«Io voglio dare alla grappa un’immagine femminile in quanto la donna che si avvicina ad un prodotto dà subito un’idea di qualità, anche perché cerca sicuramente la qualità più del consumatore maschile. L’aspetto di una grappa rude, forte è, secondo me, superato. Oggi si deve parlare di una grappa che ha cultura, tradizioni, profumi e territorio. Sono convinto che il futuro di questo settore, sia sul versante di chi produce sia su quello di chi compra, sia femminile e in effetti sono molti i volti nuovi che si stanno avvicinando a questo settore».
Nicola Rosset, amministratore delegato della Saint-Roch, una delle principali aziende della nicchia dei liquori (6 milioni di fatturato e 23 dipendenti) punta su una strategia che avvicini sempre di più i piccoli numeri valdostani a consumatori maggiormente disposti a pagare l’eccezionalità di simili prodotti con un’attenzione anche a nuovi target fino ad ora poco esplorati.
«Il fascino della valle d’Aosta – spiega Rosset che in questa logica sta costituendo una fitta rete commerciale sul territorio nazionale – dovrebbe essere proprio quello di proporre prodotti in piccoli numeri per un pubblico selezionato. Un atout che però trova un evidente ostacolo nell’incapacità di capire che il mercato si è allargato e perciò i prodotti di eccellenza devono essere portati in tutto il mondo anche se a pochi clienti in modo omogeneo e ad alto livello. Inoltre bisogna avere chiaro che si può e, direi anche, si deve fare rete, collaborare di più tra produttori. Io vedo possibile lavorare, ad esempio, con le nostre cantine sociali».
Ma al di là di questo problema più interno al comparto del settore agroalimentare Rosset evidenzia anche un aspetto legato al sistema regionale. «L’impresa privata in Valle d’Aosta non viene vissuta come un plusvalore della comunità, ma come un individuo che fa una scelta personale, e che si cimenta soltanto a livello personale. Ma in realtà un’azienda che cresce distribuisce conoscenza, distribuisce opportunità. Distribuisce in sintesi sviluppo. Noi per troppi anni siamo rimasti a guardare quanto rendevano le cose, ma non abbiamo pensato di investire in sviluppo. E’ positivo portare nella nostra regione aziende che ci fanno fare cassa, ma bisogna anche investire in risorse umane. Bisogna anche far crescere chi già c’è in Valle».
Per Rosset un esempio significativo di occasione in parte mancata è la realtà del bilinguismo. «Noi siamo partiti dal concetto di conoscere due lingue e invece di anticipare gli altri con una terza lingua ci siamo fermati. Abbiamo usato il mondo francofono in modo troppo autoreferenziale, quando invece poteva diventare un’opportunità economica importantissima».
L’ad della Saint- Roch evidenzia anche un problema di dialogo con la pubblica amministrazione e sottolinea le difficoltà legate alla nuova legislazione sui beni contingentati che doveva entrare a regime dall’inizio del 2007. «Noi avevamo già avvertito l’amministrazione regionale che questa legge era difficilmente applicabile. Non siamo stati ascoltati e ora lo stiamo verificando concretamente. In più probabilmente non ci sono tutti quei benefici che si volevano dare al cittadino, oltre naturalmente all’azione di controllo che si voleva ottenere con il nuovo sistema». «Qualche volta – commenta Rosset - mi sembra che le persone che hanno conoscenza di determinati settori sui quali la pubblica amministrazione deve intervenire attraverso leggi o provvedimenti siano consultate per ultime, mentre per un progetto si deve partire subito da un’analisi. Nel caso della nuova legge sui beni contingentati, di cui nessuno nega la necessità, si è fatta prima la ricetta e poi l’analisi doveva adattarsi alla ricetta».
«La Pubblica amministrazione – precisa Rosset - ha trovato le soluzioni per risolvere le proprie problematiche non chiedendosi quali sarebbero state le ricadute sulle aziende. Con un lavoro comune forse saremmo riusciti a dare delle risposte senza mettere in difficoltà le aziende, mentre attualmente le imprese coinvolte dalla nuova normativa si ritrovano con parecchi costi in più. Come Saint-Roch abbiamo una persona completamente dedicata all’applicazione di questa legge. E questi non sono soldi che arricchiscono qualcuno, ma sono sprecati e sottratti al fare sviluppo. Senza dimenticare che nella nostra regione chi fa impresa deve già affrontare i costi abituali di trasferimento, di produzione, di manodopera specializzata superiori a quelli di altre regioni». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 19 aprile 2007)
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