«Priscilla e Aquila, miei collaboratori in Cristo» e Dieci anni di visita pastorale» sono i titoli delle due lettere che il Vescovo di Aosta, Mons. Giuseppe Anfossi, ha consegnato alla Diocesi di Aosta celebrando, questa mattina, 7 settembre, festa San Grato, santo patrono della diocesi, una messa solenne in Cattedrale alla presenza di tutto il presbiterio.
L'occasione del patrono mi suggerisce di abbandonare la tematica economica per sottoporvi un brano della lettera pastorale (la prima citata) del Vescovo, che credo di stimolo per andare a conoscere meglio il resto del documento che potrete trovare in versione integrale sul Corriere che sarà in edicola questo venerdì.
«Anche noi oggi guardandoci attorno vediamo quante difficoltà incontri la Chiesa per farsi ascoltare, quando presenta il Vangelo come regola di vita, invita le persone ad andare a Messa e chiede di vivere onestamente come il Nuovo Testamento e i Dieci Comandamenti insegnano. Constatiamo molta indifferenza verso la fede e una caduta preoccupante di valori morali, compresi quelli che riguardano il Matrimonio e la famiglia. Torniamo a quel grande Papa: che cosa ha detto precisamente su questo problema? Ripresento le nostre domande e la sua risposta. Le domande: La gente tornerà ad amare, a sperare e a credere? La vita cristiana si riprenderà? La risposta: Dipende molto – in gran parte – dalla cura che noi dedicheremo al Matrimonio e alla famiglia. Come Vescovo di Aosta faccio mio questo messaggio: per evangelizzare la nostra Valle dobbiamo dedicarci molto alla famiglia e, se ci buttiamo con forza, saremo tutti anche più sereni. So benissimo che non è un compito facile, vedo anche io come sta andando il mondo delle famiglie e conosco le statistiche che a scadenza fissa ci parlano dei crescenti fallimenti matrimoniali. I media, che ce li forniscono, hanno anche il sottile intendimento di metterci in difficoltà e di spingerci verso la rassegnazione: non dobbiamo nasconderci la verità, ma neppure lasciarci impressionare fino al punto di renderci inattivi, soprattutto non dobbiamo mai parlare male della famiglia valdostana né delle famiglie che conosciamo. La strada da percorrere è chiara, è quella indicata da Giovanni Paolo II. Può essere utile annotare che, nonostante tutto ciò che vediamo, l’ideale antico di famiglia, ridefinito dal Concilio Vaticano II, il nostro quindi, non è scomparso dall’orizzonte: tutte le coppie in qualche modo lo considerano bello e fa da modello anche per le coppie che hanno vissuto il fallimento del Matrimonio e lo hanno ricostruito e le coppie conviventi. Anche i giovani, incredibilmente, postulano nel loro immediato e spontaneo sentire, desiderare e sognare un sano ambiente familiare. La realtà delle più diverse forme familiari oggi esistenti è molto ambivalente e complessa; a ben guardare non è solo negativa: quante coppie tra sogno, nostalgia e speranza superano la loro realtà andando verso il modello antico!».
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