Nel settore agricolo
il processo di riproduzione è particolarmente affermato, per quanto
riguarda le piante è sufficiente moltiplicare un frammento vegetale,
come una radice o un ramo, per avere un prodotto dalle
caratteristiche uniformi, sempre ripetibili. Per estendere la
superficie di una vigna, quella de Le Prisonnier, Maison Anselmet
deve dedicare ben dieci anni.
Cinque anni fa, Giorgio Anselmet decide di selezionare le viti già
presenti nelle vigne de Le Prisonnier. «Ho scelto questa vigna
perché rispondeva alle condizioni necessarie: prima di tutto sarebbe
stato possibile recuperare uno spazio di dimensioni interessanti -
spiega Giorgio - per poterla espandere. Tramite terrazzamenti non più
in pietra, il cui costo costruttivo avrebbe comportato spese
improponibili, ma in tronchi di castagno, abbiamo recuperato quasi
2.800 mq». In questa superficie potranno essere piantate circa
2.800 barbatelle, mantenendo la densità di 10.000 ceppi per ha,
confidando in una percentuale di attecchimento prossima al 98%.
A partire dalla vigna esistente è stato necessario un lavoro
particolarmente impegnativo di selezione delle viti, sono state
identificate ed escluse le più deboli, quelle non perfettamente sane
o infine quelle maggiormente sofferenti ai (pochi) parassiti. «Un
lavoro lungo protrattosi per oltre tre anni! Insieme a mia moglie
Bruna Cavagnet che dirige tutte le operazioni in vigna, e con l'aiuto
di esperti del settore, abbiamo selezionato e mantenuto le viti
migliori. E quindi abbiamo iniziato
l'ampliamento delle superfici e provveduto all'acquisto delle
barbatelle adatte all'espansione della superficie coltivata».
Il
processo che porta alla generazione delle barbatelle è lungo ed
insidioso che si sviluppa presso strutture autorizzate. Dopo la
selezione del 'genitore' si avvia il processo di generazione
dell'apparato radicale con una prima fase di spinta per la formazione
della radice ed una seconda, con forzatura in serra, per il
potenziamento dell'apparato stesso. Tra selezione e clonazione sono
stati necessari altri due anni di attesa affinchè le barbatelle
potessero essere acquistate.
Ora
arrivando nella corte di Maison Anselmet c'è una piccola foresta di
barbatelle pronte per la messa a dimora in vigna. Le piantine hanno
un apparato radicale già abbastanza sviluppato, con la contemporanea
crescita della parte vegetativa al punto che alcune barbatelle già
mostrano un inizio di piccolo grappolo.
Contrariamente
a quanto si possa ipotizzare, la fase successiva è operazione
altrettanto delicata e ad alta criticità. Gran parte delle
barbatelle hanno le radici che si sono estese oltre la calza di
contenimento; se venissero piantate così come si trovano, la parti
terminali si spezzerebbero, sarebbero schiacciate dal rincalzo del
terreno e andrebbero incontro a morte certa.
Il lavoro di Bruna Cavagnet, in questi giorni in vigna è proprio questo! Evitare che accada. Pianta per pianta vanno rimosse le parti terminali in eccesso, procedendo poi con una piccola trivellazione e deponendo sul fondo del 'foro' uno strato spesso di torba morbida che impedisca l'impatto violento della barbatella con il terreno e predisponga l'ambiente per un sviluppo corretto, in termini di direzione e forza.
Il lavoro di Bruna Cavagnet, in questi giorni in vigna è proprio questo! Evitare che accada. Pianta per pianta vanno rimosse le parti terminali in eccesso, procedendo poi con una piccola trivellazione e deponendo sul fondo del 'foro' uno strato spesso di torba morbida che impedisca l'impatto violento della barbatella con il terreno e predisponga l'ambiente per un sviluppo corretto, in termini di direzione e forza.
Se
poi tutto va secondo quanto previsto occorrerà attendere ancora tre
anni per avere delle viti con un solido impianto produttivo, un paio
di vendemmie per valutarne la reale qualità senza alcun risultato
significativo in cantina e poi ….
In
pratica passeranno dieci anni dall'idea al primo risultato con una
sola certezza, l'assenza di certezze. I presupposti sono buoni anzi
ottimi, l'emozione negli occhi di Cavagnet nel guardare le
nuove barbatelle è emozione vera, quella che aiuta nei momenti di
dubbio, l'entusiasmo di Giorgio nel parlare del prossimo vino, quello
che ancora non sa come sarà, una garanzia.
La
vigna di Le Prisonnier è una vigna fortunata. È stata impiantata
secoli fa in quella posizione, non è stata espiantata come successo
ad altri vigneti in tempi recenti, è stata riscoperta quasi per caso
e recuperata da agricoltori preparati. Cavagnet commenta senza
distogliere lo sguardo dalla sua vigna «La maestria che deriva
dalla tradizione da sola non basta a migliorare, il lavoro dei nostri
nonni è stato importante, ma per noi è una partenza non un arrivo,
deve aiutarci a farci dire: ecco come saremo e non ecco come
eravamo!».
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