18 ottobre 2014

Storie di impresa: Giuliana Rosset: da #Napapijri a #Bjork | Ai #giovani consiglio di...

Giuliana Rosset con il suo staff
Intervista a Giuliana Rosset, fondatrice di quella che ormai non è più soltanto Bjork, la swedish brasserie, ma un progetto imprenditoriale più ampio.

Lei aveva già dato vita ad un azienda di grande richiamo internazionale come Napapijri nel settore della moda. Un brand venduto ad una multinazionale statunitense. Da dove è nata questa nuova sfida nuovamente in Valle d’Aosta e in un settore differente, anche se forse food e fashion hanno più di un punto in comune…
Sicuramente. Oggi si parla tanto di questo life style. Questo modo di interpretare un modo di vivere. La moda, il cibo, i viaggi sono tutti elementi che convergono nella vita delle persone. Napapijri è stata sicuramente una grande sfida ed un grande lavoro di team che abbiamo fatto a suo tempo. E la stessa cosa sta succedendo un po’ per Bjork. Questa passione un po’ per il Nord, per la Scandinavia mi è rimasta nel cuore ed è ritornata forte. L’idea chiaramente parte dal fatto che io ho un albergo, l’Hotelvillage, che è nordico di fatto in quanto è fatto di chalet di conseguenza assolutamente montano e che poteva accogliere uno spazio ristorazione in quanto avevamo già all’epoca un ristorante. Volevo per dare un servizio all’Hotel riaprire questo servizio, ma i vari viaggi fatti al Nord in questi anni soprattutto per il design scandinavo, il vintage che mi piace moltissimo mi hanno portata a gustare questi cibi nordici che già conoscevo ma che in questi ultimi dieci anni sono stati interpretati in maniera anche molto diversa, più leggeri, diversi anche nella presentazione. Di qui l’idea. Noi del resto siamo una regione di montagna che molto ha in comune con questi paesi e i loro sapori mi parevano interessanti da proporre in alternativa ad una gastronomia valdostana che è già talmente ben rappresentata che non mi pareva utile fare un’ennesima proposta di questo genere. Ovviamente si è puntato a dare vita ad un concetto e chiaramente l’idea di essere qui in Valle e potersi esprimere con una struttura già a mia disposizione mi ha permesso di poter lavorare, sperimentare e poterci proporre in una logica di nicchia per poi in un futuro espanderci.

Il nome Bjork da dove nasce?
E’ un nome assolutamente molto caro in quanto sia in Svedese che in Norvegese significa Betulla che è in assoluto la pianta più significativa dei Paesi nordici ed è pure la mia pianta preferita. Si trova in Hotel e nelle mie varie case. Mi sembrava bello scegliere questo elemento quotidiano-famigliare per caratterizzare la mia attività.

La realtà di Bjork ha avuto una crescita molto rapida. Lei ha dichiarato il suo interesse per la creazione di uno eataly in salsa svedese. Avete già una road map per avviare questo nuovo processo?
Eataly in salsa svedese è stata un’interpretazione della giornalista de La Stampa che è stata molto brava. Io in questa fase non mi sarei mai permessa di confrontarmi con una struttura così importante. Era un po’ in gioco anche se poi abbiamo trattato questa apertura di ristorante ad Aosta e poi a Milano, pur con alcune differenze, come progetto numero zero. A livello concettuale stiamo lavorando moltissimo per essere pronti per eventualmente portare questo progetto anche in altre città e in altri Paesi. Si lavora molto su tutti quelli che sono i dettagli a partire dalla cucina che è l’aspetto più importante, e quindi i sapori, la ripetitività dei sapori in varie situazioni e in vari paesi. A livello di gusto l’approccio che ogni realtà ha rispetto ad una affumicatura, ad una marinatura è diverso in quanto dipende dalle abitudini gastronomiche. Stiamo studiando anche la disponibilità di acquisto delle materie prime che arrivano dalla Svezia e, quindi, tutti questi processi sono abbastanza complessi. Non ultimo la possibilità di avere sempre con noi degli chef svedesi che in qualche maniera aiutino il nostro chef Jean Ghidinelli, chef italiano che si è dedicato in tutti questi anni anima e corpo alla ricerca sulla gastronomia nordica, e garantiscano che i sapori e i metodi di lavoro vengano comunque sempre mantenuti.

E ancora presto per dire dove arriverà Bjork prossimamente?
E’ ancora presto. Certamente ci sono delle idee rispetto a località straniere sia europee sia extraeuropee, però è chiaro che l’apertura di Milano è per noi una vetrina importante in grado di dare dei risultati sia per coloro che intendono essere partner nostri in alcune aperture sia per noi per valutare la nostra organizzazione. Anche l’idea di collaborare con delle istituzioni di svedesi, una scelta fatta sin dall’inizio, ci dà questa tranquillità di poterci aprire nei confronti di un progetto che va in giro per il mondo. Noi siamo comunque italiani e non svedesi di qui l’importanza degli chef svedesi, della collaborazione con l’Accademia di Cucina molto importante vicino a Stoccolma che forma i migliori chef e così pure delle persone che fanno per noi ricerca a livello di slow food e di piccoli farmer, di avere un dialogo sempre continuo con la camera di commercio italo-svedese, con ambasciata svedese in Italia e con il Ministero del Commercio svedese ci dà la possibilità di poter essere sicuri che il mantenimento di questo concetto è rigoroso.

Le sue storie imprenditoriali suggeriscono che anche dalla piccola e talvolta fuorimano Valle d’Aosta si può – mi passi l’iperbole – conquistare il mondo. Un consiglio che possiamo dare ad un giovane che vorrebbe diventare imprenditore?
La Valle d’Aosta è una terra meravigliosa in quanto ci possiamo permettere di vedere un cielo bellissimo, di ammirare queste montagne, respirare aria sana e quindi questa è una fortuna che ci dà una grande energia. Ai ragazzi dico di essere molto più curiosi. Talvolta vedo poca voglia di uscire, di curiosare, di viaggiare, di fare delle esperienze di lavorative in grandi città italiane o all’estero anche brevi. Sono comunque ventate che ti fanno confrontare con un mondo imprenditoriale, commerciale che evidentemente è più grande di quello valdostano. Anche lo studio stesso. Bello poter studiare in valle ma non perderei l’occasione di andarlo a fare fuori valle per vedere cosa succede e confrontarsi con i problemi reali di altri paesi o altre città che spesso sono più complessi dei nostri.

In base alla sua esperienza quali sono i segreti per internazionalizzarsi?
Non è semplice nonostante oggi ci siano delle opportunità di scambio anche digitale più semplici di un tempo, di conseguenza tutto è diventato più veloce. Io credo che il poter andare all’estero significhi avere una grande serietà ed un grande rigore. Perché nonostante tutto noi italiani siamo considerati come degli imprenditori molto creativi, ma non sempre seri. Occorre avere una squadra di collaboratori e dei partner in grado di garantire insieme all’imprenditore di portare avanti a livello finanziario dei progetti. Un elemento importante è anche la presenza nel team di persone che parlano molte lingue questo è un punto in Valle d’Aosta molto difficile. E’ sempre complicato trovare persone che parlino bene sia il francese sia l’inglese. Invito i ragazzi valdostani ad imparare tante lingue in quanto apre molto la mente. E’ importante anche viaggiare molto e fare molta ricerca cercando nei vari paesi delle nicchie di sviluppo possibili con una identità magari diversa.

Recentemente siete stati a Parigi per un salone del design dove il vostro store è stato segnalato fra i migliori dieci a livello mondiale. Come si raggiungono simili risultati?
E’ stata una grande soddisfazione in quanto maison objet è una delle fiere in Europa più importanti. A Milano e ad Aosta abbiamo lavorato con grande rigore. La collaborazione che ho avuto con Nicola Quadri, questo architetto milanese che da 25 anni ha una bellissima galleria nordica ed ha divulgato il design contemporaneo e vintage degli anni 20 nordico anche in tempi in cui non era così in voga questo è stato importante in quanto abbiamo rappresentato a Milano un concept dove tutti i pezzi che abbiamo scelto erano assolutamente di valore storico importante inoltre è stato compreso che il negozio è stato studiato già conoscendo il suo contenuto. Questo significa dare la possibilità di offrire un’idea forte che è stata premiata.

Una novità per ImpresaVda e un suo sogno imprenditoriale da realizzare…
La novità è Milano in quanto ci stiamo lavorando giorno e notte e il sogno è più un desiderio cioè di poter fare sempre dei progetti nuovi che siano nelle mie corde. Questo è un po’ un lusso. Oggi come oggi poter fare un lavoro che ti dà entusiasmo e comunque ti rappresenta e poterlo fare scegliendo una squadra che ti piace e ti dà energia - che è quella che io ho oggi - è veramente il sogno che io voglio continuare a poter realizzare.

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