«L’IVAT riveste un ruolo delicato nel quadro della tutela della tradizione. Più che un lavoro, in questo frangente si parla di missione. Esistono dei regolamenti che hanno stabilito quali siano le caratteristiche dell’artigianato di tradizione, ma i regolamenti devono essere interpretati e messi in pratica». Così si legge nel sito dell’«Institut Valdôtain de l’Artisanat typique» a ulteriormente sottolineare il ruolo di questo ente così particolare a favore del mondo dell’artigianato tipico. Ma non solo l’Ivat ha anche il compito di favorire la commercializzazione di questi prodotti. «E direi che mai come quest’anno – osserva il Presidente Rudy Marguerettaz, coadiuvato dal direttore Roberto Vallet – abbiamo dato un contributo importante in questa direzione». In effetti anche se in termini di fatturati il 2008 non si discosterà molto dal 2007 sembra essere aumentata l’incidenza della vendita tramite gli esercizi dell’Ivat sui fatturati dei singoli artigiani professionisti. «Molte delle persone che vivono di artigianato tipico – commenta Marguerettaz – ci hanno detto di aver ridotto la vendita all’interno dell’atelier, mentre i nostri negozi tutto sommato hanno tenuto. Anzi in alcune zone, ad esempio Aosta e Courmayeur, siamo cresciuti. Negativi invece i risultati di Cogne e Gressoney». Dal 2008 gli uomini dell’Ivat in realtà si aspettavano di più. Scorrendo l’ultimo bilancio approvato infatti per l’anno in corso era ipotizzata una crescita del 20% rispetto ai 564.760,48 del 2007. Molte delle speranze del trend positivo si concentravano sull’apertura del nuovo esercizio di Bard. «Questa apertura – precisa Marguerettaz – è avvenuta molto più tardi del previsto. In effetti il punto vendita è operativo soltanto dal mese di luglio e, inoltre, per ora non è stata ancora avviata una adeguata campagna di promozione. Non va poi dimenticato che, a fronte di un forte aumento dei visitatori, a causa dell’incidenza della congiuntura economica sui consumi, registriamo una diminuzione della spesa media. Speriamo che gli effetti positivi si evidenzino nel 2009». Di grande interesse anche l’impegno dell’Ivat a fianco del Politecnico di Torino e su richiesta dell’associazione di mobilieri «Lo Rabot», presieduta da Fabrizio Varisellaz di Verrès, di avviare una serie di studi, attraverso l’elaborazione di alcune tesi di laurea, sulla definizione di una nuova linea di arredo valdostana. «L’obiettivo – spiega Vallet – è creare una rete trasversale a diverse imprese artigiane che unite possano finalmente far fronte all’invasione di numerose ditte non valdostane che propongono il loro mobilio montano non tradizionale. In questa maniera si vuole soddisfare le esigenze di enti collettivi proponendo mobili da ufficio o da albergo. Commesse che attualmente sono appannaggio di aziende provenienti da fuori regione».
L’impegno dell’Ivat è anche fortemente concretizzato sulla realizzazione del Museo dell’artigianato di Fénis. «La struttura – sottolinea Marguerettaz – sarà pronta per i primi mesi del 2009. Il sogno sarebbe di farcela per Sant’Orso ma preferiamo non sbilanciarci. Gli ultimi ritocchi, il Museo è ormai pronto all’80%, nascondono sempre grandi insidie». «Il Museo – conclude Marguerettaz - vuole creare un percorso fatto di materie prime, linee estetiche, tecniche e idee che salvaguardi un’arte e un’identità indissolubilmente legate tra loro e che le renda fruibili al grande pubblico. È proprio per questo che questa struttura non è stata concepita come un mero luogo di conservazione e salvaguardia di manufatti artigianali, ma come un progetto di comunicazione nel quale gli oggetti d’uso “spariti” dalla vita quotidiana e vere e proprie sculture vengono esposti e fatti condividere dalla comunità che li ha creati». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 2 ottobre 2008)
Il crinale fra protesta e democrazia
10 mesi fa
3 commenti:
Sarà veramente così?
Questo sarebbe a mio avviso,Favre, un sondaggio interessante da fare interpellando i 70 artigiani professionisti che operano nel settore dell'artigianato tipico.
Una cosa, a mio avviso, appare evidente. Il fatturato di 564.000 €. considerando l'impiego di mezzi messi in campo (6 negozi operativi + 1 Direttore di livello dirigenziale + 1 Presidente stipendiato al 30% del compenso di un Consigliere Regionale + ragionieri, magazzinieri ecc.ecc.) e il numero di atigiani mi sembra veramente poca cosa.
Di certo le spese sostenute dall'Amministrazione sono di gran lunga superiori non dico ai profitti ma all'intero fatturato.
Può esistere forse un modo per sostenere il nostro artigianato operando direttamente alla fonte sugli atelier degli aritiani eliminando o comunque contenendo al massimo quindi tutte le spese politiche e amministrative superflue?
Mi sembra anche questo un ennesimo caso in cui si fa molto "sforzo" economico senza arrivare ad aver il risultato desiderato che è quello del sostegno dell'artigianato e quindi degli artigiani in prima persona.
Graziano
Chiedo scusa sia a Fabrizio che al mio amico Roberto, ma non sono riuscito a capire se i negozi di Aosta e Courmayeur siano andati bene o male quest'anno.....
@Luigi
Ho corretto. I risultati negativi nel corso del 2008 sono per Cogne e Gressoney. Grazie per la segnalazione.
@Graziano
Il sondaggio è un'idea interessante. Bisogna però far conoscere il blog agli artigiani. Avevo già chiesto loro che cosa ne pensavano dello stop di Pastoret ma nessuno si è fatto avanti. Se ne conosci qualcuno segnalagli il blog. Si potrebbe iniziare a fare qualche commento sull'argomento e poi arrivare al sondaggio. Senza contare che il Corriere della Valle è sempre pronto ad ospitare le loro opionioni.
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