4 marzo 2010

La Valle d'Aosta Fortunatamente è già OGM Free

Ospito una nota di Coldiretti sul problema degli Ogm. Nota che come consumatore non posso che condividere e sottoscrivere.

Con la pericolosa fine della moratoria in pieno contrasto con la volontà dei cittadini, la Commissione Europea ha annunciato la storica intenzione di presentare entro l’estate una proposta per far decidere liberamente ai singoli Stati membri se coltivare o meno Organismi Geneticamente Modificati (Ogm) sul proprio territorio, invertendo l’attuale quadro normativo. Questo darà finalmente la possibilità all’Italia e alle sedici regioni che si sono già dichiarate ogm free di vietare la coltivazione nei loro territori. «Stando cosi le cose - precisa Sergio Marini Presidente Nazionale Coldiretti – l’Europa autorizzi pure quello che vuole tanto in Italia continueremo a non coltivarli».

Sull’argomento il presidente della Coldiretti Valdostana Pino Balicco ricorda che «La nostra Regione non si è dichiarata OGM free – evitando il contrasto con le disposizioni Comunitarie - ma si è dotata, intelligentemente attraverso i canali istituzionali, di una legge regionale (29 del 2005) attraverso la quale si stabiliscono i criteri di coesistenza tra le colture tradizionali e le colture transgeniche. La legge, di fatto, stabilendo regole molto rigide, impedisce indirettamente le coltivazioni OGM in Valle d’Aosta».
In effetti stupirebbe il contrario in una Regione ove si è contato sempre sulle specificità e sulla particolarità del territorio, sull’identità e l’origine dei prodotti di nicchia, sulla qualità, sulla biodiversità.

«Contro gli OGM  - ricorda il direttore della Coldiretti Ezio Mossonisi sono schierati, con delibera Comunale già dal 2005 i Comuni di Chambave, Champdepraz, Donnas, Etroubles, Valsavarenche, Valtournenche e Verrès mentre risale al 2006 l’importante decisione assunta dal Consorzio di Tutela della Fontina DOP di adottare, in regime di autodisciplina, l’utilizzo esclusivo di mangimi per i quali non sia riportato in etichetta nessun alimento proveniente da coltivazioni geneticamente modificate»

Il modello produttivo cui è orientato l’impiego ogm è il grande nemico della tipicità e della biodiversità e il grande alleato dell’omologazione, che è il vero nemico dell’agroalimentare italiano e per questo siamo contrari. In Italia per la conformazione morfologica dei nostri terreni e le dimensioni delle nostre aziende, non sarebbe possibile evitare le contaminazioni e sarebbe violata la sacrosanta libertà della stragrande maggioranza degli agricoltori e cittadini di avere i propri territori liberi da ogm. La Coldiretti chiede invece, con decisione una etichettatura chiara che permetta di sapere se il cibo che mangiamo contiene, direttamente o indirettamente, organismi geneticamente modificati.

La Commissione Europea - sottolinea ancora Coldiretti – deve prendere atto della forte opposizione dei cittadini europei come dimostra il fatto che non è presente nessun prodotto geneticamente modificato in vendita sugli scaffali e difficilmente arriveranno le patatine ogm, nonostante siano ormai 35 gli organismi geneticamente modificati autorizzati in Europa (19 di mais, 6 di cotone, 3 di colza, 3 di soia, 1 di barbabietola, 1 di patata, 1 microrganismo), dopo il grave via libera comunitario alla coltivazione e commercializzazione della patata Amflora e per la commercializzazione ad altre tre varietà di mais geneticamente modificato.

Dopo il divieto posto anche in Germania nell’aprile 2009, si sono ridotti a soli sei, su ventisette, i Paesi Europei dove - sottolinea la Coldiretti - è possibile coltivare il mais BT geneticamente modificato, l’unico presente nel Vecchio Continente. Peraltro il drastico crollo del 12 per cento nei terreni seminati con organismi geneticamente modificati (ogm) in Europa nel 2009 conferma che - continua la Coldiretti - si è verificata una inversione di tendenza a conferma che fatto che nel coltivare prodotti transgenici non c’è neanche convenienza economica, anche nei Paesi dove è ammesso. Le sei nazioni che hanno coltivato mais BT in ordine di grandezza della superficie coltivata sono Spagna (80 per cento del totale), Repubblica Ceca, Portogallo, Romania, Polonia e Slovacchia. Cali si sono verificati in Spagna (- 4 per cento), in Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia, la Polonia - precisa la Coldiretti - ha mantenuto la stessa superficie coltivata, mentre solo per il Portogallo è aumentata, sulla base del rapporto annuale 2009 dell’ «International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications» (ISAAA) emerge che la superficie ogm in Europa nel 2009 per la prima volta si è drasticamente ridotta da 107.719 ettari a 94.750 ettari.

La decisione dell’esecutivo comunitario sulla libertà di non seminare per i singoli Stati, dà valore - sostiene Coldiretti - alla scelta lungimirante fatta dall’Italia per una agricoltura libera da ogm grazie all’impegno di un vasto schieramento che comprende Coldiretti, movimenti ambientalisti, consumatori e istituzioni in rappresentanza della maggioranza dei cittadini e agricoltori italiani che sono contrari al biotech nei campi e nel piatto. Sulla base dei risultati dell'ultima indagine annuale Coldiretti-Swg «Le opinioni di italiani e europei sull'alimentazione», il 72 per cento dei cittadini italiani che esprimono una opinione ritiene che i prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente Modificati siano meno salutari rispetto a quelli tradizionali.

Il fatto che, anche dove è possibile la coltivazione, gli agricoltori riducano le semine è la concreta dimostrazione che, per gli ogm attualmente in commercio, non c’è quella miracolosa convenienza economica che le multinazionali e i loro «tifosi» propagandano. Tutt’altro, a dodici anni dalla loro introduzione in Europa, le coltivazioni biotech sono già in calo e rappresentano molto meno dell’uno per cento del totale perché, di fatto, non sono riuscite a trovare un mercato, vista la persistente contrarietà dei consumatori ad acquistare prodotti geneticamente modificati. Una contrarietà giustificata - continua la Coldiretti - dai crescenti dubbi sul piano sanitario e ambientale che nel corso del 2009 hanno portato il governo tedesco a vietare il mais Mon 810 (che alcuni vorrebbero seminare in Italia) a seguito di nuove acquisizioni circa gli effetti negativi sull’apparato intestinale, sugli organismi del terreno e sulla dispersione del polline, con contaminazioni derivanti dalla impollinazione incrociata tra coltivazioni transgeniche e non.

1 commenti:

giancarlo borluzzi ha detto...

Il mondo va avanti e forse tra cento anni si riderà delle resistenze attuali agli OGM. Ci sono autorevoli giudizi scientifici sulla non pericolosità specifica, ma nonostante ciò si vuol dare più peso alle sensazioni popolari. Oltretutto ci sono più pesi e più misure. Gli effetti dei cellulari si conosceranno tra decenni, ma per il momento tutti a cellulare. Quando uno scienziato dice che la pericolosità degli OGM è ipotizzabile quanto il ritorno dei dinosauri sulla terra (notizia di tre giorni orsono) a me tanto basta.

 

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