«Dobbiamo fare sinergia con il territorio. E’ per noi una strada obbligatoria». Ivo Joly, presidente della Cooperativa “La Kiuva” di Arnad, settanta soci, 70mila bottiglie nell’ultima annata prodotte su una superficie di 14 ettari, crede fortemente nelle sinergie che possono derivare da comuni strategie nel settore enogastronomico. «Per noi è importante – spiega Joly, che è anche assessore comunale all’Agricoltura - legare la nostra immagine alla realtà enogastronomica di Arnad, cioè al suo Lardo Dop. Il salumificio Bertolin da solo porta in paese 20mila turisti soltanto per visitare lo stabilimento. Noi dobbiamo essere così bravi da fare in modo che questi turisti in vece di fermarsi una mezza mattinata rimangano ad Arnad tutto il giorno». Joly tuttavia è molto cauto. Ha appena terminato di spiegare il ruolo della Cooperativa ad un gruppo di turisti. Un’abbondante offerta di vini e ovviamente di salumi ha invogliato gli animi all’acquisto e il favorire la vendita diretta, visti anche i prezzi medio-bassi della Cantina, è uno degli obiettivi principali. Joly in particolare ha pubblicizzato la Festa del lardo che ormai festeggia i suoi quarant’anni di vita ed è sicuramente l’icona migliore di quello che può diventare Arnad se tutti si lavora nella stessa direzione. «La festa è passata da 25mila visitatori a 50mila e praticamente tutto il paese è coinvolto e tutti – osserva Joly, 37 anni, alla guida della cantina da quindici - danno il loro contributo gratuitamente». Qui si produce l’Arnad-Montjovet DOC, vino rosso ricavato per il 70% da uve nebbiolo dal sapore asciutto ed armonico. Accanto a questo vino vengono inoltre prodotti: il Pinot Noir, il Müller Thurgau, lo Chardonnay, la Petite Arvine e con il disciplinare recepito nel 2002 la vendemmia tardiva di Chardonnay, vino affinato in barriques e prodotto con uve selezionate vendemmiate tardivamente. Da giugno 2005 è entrato in commercio anche il VDA DOC Merlot. Recentemente la Kiuva ha anche lanciato il 'Seigneurs de Vallaise', vino spumante brut che porta il nome dei Signori che nel seicento avevano un peso determinante nelle assemblee generali del Ducato di Aosta. Lo chardonnay è stato prodotto in 1600 bottiglie con uve autoctone dalla cooperativa e spumantizzato in via sperimentale dall'Institut Agricole Régional. «Stiamo rivedendo le strategie di produzione - aggiunge Joly – abbandoneremo il Müller Thurgau che non ci soddisfa come vorremmo. La vendemmia tardiva sarà fatta sostituita da un passito fatto con uve Pinot Gris e Traminer in modo da concentrare lo Chardonnay su una sola tipologia». Ma le novità non finiscono qui. Allo studio c’è la produzione di uno spumante rosè con uve nebbiolo, realizzato grazie ad un consulente esterno dell’area del Roero. «Il vino – precisa Joly – richiede tre anni di invecchiamento. Sarà pronto per il 2010». Joly è particolarmente ottimista sul futuro della cantina. «Sono due gli aspetti positivi: da dieci anni stiamo spingendo i nostri osci a reimpiantare e molti ci hanno dato retta e così è stata ampliata l’area di produzione e inoltre ci sono tantissimi giovani. Il ricambio generazionale – che rimane uno dei nodi cruciali del futuro della viticoltura in Valle d’Aosta – è un problema risolto». La cooperativa sta invogliando i soci a sostituire gradualmente le pergole piantate nelle zone più basse con nuovi vigneti in zona collinare. Inoltre, dove possibile, si abbandona la coltivazione a pergolato, la tipica «topia» della bassa Valle (sistema promiscuo che permette altre coltivazioni sul terreno sottostante), impiantando filari, che consentono una lavorazione più razionale e tecnicamente più valida. (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 10 luglio 2008)
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