Tu
sei un imprenditore che aiuta altri imprenditori. Per dare un'idea
pratica del tuo lavoro. Questa settimana di cosa ti sei occupato?
Sono
anche io imprenditore perché ho la mia società di consulenza ma
ovviamente io ho focalizzato il mio lavoro nell'aiutare gli altri
imprenditori a fare impresa. Questa settimana sono stato presso un
cliente che opera nel mercato della cosmetica – un mercato
particolarmente dinamico di questi tempi – e fondamentalmente mi
sono occupato di pianificazione economico finanziaria. Sempre per
conto di questo cliente poi stiamo definendo il lancio di un nuovo
prodotto e, quindi, stiamo facendo business plan, stiamo mettendo in
piedi la struttura che dovrà seguire il lancio del prodotto, saranno
fatti degli investimenti piuttosto pesanti e quindi occorre un
supporto in termini di accompagnamento nel lancio.
Tu
applichi un metodo il lean six sigma di cui abbiamo anche parlato in
una delle edizioni precedenti di ImpresaVda. E' ancora questo il tuo
metodo di riferimento?
Più
che un metodo è una filosofia, una cultura ed è ancora presente nel
mio lavoro, e consiste in un orientamento nella creazione di processi
snelli che abbiano difettosità zero. Il punto ad un processo che si
sviluppi senza commettere errori e senza sprecare tempo. Poi ci sono
aziende più strutturate, più grandi, essenzialmente di cultura
anglosassone, che richiedono in maniera specifica l'implementazione
di progetti e programmi con questa metodologia. Però oserei dire che
nel mio lavoro rimane una mia caratteristica, il dna del mio lavoro.
Ma
quali sono le esigenze delle imprese valdostane oggi in termini di
management aziendale?
Da
qualche anno opero anche in Valle d'Aosta. Sicuramente un contesto
imprenditoriale molto interessante, fatto però di aziende di taglio
medio-piccolo e quello che ho potuto notare e che è un gap che va
colmato in qualche modo è la carenza di tempo e, a volte, anche di
competenza in ambito manageriale. Mi spiego l'imprenditore tipo
valdostano è talmente preso e occupato dalla gestione del business
operativa che difficilmente ha tempo per mettere in piedi una
strategia, per definire la sua propria vision, la mission e degli
strumenti di controllo e monitoraggio dell'azienda che gli consentano
di governare correttamente l'azienda. Delle figure esterne, come dei
consulenti che non rappresentano un costo fisso ma semplicemente un
investimento, possano creare cultura e definire questi aspetti che
oggi sono carenti.
Hai
creato una società: la Vic advisory. Il settore della consulenza
direzionale è in espansione dunque?
E'
un settore particolare perché ha sofferto della crisi in quanto è
un costo molto facile da tagliare. Devo dire però che per a
consulenza finalizzata al creare valore, cioè recuperare efficienza
e redditività, c'è ancora grande interesse da parte del mercato.
Peraltro, spesso e volentieri, lavoro proponendo un compenso fisso ma
anche ragionando sui risultati raggiunti. Quindi metto in gioco anche
le mie competenze e delle persone che lavorano con me e se i
risultati sono raggiunti si condividono con l'impresa altrimenti è
stato un investimento che è andato male per me.
Tu
operi sul mercato nazionale e europeo come si riesce a rimanere
competitivi a questi livelli?
Per
quanto riguarda il mercato europeo necessariamente occorre fare delle
partnership. Io ne ho fatta una da qualche anno con una società
israeliana che ha duecento consulenti sparsi per il mondo e una
ventina di sedi – Parigi, Londra, New Jork – e in questa maniera
si riesce ad avere una struttura di genete formata con esperienze e
bagaglio tecnico interessante per poter approcciare clienti
internazionali. La difficoltà oggi sta nel fatto che il contesto
delle aziende internazionali è fatto da multinazionali con sedi
sparse in giro per il mondo dove necessariamente devi garantire una
presenza fisica e una competenza anche linguistica in quanto devi
essere in grado di operare in Spagna in spagnolo, in Inghilterra in
inglese e andare in Francia parlando francese. Di conseguenza avere
alle spalle una simile partnership ti consente di essere competitivo.
Per quanto riguarda invece le aziende più piccole l'elemento il
valore aggiunto che tu apporti è l'elemento chiave.
Quando
un'azienda ti chiama qual è la prima cosa che fai?
La
prima cosa che faccio, che devo fare - ed è sicuramente la più
difficile - è capire le esigenze del cliente. La consulenza
approccia questa fase con il momento dell'assesment, del diagnostico.
Si tratta di fare una serie di incontri per capire le problematiche,
le esigenze del cliente e poi proporre una soluzione. Io cerco sempre
di fare emergere quelle che sono le problematiche ancora nascoste che
non erano venute in mente all'imprenditore o al dirigente
dell'azienda. A me piace molto lo slogan di una società di
consulenza americana che dice “problem solver”. L'obiettivo è
quello di far emergere i problemi con la finalità di trovare delle
soluzioni.
Significa
visite in azienda, controlli dei bilanci…
Sì.
C'è una fase di analisi di dati, ma anche una fase molto interattiva
con le figure chiave dell'azienda e non solo in cui con tecniche di
brainstorming - ci si chiude in una stanza, la war room, la stanza
della guerra – si fa la battaglia agli sprechi, ai problemi.
Cominciamo ad identificarli, poi li andremo a misurare e cercheremo
di identificare le soluzioni più opportune.
Ho
notato che ti sei occupato anche di brand importanti? Penso a
Ferrero. Come si entra in contatto con simili realtà?
Come
ti accennavo prima su determinati clienti di dimensioni grosse
bisogna andare con un partner. A livello nazionale è più il network
delle relazioni personali che fa. La consulenza se la gioca molto su
quanto tu sei bravo a capire le esigenze di un cliente e a proporre
un approccio innovativo molto rapido che vada dritto al punto per
risolvere la problematica più rapidamente. Bisogna evitare quei
progetti di consulenza di qualche anno fa molto lunghi e fatti di
tante giornate con investimenti pesanti. L'idea è quello di trovare
qualcosa di snello, di lean appunto.
Il vostro approccio non cambia in base alle dimensioni dell'azienda…
La
forza di una consulenza che aggiunge valore a quello che tu porti al
cliente è il metodo. Il metodo deve essere alla base. Se uno conosce
il metodo è in grado di adattarlo e renderlo flessibile.
Per
il 2016 hai in mente un nuovo progetto?
Sto lavorando ad un progetto
proprio per le imprese valdostane. L'obiettivo è quello di colmare
questo gap manageriale che ho rilevato nel contesto imprenditoriale
della Valle d'Aosta con un servizio che potrebbe essere chiamato
“360° al servizio delle imprese” con l'obiettivo di permettere
all'imprenditore di concentrarsi sul suo business, sul suo prodotto,
sul servizio, e lasciare a società come la mia, a professionisti
come posso essere io e i miei collaboratori l'onere della gestione
del business, cioè monitoraggio degli indicatori, pianificazione
economico-finanziaria, rapporti con le banche, ottimizzazione dei
processi, anche la parte legale. Questo perché dare l'opportunità
agli imprenditori di potersi focalizzare al 100% su quello che sanno
fare e dove possono fare la differenza sia un valore inestimabile.
L'idea è quella di ovviare al fatto di doversi prendere delle figure
interne all'azienda con la possibilità di fare leva su una società
di consulenza che è un costo più variabile.
Un
sogno imprenditoriale da realizzare?
Per
quanto mi concerne il sogno è quello di avere una società di
consulenza con sede in Valle d'Aosta che faccia anche leva su
consulenti valdostani e, quindi, diffonda un po' di cultura
d'impresa, e faccia lavorare un po' di valdostani e nel contempo
operare anche all'estero.
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