Come spunto di riflessione vi propongo questa settimana l'editoriale che ho scritto sul Corriere della Valle d'Aosta. Mi piacerebbe che qualcuno mi scrivesse cosa ne pensa. Un confronto vero.
Non temete. Il vostro settimanale diocesano non si lancerà in nessun «endorsement» modello Corriere della Sera, sulla falsariga di quanto avveniva 50 anni fa (in merito leggetevi il nostro inserto speciale «Il y a 50 ans»). Non ho intenzione di dettare nessuna indicazione di voto ma semplicemente di offrirvi alcuni spunti di riflessione in un momento in cui il nostro operato di elettore ha perso un po’ di slancio o, peggio, rischia di rispondere a stimoli di piccolo cabotaggio.
Corre, almeno in parte, in nostro aiuto un documento della Presidenza ambrosiana dell’Azione Cattolica, Il testo, predisposto per le Politiche del 13 e 14 aprile, a mio avviso si presta anche ad una lettura regionale. «Alla luce dell’attuale campagna elettorale, nella quale i cattolici sembrano essere corteggiati da più parti, ma non propriamente valorizzati - come si evince dalle scelte dei candidati – si legge - come cattolici avvertiamo l’esigenza di affermare che ciò che attira il nostro interesse non è la citazione dell’etichetta “cattolico”, ma la capacità di pensare in grande, di guardare lontano, di esercitare la capacità di “voler bene al futuro del proprio Paese”, come ha recentemente affermato il cardinal Bagnasco, presidente della Cei». Di conseguenza se politica è “visione dell’interesse lontano” i cittadini debbono non soltanto votare, ma anche informarsi e cercare tra i vari partiti quelli più capaci di gettare le basi di un futuro prossimo e remoto, ben oltre la ricerca di un tornaconto immediato o limitato ad una prospettiva quinquennale. «Siamo chiamati, con un esercizio di profezia, - si legge ancora - a riconoscere e promuovere chi sa guardare lontano. Chiedere alla politica progetti lungimiranti è un esercizio di vigilanza a cui oggi siamo tenuti».
Ma c’è di più. Talvolta mi capita di intercettare commenti non positivi nei confronti di chi si candida, giudizi sferzanti sulla qualità delle liste. Io però credo che se non siamo
disposti noi per primi a metterci in gioco rimangano futili chiacchiere da bar.
Di qui l’altro punto fermo del documento che, in realtà, rilancia a dopo l’appuntamento elettorale. «Il nostro domani ha bisogno fin da ora di una rinnovata capacità di pensiero, che sia frutto di un lavoro condiviso, di una nuova sintesi culturale, dentro la quale, come cattolici, possiamo e dobbiamo esercitare con competenza un ruolo alto di riflessione e di dedizione riguardo al quel bene che è comune ad ogni uomo. Auspichiamo che nascano luoghi di riflessione prepolitica sia nell’ambito ecclesiale sia in quello civile, dove possa ripartire un laboratorio culturale di alto profilo, terreno fecondo per una politica a servizio del bene del paese».
E’ importante che luoghi simili nascano anche in Valle d’Aosta. Bisogna pensare però con quali strumenti e con che modalità. Penso all’esperienza della Scuola di politica per giovani, promossa da Azione Cattolica e Acli. Io sono stato tra gli organizzatori di quell’esperienza e ritengo che possa essere una significativa fonte di ispirazione. (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 1° maggio).
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9 mesi fa
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