Questa
settimana intervistiamo
Luca
Ronco,
orafo
artigiano.
Come
nasce questa passione?
Nasce
tanti anni fa con la scuola, con la preparazione. Dalla mia passione
per il disegno e il disegno nel gioiello è fondamentale poi ho
scoperto nel tempo la costruzione e la realizzazione dei gioielli,
cioè tutta una filiera un po’ particolare e sono diventato un
artigiano orafo.
Da
quanto tempo ti dedichi a questa attività?
Ho
una mia azienda dal 1992. Però ho imparato già dall’età di 15
anni. E ancora adesso quando si sente parlare di scuola-lavoro mi
ricordo che già all’epoca, tra il 1985 e il 1986, al mattino si
andava a scuola e al pomeriggio si faceva dell’apprendistato nelle
botteghe in maniera gratuita e libera per imparare un po’ il
mestiere. Questa è stata la fortuna mia e di alcuni miei coetanei
che hanno lavorato nei picc9oli laboratori, nelle piccole fabbriche,
e lì si è imparato effettivamente il mestiere, associato ovviamente
a quello che si imparava a scuola.
L’azienda
si chiama Eyvia. Come mai?
In
patois è l’acqua, intesa come elemento che ispira le forme, dai
torrenti all’acqua limpida.
Immagino
che si tratti di un’attività che ti porta al di fuori dei confini
regionali?
A
volte. Non è predominante però si lavora con l’Italia, anche
all’estero. Poi il lavoro sta cambiando, non soltanto nel mio
campo, con il commercio online, e quindi con la conoscenza di nuovi
clienti che possono venire dalla Francia, dagli Stati Uniti o
dall’Australia, che ti richiedono i pezzi che vedono sul sito o su
facebook. Sono gioielli che girano il mondo.
Recentemente
sei stato coinvolto in un contest di livello internazionale. Di cosa
si è trattato e come ci sei arrivato?
E’
stata una sorpresa anche per me. Sono stato cercato da una società
che si occupa della diffusione del gioiello contemporaneo e che
pubblica un annuario delle proposte di disegnatori e creativi nel
mondo. Quest’anno sono stati 170 i selezionati in tutto il mondo. E
io sono stato uno di questi. Hanno scelto due miei pezzi con delle
perle. E’ una mia particolarità in quanto adoro lavorare con le
perle. Ho così partecipato a questo contest. E’ stato pubblicato
un libro, uscito da poco, e c’è stata una serata di presentazione
al pubblico a Milano durante la serata della moda. Presenti a questo
evento personaggi importanti come Yoko Ono. Per me è stato un
momento di confronto. Ho potuto conoscere nuove realtà di mercato,
nuovi disegnatori, provenienti anche da località più lontane, ad
esempio molti dal Sudamerica. Persone capaci di creare e fare nuovo
artigianato. Una significativa fonte di nuove ispirazioni.
Raccontaci
le opere che hai proposto?
Sono
pezzi che dovevano rispettare dei canoni di gioielleria
contemporanea. Ho utilizzato le perle che sono una mia grande
passione, ma ho utilizzato due perle particolari: una perla blu della
Nuova Zelanda. Sono rarissime, particolari, sono delle perle mabe,
cioè a metà e hanno dei colori blu-verde, blu-viola. Sono dei
colori naturali. Sono prodotte da una piccola azienda che non riesce
ad esportare tantissimo, quindi davvero di nicchia. Hanno dei colori
veramente affascinati. Con questo ho realizzato un gioiello molto
lineare conq questi colori che ricordano il mare e le foreste della
Nuova Zelanda. Per l’altro gioiello ho abbinato la perla bianca
giapponese Akoya con una forma molto stilizzata utilizzando metallo
bianco e seta di colore turchese, come particolare nota di colore. Un
filo girato a letto che faceva da cuscino a queste perle, una
articolarità che è piaciuta alla giuria.
Come
nasce un gioiello?
Per
ogni orafo è un processo differente. Posso dire per me come nasce un
gioiello. Io ho sempre nella mia giacca un foglio di carta e una
matita. Il gioiello nasce dalla punta della matita. Poi
successivamente ci si mette al banco e si lavora la materia che può
essere la cera, l’argento oppure l’alpacca o l’ottone per
vedere le forme e capire come renda nello spazio l’oggetto
realizzato. Poi c’è la parte esecutiva che segue i canoni di
costruzione e di tecnica tipiche dell’artigianato.
Adesso
a che progetti stai lavorando?
I
progetti sono sempre tanti. A volte direi quasi troppi. E il tempo
per poi metterli in essere è ridotto in quanto il lavoro quotidiano
prende il 90% del tempo. Però i progetti ci sono oltre allo studio
che consiste nello cercare nuove materie per realizzare dei nuovi
gioielli ma mi sto dedicando anche ad una oggettistica utile
realizzata attraverso le tecniche dell’oreficeria. Un tempo si
facevano oggetti sacri che avevano un loro perché nella vita della
comunità. Oggi invece magari si può realizzare un tagliacarte, un
accessorio da ufficio o altri oggetti che possono avere un plus
utilizzando dei nuovi materiali e in particolare dei materiali nobili
come il metallo o le pietre preziose.
Un
sogno imprenditoriale da realizzare?
Per
me sogni e progetti sono quasi la stessa cosa. Mi piacerebbe
insegnare il mio mestiere. E questo manca. Un tempo io ho avuto
questa fortuna e adesso sarebbe bello portare nelle scuole la
proposta di un mestiere come l’orafo in quanto di ce ne sono sempre
di meno.
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