Il problema ricettività è particolarmente avvertito a Gressoney-La-Trinité. «La domanda – osserva Anna Maria Corsico, presidente dell’Aiat Monte Rosa Walser e titolare dell’hotel Jolanda – è nettamente superiore all’offerta. Purtroppo non riusciamo a sfruttare la ricettività di Gressoney-Saint-Jean che nel periodo invernale ha un tasso di occupazione dei posti letto decisamente più basso». I dieci chilometri di distanza dagli impianti sono un vero collo di bottiglia che rende la vicina Saint-Jean meno appetibile rispetto a La Trinité. Unica soluzione, a detta di molti operatori, un collegamento con gli impianti di risalita più strutturato e continuo che, con tempi minimi, eviti ai turisti di utilizzare l’auto. Una doppia velocità, quella delle due località, che appare paradossale. Tuttavia se si interrogano gli albergatori delle due Gressoney sull’andamento della stagione invernale la distanza geografica sembra di migliaia di chilometri e non di una manciata. «In questi ultimi anni – dice Francesco Mattei Del Moro, titolare dell’abergo Gran Baita a Gressoney Saint-Jean, un tre stelle particolarmente quotato – la situazione si è fatta sempre più critica. Molti alberghi stanno chiudendo. Burocrazia e pressione fiscale si fanno sempre più pesanti tanto che ho dovuto aprire un bar-ristorante sulle piste allo scopo di trovare nuovi equilibri finanziari. Faccio questo mestiere da 12 anni e non mi è mai capitato di affrontare una simile congiuntura». Herman Buchanan, presidente degli albergatori di Ayas e proprietario del Castor, origini inglesi, architetto, da dieci anni in Italia seguendo una figlia che si è accasata ai piedi delle Alpi, punta il dito sulla necessità di far conoscere di più la vallata. «La nostra località è molto bella. – afferma con un flemmatico accento anglosassone - La qualità della ricettività e dei servizi è di buon livello, ma da Bologna in giù quasi nessuno sa che esiste Champoluc e così vanno tutti a sciare in Trentino».
«Anche la visibilità su internet va migliorata. – aggiunge Buchanan - Se nei motori di ricerca la nostra località compare dalla decima pagina in poi è evidente che ci troviamo di fronte ad un ostacolo da superare nel più breve tempo possibile. A mio modo di vedere dobbiamo cercare di farci conoscere di più sul mercato nazionale». Jhon Ferraris, direttore del quattro stelle “Breithorn Hotel”, si lancia in un sogno ad occhi aperti. «Vorrei il collegamento con Zermatt. Così potremo diventare un comprensorio di rilievo internazionale e allora tutti finalmente saprebbero dove si trova Champoluc».
2 commenti:
.... che sia un inglese a suggerire il da farsi nel tempio Walser... poveri noi!!
Faccio notare che l'inglese di cui lei parla mette però il suo nome e cognome nelle dichiarazioni che rilascia. Io purtroppo devo invece rilevare l'ennesima e-mail anonima. Comunque, polemiche aparte, la inviterei ad esprimerci in cosa concretamente non condivide l'opinione espressa dall'albergatore. Potrebbe essere arricchente per tutti al di là di facili ironie.
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