Continua a crescere l’economia valdostana anche se con una velocità inferiore a quella italiana. A dirlo è l’ultima relazione della Banca d’Italia, presentata questa mattina dallo staff dell’attuale direttore della filiale aostana, Giuseppe Manitta. Domani, per i più solerti, sarà possibile leggersi on line il testo integrale e sarà mia cura farvi sapere attraverso il blog come e dove. Come sempre per gli amanti del cartaceo rinvio alla lettura del Corriere della Valle in edicola venerdì. Volendo utilizzare un’immagine di tragica attualità verrebbe da dire che la Regione continua a mettere benzina in un macchina il cui motore gira, in questi ultimi tempi, un po’ più a fatica. Pensate che con un +1,4% di crescita del Pil mi dimostro un po' troppo pessimista? Non dimenticate che i piccoli numeri valdostani rendono davvero difficili simili operazioni di previsione. L'anno scorso la stima finale del Pil per il 2006 si aggirava intorno all'1,8 per poi attestarsi allo 0,9%, cioè la metà. Ma non vorrei correre il rischio di semplificare troppo il quadro economico regionale. Analizziamo perciò più da vicino i numeri.
Sulla base dei dati di fonte Prometeia nel 2007 il Pil è cresciuto in Valle d’Aosta dell’1,4 per cento (0,8 nel 2006). «Nel 2007 – si legge nella relazione - il rallentamento della domanda alle imprese industriali nell’ultima parte dell’anno ha attenuato il positivo andamento della produzione e si è riflesso negativamente sulle decisioni di investimento. Anche le imprese nel settore delle costruzioni hanno mostrato alcuni segnali di indebolimento dell’attività, anche la domanda di opere pubbliche è tornata a crescere». Nei servizi i principali indicatori evidenziano un peggioramento rispetto all’anno precedente. Al calo del fatturato e degli investimenti si è associata la diminuzione delle presenze di turisti, anche nella componente straniera; per contro, le vendite nel commercio al dettaglio sono aumentate a un ritmo superiore a quello delle regioni del Nord Ovest.
Il rallentamento nei principali settori non ha però inciso sul numero di occupati, nuovamente cresciuto nella media del 2007, «determinando – si legge ancora nella relazione - un incremento dei tassi di occupazione e di attività». Il tasso di disoccupazione è lievemente peggiorato, restando comunque tra i più bassi in Italia. Qualche criticità più significativa si riscontra nel settore del credito. «I prestiti bancari – evidenzia Banca d’Italia - hanno nel complesso decelerato; vi hanno influito la dinamica negativa dei finanziamenti alle imprese dei servizi e il rallentamento del credito bancario alle famiglie consumatrici, sia nella componente dei mutui per l’acquisto di abitazioni sia in quella del credito al consumo. La rischiosità del credito è leggermente aumentata». Più in generale i risparmiatori valdostani hanno continuato a orientarsi prevalentemente verso strumenti finanziari caratterizzati da livelli di rischio abbastanza contenuti. I depositi bancari e gli investimenti in obbligazioni emesse dalle banche sono ulteriormente aumentati, anche se a ritmi più contenuti rispetto all’anno precedente, mentre hanno accelerato i titoli di Stato e le obbligazioni non bancarie. Sono invece ancora diminuiti gli investimenti in azioni, in gestioni patrimoniali e in quote di OICR. Dati, questi ultimi, che confermano un certo profilo particolarmente prudente del risparmiatore valdostano. La relazione presenta un focus particolarmente interessante dedicato ai tratti strutturali e alla dinamica recente dell’economia regionale. «Rispetto alla media italiana – spiega lo staff di Banca d’Italia - il sistema produttivo valdostano, caratterizzato da una maggiore incidenza delle attività dei servizi e delle costruzioni, è cresciuto a un ritmo più elevato nel periodo 2001-03 e uguale nel 2004, mentre nel biennio 2005-06 il divario è stato negativo. Il maggiore sviluppo intervenuto nel triennio di inizio de-cennio è da attribuire principalmente ai positivi risultati ottenuti dai comparti industriali della meccanica e della produzione di energia elettrica ed è stato attenuato da eventi eccezionali verificatisi tra il 1999 e il 2001 (chiusura del traforo del Monte Bianco e alluvione) che hanno influito negativamente su importanti branche dei servizi». Nel triennio successivo il peggioramento della dinamica economica regionale è, invece, riconducibile agli andamenti nel settore industriale e in quello delle costruzioni, che si sono allineati alle medie nazionali, e a quello nel settore dei servizi, il cui valore aggiunto si è invece contratto per effetto dei risultati negativi registrati nei comparti della Pubblica amministrazione e dei servizi vari a imprese e famiglie. Ma le difficoltà incontrate nel biennio 2005-06 dai settori manifatturiero e dei servizi sono riscontrabili anche dall’analisi dei bilanci delle imprese. Al crescente grado di indebitamento (leverage), registrato in entrambi i settori, si è aggiunta una redditività negativa in quello dei servizi che si protrae dal 2002. L’aumento del leverage e la redditività negativa, unitamente al maggiore fabbisogno finanziario, si sono riscontrati tra le imprese di dimensioni maggiori, influenzando in modo più rilevante i risultati aggregati complessivi.
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