Ma non basta, il fenomeno costa al Paese, da una stima Coldiretti, circa
trecentomila posti di lavoro. In testa alla classifica dei prodotti più
taroccati ci sono i formaggi, a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana
Padano, ma anche la Mozzarella, il Provolone, il Gorgonzola, il Pecorino
Romano, l’Asiago e la Fontina. Poi ci sono i nostri salumi più prestigiosi dal
San Daniele alla Mortadella, ma anche gli extravergine di oliva, le conserve e
gli ortofrutticoli come il pomodoro San Marzano. Se gli Stati Uniti sono i
“leader” della falsificazione, le imitazioni dei formaggi italiani sono molto
diffuse dall’Australia al Sud America, ma anche sul mercato europeo. Una
tendenza che è degenerata in alcuni Paesi dove sono stati messi addirittura sul
mercato “magic box” per la produzione casalinga dei formaggi, vini e salumi italiani
più tipici in pochi giorni. Il fenomeno
dell’italian sounding è assolutamente trasversale e talmente radicato che non
ci si preoccupa ormai neppure di mantenere la fedeltà al nome originale della
specialità Made in Italy copiata. Così gli spaghetti, se in Belgio aggiungono
il termine “napoletana” per qualificare maggiormente il prodotto, nei Paesi
Bassi diventano Spagheroni e in Corea addirittura Chapagetti. La
mozzarella è sicuramente uno dei prodotti più imitati, i cui falsi sono
reperibili in ogni angolo del pianeta ma anche sui salumi la scelta è ampia. Si
va dal San Daniele Prosciutto, prodotto in Canada, alla Mortadela siciliana
realizzata in Spagna, dalla Finocchiona in vendita negli Stati Uniti ai Napoli
Mastro tradizionali del Canada, sino al Dobro Salama Napoli ottenuto in Croazia.
Altrettanto diffuso è
il fenomeno delle contraffazioni del vino. Negli Stati Uniti si trovano falsi
Chianti e Tuscan moon, mentre il Barbera (bianco) è imitato anche in Romania e
il nostro Prosecco, scovato anche in Russia, è divenuto a tal punto star dei
mercati internazionali da trovare una folta schiera di imitatori che ne mettono
a rischio l’ascesa. Ma un vero e proprio schiaffo all’immagine del nostro Paese
viene anche dai prodotti che richiamano il fenomeno della mafia come il Fernet
mafiosi o le Spezie Palermo mafia shooting vendute in Germania, un autentico
oltraggio a tutti quegli italiani che tanti anni fa emigrarono in terra
tedesca, dando un contributo sicuramente non secondario alla crescita di quella
nazione.
Per quanto riguarda la nostra
Fontina invito il lettore curioso a passare qualche minuto su internet. E’
sufficiente digitare “Fontina cheese” e “Fontina queso” su Google e poi andare
a vedere il link “immagini” nella ricerca; c’è veramente da stupirsi
che la legge permetta, malgrado l’attività attenta del Consorzio -
che ha le mani legate quando si esce dall’Italia, figuriamoci nei paesi
extra UE - l’elusione di quelle che sarebbero normali norme di
trasparenza a favore dei produttori e dei consumatori. Chi mangia palesi
imitazioni di bassa qualità ed è convinto che quello sia il prodotto originale
quale opinione si può fare?
Ezio Mossoni
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