IDENTIKIT DEGLI EDUCATORI PROFESSIONALI
Iscritti totali anno 2018: 83
Composizione del Consiglio Direttivo in carica dal al
Presidente: Martina Vitillo
Vice Presidente: Alessandro Forneris
Segretario: Mauro Piccinelli
Consiglieri: Federica Anfossi, Saverio Maiullari, Stefano Ramello, Alessandra Sabella, Alessandro Trombini e Giuseppe Vernero
Il
trend nei prossimi anni in termini di iscritti si prevede:
E-Mail: sez.valleaosta@anep.it
L'INTERVISTA ALLA PRESIDENTE MARTINA VITILLO
Quali sono le principali problematiche a livello regionale e nazionale?
La
nostra figura professionale ha un riconoscimento giuridico che non è
ancora completo e questo crea criticità rispetto ad alcuni
provvedimenti normativi che ancora non riconoscono a tutto tondo la
figura professionale come unitaria ma in modo spezzettato in base ai
vari settori di intervento. Si tratta di un vero paradosso. Nessuna
figura professionale si trova nelle nostre condizioni. Normalmente le
professioni quando nascono sono riconosciute come unitarie.
Esistono
possibilità di lavoro in Valle d’Aosta oppure il settore è
saturo?
Le
possibilità occupazionali ci sono. Lo confermano anche i dati
almalaurea prodotti dalle Università. Si trova lavoro sia con la
formazione derivante dalla laurea legata alle professioni sanitarie
sia attraverso la Laurea di Scienza della Formazione. E’ un settore
che ha sempre necessità di professionisti in quanto ci sono molti
servizi e molti nuovi bisogni che emergono dalla popolazione e
necessitano di essere affrontati. Il problema spesso sono le
contrazioni di spesa nella gestione dei servizi. Di conseguenza ci
sono dei periodi in cui c’è maggiore richiesta e altri in cui ce
n’è di meno.
Esistono
nuovi sbocchi professionali?
La
professione dell’educatore è a tutto campo in quanto si occupa di
persone che si trovano in una situazione di difficoltà E questa
difficoltà può essere dovuta a tantissimi problemi molto diversi
fra di loro e che investono tutti gli ambiti della vita delle
persone. Si va dalla disabilità alle dipendenze patologiche, a
povertà educative, a problemi di violenza in famiglia, alle
difficoltà di integrazione degli immigrati. E’ un ambito veramente
molto molto ampio. Recentemente ci sono stati alcuni settore che
hanno avuto un maggiore sviluppo. Per esempio nella disabilità se
pensiamo a tutto il settore dell’autismo. Sono stati avviati molti
servizi che in passato non esistevano. Ma questa è una
caratteristica della nostra professione. Quando siamo nati come
professione nei primi anni ‘50 i primi educatori hanno lavorato
negli istituti per i bambini disadattati. Oggi non si usa più questa
terminologia e queste modalità di intervento e così si modificano
anche le attività in cui è impegnato l’educatore. Poi c’è
l’ambito dell’immigrazione. Quando sono iniziati in modo molto
più forte i processi migratori hanno iniziato a svilupparsi anche
alcuni servizi che avevano lo scopo di favorire l’integrazione.
Adesso ci sono provvedimenti normativi di altro genere che hanno
ridotto questo ambito. Gli ambiti in cui un educatore lavora
dipendono sia dalle conoscenze di tipo scientifico - ad esempio ciò
che si sa oggi sull’autismo che non si sapeva un tempo -, ma anche
da che cosa lo Stato decide di mettere in campo rispetto a
determinate problematiche, o meglio dalla direzione in cui vanno le
politiche sanitarie e sociali nazionali.
Iniziative
di formazione realizzate nel 2018 e in programma nel 2019?
Principalmente
direi da una parte tutti i fondamenti della professione, il core
competences, cioè l’individuazione delle attività fondanti della
professioni e la definizione dei bisogni prioritari sociosanitari
delle persone, oltre all’aspetto etico e deontologico. E poi tutta
una serie di altri approfondimenti quali la scrittura professionale,
cioè la capacità di riuscire a trasmettere con lo scritto quello
che facciamo con le persone. La nostra attività si basa tantissimo
sulla relazione interpersonale, ma poi questa deve anche trovare i
mezzi per essere trasmessa sia per la redazione dei progetti
individuali sia per tutta l’attività di documentazione del lavoro
svolto.
Consigli
per chi si vuole avvicinare alla professione?
Prima
di tutto fare una profonda riflessione su se stessi in quanto non è
una professione che si basa su delle tecniche che io apprendo e poi
applico e, quindi, ho un risultato. E’ una professione che mette
molto in gioco la persona e quindi il come si è. Di conseguenza una
riflessione su se stessi è assolutamente fondamentale. Questo è uno
degli aspetti ripreso anche dal nostro codice deontologico cioè che
l’educatore deve sempre mantenere vivo questo approccio
autoriflessivo.
Ci
sono problemi sul fronte pensionistico?
E’
una tema su cui non abbiamo ancora nessun dato in quanto siamo una
professione giovane, nel senso che chi è stato inquadrato come
educatore professionale di fatto da qualche anno sta iniziando ad
andare in pensione e quindi lo fa ancora con le vecchie regole. Non
possiamo perciò ancora dire nulla su quella che è la nuova gestione
del sistema pensionistico.
Il
mondo digitale è entrato nelle vostre professioni? E se sì come?
In
due aspetti: il primo come comunità professionale in quanto
utilizziamo molto le tecnologie digitali per poterci tenere in
contatto, per scambiarci esperienze, per riflettere sulla
professione, per utilizzare delle piattaforme di formazione a
distanza o strumenti come skype in modo da scrivere in modo condiviso
dei documenti. Il secondo invece è per quanto riguarda il lavoro con
le persone. Molte attività che un tempo non era neanche possibile
immaginare oggi possono essere realizzate.
Un
valore professionale da recuperare in questa nostra società?
La
solidarietà e l’integrazione. In questo momento è molto
importante che le persone riflettano su quale sia la società che
vogliono in futuro e quanto vogliono che sia inclusiva. Noi come
educatori diciamo che deve essere massimamente inclusiva.
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