«
Mediamente tra un prodotto a tassa pagata ed uno senza accisa c’è una differenza di almeno due euro».
Nicola Rosset, a.d. della
Saint-Roch e referente di
Confindustria Valle d’Aosta per il settore liquori, non ci sta e contesta le motivazioni che hanno portato alla sospensione in Valle d'Aosta, a partire dal 30 aprile, del meccanismo di esenzione fiscale per le ditte che importano o producono alcol, zucchero e birra. «
La sospensione temporanea – aveva spiegato l'assessore regionale alle attività produttive,
Leonardo La Torre -
è stata decisa per capire come mai i prodotti arrivano al consumatore finale senza evidenti vantaggi di prezzo, è necessario studiare nuovi meccanismi che consentano a tutti i valdostani di beneficiare di questa opportunità offertà». Rosset, in via riservata, ci mostra anche una tabellina dove sono riportati alcuni dati sensibili della sua attività commerciale e che mettono in evidenza la maggior convenienza dei prodotti commercializzati sul territorio regionale. Ma come è possibile che le parti siano così distanti? Va premesso che il ddl non è mai piaciuto ai diretti interessati. Le sezioni valdostane di
Confindustria,
Confcommercio e
Confesercenti, già due anni fa’, avevano bocciato all’unisono con un documento unitarioil disegno di legge regionale, appena approvato dal Consiglio. Pur condividendo la
necessità di disciplinare ex novo una materia sino ad ora normata da una legge del 1949 (n.623 «
Concessione alla Valle d’Aosta dell’esenzione fiscale per determinate merci e contingenti») ed un successivo regolamento del 1973, si sono fortemente dette critiche nei confronti di un ddl nato, «
con una scarsa consultazione dei destinatari della norma» (imprese di produzione, grossisti e commercianti) tanto da essere arrivate pochi giorni prima della presentazione del disegno di legge in Consiglio regionale a chiederne il ritiro «in modo da poterlo rielaborare, con spirito di collaborazione e con serenità, per giungere ad un testo condiviso che, tutelando i consumatori e l’Amministrazione regionale, sia applicabile dalle imprese». Il tavolo di concertazione non è mai stato avviato e le successive delibere hanno perpetrato un meccanismo ritenuto dalle imprese troppo oneroso richiedendo una gestione separata dei prodotti in esenzione. «
Ma non solo – prosegue Rosset –
la Regione non ha mai attivato dei controlli seri sulla rete commerciale e, soprattutto, non ci ha mai messo a disposizione la pagina web per facilitare la comunicazione dei dati come previsto dalla legge». Lo scontro si è poi acuito con i risultati dello studio, predisposto da
Finaosta, per valutare la «
prima applicazione di sistemi di monitoraggio della gestione dei generi contingentati previsti dalla legge 16/2006» in base al quale i prezzi dei prodotti che godono dell’esenzione non sono inferiori ai prezzi di prodotti identici venduti senza esenzione fiscale sia in Valle d’Aosta che in Italia. «
Sono due le considerazioni da fare: prima di tutto che la ricerca sostiene che la differenza di prezzo deve essere pari all’accisa e questo non è assolutamente scritto nella legge. Anzi le imprese avrebbero dovuto poter recuperare sul valore dell’accisa eventuali oneri aggiuntivi derivanti dall’applicazione della legge». «
Inoltre – conclude Rosset –
le rilevazioni sono state fatte su campioni molto limitati, senza medie ponderate e, soprattutto, non fra esercizi omogenei. Ho personalmente rilevato alcuni prezzi presso l’ipermercato Gros Cidac di Aosta dai quali emerge chiaramente come il consumatore finale che acquisti i medesimi prodotti in esercizi commerciali omogenei, ad esempio ipermercati, usufruisce di notevoli vantaggi». Difficoltà che però non dovrebbero comunque minare il buon momento del settore. Il comparto dei liquori prevede nel prossimo triennio di crescere di circa il 42%: dai 31 del 2007 ai 44 ipotizzati nel 2010. Il rischio è che la sospensione fino a fine anno potrebbe slittare e a quel punto a rimetterci potrebbero essere principalmente i consumatori. (
Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 21 maggio 2008)
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