Propongo ai visitatori di questo blog il comunicato Stampa dell'OSSERVATORIO delle Costruzioni in Valle d'Aosta, realizzato in collaborazione con Centro Studi Sintesi-CGIA di Mestre, relativo all'andamento del comparto edile della valle d'Aosta.
L’edilizia in Valle d’Aosta sta vivendo una fase difficile, drammatica e problematica sotto tutti i punti di vista. I dati dell'Osservatorio sul mercato delle costruzioni in Valle d’Aosta fotografano ancora una volta una situazione di difficoltà di imprese e lavoratori in un mercato che non cresce e che riduce la capacità produttiva.
Il 43% delle imprese è ancora nel buio nel tunnel della crisi, il 29% ha i fari accesi e solo il 28% vede qualche spiraglio di luce. Questi i risultati dell’Osservatorio di mercato sul Sistema delle Costruzioni in Valle d’Aosta che monitora gli andamenti economici delle imprese edili della regione.
Notte fonda per il 16% delle imprese intervistate, con una perdita di fatturato di oltre il 20% nell’ultimo anno. Sono soprattutto aziende che operano quasi esclusivamente nel territorio valdostano e nel settore delle opere pubbliche e che vedono come unica soluzione per uscire dalla crisi quella di tagliare il personale.
Solo il 20% delle imprese, nonostante la crisi, ha evidenziato un incremento, seppur debole, di fatturato (+2% circa). Sono imprese più “evolute” che operano in un mercato più aperto al di fuori dei confini regionali, in cui il peso delle opere pubbliche (28%) è consistente ma l’operatività maggiore si orienta sulle ristrutturazioni (45%).
La crisi del settore ormai non può più essere affrontata con strumenti straordinari ma di portata limitata, ma nell'ambito di un generale ripensamento del sistema produttivo delle costruzioni alla luce delle nuove esigenze della società, del territorio, delle imprese e delle famiglie.
Per limitare i danni e per rispondere alla crisi almeno tre imprese valdostane su dieci nelle costruzioni stanno reagendo, adottando molteplici strategie.
Tenuto conto della profondità della crisi e della necessaria velocità di reazione delle imprese per sopravvivere e rimanere nel mercato, la maggior parte delle strategie adottate sono state quelle più rapide e dagli effetti più immediati: riduzione dei costi di gestione (31%) e del personale (27%). Il 17% delle azioni si concentra sulla ricerca di fonti di finanziamento come “ponte” per superare il momento. Il 6,4% rinvia investimenti già programmati. 2 azioni su 10 sono strategie “aggressive”: specializzarsi e qualificarsi (5,4%), allargando anche il proprio ambito operativo alle attività di project financing o ai servizi di gestione (5%), aggregandosi temporaneamente (4%) o stabilmente (1,5%), o attraverso la creazione di reti di impresa (2%).
Ne emerge un comparto che sta ripensando le sue strategia di sviluppo, puntando soprattutto sull’innovazione. Il 22% delle imprese valdostane delle costruzioni intervistate ha capacità innovativa, raggiungendo quota 46% nelle aziende leader del settore.
In più di un caso su tre (35%), introdurre innovazione in azienda ha significato acquistare attrezzature o macchinari innovativi, o almeno più moderni. A seguire, l’utilizzo di nuovi materiali (28%) e il ricorso a nuove tecnologie o lo sviluppo dell’informatizzazione aziendale (13%). Meno diffuso l’acquisto di nuovi mezzi di trasporto, anche attrezzati (6%) come gli autocarri con gru.
Infine, il 5% delle segnalazioni riguarda corsi di formazione per il personale per adeguamento alle nuove tecniche produttive, ma anche alle nuove norme di sicurezza.
«Questo ripensamento - si legge nella nota - non può avvenire per singoli comparti o singole categorie, deve essere tutto il sistema a riorganizzarsi verso le nuove esigenze della Valle d’Aosta, che oggi sono relative soprattutto alla riqualificazione del territorio, al riuso delle aree dismesse, alle nuove esigenze urbane date dalla crescita della popolazione nelle città, un fenomeno nuovo da monitorare con attenzione. Tutte domande presenti nel mercato ma che oggi non trovano risposta, sia per mancanza di fiducia e di investimenti, ma soprattutto per mancanza di un chiaro quadro di riferimento a lungo termine che metta il settore nelle condizioni di programmare la sua trasformazione in termini di filiera e di capacità operativa e produttiva. Il nostro sistema, nonostante la crisi, è sano e cerca di rimanere a tutti i costi nel mercato».
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