Come è stato il vostro 2019…
E' stato un anno
intenso e produttivo come è sempre d'altronde quando si lavora con
energia. I conti
al 30 novembre ci
dicono che è stato un anno interessante in cui Valfidi ha dimostrato
di essere sul territorio, sempre solido. Quest'anno abbiamo erogato
oltre 20 milioni di garanzie e abbiamo stock per 85 milioni di,
quindi oltre 100 milioni di attività finanziaria. La qualità del
credito vede un valore di bonis al 91%, sostanzialmente abbiamo in
pancia posizioni solide. Nel 2019 abbiamo siglato ad aprile un
accordo con Ascomfidi NordOvest che ha già permesso al luglio di
quest'anno du far rientrare le imprese del commercio che nel 2015
avevano scelto di trasferire le garanzie sul Piemonte, un'operazione
estremamente interessante perchè permette a queste imprese di essere
seguite in maniera più puntuale e rafforzare il sistema del credito
nel suo complesso. E poi quest'anno per la prima volta da quando
Valfidi è vigilata c'è stata una ispezione di Banca d'Italia. Una
ispezione che come è consuetudine è durata 8 settimane e che ci ha
permesso di avere un'analisi molto puntuale della nostra struttura,
delle nostre modalità operative, del piano strategico che stiamo
adottando. Il clima con gli ispettori è stato cordiale e ora
aspettiamo il loro verbale da qui a 60 giorni.
Prospettive per il 2020?
Come ho detto prima le imprese hanno
cominciato a rientrare dal mese di luglio. Il prossimo anno ci sarà
il vero e proprio conferimento di ramo
d’azienda da parte di Ascom Fidi
Piemonte. Chiudiamo così un processo che non era assolutamente né
scontato né banale. Alla fine riporteremo in Valle d'Aosta circa 16
milioni di garanzie, un volume piuttosto significativo, ma
soprattutto più di 800 imprese. Per Valfidi vorrà dire registrare
più di 4.000 soci, un numero importante se calcoliamo che in Camera
di Commercio sono iscritte circa 12.000 aziende. Questa è una
operazione che rafforza il sistema del credito della Valle d’Aosta
facendo in modo che tutte le microimprese potessero lavorare con un
unico confidi. Era un buon avvio per il Confidi unico.
Nei giorni scorsi
c'è stata una conferenza con titolo e sottotitolo molto chiaro: “Il
Confidi perduto. Un’opportunità sciupata per il sostegno del
tessuto economico valdostano”…
Valfidi e Confidi
Valle d'Aosta – è cosa nota – stavano lavorando per addivenire
ad un Confidi unico che era assolutamente la
soluzione più naturale per un
piccolo territorio come la Valle d'Aosta che ha caratteristiche molto
specifiche e utile per il
territorio. Valfidi e Confidi firmano nell'ottobre 2015 un accordo
per arrivare a questo obiettivo e consegnano questa dichiarazione di
intenti a Banca d'Italia che quindi certifica l'operazione. Confidi
Valle d'Aosta ha scelto un'altra strada. Ha abbandonato il tavolo di
confronto senza informare Valfidi che ha scoperto attraverso gli
organi di stampa l'esistenza di un partner toscano con cui Confidi
Valle d'Aosta avrebbe intrattenuto dei rapporti. Di conseguenza è
morta una delle ipotesi di aggregazione perchè una delle due parti
ha abbandonato il tavolo.
Quindi per voi la
scelta di albergatori e industriali di Confidi Centro è un errore?
Perché?
Ci lascia molto
perplessi perchè a nostro avviso si va ad indebolire il
sistema valdostano del credito. A noi sembra sbagliato il timing.
L'idea di uscire dalla Valle d'Aosta poteva essere interessante ma
per noi si poteva fare dopo una fusione valdostana con un Confidi
molto più strutturato, più patrimonializzato, più forte e che
presidiasse bene il territorio della Valle d'Aosta. Fatto in questo
modo ci sembra di rivedere un film già visto cioè l'aggregazione
dell'ex Confidi CTS con Ascomfidi Nord Ovest in cui c'era stata molta
premura di andare all'esterno e ora dopo cinque anni stanno
rientrando.
Il mantenimento della sede legale e
opertaiva in Valle d’Aosta quindi per voi non è un elemento
sufficiente. Rispetto all'operazione si tratta di un elemento nuovo.
Il Confidi Valle d'Aosta non esce dalla Valle ma acquisisce...
Vedremo il
tempo cosa ci dirà. Tuttavia le lettura che noi facciamo è che non
è detto che il mantenimento della sola sede legale in Aosta possa
significare che il centro decisionale rimanga in Aosta. Siamo un po'
timorosi perchè ci rendiamo conto che in Toscana, da quello che
sappiamo, c'è un Confidi molto forte, molto strutturato e anche con
delle imprese e delle associazioni industriali che hanno un altro
peso rispetto alle nostre. Magari tutto funzionerà benissimo, glielo
auguro davvero tuttavia per noi sarebbe stato meglio prima
raggruppare le imprese sul teritorio e poi esplorare il mercato
nazionale.
A questo punto qual è lo scenario possibile per Valfidi?
Naturalmente Valfidi non è mai rimasta
immobile. Era intuibile che il tavolo di lavoro zoppicasse un poco.
Abbiamo già delle altre opzioni su cui si sta lavorando e ora stiamo
dando attuazione a tutte le attività necessarie per arrivare
comunque in autonomia ai 150 milioni di attività finanziarie,
indispensabili per rimanere vigilati secondo la normativa di Banca
d'Italia. Nessuno scossone per noi. Si adatteranno delle soluzioni
diverse e ci rammarichiamo che quella che sembrava la soluzione più
naturale sia venuta meno.
E’ chiaro che non intendete aprire trattative con il nuovo soggetto. E’ corretto?
Le vie si sono momentaneamente divise.
La soglia di 150 milioni è il nostro obiettivo. D'altra parte
dobbiamo capire come si svilupperà la nuova aggregazione. I binari
per ora sno separati. In futuro vedremo.
L'amministrazione regionale al
momento no ha detto nulla sul nuovo scenario...
Per quanto riguarda Valfidi con
l'Assessore Testolin c'è un ottimo rapporto e anche con Aggravi in
precedenza. Quello che forse è mancato è un intervento più pronto,
più specifico sui Confidi per garantire un Confidi vigilato forte
così come abbiamo visto fare in altre regioni, ad esempio il
Trentino e il Friuli Venezia Giulia, dove l'amministrazione ha
effetivamente preso in carico la questione e ha aiutato ad arrivare a
fusioni di peso.
Non temete che
in futuro l'Europa alzi queste soglie. Del resto si sa l'Italia è un
anomalia rispetto agli altri stati dove il numero dei Confidi è
estremamente ridotto. In futuro una aggregazione potrebbe diventare
obbligatoria...
Noi siamo sempre
disponibili al dialogo. Abbiamo a cuore le imprese non i singoli
Consigli di amministrazione. Detto questo l'analisi è corretta ma
anche in Italia il percorso è tracciato. In cinque anni si è
passati da 65 a 36 Confidi. E si ridurranno ancora. Occorre ragionare
un passo alla volta. Oggi la soglia è 150 milioni e dobbiamo
arrivare lì ed essere pronti ad un eventuale obiettivo diverso che
proporrà Banca d'Italia. A maggior ragione l'anomalia è quella
attuale di due Confidi valdostani molto piccoli su un territorio come
il nostro. Quindi, lo ribadisco, mettersi insieme prima sarebbe stata
una buona idea.
Un sogno per il mondo del credito da
realizzare?
Credo sia un sogno molto concreto e a
portata di mano. Quello di un Confidi valdostano con 150
milioni di attività finanziarie in grado di sostenere le imprese del
territorio. Un progetto per noi da chiudere assolutamente entro
il 2021.
0 commenti:
Posta un commento