molteplici difficoltà, l’economia valdostana negli ultimi due anni ha mostrato segnali congiunturali di ripresa, in particolare nel 2007. Consumi ed esportazioni hanno fatto da traino alla crescita del PIL regionale: i primi con la determinante componente derivante dalla domanda turistica, l’export centrato principalmente sulle attività siderurgiche della più grande impresa industriale valdostana, la Cogne Acciai Speciali, che ha potuto beneficiare dell’andamento della domanda internazionale caratterizzata dalla crescita dei volumi e dei prezzi. Il positivo quadro macroeconomico si inserisce in un contesto di sostanziale stabilità dei principali indicatori socio-economici regionali. Dal punto di vista demografico, si registrano una lieve ripresa della natalità che riporta, dopo anni, il saldo naturale in equilibrio ed una sostanziale stabilità dei tassi migratori che si mantengono su livelli significativamente inferiori a quelli medi delle regioni settentrionali.
Relativamente alle imprese, il numero complessivo risulta di fatto stabile dal 1998 e i fenomeni di nata-mortalità registrati nel decennio sono equilibrati.
Si rafforza invece nel decennio, tra le oltre 14 mila imprese valdostane, la presenza di quelle terziarie e di quelle del settore dell’edilizia, queste ultime cresciute di oltre il 30%. Tra i comparti dei servizi, maggiore dinamismo hanno mostrato le imprese dell’informatica, dell’immobiliare e quelle del settore dei servizi legati al tempo libero (ricreativi, sportivi, culturali e turistici).
Pur numericamente stabili, tra le imprese valdostane cresce sia la quota di «società» – di capitale e di persone – sia la percentuale di imprese «artigiane», concentrate in particolar modo nel settore edile. In costante calo risultano i dati sui fallimenti anche se, data la realtà regionale fatta di piccoli numeri, in alcuni casi le crisi aziendali di alcune imprese industriali hanno inciso non marginalmente sul tessuto socioeconomico delle aree interessate. Anche il rapporto tra sofferenze e impieghi risulta in calo e scende al di sotto del 3%. Stabilmente positivi restano anche i dati concernenti l’occupazione ed il mercato del lavoro: alti tassi di attività, sia maschili che femminili, e tassi di disoccupazione ai limiti del fisiologico (3%) caratterizzano l’economia locale collocando la Valle d’Aosta tra le regioni europee per le quali si può parlare di «piena occupazione».
Gli elementi di criticità
Nel sistema economico locale permangono però – ed in alcuni ambiti si accentuano – alcuni elementi di criticità. La configurazione del tessuto produttivo mostra imprese non solo di dimensioni particolarmente ridotte ma anche poco orientate ad organizzarsi in reti o filiere produttive, risultando quindi più vulnerabili ai cicli congiunturali negativi e meno attrezzate per affrontare processi di diversificazione e per affacciarsi su nuovi mercati si sbocco.
Relativamente bassa resta poi la quota di imprese operanti in settori “specializzati o ad alta tecnologia”: dai dati Unioncamere la percentuale di export di tali prodotti risulta infatti assai modesta (l’11% circa) se confrontata anche solo con quella delle Province Autonome di Bolzano (30%) e di Trento (48%). Causa ed effetto di tale bassa specializzazione produttiva, si conferma la limitata propensione del sistema locale alle attività di R&S, malgrado gli sforzi posti in essere dalla Regione per assistere e sostenere tali iniziative.
Sia in termini di spesa sia in termini di addetti, gli indicatori relativi alla R&S in Valle d’Aosta presentati da Unioncamere risultano assai al di sotto sia dei corrispondenti dati medi nazionali sia di quelli relativi ad aree comparabili come il Trentino-Alto Adige.
Si indebolisce l’attrattività
In questo quadro di relativa stabilità, riferibile sia agli elementi positivi (PIL pro-capite, patrimonio delle famiglie, occupazione) sia a quelli più critici appena richiamati, l’attrattività globale della Valle d’Aosta per le imprese pare evidenziare un certo indebolimento.
Unioncamere evidenzia che, per la prima volta a partire dal 2005, i processi di delocalizzazione del lavoro anche in Valle d’Aosta superano, seppur di poco, quelli di attrazione. Inoltre i flussi di investimento esteri verso la Valle risultano in costante calo dal 2004 pur essendovi, nella regione, importanti aree attrezzate disponibili ad accogliere nuovi insediamenti produttivi.
Fa eccezione il turismo
Di segno decisamente diverso risulta invece l’attrattività della Vallée dal punto di vista turistico. Pur con gli andamenti altalenanti che caratterizzano gli arrivi e le presenze turistiche – anche per il condizionamento di fattori quali quello meteorologico che sul turismo montano, specie invernale, è assai rilevante – il settore turistico riveste un ruolo centrale nell’economia locale per l’apporto fornito alla produzione del valore aggiunto, per l’occupazione che genera e, non ultimo, per l’apertura e l’esposizione alla concorrenza internazionale a cui espone beneficamente le imprese del settore.
La clientela straniera rappresenta infatti quasi un terzo del movimento turistico complessivamente registrato nelle strutture ricettive, con punte del 45-50% nei periodi invernali, e ha generato negli ultimi anni flussi valutari dall’estero dell’ordine complessivo di 300-350 milioni di euro. Dalle indagini più recenti svolte sulla clientela turistica emerge un livello di gradimento e soddisfazione per l’offerta valdostana che può essere definito “più che buono”. Ciò lascia intravvedere possibilità di ulteriori sviluppi del settore a condizione che l’offerta si mantenga su livelli di qualità adeguata e che si ampli la dotazione complessiva di posti letto “commerciali” che globalmente risulta assai inferiore a quella esistente in destinazioni turistiche montane concorrenti.
Scenario a medio termine di stabilità
Unioncamere presenta infine uno scenario di previsione a medio termine (2008-2011) che per la Valle d’Aosta conferma un quadro di sostanziale tenuta e stabilità. Pur con una dinamica media del valore aggiunto leggermente inferiore alla previsione nazionale, le stime Unioncamere indicano nel quadriennio uno scenario di crescita dell’occupazione di circa mezzo punto percentuale all’anno, con un tasso di disoccupazione che tende a collocarsi al di sotto del 2,5% e con un livello stabile o in leggera crescita del valore aggiunto per abitante e per occupato.
Luci e ombre
Dal quadro che complessivamente emerge dall’analisi dei dati Unioncamere, si confermano le caratteristiche strutturali (con relative luci ed ombre) dell’economia valdostana già evidenziate nei precedenti rapporti, a fronte delle quali possono essere indicati alcuni “orientamenti strategici” verso cui il sistema potrebbe tendere.
Tra questi parrebbero prioritari:
- Azioni di rafforzamento e consolidamento del locale tessuto di imprese, sia mediante l’attrazione di nuovi insediamenti di qualità nelle aree disponibili sia mediante il sostegno alla creazione di reti e filiere tra le imprese esistenti.
- Deciso sostegno alle attività di ricerca ed all’innovazione, accompagnato da azioni volte a favorire l’incremento della locale offerta di personale tecnico qualificato, utilizzando al meglio le opportunità derivanti dalla presenza in Valle del Politecnico di Torino e dalla crescita dell’Università della Valle d’Aosta.
- Rapido completamento dei programmi di infrastrutturazione tecnologica della Valle d’Aosta (reti e comunicazioni) in modo da conferire al sistema locale un positivo differenziale di competitività a beneficio sia delle imprese – produttive e terziarie – localizzate sul fondo valle sia di quelle che operano, con maggiori difficoltà, in montagna.
- Sostegno a «percorsi di specializzazione produttiva» del locale sistema di imprese, legati a natura e caratteristiche del territorio valdostano (dall’agro-alimentare alla filiera del legno) in modo da conferire all’offerta, che deve sempre più confrontarsi su mercati esterni, quegli elementi distintivi e peculiari in grado di apportare quella forza competitiva di cui normalmente le imprese di piccole dimensioni e produttrici di beni standardizzati non dispongono.
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