30 gennaio 2009

Sant'Orso 2009: il popolo dell'artigianato di tradizione occupa Aosta

Un unicum nell’area alpina francofona. A metà strada tra il volàno turistico e la nicchia di eccellenza. Venerdì 30 e sabato 31 gennaio il popolo dell’artigianato tipico valdostano occupa Aosta per una kermesse che non ha pari né sul versante francese né su quello svizzero. L’edizione numero 1009 della Fiera di Sant'Orso si ferma a quota 1085 espositori, di cui ben 905 iscritti nel settore tradizionale, 22 in quello equiparato, oltre a 38 adesioni da parte delle scuole di artigianato. Un popolo in massima parte di hobbisti (gli scultori sono ben 298), ma dove iniziano a crescere e consolidarsi le realtà imprenditoriali, ospitate nell’Atelier, che hanno saputo trasformare una passione in una professione. «Rispetto alla prima edizione invernale dell’anno 2000, - osserva l’Assessore alle Attività Produttive Ennio Pastoret - si evidenzia una crescita complessiva nel numero di espositori, da 49 a 84, cioè un +71,4%: questo aumento ha comportato, anche quest’anno, il prolungamento del padiglione espositivo di piazza Chanoux in una sede espositiva complementare. La scelta è ricaduta sulla tensostruttura di piazza Plouves che ospiterà quindi, oltre alle ditte del settore enogastronomico valdostano, anche quattordici artigiani professionisti». In base al registro dei produttori di oggetti di artigianato tradizionale professionali il comparto è composto da circa duecento persone in massima parte mobilieri. Trattandosi di micro-aziende non è facile cogliere il trend del mercato, tuttavia un buon indicatore è sempre costituito dall’andamento dei sei esercizi commerciali gestiti direttamente dall’Ivat (Aosta, Ayas, Cogne, Courmayeur, Gressoney e prima Issogne oggi Bard), l’«Institut Valdôtain de l’Artisanat typique», guidato da circa un anno da Rudi Marguerettaz. «Il 2008 – spiega il direttore Roberto Valletsi è chiuso a quota 534mila euro con un calo del 5%. I produttori ci hanno segnalato una diminuzione dei volumi di vendita diretta all’interno dei loro laboratori». «Per il 2009 – precisa il direttore - è però difficile fare previsioni. Il primo appuntamento sarà proprio Sant’Orso. La presenza di neve dovrebbe favorire il turismo e questo inevitabilmente avrà ricadute positive sulle nostre attività. Durante le festività si è lavorato molto bene». Ma l’Ivat guarda con particolare interesse al prossimo Sant’Orso anche per un altro motivo. «Saremo presenti alla Fiera – prosegue Marguerettaz – con un nostro stand per promuovere il Museo dedicato all’artigianato valdostano, inaugurato proprio la settimana scorsa a Fènis». Il museo, che vanta una gestazione decennale (e se ne parla ormai da un secolo), è costato 2,4 milioni e raccoglie circa 860 pezzi, in parte frutto del lavoro certosino di recupero dell’Ivat (da non dimenticare l’opera di Nurye Donatoni, oggi conservatore responsabile del museo e, in passato, per diversi anni consulente dell’Istituto), in parte di proprietà regionale e in parte frutto di donazioni da parte di privati. «L’idea – commenta Vallet – è quella di ampliare ulteriormente l’offerta di turismo culturale della nostra regione unita al fatto che individuando la giusta formula vorremmo mettere in relazione il Museo con le nostre strutture commerciali. Ma su questo tema c’è ancora molto da approfondire». Sembrano definitivamente sepolte le polemiche del Sant’Orso dell’anno scorso quando l’ipotesi di un disciplinare più rigido per determinare cosa era davvero artigianato tipico aveva scatenato le proteste di molti artigiani. «Il Museo – conclude Marguerettaz – ci offre un’istantanea di cosa sia davvero un oggetto tipico valdostano sicuramente migliore di qualunque disciplinare». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 28 gennaio 2009)

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