Intervista
a Alessandra Mondino, responsabile della pastorale Sociale e del
Lavoro della nostra Diocesi.
Presentando la veglia del Lavoro sul Corriere lei ha
messo in evidenza un tema: “realizzare nella vita delle imprese i
principi della Dottrina sociale della Chiesa”. Quali motivi l’hanno
spinta a a scegliere questo tema?
Un po' l'esperienza della Settimana sociale di
Cagliari al termine della quale abbiamo tutti un po' avuto il mandato
di continuare a tenere accesa e viva l'attenzione sul tema del
lavoro. I Vescovi italiani nel loro messaggio hanno ribadito questo
concetto e anche la Commissione regionale piemontese nel suo
messaggio per il 1° maggio ha di nuovo insistito sul fatto che
bisogna pregare innanzitutto perché gl imprenditori pensino, creino,
inventino lavoro buono. Il Papa ci ha invitato a questa attenzione e
senza gli imprenditori, senza questo riferimento alto alla Dottrina
sociale diventa difficile orientarsi in questo mondo nel quale siamo
effettivamente tirati da tutte le parti, un po' perché dobbiamo fare
profitto, invece c'è anche qualcosa altro e forse il profitto è
solo un indicatore non il fine del nostro fare impresa.
Concretamente cosa significa? Il versante è
doppio lavoratore e imprenditore...
I poli sono due partendo però dal presupposto
che la Dottrina sociale della Chiesa dice che le imprese devono
valorizzare e mettere a tema la dignità della persona e il bene
comune. Tutti poi all'interno dell'impresa sono chiamati con un senso
di corresponsabilità a raggiungere queste due finalità e quindi la
nostra veglia ha voluto anche riprendere un documento che è stato
scritto negli anni scorsi dal Pontificio Consiglio della Giustizia e
della Pace che metteva proprio in evidenza la vocazione
dell'imprenditore. E in questo documento si è anche fatta molta
attenzione a dire quali sono le corresponsabilità dei lavoratori. E'
vero da un lato l'imprenditore deve fare in modo di creare le
condizioni affinché il lavoro sia buono, fatto in sicurezza, ma
dall'altro c'è anche una corresponsabilità dei lavoratori affinché
le regole siano seguite e questo obiettivo raggiunto.
La veglia come è stata strutturata viste le
premesse?
La Veglia riprende parti del documento che ho
citato prima estrapolando alcuni temi riletti alla luce della Parola
di Dio e quindi c'è stata un'alternanza di questi testi centrati su
alcuni temi che sono poi gli snodi intorno cui si sviluppa un'impresa
cristianamente orientata.
Questo è l’inizio di un cammino: come
proseguirà a livello diocesano?
Il cammino inizia con questa proposta di
preghiera e poi nella testa di chi come me ha partecipato alla
Settimana sociale di Cagliari c'è l'intenzione di coinvolgere e
sensibilizzare di più la nostra comunità locale ai temi del lavoro
e dell'Ufficio pastorale, cioè giustizia, pace e salvaguardia del
Creato.
Mi pare inevitabile il riferimento
all’economia civile di cui spesso abbiamo scritto anche sul
Corriere...
Potrebbe
essere considerato comeil fil rouge che tiene insieme tanti aspetti
dell'attenzione che si vuole dare a quello che è anche un modo di
affrontare la quotidianità e il nostro tempo. L'Economia Civile è
un paradigma che spiega i modo alternativo i fenomeni economici, ma
anche quelli sociali e dunque è un modello cui poter fare
riferimento per poter capire anche in
modo
alternativo quella che è la situazione nella quale viviamo e che ci
circonda. Noi siamo stati abituati, anche un po' per studi, che
l'economia sia quella cosa che ci hanno imposto e che pure la finanza
ci sta imponendo, cioè un allontanamento dalla realtà del mondo
economico ed imprenditoriale. Si parla di finanziarizzazione
dell'economia. L'economia civile vuole farci riflettere sulla
concretezza di produrre e produrre benessere rispettando le persone,
l'ambiente e quello che è un sistema sociale che non è votato al
profitto puro, ma allo sviluppo inteso nelle sue tre dimensioni: la
crescita, ovviamente, ma anche la dimensione sociale-relazionale e
pure spirituale.
Rimane forte il legame con la Settimama
sociale di Cagliari…
Senz'altro. Come ufficio vorremmo anche
iniziare un'attività di ricerca di buone pratiche anche nella nostra
Diocesi. In Italia questo lavoro è stato fatto in alcune Diocesi e a
Cagliari sono state presentate circa 400 buone pratiche. Adesso
vorremmo provare a fare anche noi a fare questo lavoro con l'aiuto
dell'Ufficio nazionale che ha impostato i requisiti per essere
considerati una buona pratica in ambito non soltanto in ambito
imprenditoriale ma anche di pubbliche amministrazioni e associazioni.
Questo sarà il nostro impegno dopo la veglia.
Ci
tengo a ricordare che come ImpresaVda abbiamo dedicato molto spazio
alle imprese sociali. Quindi in merito a questo cammino siamo
sicuramente disponibili a dare un contributo...
Grazie
Un sogno in questo caso come Ufficio da
realizzare?
Aiutare la comunità valdostana a riscoprire il
loro spirito imprenditoriale. E' un sogno culturale e anche di
vocazione perché ovviamente senza una vocazione che va scoperta e
coltivata gli imprenditori non si esprimono e non rispondono alla
chiamata che Dio ha fatto loro, quindi aiutarli nel comprendere la
fioritura del loro talento e della loro vita.
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