Settecentomila bastoncini da sci prodotti e cinque milioni di euro di fatturato. Sono questi i numeri del 2008 della Ski Poles di Verrayes, più nota come ex-Rossignol. Uno stabilimento che dal 1982 fino al 2005 ha fatto parte del noto gruppo francese, «
player» rilevante sul mercato mondiale con una quota pari al 25%. Nel 2005 però i transalpini cambiano padrone e arrivano gli americani della Quicksilver, tra le aziende «
leader» nel campo dell’abbigliamento da spiaggia e nel surf. «
Il loro obiettivo – spiega l’amministratore delegato
Oliviero Gobbi, 30 anni, alle spalle non soltanto
il background della Grivel, l’azienda di famiglia, ma soprattutto una esperienza consolidata sulla piazza milanese in quanto consulente strategico di un’importante multinazionale italiana -
era diversificare la loro produzione sull’invernale». Ma gli americani sono abituati a tenersi i «
brand» e a sganciare le attività produttive, lasciando ad altri l’onere di assicurare le forniture, e così la Rossignol, pur essendo un’impresa sana o, forse, proprio per quello, si è ritrovata inaspettatamente sul mercato. Cresce ovviamente nei quaranta dipendenti, quasi tutti di Verrayes, il senso di precarietà e il timore per il futuro. Nel 2006 spunta anche l’ipotesi di una fusione con la Spf Scott di Gignod che però non decolla. Fortunatamente la voglia di fare impresa della famiglia Gobbi porta all’acquisto del ramo di azienda da parte della Grivel. «
Contemporaneamente alla cessione – precisa Gobbi –
abbiamo firmato alla fine del 2007 con la nuova proprietà di Rossignol un contratto di fornitura rinnovabile quadriennale. E attualmente assorbono gran parte della nostra produzione». Il risultato è un’azienda da sei mesi sul mercato che opera lungo due assi di azione ben precisi. «
Prima di tutto l’eccellenza operativa – commenta il Ceo –
che significa efficienza, attenzione alle richieste del cliente, lavoro continuo per migliorare la qualità e la conformità del prodotto. Non potendo competere sul prezzo della manodopera è questo il nostro unico “atout” per combattere la concorrenza cinese. Una delle grandi ricchezze di questa azienda è il suo personale. Una decina di dipendenti sono qui fin dalla sua nascita e hanno un bagaglio di esperienze e di conoscenze fondamentale per la Sky Poles». L’altro asse è la ricerca di nuova clientela. «
Il potenziale produttivo valutati gli spazi dello stabilimento – aggiunge Gobbi -
e l’utilizzo delle macchine è almeno doppio rispetto l’attuale. C’è quindi spazio per soddisfare le necessità di Rossignol e per acquisire nuovi committenti. Dipendere da un’unica azienda non è mai opportuno».
Un mini-tour all’interno dei settemila metri quadri dello stabilimento conferma le parole dell’imprenditore (
guardatevi in proposito questa slideshow aziendale). «
Noi qui siamo in grado di rispondere a qualunque tipo di richiesta relativa alla produzione dei bastoncini da sci sia in alluminio che in fibra. Siamo inoltre l’unico impianto a livello mondiale a poter produrre internamente con le tecniche della serigrafia, dell’anodizzazione e della sublimazione». Gobbi non è preoccupato per l’andamento del mercato dello sci. «
E’ chiaro che non è più quello di una quindicina di anni fa. Però sono convinto che oggi abbiamo raggiunto lo zoccolo duro. Chi si presenta adesso sul mercato non può che migliorare gli attuali volumi». Rimane, però, l’incognita cinese. «
Sì ma credo che oltre che con la qualità – conclude Gobbi –
possiamo competere facendo crescere l’automazione dei nostri impianti. Ho visitato alcune industrie cinesi del settore e ho constatato l’utilizzo della manodopera per procedure che noi realizziamo completamente in automatico». (
Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 4 settembre 2008)
2 commenti:
prescindo dal caso in esame, che non conosco assolutamente, però mi pare, che leggendo il tuo blog, Fabrizio, il lettore sprovveduto abbia l'impressione che in questa valle tutto, pubblico e privato, sia qualità, eccellenza, efficienza, ecc. (un linguaggio oggi più che alla moda, soprattutto da parte dei politici). A me non pare che sia così, anzi.
In ogni caso penso che il compito dell'informazione sia più che altro quello di evidenziare le criticità, le mancanze, le lacune, insomma, le cose che non vanno, al fine di spronare chi di dovere a fare le cose meglio e a non sedersi sugli allori (qualcuno potrebbe perfino crederci che in questa valle di sedentari tutto vada bene ... e i politici non aspettano altro che qualcuno lo dica e ripeta ogni giorno, come se non bastassero le loro autocelebrazioni).
Non dimentichiamo che in questa Regione praticamente tutti, ma proprio tutti, vivono (viviamo) sotto l'ombrello protettivo della regione (o meglio dello Stato), il che non è molto bello.
Sicuramente si può fare di più però ti vorrei far notare che all'interno di questa stessa pagina trovi un articolo che dice che il comparto degli impianti a fune è in crisi e che ai costruttori valdostani il prezziario edile non piace. Quello che forse andrebbe esplicitato meglio è che l'intenzione dell'inchiesta che sto facendo sul Corriere «Viaggio fra chi fa impresa in Valle d'Aosta» eche poi migra on line è proprio quella di far vedere che c'è una Valle d'Aosta che sa fare impresa e che andrebbe ascoltata di più. In effetti questo blog vorrebbe dare voce agli imprenditori, ma purtroppo non ci riesco ancora come vorrei. I post che attraggono di più sono quelli a carattere politico. Prometto comunque di aumentare l'impegno sulle inchieste più di tipo critico.
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