Marco Savio |
La
vostra è una storia aziendale che sfiora ormai i 60 anni...
Papa
ha fondato l'azienda nel 1958, tra l'altro 1° maggio festa del
Lavoro, iniziando ad occuparsi di caffe ed estendendo poi l'attività
ai liquori tipici. Poi i grandi passi della nostra azienda sono stati
negli anni '70 l'internazionalizzazione, iniziando ad esportare, a
fare trading e ad importare dall'estero bevande alcoliche francesi,
scozzesi, nel 1989 io ho terminato gli studi e ho subito raggiunto
l'azienda e nel 2000 ci siamo allargati al mondo dei rum
centramericani, iniziando a produrre i nostri marchi e dal 2008
abbiamo sviluppato e approfondito il primo amore, cioè i liquori
valdostani, scoprendo la ricetta del genepy fior d'acqua alpina,
partendo solamente dai fiori freschi del genepy, anziché dalla
piantina intera.
Di
cosa vi occupate anche?
Il
nostro gruppo dal 2009 si occupa anche di hotellerie. Abbiamo due
hotel-motel in provincia di Torino, essenzialmente legati alla
clientela business.
Da
dove nasce la scelta di occuparvi anche di prodotti che non
appartengono al territorio. Penso al Rum...
La
nostra azienda fin dagli anni '70 ha rappresentato dei prodotti
esteri. Negli anni '90 siamo stati fra i primi distributori di un rum
del centramerica, poi abbiamo avuto dei problemi con questa azienda e
abbiamo notato che sarebbe stato comunque difficile collaborare con
queste aziende latino-americane che hanno una mentalità un po'
troppo diversa rispetto al marketing europeo. A questo punto abbiamo
fatto il passo di investire nella produzione di una etichetta, di una
bottiglia specifica per creare un nostro brand e da lì iniziare a
venderlo prima in Italia, dove era iniziato un vero e proprio boom
dei rum, e poi piano piano, in quanto non siamo un'azienda enorme, e
le forze umane e finanziarie sono limitate, abbiamo iniziato a
vendere prima nei paesi più vicini e poi in tutto il mondo.
La
voce export è molto significativa nei vostri bilanci...
Si.
E' una voce che può variare negli anni. Vendiamo in Germania,
Olanda, Francia, recentemente anche in Cina e Giappone e da
quest'anno negli Usa. Dipende molto dall'andamento di alcuni paesi.
Pensiamo in questi ultimi anni alla Russia che è veramente
altalenante. Può in alcuni anni arrivare al 50 percento. Ed è
sicuramente - per delle aziende attive in una realtà piccola come
quella valdostana - l'unico sbocco per crescere in modo importante.
Ma
come fa un'azienda valdostana come
la vostra a
rimanere dinamica su un mercato così globale?
Lavorando
molto e pensando altrettanto molto.
Bisogna sempre stare attenti a quel che succede in giro. Viaggiare
molto
per confrontarsi sempre con chi è più bravo di noi, cercando di
rubare qualche segreto agli
amici, ai concorrenti e ai colleghi. Rimanere qui vuol dire rischiare
di chiudersi un po'. Il
tutto con difficoltà di logistica, un sistema paese e regione
che non è perfettamente tarato per facilitare chi vuol fare impresa,
soprattutto quando
si tratta di un'impresa
completamente slegata da forniture pubbliche. Comunque
fino
a quando potrò
considerare il mio lavoro
come il mio hobby più
divertente non ci sono problemi a proseguire.
Professionalmente
recentemente avete rafforzato il vostro managemet…
La
crescita del rum in tanti Paesi del mondo ci ha portato ad allargare
il reparto marketing. Alcuni mesi fa è
rientrata nel
nostro staff Annalisa
Consol,
che
si occupa del marketing
del rum e della ricerca di
clienti
in
paesi nuovi. Consol era stata mia
assistente appena uscita dalla università, poi aveva
fatto un'esperienza
internazionale,
nazionale ora è rientrata.
Si
è occupata di turismo?
Una
parte. E visto che il gruppo ha anche due Hotel questo poteva
tornarci utile.
Prossimi
passi
aziendali?
Per
quanto riguarda la parte turistica, non escudo a medio termine un
terzo albergo. Italia o addirittura America Centrale. Per la
parte liquoristica-alimentare sempre focus sul rum , ma senza
chiudere gli occhi, mantenendo un'antenna che ci permetta di captare
se esce qualcosa di nuovo, qualche nicchia, qualche opportunità do
sviluppo in qualche paese. Non si sa mai.
Come
mai avete abbandonato il settore del caffé?
Il
mercato del caffé si divide in due parti: casa e bar. Il mercato bar
è diventato più un mercato finanziario che di compravendita di
caffé. Pubblicità, vetrine, tazzine, finanziamenti al bar per
riuscire ad aprire e, quindi, un mercato un po' diverso dalla
compravendita di un prodotto alimentare. La grande concentrazione poi
di produttori caffé famiglia da un lato e di supermercati dall'altro
fanno sì che le torrefazioni tradizionali abbiano sempre meno
spazio. E la Valle d'Aosta fa sempre 110mila abitanti in 74 comuni.
Qualche
novità in merito al vostro genepy?
Nel
2008 abbiamo inventato il Genepy fatto con i fiori freschi ora stiamo
studiando una novità di prodotto e di processo per la quale potremmo
essere pronti per Natale al più tardi per l'inizio del 2016.
Un
vostro punto di vista come operatori del settore su Expo?
Sono
due i punti di vista. All'expo i prodotti liquori, data la
collocazione estiva dell'evento e i problemi di trasporto della
bevanda alcolica in aereo - la bottiglia di vetro in bagaglio a mano
non si può e in valigia può rompersi - hanno avuto un appeal
inferiore rispetto ad altri prodotti food. Ciò non toglie che come
imprenditore io sia assolutamente entusiasta che in Italia di tanto
in tanto si facciano dei grandi eventi mondiali in cui da un lato si
fa ricordare l'Italia o zone dell'Italia – ad esempio io quando
sono in qualche angolo strano del mondo per spiegare dove siamo dico
che siamo vicini a Torino dove c'è stata l'Olimpiade invernale del
2006 e la gente se lo ricorda – e dall'altro dà anche
dell'entusiasiasmo. L'ottimismo a tutti i costi non aiuta, ma neppure
il pessimismo.
Un
sogno imprenditoriale da realizzare?
Più
che di sogni io parlerei di progetti difficili di lungo periodo. Me
ne vengono in mente due. Il primo, legato al rum, è trasformare la
Savio in un'azienda globale che distribuisce un prodotto a livello
internazionale e intercontinentale. E poi – davvero a lunghissimo
tempo cominciare a pensare che l'azienda deve continuare
possibilmente sempre e iniziare a pensare un'organizzazione che possa
proseguire anche quando volessi a livello personale rallentare il
ritmo attuale. Un tema ovviamente attuale di tutte le aziende
famigliari.
In
quanto tempo un processo del genere si può innescare?
Difficile
da dire. Nel mondo alimentare si tratta sempre di processi molto
lunghi. Non ci sono le mode improvvise che magari caratterizzano
altri comparti come quello tecnologico.
1 commenti:
Aggiornamento
http://www.aostasera.it/articoli/2016/06/23/40805/guerra-sul-whiskey-la-savio-di-chatillon-perde-la-battaglia-con-lamericana-jack-daniels
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