6 luglio 2019

#Grandangolo sulle professioni in Valle d'#Aosta: Gli #EducatoriProfessionali


IDENTIKIT DEGLI EDUCATORI PROFESSIONALI


Iscritti totali anno 2018: 83

Composizione del Consiglio Direttivo in carica dal al
Presidente: Martina Vitillo
Vice Presidente: Alessandro Forneris
Segretario: Mauro Piccinelli
Consiglieri: Federica Anfossi, Saverio Maiullari, Stefano Ramello, Alessandra Sabella, Alessandro Trombini e Giuseppe Vernero
                                                          
Il trend nei prossimi anni in termini di iscritti si prevede: 


L'INTERVISTA ALLA PRESIDENTE MARTINA VITILLO


Quali sono le principali problematiche a livello regionale e nazionale?
La nostra figura professionale ha un riconoscimento giuridico che non è ancora completo e questo crea criticità rispetto ad alcuni provvedimenti normativi che ancora non riconoscono a tutto tondo la figura professionale come unitaria ma in modo spezzettato in base ai vari settori di intervento. Si tratta di un vero paradosso. Nessuna figura professionale si trova nelle nostre condizioni. Normalmente le professioni quando nascono sono riconosciute come unitarie.

Esistono possibilità di lavoro in Valle d’Aosta oppure il settore è saturo?
Le possibilità occupazionali ci sono. Lo confermano anche i dati almalaurea prodotti dalle Università. Si trova lavoro sia con la formazione derivante dalla laurea legata alle professioni sanitarie sia attraverso la Laurea di Scienza della Formazione. E’ un settore che ha sempre necessità di professionisti in quanto ci sono molti servizi e molti nuovi bisogni che emergono dalla popolazione e necessitano di essere affrontati. Il problema spesso sono le contrazioni di spesa nella gestione dei servizi. Di conseguenza ci sono dei periodi in cui c’è maggiore richiesta e altri in cui ce n’è di meno.

Esistono nuovi sbocchi professionali?
La professione dell’educatore è a tutto campo in quanto si occupa di persone che si trovano in una situazione di difficoltà E questa difficoltà può essere dovuta a tantissimi problemi molto diversi fra di loro e che investono tutti gli ambiti della vita delle persone. Si va dalla disabilità alle dipendenze patologiche, a povertà educative, a problemi di violenza in famiglia, alle difficoltà di integrazione degli immigrati. E’ un ambito veramente molto molto ampio. Recentemente ci sono stati alcuni settore che hanno avuto un maggiore sviluppo. Per esempio nella disabilità se pensiamo a tutto il settore dell’autismo. Sono stati avviati molti servizi che in passato non esistevano. Ma questa è una caratteristica della nostra professione. Quando siamo nati come professione nei primi anni ‘50 i primi educatori hanno lavorato negli istituti per i bambini disadattati. Oggi non si usa più questa terminologia e queste modalità di intervento e così si modificano anche le attività in cui è impegnato l’educatore. Poi c’è l’ambito dell’immigrazione. Quando sono iniziati in modo molto più forte i processi migratori hanno iniziato a svilupparsi anche alcuni servizi che avevano lo scopo di favorire l’integrazione. Adesso ci sono provvedimenti normativi di altro genere che hanno ridotto questo ambito. Gli ambiti in cui un educatore lavora dipendono sia dalle conoscenze di tipo scientifico - ad esempio ciò che si sa oggi sull’autismo che non si sapeva un tempo -, ma anche da che cosa lo Stato decide di mettere in campo rispetto a determinate problematiche, o meglio dalla direzione in cui vanno le politiche sanitarie e sociali nazionali.


Iniziative di formazione realizzate nel 2018 e in programma nel 2019?
Principalmente direi da una parte tutti i fondamenti della professione, il core competences, cioè l’individuazione delle attività fondanti della professioni e la definizione dei bisogni prioritari sociosanitari delle persone, oltre all’aspetto etico e deontologico. E poi tutta una serie di altri approfondimenti quali la scrittura professionale, cioè la capacità di riuscire a trasmettere con lo scritto quello che facciamo con le persone. La nostra attività si basa tantissimo sulla relazione interpersonale, ma poi questa deve anche trovare i mezzi per essere trasmessa sia per la redazione dei progetti individuali sia per tutta l’attività di documentazione del lavoro svolto.

Consigli per chi si vuole avvicinare alla professione?
Prima di tutto fare una profonda riflessione su se stessi in quanto non è una professione che si basa su delle tecniche che io apprendo e poi applico e, quindi, ho un risultato. E’ una professione che mette molto in gioco la persona e quindi il come si è. Di conseguenza una riflessione su se stessi è assolutamente fondamentale. Questo è uno degli aspetti ripreso anche dal nostro codice deontologico cioè che l’educatore deve sempre mantenere vivo questo approccio autoriflessivo.

Ci sono problemi sul fronte pensionistico?
E’ una tema su cui non abbiamo ancora nessun dato in quanto siamo una professione giovane, nel senso che chi è stato inquadrato come educatore professionale di fatto da qualche anno sta iniziando ad andare in pensione e quindi lo fa ancora con le vecchie regole. Non possiamo perciò ancora dire nulla su quella che è la nuova gestione del sistema pensionistico.

Il mondo digitale è entrato nelle vostre professioni? E se sì come?
In due aspetti: il primo come comunità professionale in quanto utilizziamo molto le tecnologie digitali per poterci tenere in contatto, per scambiarci esperienze, per riflettere sulla professione, per utilizzare delle piattaforme di formazione a distanza o strumenti come skype in modo da scrivere in modo condiviso dei documenti. Il secondo invece è per quanto riguarda il lavoro con le persone. Molte attività che un tempo non era neanche possibile immaginare oggi possono essere realizzate.

Un valore professionale da recuperare in questa nostra società?
La solidarietà e l’integrazione. In questo momento è molto importante che le persone riflettano su quale sia la società che vogliono in futuro e quanto vogliono che sia inclusiva. Noi come educatori diciamo che deve essere massimamente inclusiva. 

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