La vicinanza della festa dei santi a quella dei morti fa pensare ad uno strano testacoda, ad un cortocircuito liturgico che affianca sentimenti apparentemente diversi e contrapposti,gioia e cordoglio, e di cui si fa fatica a dare ragione, ad esempio, ai nostri figli. E così, per qualche genitore ben venga Halloween, che fa apparire la visita famigliare sulle tombe dei propri cari uno strano rituale americano, molto trendy, «molto forte» come direbbero i nostri figli. Ma non è così. E dobbiamo stare attenti (e chi scrive parla prima di tutto a se stesso come genitore) a non inforcare inconsciamente spericolate scorciatoie. Esemplifico con una frase - di cui purtroppo ignoro l’autore - un po’ ruvida ma chiara. «Nella vita non puoi essere un pacco che l’ostetrica consegna al becchino. La vita è un dono di Dio che non va sprecato». Trovo che questa
affermazione possa essere un'utile bussola in grado di guidarci in questi giorni stimolandoci a far ben attenzione che entrambe queste dimensioni liturgiche coesistano. La carmelitana Cristiana Dobner rende ancora più concrete queste ricorrenze, invitandoci a non cadere nel grande imbroglio, occulto o palese, che viene teso a tutti noi dalla moda corrente e dai trend che infestano il nostro quotidiano, cioè che il fascino della giovinezza non ha mai fine. «Per poco che ci si guardi in giro e si osservi, la corsa all’apparire, - spiega la Dobner - al coprire le rughe e allo scoprire i corpi, è frenetica e travolgente. Oggi un mercato fiorente è proprio quello del fitness, del lifting, del silicone, del botulino, di una medicina che non garantisce all’individuo di diventare persona sana e vigorosa, ma che gli crea l’illusione di un traguardo inesistente e che si sposta sempre più in là. Si rimuove, prima di tutto, la realtà».
affermazione possa essere un'utile bussola in grado di guidarci in questi giorni stimolandoci a far ben attenzione che entrambe queste dimensioni liturgiche coesistano. La carmelitana Cristiana Dobner rende ancora più concrete queste ricorrenze, invitandoci a non cadere nel grande imbroglio, occulto o palese, che viene teso a tutti noi dalla moda corrente e dai trend che infestano il nostro quotidiano, cioè che il fascino della giovinezza non ha mai fine. «Per poco che ci si guardi in giro e si osservi, la corsa all’apparire, - spiega la Dobner - al coprire le rughe e allo scoprire i corpi, è frenetica e travolgente. Oggi un mercato fiorente è proprio quello del fitness, del lifting, del silicone, del botulino, di una medicina che non garantisce all’individuo di diventare persona sana e vigorosa, ma che gli crea l’illusione di un traguardo inesistente e che si sposta sempre più in là. Si rimuove, prima di tutto, la realtà».
Il risultato è che la vita come dono di incontro con Dio e fra i fratelli non è più considerata come essere insieme pellegrini che, tenendo fisso lo sguardo sul Fratello Gesù, corrono incontro al Padre. «Tutto – conclude Dobner - viene scardinato e inizia la grande corsa che poggia su due piedi con due nomi differenti: Avere e Spendere».
La vicinanza di queste ricorrenze ci indica in realtà l’essenziale e questo dobbiamo imparare a comunicare. Una vita merita di essere vissuta facendo del sogno di Dio il nostro e per fare questo non c’è una strada migliore di altre. Ognuno può trovare la propria: ma tutti siamo chiamati a partecipare alla stessa gloria e alla stessa beatitudine di Dio. Le innumerevoli biografie di vite di santi sono lì per dirci questo. Forse leggerne una con i nostri figli il 1° novembre potrebbe essere un modo per rendere più concreto ai loro occhi che cosa significhi essere amici di Dio. (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 30 ottobre 2008)
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