18 settembre 2008

Allevare le capre cashmere in Valle d'Aosta: che cosa ne pensate?

L’Assessore all’agricoltura e risorse naturali Giuseppe Isabellon organizza per lunedì 22 settembre, alle 9.30, nella sede dell’Assessorato in località Grande Charrière n. 66 a Saint-Christophe, un incontro informativo su «Diffusione della pratica di allevamento della Capra Cashmere in Valle d’Aosta».
L'idea, se procedete nella lettura, sembra geniale. In Italia esiste pure un'associazione e questo fa ben sperare. Ma io sono un perfetto profano dell'argomento. C'è qualcuno che ne sa di più e vuole offrirmi consulenza?
L’iniziativa, si legge in una nota diffusa dall'assessorato, intende avviare un confronto per la realizzazione di un progetto di inserimento della Capra Cashmere nella regione, attraverso la creazione di una rete di allevatori a supporto dell’organizzazione e della gestione dell’allevamento e di tutti gli aspetti ad esso correlati, dalla programmazione dei servizi di pascolo regolato, ai controlli igienico-sanitari, alla produzione e commercializzazione del filato in cashmere.
La Capra Cashmere, famosa soprattutto per la fibra pregiata che produce, possiede molte caratteristiche perfettamente adattabili al territorio valdostano. Selezionato per vivere nell’estrema variabilità ambientale e climatica delle zone di montagna, questo animale può essere allevato ovunque, in particolare laddove, per motivi di degrado del terreno o mancanza di viabilità, non sono consentiti l’utilizzo di mezzi agricoli né grossi investimenti in ricoveri o attrezzature sofisticate. Vive all’aria aperta durante tutto l’anno, anche nelle zone più povere e su terreni marginali, cibandosi di piante infestanti e non utilizzabili da altri animali, assumendo così una funzione di «diserbante naturale», di grande utilità nella pulizia del sottobosco, con evidenti vantaggi in termini di bonifica dei terreni e prevenzione degli incendi.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

è un'ottima idea: mi pare di avere letto di un'iniziativa (privata) in tal senso in Piemonte, se non sbaglio in Canavese, da parte di un'imprenditrice che ha messo da parte laurea, lavoro e vita in città per investire, sembra con buoni risultati, in questo settore. Un problema sarà senz'altro quello di vincere le plurisecolari resistenze dei valdostani ad ogni seppur minima novità che metta magari in discussione i confini del loro incolto da cinquanta anni, anche se non lo utilizzano e forse non lo utilizzeranno più: guai alla capra che tocca i miei ciuffi d'erba (e discesa al martedì da Isabellon a chiedere il dovuto risarcimento)!

Anonimo ha detto...

Mi sembra una buona idea, se non altro per portare ad una diversificazione nel settore agricolo da sempre "castrato" in Valle.
Vi sono diversi settori nell'allevamento e nelle produzioni agricole che potrebbero essere sfruttati con un inserimento in certe nostre zone e che invece sono pressochè assenti o comunque molto limitati. (Si pensi all'elicicoltura, alla produzione di olio di noci, alla nocciolicoltura o anche ai piccoli frutti)
Questa delle capre cashmere mi sembra una buona idea anche se credo che per praticarla a livello redditizio richiede allevamenti con un numero di capi abbastanza elevato per poter dare un senso alla commercializzazione della lana.
Se ho tempo lunedì andrò sicuramente.
Grazie della segnalazione.

ImpresaVda on 18 settembre 2008 alle ore 15:36 ha detto...

Spero che l'anonimo ci racconti la sua opinione diretta sull'incontro e, magari, se non gli crea troppi problemi, rivelando anche il suo nome. Nuovi commentatori sono molto ben accetti.

Anonimo ha detto...

Scusa Bruno, ma chi alleva le capre potrebbe anche pagare un affitto pur minimo, simbolico, per il terreno in cui le sue capre brucano, non trovi?. Non è che adesso le capre non vengano allevate tra l'altro, gli allevamenti ci sono, dove starebbe la novità? Solo nel tipo di razza, sai che novità. E chi possiede un terreno è giusto che si faccia pagare da chi glielo sfrutta, anche solo simbolicamente, sennò alla fine non è neppur più proprietario per uso capione da parte dell'allevatore. Poi nella pratica i pochi che si occupano di agricoltura e pastorizia sfruttano anche i terreni di chi ha abbandonato la campagna e non c'è mai a controllare. Ma non vedo perchè criticare se uno pretende l'affitto dallo sfruttamento dei suoi terreni e non vuole farseli portare via dall'uso capione. Comodo fare i finocchi con il culo degli altri.

ImpresaVda on 18 settembre 2008 alle ore 21:43 ha detto...

Do il benvenuto a Emilio Révil, in arte uahlim, nel mio blog. Gli chiedo soltanto di mantenere un linguaggio adeguato. Mi spiego. Il finale "ricucciano" questa volta è passato, ma in un prossimo post potrebbe indurmi ad un rifiuto. So di essere noioso ma vorrei che questo blog non fosse preso per una chat oppure per un Bar dello Sport...

Anonimo ha detto...

certo, che lo deve pagare (è invece, come dice Révil, molto di moda in VDA l'usucapione (analogo al cosiddetto barbaro "diritto di spoglio", istituto medioevale che altri paesi civili hanno fortunatamente abolito: meriterebbe parlarne).
per Fabrizio, ti ringrazio per l'ospitalità accordatami, ma, come vedi, circolano persone che non hanno altro scopo che offendere (oltre ad un linguaggio da carrettieri).
Non voglio avere a che fare con codeste persone, né rischiare di "sporcare" il tuo ottimo blog.
Grazie, bruno courthoud

Anonimo ha detto...

Nel rimbrotto di Favre verso l'uscita finale di Emilio risiede il dramma valdostano . Lungi da me il giudicare le parole di Emilio , che comunque rendevano l'idea e sono ormai connaturate nel linguaggio quotidiano . Voglio dire che qui si giudica la congruenza o meno di un frasario , fatto fine a se stesso , ma poi si pubblicherà un'intervista a Lawrence in cui ( non è il caso di essere dei preveggenti per saperlo ) egli spazzaturerà la realtà culturale regionale effettiva per sostituirla con descrizioni / finalità/ordini slegati da ciò che cade sotto gli occhi di tutti . Lawrence parlerà come se fosse in piedi sul tavolo di un bar con attorno 120mila bevitori ritenuti ( ripeto : ritenuti ) incapaci di reazione e analisi critica verso quanto viene loro ammannito , anche se ha implicazioni importanti perchè indica un percorso che dovrebbe cancellare le specificità reali dei cittadini per sostituirle con vagheggiamenti e vaneggiamenti collegati alle fisime del movimento di Lawrence . E il Favre non solo non critica il Lawrence sul tavolo , ma gli offre corda fingendo che tale esposizione abbia un fondamento e sia compatibile col settimanale della diocesi . Cioè : si analizzano le battute innocenti di Revil , mentre non si attua alcun check verso le affermazioni di chi si autoelegge appartenente alla stirpe che dovrebbe illuminare il prossimo anche se la sua lungimiranza è pari al niente . E'il dramma di un regione ferma al medioevo .

ImpresaVda on 19 settembre 2008 alle ore 09:30 ha detto...

Devo dedurre che non è abbonato al Corriere se deve ancora leggerla. La metafora poi è di cattivo gusto, ma, come dice lei, espressa in un frasario corretto e forbito. In merito alle sue ulteriori considerazioni le consiglio di attendere serenamente il responso dell'Europarlamento.

Anonimo ha detto...

Sarei censurato se collegassi gli aggettivi che reputo congrui all'invito ad attendere serenamente il responso dell'Europarlamento su un'interrogazione volta a sensibilizzare il Governo nazionale sul fatto che in Valle gli articoli 2 e 3 della Costituzione sono calpestati . I miei aggettivi sono tali perchè a una problematica giusta , doverosa e in linea col messaggio evangelico ( ma è vietato discutere di questo " essere in linea " , ci sono degli a priori rossoneri che per qualcuno vanno considerati verità divina ! ) Favre si fa scudo con l'indubbia difficoltà di interessare chi ha potere ma vive fuori regione e per superficialità verso un territorio microscopico è portato a sfuggire il problema limitandosi a sentire solo chi urla più forte in quanto ufficialmente eletto da qualche parte . L'Europarlamento è solo uno dei punti ove tentare di chiarire il dramma valdostano , assieme ad altri , comprendendo " alti ecclesiastici " perchè il collateralismo di una stampa valdostana , che si fregia dell'etichetta di cattolica , verso chi porta avanti fisime che fanno a pugni con la dignità e la specificità personale va esposta ove c'è libertà e serenità di giudizio . Ps . io leggo o sfoglio tutto , ma non sono abbonato a nulla .

Anonimo ha detto...

Io combatto le ipocrisie e per cultura dei lettori sarebbe bene qui fosse riportata l'ennesima dimostrazione del fasullo amore per la montagna di chi ci governa , dimostrazione di ieri quando on line è apparso il nuovo Peuple Valdotain ( quale sarebbe ? ) . Si parla di tale Bieler divenuto capoccia di un'organizzazione relativa al Gran Paradiso . Nomina interna all'UV . Ci sono due foto , una che penso riguardi la persona di cui si parla , l'altra , nella capoccia dell'unionista autore dell'articolo , doveva essere una foto del Gran Paradiso . Ma poichè tale ultimo personaggio è unionista , la montagna non la conosce e ha posto una foto dell'Aiguille Verte da nord , versante Nantillon , foto presa probabilmente dal Lac Blanc , zona delle Aiguilles Rouges , a monte e a nord di Argentiere , località 6 km a est di Chamonix . L'Aiguille Verte supera i 4100 metri e , dopo Bianco e Jorasses , è per importanza la terza vetta del gruppo con la cima + alta d'Europa . Per fama e bellezza delle sue varie vie la Verte strasupera il Gran Paradiso ed è facimente riconoscibile . Ovviamente non dagli unionisti . Leggerò l'elogio alla Luna francofona di Laurent , ma sarà quello di chi milita in un mouvement da riviera ligure .

Anonimo ha detto...

Grazie per la possibilità di poter commentare su quest'iniziativa: Io c'ero all'incontro, e per essere più spcifico: l'idea del progetto ha un “valore aggiunto” che consiste nella elaborazione di un programma integrato di valorizzazione, diversificazione e qualificazione ecologica di prodotti e servizi che comporta per gli allevatori il riconoscimento, anche economico, del ruolo di difesa e valorizzazione sostenibile delle risorse della montagna.

Le esperienze esistenti di utilizzo delle capre autoctone per i servizi di bonifica, pulizia, prevenzione incendi, ecc. non è in discussione. Al contrario potrà trovare con l’introduzione dell’approccio integrato nei piani di Regione, Comuni e Comunità montane occasione di riconoscimento, pianificazione e ampliamento.

In nessun caso la diversificazione produttiva con l’introduzione di “animali da fibra”, come la capra cashmere, può essere intesa in competizione con le attività esistenti. Non toglie niente agli attuali allevatori perché non potrà che essere basata proprio sulla loro partecipazione come promotori. Se lo vorranno."

Penso che sia da considerare una soluzione 'alternativa' niente male

Heidi

 

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