Come sempre propongo anche on line, all'interno di questo spazio che normalmente chiamo "Spunti di riflessione", il fondo uscito sull'ultimo numero del Corriere della Valle di giovedì 22 maggio. L'intento è quello di raccogliere le opinioni dei visitatori su quello che scrivo. Sono apprezzate anche le critiche. L'auspicio ovviamente è che queste letture non siano sostitutive del Corriere cartaceo, ma un invito a dedicare del tempo alla sua lettura. Magari, se se ne condivide i contenuti, abbonandosi. L'argomento, come è facilmente immaginabile dal titolo, è la tornata elettorale del 25 maggio. Buon voto a tutti.
Vi scrivo quando ancora non conosco le vostre facce. E lo faccio proprio ora perché desidero
che nessun si senta escluso da quello che dirò. Sì, è vero, qualche viso posso anche immaginarlo, ma vorrei rassicurarvi che queste poche righe sono raccomandazioni accorate di chi, in quanto cittadino di questa Valle, ha soprattutto a cuore il futuro di questa regione.
Vi chiedo prima di tutto amore per il popolo - e utilizzo questo concetto nell’accezione cattolica che poteva essere di un De Gasperi o di un La Pira - e non per le clientele, intese come piccoli egoismi da soddisfare. Le fortune immeritate di pochi rendono feroce il malcontento di tanti.
Vi chiedo poi amore per la competenza più che per la piaggeria. Vi chiedo l’umiltà di accettare ruoli per i quali vi sentite davvero preparati e non perché il partito o il movimento deve riempire una casella.
Vi chiedo la capacità di apprezzare una buona proposta anche quando arriva dalla parte avversa.
Vi chiedo più professionalità nella politica e meno politici di professione.
Chiedo a chiunque si farà carico del difficile servizio di opposizione di evitare inutili demagogie e demonizzazioni. Le ragioni vanno sostenute con fatti concreti, diversamente sono parole che inutilmente scaldano poltrone.
Vi chiedo maggior disponibilità ad accettare le critiche provenienti dalla società civile e ad interrogarvi se davvero le vostre scelte siano le migliori possibili.
Vi chiedo più concertazione. Mi sembra di dire una banalità, ma non è possibile che determinate leggi, riguardanti il settore economico ad esempio, siano state predisposte confrontandosi poco, tardi o, peggio, per nulla con le categorie economiche. Ma allo stesso tempo vi esorto anche a non dimenticare che non sempre il consenso delle parti interessate può essere il miglior metro per valutare la bontà di un provvedimento.
Vi chiedo di dire subito che cosa farete nei primi 100 giorni affinché i programmi che avete predisposto non si riducano ad un semplice obbligo di legge.
Vi chiedo di rispettare il cittadino a tal punto da non trasformare mai un suo diritto in concessione o favore politico.
Non parlo dell’onestà in quanto la considero un pre-requisito del vivere civile. Anzi a voi chiedo di più, cioè di non porvi neppure in situazioni in cui possiate semplicemente apparire disonesti. Lo stesso ragionamento vale per la distinzione tra politica come servizio e politica come esercizio del potere. Raccomandarvela sarebbe offendere la vostra intelligenza.
Vi prego però di non smentirmi subito dopo il 25 maggio.
Il crinale fra protesta e democrazia
10 mesi fa
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