24 ottobre 2010

Demografia d'Impresa: nell'ultimo decennio Crescono Servizi e Industria e Cala l'Agricoltura

Nell’ultimo decennio il tessuto imprenditoriale valdostano ha mutato la sua trama ma non ha modificato le sue dimensioni. Nel 1997 le imprese attive erano infatti 13.056 contro le attuali (il dato è del secondo trimestre 2010) 12.461 (-4,55%). Una discesa che si è fatta più ripida nell’ultimo biennio con 12.628 aziende nel 2008 e 12.448 nell’anno in cui la crisi ha graffiato di più, il 2009. 


Se poi l’analisi si sposta sui comparti ci si rende conto di come il dato negativo sia imputabile al settore agricolo, passato dalle 3.512 imprese del 1997 alle 2.037 del 2009, una parabola discendente contrastata da Servizi (da 6.059 a 6.387) e Industria (da 3.232 a 3.910), rispettivamente +5,5% e +20,09%. Va precisato che il dato prima del 1997 non può essere preso in considerazione in quanto per motivi amministrativi è mutata la classificazione delle imprese agricole. Di conseguenza non si tratta di un improvviso boom del settore.


Diminuisce invece in maniera più significativa il peso della manodopera industriale sugli occupati, dovuto anche alla forte terziarizzazione della società valdostana. Lo storico Elio Riccarand nel terzo volume della «Storia della Valle d’Aosta contemporanea» fa notare come il peso industriale sia passato dal 28,6% del 1991 al 24,8% dei giorni nostri. In assoluta controtendenza il comparto delle costruzioni. «Nel 1991, - scrive lo studioso - l’attività manifatturiera ed energetica impiegava 8.369 addetti contro i 6.334 delle costruzioni; nel 2008 il rapporto si è invertito, con 6.942 addetti nel manifatturiero e nell’energetico e 7.169 addetti nelle costruzioni». Trend che ovviamente trova conferma nel 2010: a fronte di circa 13mila occupati nel settore industriale 8mila operano nelle costruzioni su una forza lavoro di circa 58mila unità. 


Ma che cosa ha comunque mantenuto le imprese industriali sul territorio? «Questo scenario di stabilita – osserva la presidente di Confindustria Valle d’Aosta Monica Pirovano, amministratore delegato della Cogne Acciai Speciali - è stato favorito dal fatto che molte aziende valdostane hanno solide radici nella loro regione: dovute alla tipologia di impresa, alle loro dimensioni, al sostegno continuo, ed esplicitato in mille forme, da parte della pubblica amministrazione che ha, in parte, sopperito ad una logistica che di certo non rende facile il fare impresa industriale in questa regione. Sul fronte dell’attrazione di nuove imprese invece risulta utile la legge regionale in materia di ricerca e sviluppo». Per Pirovano la politica industriale regionale deve favorire sempre di più la nascita di filiere verticali. «In passato si è poco ragionato sulla possibilità di creare poli industriali, tuttavia oggi si potrebbe sviluppare, come si fa in altre regioni, le reti di impresa. Si mantengono gli assetti societari, ma ci sono vantaggi fiscali e economie di scala. E’ un processo fondamentale per garantire la competitività delle nostre aziende». 


L’assessore alle Attività Produttive Ennio Pastoret così riassume l’impegno dell’amministrazione regionale per il mantenimento e lo sviluppo del settore industriale sul territorio valdostano. «C’è un dato di fondo che è giusto premettere – osserva Pastoret – il fatto che il sistema produttivo valdostano si presenti come robusto». In proposito Pastoret cita una ricerca fatta dall’advisor indipendente Iperion Corporate Finance in base alla quale il 60,8% delle Pmi valdostane ha chiuso il bilancio di esercizio 2009 in utile contro una media nazionale del 38,9. La Valle d’Aosta, pur tenendo conto dei suoi piccoli numeri, ha fatto meglio di Lombardia e Emilia Romagna. «Il nostro apporto a questo scenario – conclude l’assessore -penso possa essere colto soprattutto nella legge sugli aiuti alla ricerca - che in questi ultimi anni ha visto raddoppiare il tetto massimo di contribuzione -  e in quella che norma gli aiuti ai settori industriale e artigiano, unitamente alla disponibilità di aree ben attrezzate, ad esempio gli incubatori, all’insediamento di nuove aziende».  (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 20 ottobre 2010)















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