27 luglio 2008

C'è una GMG che si vive ogni giorno

Come ogni settimana propongo ai miei visitatori il fondo che ho pubblicato sul Corriere della Valle di questa settimana anche se non tratta argomenti economici.

Chiamati a costruire un futuro di speranza. Chiamati a non lasciarsi inghiottire dalla deriva relativista. Questi i grandi appelli di Benedetto XVI rivolti, con accorata insistenza, ai giovani in occasione della GMG di Sydney. Un evento concluso dandosi l’appuntamento a Madrid 2011, ma c’è un appuntamento che è già in agenda da oggi con le nostre parrocchie, con le nostre diocesi. Un appuntamento che può passare attraverso l’attività in oratorio, nelle associazioni, nei movimenti. Il Papa ha chiesto a tutti di diventare testimoni con l’aiuto dello Spirito Santo che per la sua intima natura può aiutare i nostri ragazzi a far sì «che l’amore unificante sia la vostra
misura, l’amore durevole sia la vostra sfida, l’amore che si dona la vostra missione
». Ma non basta. E più volte Mons. Giuseppe Anfossi lo ha ribadito anche dalle colonne di questo settimanale. Anche noi adulti siamo chiamati a fare la nostra parte. A riprendere in mano il nostro ruolo di educatori da cui questa società ci spinge a fuggire come degli eterni Peter Pan (l’esempio va letto anche al femminile). I giovani pongono domande fondamentali sul senso della propria presenza nel mondo e chiedono un confronto con adulti che siano testimoni, con comunità vive ed accoglienti, con quel patrimonio spirituale e culturale che la tradizione del nostro popolo, radicata nella fede cristiana, ci ha consegnato. Parole che riprendo dal documento del Tavolo Interassociativo, di cui fanno parte ventitré associazioni, movimenti e aggregazioni ecclesiali e di ispirazione cristiana impegnati, che alcuni mesi fa sull’argomento ha proposto un documento il cui titolo trovo particolarmente felice «L’educazione oggi: un cammino comunitario d’amore». Ed è proprio l’amore la cifra di tutto, la base di quella che deve diventare la nostra GMG quotidiana. Da un lato i ragazzi che devono imparare di più a volersi bene, ad abbandonare le scelte di autodistruzione e di svilimento della propria dignità che non portano da nessuna parte, alla rincorsa di modelli che si traducono in piccoli kit dell’infelicità; dall’altro noi adulti che dobbiamo far comprendere ai ragazzi che vogliamo davvero il loro bene, che ci stanno a cuore e, soprattutto, che i loro sogni, i loro desideri, le loro aspirazioni sin dalla creazione del mondo sono ospitati in un Cuore più grande. Fili mirabili di un tappeto di cui per ora vediamo ancora il rovescio confuso, ma di cui la fede può aiutarci ad intuirne la bellezza in superficie.

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