30 marzo 2016

Vivien #Charrey: «Sono un consulente al servizio delle #imprese #valdostane»

Vivien Charrey
Questa settimana intervistiamo Vivien Charrey, consulente di impresa.

Tu sei un imprenditore che aiuta altri imprenditori. Per dare un'idea pratica del tuo lavoro. Questa settimana di cosa ti sei occupato?
Sono anche io imprenditore perché ho la mia società di consulenza ma ovviamente io ho focalizzato il mio lavoro nell'aiutare gli altri imprenditori a fare impresa. Questa settimana sono stato presso un cliente che opera nel mercato della cosmetica – un mercato particolarmente dinamico di questi tempi – e fondamentalmente mi sono occupato di pianificazione economico finanziaria. Sempre per conto di questo cliente poi stiamo definendo il lancio di un nuovo prodotto e, quindi, stiamo facendo business plan, stiamo mettendo in piedi la struttura che dovrà seguire il lancio del prodotto, saranno fatti degli investimenti piuttosto pesanti e quindi occorre un supporto in termini di accompagnamento nel lancio.

Tu applichi un metodo il lean six sigma di cui abbiamo anche parlato in una delle edizioni precedenti di ImpresaVda. E' ancora questo il tuo metodo di riferimento?
Più che un metodo è una filosofia, una cultura ed è ancora presente nel mio lavoro, e consiste in un orientamento nella creazione di processi snelli che abbiano difettosità zero. Il punto ad un processo che si sviluppi senza commettere errori e senza sprecare tempo. Poi ci sono aziende più strutturate, più grandi, essenzialmente di cultura anglosassone, che richiedono in maniera specifica l'implementazione di progetti e programmi con questa metodologia. Però oserei dire che nel mio lavoro rimane una mia caratteristica, il dna del mio lavoro.

Ma quali sono le esigenze delle imprese valdostane oggi in termini di management aziendale?
Da qualche anno opero anche in Valle d'Aosta. Sicuramente un contesto imprenditoriale molto interessante, fatto però di aziende di taglio medio-piccolo e quello che ho potuto notare e che è un gap che va colmato in qualche modo è la carenza di tempo e, a volte, anche di competenza in ambito manageriale. Mi spiego l'imprenditore tipo valdostano è talmente preso e occupato dalla gestione del business operativa che difficilmente ha tempo per mettere in piedi una strategia, per definire la sua propria vision, la mission e degli strumenti di controllo e monitoraggio dell'azienda che gli consentano di governare correttamente l'azienda. Delle figure esterne, come dei consulenti che non rappresentano un costo fisso ma semplicemente un investimento, possano creare cultura e definire questi aspetti che oggi sono carenti.

 Hai creato una società: la Vic advisory. Il settore della consulenza direzionale è in espansione dunque?
E' un settore particolare perché ha sofferto della crisi in quanto è un costo molto facile da tagliare. Devo dire però che per a consulenza finalizzata al creare valore, cioè recuperare efficienza e redditività, c'è ancora grande interesse da parte del mercato. Peraltro, spesso e volentieri, lavoro proponendo un compenso fisso ma anche ragionando sui risultati raggiunti. Quindi metto in gioco anche le mie competenze e delle persone che lavorano con me e se i risultati sono raggiunti si condividono con l'impresa altrimenti è stato un investimento che è andato male per me.

Tu operi sul mercato nazionale e europeo come si riesce a rimanere competitivi a questi livelli?
Per quanto riguarda il mercato europeo necessariamente occorre fare delle partnership. Io ne ho fatta una da qualche anno con una società israeliana che ha duecento consulenti sparsi per il mondo e una ventina di sedi – Parigi, Londra, New Jork – e in questa maniera si riesce ad avere una struttura di genete formata con esperienze e bagaglio tecnico interessante per poter approcciare clienti internazionali. La difficoltà oggi sta nel fatto che il contesto delle aziende internazionali è fatto da multinazionali con sedi sparse in giro per il mondo dove necessariamente devi garantire una presenza fisica e una competenza anche linguistica in quanto devi essere in grado di operare in Spagna in spagnolo, in Inghilterra in inglese e andare in Francia parlando francese. Di conseguenza avere alle spalle una simile partnership ti consente di essere competitivo. Per quanto riguarda invece le aziende più piccole l'elemento il valore aggiunto che tu apporti è l'elemento chiave.

Quando un'azienda ti chiama qual è la prima cosa che fai?
La prima cosa che faccio, che devo fare - ed è sicuramente la più difficile - è capire le esigenze del cliente. La consulenza approccia questa fase con il momento dell'assesment, del diagnostico. Si tratta di fare una serie di incontri per capire le problematiche, le esigenze del cliente e poi proporre una soluzione. Io cerco sempre di fare emergere quelle che sono le problematiche ancora nascoste che non erano venute in mente all'imprenditore o al dirigente dell'azienda. A me piace molto lo slogan di una società di consulenza americana che dice “problem solver”. L'obiettivo è quello di far emergere i problemi con la finalità di trovare delle soluzioni.

Significa visite in azienda, controlli dei bilanci…
Sì. C'è una fase di analisi di dati, ma anche una fase molto interattiva con le figure chiave dell'azienda e non solo in cui con tecniche di brainstorming - ci si chiude in una stanza, la war room, la stanza della guerra – si fa la battaglia agli sprechi, ai problemi. Cominciamo ad identificarli, poi li andremo a misurare e cercheremo di identificare le soluzioni più opportune.

Ho notato che ti sei occupato anche di brand importanti? Penso a Ferrero. Come si entra in contatto con simili realtà?
Come ti accennavo prima su determinati clienti di dimensioni grosse bisogna andare con un partner. A livello nazionale è più il network delle relazioni personali che fa. La consulenza se la gioca molto su quanto tu sei bravo a capire le esigenze di un cliente e a proporre un approccio innovativo molto rapido che vada dritto al punto per risolvere la problematica più rapidamente. Bisogna evitare quei progetti di consulenza di qualche anno fa molto lunghi e fatti di tante giornate con investimenti pesanti. L'idea è quello di trovare qualcosa di snello, di lean appunto.

Il vostro approccio non cambia in base alle dimensioni dell'azienda…
La forza di una consulenza che aggiunge valore a quello che tu porti al cliente è il metodo. Il metodo deve essere alla base. Se uno conosce il metodo è in grado di adattarlo e renderlo flessibile.

Per il 2016 hai in mente un nuovo progetto?
 Sto lavorando ad un progetto proprio per le imprese valdostane. L'obiettivo è quello di colmare questo gap manageriale che ho rilevato nel contesto imprenditoriale della Valle d'Aosta con un servizio che potrebbe essere chiamato “360° al servizio delle imprese” con l'obiettivo di permettere all'imprenditore di concentrarsi sul suo business, sul suo prodotto, sul servizio, e lasciare a società come la mia, a professionisti come posso essere io e i miei collaboratori l'onere della gestione del business, cioè monitoraggio degli indicatori, pianificazione economico-finanziaria, rapporti con le banche, ottimizzazione dei processi, anche la parte legale. Questo perché dare l'opportunità agli imprenditori di potersi focalizzare al 100% su quello che sanno fare e dove possono fare la differenza sia un valore inestimabile. L'idea è quella di ovviare al fatto di doversi prendere delle figure interne all'azienda con la possibilità di fare leva su una società di consulenza che è un costo più variabile.

Un sogno imprenditoriale da realizzare?
Per quanto mi concerne il sogno è quello di avere una società di consulenza con sede in Valle d'Aosta che faccia anche leva su consulenti valdostani e, quindi, diffonda un po' di cultura d'impresa, e faccia lavorare un po' di valdostani e nel contempo operare anche all'estero. 

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