14 giugno 2019

Hervé Grosjean (#GrosjeanVini): «Grazie nonno Delfino...»

Simon e Hervé Grosjean
Questa settimana proponiamo l’intervista a Hervé Grosjean della Grosjean Vins.

Come è andato il Vinitaly? 
Molto bene. Siamo molto contenti. Un grande lavoro, un lavoro importante per noi perché non siamo abituati a fare grande comunicazione però con questo Vinitaly abbiamo veramente capito il forte interesse che c’è nel mondo del vino verso la nostra viticoltura eroica. Un grande successo e dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione perché, secondo me, nei prossimi anni possiamo soltanto migliorare.

Che impressione vi siete fatti sul mercato del vino?
Noi ci siamo sempre resi conto delle nostre piccole dimensioni. Siamo piccolissimi per il panorama
vitivinicolo valdostano però questo interesse va oltre la superficie, oltre il numero di bottiglie. Ci
siamo resi conto che se si lavora con qualità, dedizione e più che altro si cerca di trasmettere quello che il territorio dà e può dare e viene tramandato all’interno del nostro calice di vino, si ottengono dei risultati importanti. Non è il numero di bottiglie prodotte a fare la differenza oggi, ma la qualità che si
riesce a mettere all’interno di un calice. Siamo tutte aziende familiari in Valle d’Aosta. Io dico
sempre che siamo ammalati di viticoltura, una sana malattia. Qualcosa che va oltre la dedizione,
la passione, qualcosa che ti rimane addosso e cresce dentro di te. Quando io racconto i vini Grosjean
racconto anche l’amore e la passione che ho rispetto a questo lavoro e al nostro territorio.

Per il terzo anno Wine spectator vi ha segnalato. Che cosa li ha colpiti di più della vostra produzione…
E’ da tre anni che Wine spectator ci segnala tra i 100 migliori produttori italiani. E’ un qualcosa che è difficile da descrivere. Per noi appena arrivati in azienda è qualcosa che gratifica il lavoro fatto dai nostri genitori, da nostro nonno e quanto stiamo facendo noi adesso. Wine Spectator è la rivista più quotata in America, ma pure a livello europeo è molto importante. Essere presenti in quel panorama enologico-viticolo, con quei grandissimi nomi che ci accompagnano, è veramente un grande piacere. E poi ci fa piacere essere presenti alla degustazione che diventa un grande tasting e ci dà la possibilità di assaggiare questi 100 vini e questo vuol dire tanto. Ci permette di capire la lungimiranza di nostro nonno e dei nostri genitori quando piantarono, ormai 50 anni fa, la vigna Tzeriat, da cui oggi ricaviamo il pinot nero che è stato premiato. E poi assaggiando questo vino, fresco, leggero, con un’alta bevibilità se ne coglie il senso in mezzo a tanti baroli, tanti montepulciano e anche spumanti
di alta qualità. Spiccava molto bene e questa è una gratificazione ancora importante perché anche se siamo su un territorio con un clima diverso, un terreno molto più povero dove non possiamo esprimere grande corpo, grande struttura con i nostri vini, la freschezza e l’eleganza dei nostri vini
sono comunque molto apprezzate.

Quanto export fate?
Potrebbe essere molto più grande, ma al momento si attesta intorno al 50%. La nostra politica è sempre stata molto presente sul territorio valdostano. L’estero comunque sta crescendo in quanto i nostri vini fanno gola in tanti paesi.

Dove esportate?
Noi produciamo 120mila bottiglie all’anno. Purtroppo arriviamo da due annate, soprattutto la
2017, non troppo positive. Esportiamo soprattutto negli Stati Uniti. Lavoriamo ormai da 25 anni
con un importatore che è diventato uno di famiglia. Noi puntiamo ad essere presenti un po’  dappertutto, magari non con grandissime quantità, ma cercando di fare delle piccole spedizioni
in più stati. Uno degli obiettivi di quest’ultimo Vinitaly era essere presenti in Europa, in Asia e
anche in America

L’ultima vendemmia è andata un po’ meglio...
Sì. Decisamente. Anche se abbiamo dovuto lavorare tantissimo con due annate nello stesso anno.
Da una parte una primavera molto piovosa, anche fresca, con precipitazioni molto frequenti,
ben 22 giorni di pioggia a maggio, e noi visto che siamo certificati Bio dal 2011 abbiamo dovuto
lottare parecchio. E poi dal 25 maggio ai primi di luglio c’è stata una seconda annata secca e
ventilata e, quindi, siamo ritornati sulle caratteristiche principali della nostra regione, cioè aridità
e tanto vento e questo ci ha permesso comunque di realizzare un’ottima qualità, particolarmente
importante per i nostri vini con ottime maturazioni e siamo arrivati a settembre-ottobre con un grappolo sano. 

E’ mancato nonno Delfino un grande protagonista del mondo del vino valdostano?
Spesso ci viene in mente quello che il nonno ci ha trasmesso. Io dico sempre che il nonno non è mai stato un protagonista nel mondo del vino a parole, ma lo è stato nei fatti. Anche a casa lui non ha mai troppo parlato, ma ci faceva capire tutto con il lavoro, con la dedizione. Fino a 90 anni si alzava presto al mattino. Era il primo ad uscire dal portone di casa e non dico l’ultimo a rientrare, ma quasi. Ha saputo cambiare completamente la vita della propria famiglia e riscoprire un’agricoltura che all’epoca non esisteva più, la viticoltura. Quindi grazie nonno.

Come si rimane competitivi nel vostro settore?
Sicuramente grande lavoro, grande dedizione, una super attenzione al dettaglio. Soprattutto in vigneto cercare di trovare zone vocate importanti, dove magari è più difficile lavorare, abbiamo più ore di lavoro però abbiamo una qualità maggiore. L'attenzione al dettaglio per arrivar al massimo della qualità questo fa sì di cercare di rimanere in un range qualitativo molto alto.

Novità per il 2019?
Vogliamo ampliare le serate di degustazione che proporremo al vigneto Rovettaz questa estate,
cioè il nostro evento denominato “Tramonti divini”. Sarà un qualche cosa che entrerà in agenda
fisso tutti gli anni. Vi aspettiamo quest’estate a partire dalla fine di luglio, nei nostri vigneti
non soltanto per assaggiare i vini di annata, ma anche per qualche annata più storica.

Un sogno imprenditoriale da realizzare?
Il primo sogno si è già realizzato qualche anno fa quando siamo riusciti a continuare a portare avanti quanto creato in passato dai nostri genitori con grandissimi sacrifici. Questo ci rende molto orgogliosi ed era un sogno che avevamo fin da bambini senza nessuna forzatura da parte dei nostri genitori. Oggi è tutto più facile perché siamo in un momento in cui c’è una grande richiesta dei nostri vini . 40
anni fa non era così. Nei prossimi anni invece io auspico – e non soltanto come Grosjean Vins ma come viticoltura valdostana – di farci conoscere ancora di più e far capire al mondo intero che in Valle d’Aosta oltre a delle bellissime montagne e un bellissimo paesaggio si fanno dei prodotti di altissima qualità a livello enogastronomico.

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