Findomestic Banca - di cui ho proposto un post sulla situazione Valdostana proprio ieri - accompagna i numeri con una sua analisi su quali siano gli effetti della crisi sui comportamenti dei consumatori. Te la propongo in quanto mi sembra meritevole di più di una riflessione. Mi interessa però anche sapere se ti ritrovi, se la fotografia ti pare completa o qualche tassello è assente, esagerato oppure fuori posto. Scrivimi pure senza esitazioni. Alcune tue considerazioni potrebbero anche essere ospitate sul Corriere della Valle.
La crisi perdurante ha accresciuto l’insicurezza individuale e relazionale dopo la forte preoccupazione iniziale che, per alcuni soggetti, è sconfinata nel timore di una totale perdita di controllo.
Se si immagina la crisi come un tunnel il 40% degli intervistati pensa di essere a metà percorso, la stessa percentuale ritiene di non essere giunta a metà del guado e solo il 20% crede di essere in vista dell’uscita. Il maggior timore sembra essere quello di non disporre di abbastanza “ossigeno” per arrivare alla fine. L’uscita dal tunnel sarà in ogni caso contraddistinta da una ripresa lenta e faticosa, connotata da un serio problema occupazionale e da un conseguente aumento delle disparità sociali.
La classifica dei sacrifici di fronte alla recessione è molto chiara: si comprimono le spese per i mobili, l’abbigliamento, i viaggi e le vacanze, il tempo libero e le collaborazioni famigliari, ma non si fanno tagli su istruzione, spese alimentari e mediche. La famiglia è diventata una vera e propria mini azienda in cui si reagisce alla recessione in funzione di quanto si è stati colpiti, quasi sempre con una stretta sui costi, senza però dimenticare il morale e quindi con la concessione talvolta di beni consolatori: le gite, le vacanze brevi, qualche ristorante, un gelato, il DVD a nolo anziché il cinema
Se si esaminano le preoccupazioni di fronte alla crisi occorre segnalare che la criminalità e il mantenimento del posto di lavoro svettano per importanza, soprattutto fra le donne e le persone con i livello di reddito e di istruzione più bassi: certamente le categorie più fragili. Per la prima volta quest’anno emerge una nuova paura: quella per l’individualismo esacerbato che si colloca al terzo posto fra le preoccupazioni maggiori.
Le minori entrate fanno temere per il mantenimento del tenore di vita anche se i prezzi non aumentano. Si ha più paura di indebitarsi eccessivamente piuttosto che non ricevere credito dalle banche. Parimenti sono temuti i rincari dei prezzi in generale e, in particolare, quelli dei servizi pubblici. Nel medesimo range si pongono altre due preoccupazioni: quelle relative all’ondata migratoria e quelle concernenti il declino dell’Italia rispetto agli altri Paesi.
La recessione agisce anche sui valori aumentando quelli relativi alla sfera individuale e famigliare: acquisiscono importanza l’avere fiducia in se stessi, il credere nella famiglia e il saper porre dei limiti alle nuove generazioni, la forza d’animo, l’ecologia, lo spirito di sacrificio, l’umiltà, la flessibilità e l’autonomia del fare. Restano stabili i valori fondativi quali la solidarietà intergenerazionale, l’istruzione, la correttezza e l’onestà.
Il crinale fra protesta e democrazia
10 mesi fa
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