12 luglio 2014

#Vino: #Bardas, 1000 e non più (di) 1000


Serata speciale, giovedì 10 luglio, presso la Maison Anselmet.
Un'occasione per degustare un nuovo vino che viene dal ricordo e che è destinato a un ricordo.

Il ricordo è di Giorgio Anselmet a cui il nonno ha trasmesso la prima “impressione” dell'agricoltura. «Mio nonno – ricorda Giorgio - era di Hône e la domenica andava a bere con gli amici. Ciascuno versava una quota e con il ricavato della raccolta si acquistava un grande vino generalmente un Amarone o un altra etichetta importante. Io non partecipavo alla colletta, ma avevo l'opportunità di assaggiare qualche piccolo sorso di questi grandi vini. Quando a distanza di vent'anni in una degustazione ho assaggiato un grande Amarone dentro di me ho esclamato: '.. ma questo è il vino del nonno!'. Da sempre visito cantine di grandi produttori ai quali mi ispiro e con i quali avvio lunghi scambi di opinioni su come fare vino, ma da quell'assaggio il mio chiodo fisso era diventato quello di produrre, e di farlo per una sola volta un vino che mi producesse le stesse ispirazioni di un tempo, la partenza era stata un Amarone, l'arrivo è il mio Bardas».

Il ricordo di Giorgio diventerà quello di coloro che hanno degustato Bardas. Infatti questa produzione unica non potrà essere altro che un ricordo. È imbottigliato quest'anno e solo quest'anno in mille esemplari numerati e cento magnum. “Mille e non più mille” per degustarlo e ricordarlo.
Giorgio Anselmet


Apre la serata, preparando i palati alla successiva degustazione, una coscia di VdA Jambon de Bosses Dop di 34 mesi affettata a mano, profumi di fieni e di erbe autoctone nel dolce sapido del prosciutto di Saint Rhémy. Poi, grande apprezzamento per l'accostamento di Bardas con formaggi altrettanto ricercati. «Quando ho assaggiato Bardas per scegliere gli accostamenti - confida Roberta Raviola di La Chevre Heureuse - ho capito subito che la sua complessità necessitava di compagni gentili che non lo 'soffocassero', ho scelto quindi una lattica di capra stagionata di solo due settimane e una con stagionatura in grotta, un misto di tre latti (capra, pecora e vacca) e, da ultimo, un pecorino, un prodotto in cui credo molto».

.L'altro abbinamento della serata è stato con i cioccolati di Morandin, niente fondente che avrebbe chiuso i profumi di Bardas, ma una selezione di cioccolati al latte.

Note su Bardas
Bardas è composto da 40% Petit Rouge, 30% Fumin, 25% Cornalin, 5% Mayolet. L'unica vendemmia si è svolta nel 2009, l'ultima domenica di ottobre con successivo appassimento sino al 10 dicembre. Pigiato a mano, è stato poi lasciato a fermentare sino ad esaurimento quasi totale degli zuccheri. Nel primo anno vi è stato il passaggio in legno nuovo, poi il secondo anno a maturare sempre in legno, ma in barriques francesi. Il terzo anno ha visto il mantenimento dell'assemblage in acciaio. È stato messo in bottiglia il 7 febbraio di quest'anno 2014.

1 commenti:

giancarlo borluzzi ha detto...

"... profumi di fieni e di erbe autoctone... ": impareggiabile, entra di diritto (e di rovescio) in un mio corposo file con indicazione dell'autore.
Ma volevo esporre un altro fatto che mi ha lasciato a bocca aperta e dimostra che i vini valdostani possono aprirsi al mondo. A maggio ho dormito anche all'hotel "B Kobe" di Kobe, città giapponese di un milione e mezzo di abitanti. Possiede un ristorante verso via chiamato "Il Alberta" (così...) e sull'ampia strada espone bottiglie vuote di vini che serve. Stupore, c'era una bottiglia della Cava degli undici comuni: mi ha fatto piacere. Così si fa.

 

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