Dopo molto tempo torno a proporti un mio editoriale del Corriere della Valle sul blog. Il tema è di così grande attualità che credo possa essere di interesse anche per i miei 15 manzoniani lettori on line...
La storia, talvolta, è fatta di improvvise e inaspettate accelerazioni. E così può accadere che la Beatificazione
di Giovanni Paolo II preceda di poche ore la cattura e l’uccisione di Osama Bin Laden.
Due eventi storici, collocati spazialmente a distanze abissali in una impressionante visione manichea di luce e tenebra. Tutto questo può aprire un decennio nuovo? Difficile affiancare personaggi così distanti: il Papa che ha abbattuto il Muro di Berlino, riunendo Est e Ovest, e l’uomo che ha creato morte e terrore facendo crollare le Torri Gemelle a New York, dando vita a quella lapide dell’orrore che è Ground zero. Tuttavia Giovanni Paolo II – se fosse stato ancora in vita – di certo non avrebbe esitato a metterci in guardia da questo strano clima che attualmente tutti ci pervade un po’, dove giustizia e vendetta sembrano stare sullo stesso piano.
Come giustamente ha sottolineato Riccardo Moro, direttore della Fondazione Giustizia e Solidarietà della Cei, «affermare – come ha fatto il Presidente Obama - che “giustizia è fatta” dopo aver ucciso unuomo non è accettabile. Nessuno vuole proporre angelismi, è del tutto chiaro che la morte di Osamafosse nelle prospettive possibili dell’azione Usa. La violenza e la morte dell’altro fanno parte – purtroppo – della storia dell’uomo. Un padre non rimane inerme se stanno violentando sua figlia. Ma la giustizia è altra cosa. È creare e alimentare quotidianamente relazioni umanizzanti, che promuovono la vita, non la violano».
Posso comprendere che questo distinguo possa apparire sproporzionato se paragonato al male fatto da quell’uomo e al male che ancora potrebbe essere fatto da chi crede in lui, ma – se ci diciamo cristiani – il «nessuno tocchi Caino» è scolpito a lettere incandescenti nelle nostre coscienze e proviene addirittura dall’Antico Testamento, dove ancora non è di casa la misericordia evangelica. Tutto questo tenendo conto di
come sia mia chiara convinzione che l’azione americana ha realmente indebolito il processo di aggregazione del terrorismo fondamentalista. Non ho timori sul futuro. Non ho paura che il blitz americano abbia aperto un nuovo vaso di Pandora. Anzi.
E credo sia giusto anche non colpevolizzarci eccessivamente se - in cuor nostro - improvvisamente ci è sembrato di vivere in un mondo migliore. Mia figlia è nata nell’agosto del 2001 e quando un amico mi ha telefonato dicendomi di accendere la Tv perché stava accadendo qualcosa di terribile, al vedere quelle torri in fumo il mio mondo, ma soprattutto il suo mi è sembrato crollare. Ieri mi sono scoperto anch’io a fare nuovi ragionamenti sul futuro. E’ una tentazione innegabile, ma dobbiamo aver ben chiaro che togliere la vita non può mai essere giustizia.
Sono andato a leggermi le parole di Giovanni Paolo II in occasione della XXXV Giornata mondiale della pace. Era il primo gennaio 2002, poco dopo i fatti di New York. Parole che ci possono aiutare ancora oggi. Scriveva il pontefice: «In questa Giornata della Pace, salga dal cuore di ogni credente più intensa la preghiera per ciascuna delle vittime del terrorismo, per le loro famiglie tragicamente colpite, e per tutti i popoli che il terrorismo e la guerra continuano a ferire e a sconvolgere. Non restino fuori del raggio di luce della nostra preghiera coloro stessi che offendono gravemente Dio e l'uomo mediante questi atti senza pietà: sia loro concesso di rientrare in se stessi e di rendersi conto del male che compiono, così che siano spinti ad abbandonare ogni proposito di violenza e a cercare il perdono. In questi tempi burrascosi, possa l'umana famiglia trovare pace vera e duratura, quella pace che solo può nascere dall'incontro della giustizia con la misericordia!».
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