27 dicembre 2019

Laurent Vicquèry (#Valfidi): «Confidi unico? Occasione perduta»


Questa settimana proponiamo l'intervista a Laurent Vicquéry, Presidente di Valfidi.


Come è stato il vostro 2019…
E' stato un anno intenso e produttivo come è sempre d'altronde quando si lavora con energia. I conti
al 30 novembre ci dicono che è stato un anno interessante in cui Valfidi ha dimostrato di essere sul territorio, sempre solido. Quest'anno abbiamo erogato oltre 20 milioni di garanzie e abbiamo stock per 85 milioni di, quindi oltre 100 milioni di attività finanziaria. La qualità del credito vede un valore di bonis al 91%, sostanzialmente abbiamo in pancia posizioni solide. Nel 2019 abbiamo siglato ad aprile un accordo con Ascomfidi NordOvest che ha già permesso al luglio di quest'anno du far rientrare le imprese del commercio che nel 2015 avevano scelto di trasferire le garanzie sul Piemonte, un'operazione estremamente interessante perchè permette a queste imprese di essere seguite in maniera più puntuale e rafforzare il sistema del credito nel suo complesso. E poi quest'anno per la prima volta da quando Valfidi è vigilata c'è stata una ispezione di Banca d'Italia. Una ispezione che come è consuetudine è durata 8 settimane e che ci ha permesso di avere un'analisi molto puntuale della nostra struttura, delle nostre modalità operative, del piano strategico che stiamo adottando. Il clima con gli ispettori è stato cordiale e ora aspettiamo il loro verbale da qui a 60 giorni.

Prospettive per il 2020?
Come ho detto prima le imprese hanno cominciato a rientrare dal mese di luglio. Il prossimo anno ci sarà il vero e proprio conferimento di ramo d’azienda da parte di Ascom Fidi Piemonte. Chiudiamo così un processo che non era assolutamente né scontato né banale. Alla fine riporteremo in Valle d'Aosta circa 16 milioni di garanzie, un volume piuttosto significativo, ma soprattutto più di 800 imprese. Per Valfidi vorrà dire registrare più di 4.000 soci, un numero importante se calcoliamo che in Camera di Commercio sono iscritte circa 12.000 aziende. Questa è una operazione che rafforza il sistema del credito della Valle d’Aosta facendo in modo che tutte le microimprese potessero lavorare con un unico confidi. Era un buon avvio per il Confidi unico.

Nei giorni scorsi c'è stata una conferenza con titolo e sottotitolo molto chiaro: “Il Confidi perduto. Un’opportunità sciupata per il sostegno del tessuto economico valdostano”…
Valfidi e Confidi Valle d'Aosta – è cosa nota – stavano lavorando per addivenire ad un Confidi unico che era assolutamente la soluzione più naturale per un piccolo territorio come la Valle d'Aosta che ha caratteristiche molto specifiche e utile per il territorio. Valfidi e Confidi firmano nell'ottobre 2015 un accordo per arrivare a questo obiettivo e consegnano questa dichiarazione di intenti a Banca d'Italia che quindi certifica l'operazione. Confidi Valle d'Aosta ha scelto un'altra strada. Ha abbandonato il tavolo di confronto senza informare Valfidi che ha scoperto attraverso gli organi di stampa l'esistenza di un partner toscano con cui Confidi Valle d'Aosta avrebbe intrattenuto dei rapporti. Di conseguenza è morta una delle ipotesi di aggregazione perchè una delle due parti ha abbandonato il tavolo.


Quindi per voi la scelta di albergatori e industriali di Confidi Centro è un errore? Perché?
Ci lascia molto perplessi perchè a nostro avviso si va ad indebolire il sistema valdostano del credito. A noi sembra sbagliato il timing. L'idea di uscire dalla Valle d'Aosta poteva essere interessante ma per noi si poteva fare dopo una fusione valdostana con un Confidi molto più strutturato, più patrimonializzato, più forte e che presidiasse bene il territorio della Valle d'Aosta. Fatto in questo modo ci sembra di rivedere un film già visto cioè l'aggregazione dell'ex Confidi CTS con Ascomfidi Nord Ovest in cui c'era stata molta premura di andare all'esterno e ora dopo cinque anni stanno rientrando.

Il mantenimento della sede legale e opertaiva in Valle d’Aosta quindi per voi non è un elemento sufficiente. Rispetto all'operazione si tratta di un elemento nuovo. Il Confidi Valle d'Aosta non esce dalla Valle ma acquisisce...
Vedremo il tempo cosa ci dirà. Tuttavia le lettura che noi facciamo è che non è detto che il mantenimento della sola sede legale in Aosta possa significare che il centro decisionale rimanga in Aosta. Siamo un po' timorosi perchè ci rendiamo conto che in Toscana, da quello che sappiamo, c'è un Confidi molto forte, molto strutturato e anche con delle imprese e delle associazioni industriali che hanno un altro peso rispetto alle nostre. Magari tutto funzionerà benissimo, glielo auguro davvero tuttavia per noi sarebbe stato meglio prima raggruppare le imprese sul teritorio e poi esplorare il mercato nazionale.

A questo punto qual è lo scenario possibile per Valfidi?
Naturalmente Valfidi non è mai rimasta immobile. Era intuibile che il tavolo di lavoro zoppicasse un poco. Abbiamo già delle altre opzioni su cui si sta lavorando e ora stiamo dando attuazione a tutte le attività necessarie per arrivare comunque in autonomia ai 150 milioni di attività finanziarie, indispensabili per rimanere vigilati secondo la normativa di Banca d'Italia. Nessuno scossone per noi. Si adatteranno delle soluzioni diverse e ci rammarichiamo che quella che sembrava la soluzione più naturale sia venuta meno.

E’ chiaro che non intendete aprire trattative con il nuovo soggetto. E’ corretto?
Le vie si sono momentaneamente divise. La soglia di 150 milioni è il nostro obiettivo. D'altra parte dobbiamo capire come si svilupperà la nuova aggregazione. I binari per ora sno separati. In futuro vedremo.

L'amministrazione regionale al momento no ha detto nulla sul nuovo scenario...
Per quanto riguarda Valfidi con l'Assessore Testolin c'è un ottimo rapporto e anche con Aggravi in precedenza. Quello che forse è mancato è un intervento più pronto, più specifico sui Confidi per garantire un Confidi vigilato forte così come abbiamo visto fare in altre regioni, ad esempio il Trentino e il Friuli Venezia Giulia, dove l'amministrazione ha effetivamente preso in carico la questione e ha aiutato ad arrivare a fusioni di peso.

Non temete che in futuro l'Europa alzi queste soglie. Del resto si sa l'Italia è un anomalia rispetto agli altri stati dove il numero dei Confidi è estremamente ridotto. In futuro una aggregazione potrebbe diventare obbligatoria...
Noi siamo sempre disponibili al dialogo. Abbiamo a cuore le imprese non i singoli Consigli di amministrazione. Detto questo l'analisi è corretta ma anche in Italia il percorso è tracciato. In cinque anni si è passati da 65 a 36 Confidi. E si ridurranno ancora. Occorre ragionare un passo alla volta. Oggi la soglia è 150 milioni e dobbiamo arrivare lì ed essere pronti ad un eventuale obiettivo diverso che proporrà Banca d'Italia. A maggior ragione l'anomalia è quella attuale di due Confidi valdostani molto piccoli su un territorio come il nostro. Quindi, lo ribadisco, mettersi insieme prima sarebbe stata una buona idea.

Un sogno per il mondo del credito da realizzare?
Credo sia un sogno molto concreto e a portata di mano. Quello di un Confidi valdostano con 150 milioni di attività finanziarie in grado di sostenere le imprese del territorio. Un progetto per noi da chiudere assolutamente entro il 2021. 

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